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20 Mag 2012  |  218 Commenti

DDL n. 3390: sulla soggettività femminile e “femminicidio” – Discutiamone

PREMESSA

Il 4 luglio 2012 è stato presentato in Senato,  il disegno di legge DDL 3390 denominato “Norme per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio“.  Il testo ufficiale, al momento,  non è ancora stato pubblicato nel sito del Senato (http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/38611.htm).  Si trova però, in rete,  un documento intitolato “bozza ddl 3390” che potete reperire anche  qui. Posto che comunque non è un documento ufficiale è utile che se ne parli. Che ne parliamo, innanzitutto.

Si tratta di una questione seria, serissima, che volenti o nolenti ci riguarderà. Come uomini, ma soprattutto come Movimento Maschile. Da questo l’idea di strutturare questo post come un work in progress.  Non verranno quindi riportate le premesse della senatrice Serafini, consapevoli che queste, da sole, alimenterebbero dibattiti e polemiche già affrontate in questa o altre sedi  coinvolte nella QM (premesse comunque liberamente consultabili al link di cui sopra), ma nell’immediato “poco produttive”.

Si riporterà invece la proposta di articolato. Articolo per articolo, comma per comma. Con due obiettivi: di divulgazione e di contro-proposta.

E proprio in relazione a quest’ultimo obiettivo sarebbe auspicabile che gli interventi ed  i commenti, si concentrassero su di un articolo, un comma del ddl n. 3390 analizzando, criticando, approfondendo, proponendo. Questo senza nulla togliere al discorso globale di critica dello stesso ddl.  Work in progress perché proposte, critiche,  analisi, andranno a costituire le fondamenta di una nostra autonoma ed articolata contro-piattaforma sull’argomento.

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BOZZA DDL 3390

Norme per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio

Capo I – Obiettivi

Art. 1. – (Princìpi e finalità)

1. La presente legge è volta a contrastare ogni tipo di violenza e discriminazione di genere, in quanto lesiva della libertà, della dignità, dell’inviolabilità e della sicurezza della persona.

2. Ai fini della presente legge, si intende per:

a)  “ discriminazione di genere”: ogni distinzione o limitazione basata sul sesso, o sull’orientamento di genere, che abbia l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte di ogni individuo dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, culturale, civile, o in qualsiasi altro campo;

b)  “ violenza di genere”: ogni molestia, o atto persecutorio, o percossa, o lesione dell’integrità psicofisica, basato sul sesso o sull’orientamento di genere o su una concezione discriminante connessa all’identità di genere della persona.

3. La presente legge promuove, in particolare, i diritti e la dignità delle donne e prescrive misure volte a contrastare ogni forma di femminicidio, inteso quale negazione della soggettività femminile.

Capo II – Formazione, informazione, sensibilizzazione, promozione culturale

Art. 2 – (Misure per la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile)

1. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il Ministro per le pari opportunità promuovono l’adozione, da parte del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti e degli operatori radiofonici, di un codice di deontologia denominato “Codice dei media per la promozione della soggettività femminile”, recante principi e prescrizioni volti a promuovere, nell’esercizio dell’attività giornalistica, nei messaggi pubblicitari, nei palinsesti e nelle trasmissioni radiofonici, il rispetto della dignità delle donne e della soggettività femminile, nonché a prevenire ogni forma di violenza di genere o di femminicidio. Tale codice impegna a non rappresentare la donna come oggetto sessuale, a non diffondere comunicazioni che associno il sesso alla violenza, e a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al significato e contenuto del concetto di uguaglianza e pari dignità dei generi, nonché in merito alla violenza di genere come fenomeno sociale.
2. Il codice di cui al comma 1 è recepito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti e periodicamente aggiornato con la procedura di cui al medesimo comma 1.
3. Nei casi di inosservanza dei divieti sanciti dal codice di cui al comma 1, la Commissione per i servizi e i prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, previa contestazione della violazione agli interessati ed assegnazione di un termine non superiore a quindici giorni per le giustificazioni, delibera l’irrogazione della sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 250 a 2.500 euro e, nei casi più gravi, la sospensione dell’efficacia della concessione o dell’autorizzazione per un periodo da tre a trenta giorni. Della violazione dei suddetti divieti è data senza ritardo notizia al l’organo titolare del potere disciplinare ai fini dell’adozione dei conseguenti provvedimenti.
4. All’articolo 36­bis, comma 1, lettera c), numero 2), del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “o di genere”

Art. 3 – (Campagne di sensibilizzazione, informazione e formazione)

1. Al fine di contrastare efficacemente il fenomeno degli atti persecutori e della violenza contro le donne, le prefetture­ uffici territoriali del Governo possono promuovere, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, protocolli d’intesa tra soggetti istituzionali quali province, comuni, aziende sanitarie, consigliere di parità, uffici scolastici provinciali, forze dell’ordine e del volontariato che operano sul territorio.
2. I protocolli di cui al comma 1 hanno come obiettivo:

a)    l’analisi e il monitoraggio del fenomeno degli atti persecutori e della violenza di genere;

b)    lo sviluppo di azioni finalizzate alla prevenzione e al contrasto di tale fenomeno, attraverso mirati percorsi educativi e informativi;

c)    la formazione degli operatori del settore;

d)    la promozione dell’emersione del fenomeno, anche tramite iniziative volte a facilitare la raccolta delle denunce;

e)    l’assistenza e il sostegno alle vittime della violenza in tutte le fasi susseguenti al verificarsi di un episodio di violenza.

3. Le amministrazioni pubbliche, nell’ambito delle proprie competenze promuovono iniziative, campagne e attività di sensibilizzazione, formazione e informazione volte alla prevenzione della violenza di genere e del femminicidio in ogni loro forma.
4. Le amministrazioni pubbliche di cui al comma 3, nell’ambito della disciplina vigente in materia di formazione, promuovono iniziative e appositi moduli formativi sulla violenza di genere, mirando alla valorizzazione della pari dignità sociale tra uomo e donna e alla promozione della soggettività femminile.

Art. 4 – (Iniziative scolastiche contro la violenza e la discriminazione di genere)

1. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, può promuovere, nell’ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione contro la violenza, la discriminazione di genere e il femminicidio e per la promozione della soggettività femminile, che conferiscano agli studenti autonomia e capacità d’analisi, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione dei generi, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo.

Art. 5 – (Statistiche sulla violenza)

1. Nel titolo II del libro II del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, dopo l’articolo 24, è aggiunto il seguente:

«Art. 24­bis. – (Statistiche sulla violenza).

1. Ai fini della progettazione e della realizzazione di politiche di contrasto alla violenza e alle discriminazioni di genere e del monitoraggio delle politiche di prevenzione, l’Istituto nazionale di Statistica, sulla base di finanziamenti dedicati, assicura lo svolgimento di una rilevazione statistica sulla discriminazione e la violenza di genere fisica, sessuale, economica, psicologica, atti persecutori e sui maltrattamenti in famiglia, che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio con cadenza almeno quadriennale. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da emanarsi di concerto con i Ministri della giustizia e dell’Interno entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e non avente natura regolamentare, sono indicate le variabili fondamentali da descrivere.

2. La rilevazione dei dati relativi ai reati accertati e denunciati, condotta dal Ministero della Giustizia e dal Ministero dell’Interno, prevede la disaggregazione per genere, età e cittadinanza, sia degli autori che delle vittime, e la relazione tra autore e vittima, rendendo i dati fruibili e garantendone la qualità, secondo quanto previsto dal decreto di cui al comma 1.
3. L’istituto nazionale di Statistica , ai fini della costruzione di un sistema informativo sulla violenza sulle donne, integra i dati prodotti dal Ministero della Giustizia, dell’ Interno, della Salute, nonché dal Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai centri anti violenza e da tutti gli enti che possono produrre dati utili alla conoscenza e descrizione del fenomeno, coordinando gli stessi nella raccolta, secondo quanto previsto dal decreto di cui al comma 1.

Capo III – Tutela delle vittime di violenza

Art. 6. – (Tutela della donna vittima di delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale)

1. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ciascuna questura è tenuta ad assicurare la presenza, nei propri uffici, di una quota di personale di sesso femminile, titolare di una formazione specifica in materia di delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale, competente a ricevere le denunce o querele da parte di donne vittime di uno o più dei delitti previsti dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale e dagli articoli da 609­bis a 609 ­octies e 612­bis del medesimo codice, nonché dei reati di cui all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75.
2. La quota di personale di cui al comma 1 è stabilita dal Ministero dell’interno con proprio decreto da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
3. Il decreto di cui al comma 2 stabilisce altresì le caratteristiche e le modalità di organizzazione dei corsi di formazione professionale in materia di tutela delle vittime dei delitti di cui al comma 1, comprensivi anche di una formazione specifica in materia di tutela e assistenza delle vittime minorenni dei medesimi delitti. La partecipazione ai corsi di cui al periodo precedente è condizione per lo svolgimento delle funzioni di cui al comma 1.
4. Ciascuna donna, anche minorenne, che intenda presentare presso una questura denuncia o querela per uno o più dei delitti di cui al comma 1, di cui affermi essere vittima, ha il diritto di farsi assistere, qualora, debitamente informata della possibilità, dichiari di volersene avvalere, dal personale di cui al medesimo comma 1, anche nelle fasi successive alla presentazione della denuncia o della querela.

Art. 7 – (Nuclei specializzati per l’assistenza delle vittime di violenza di genere)

1. Le aziende ospedaliere e le aziende sanitarie locali, assicurano l’attivazione di almeno un nucleo specializzato per i problemi correlati alla violenza di genere.
2. Il nucleo specializzato di cui al comma 1, al fine di assicurare assistenza integrata alle vittime di violenza, garantisce l’intervento di personale sanitario adeguatamente formato per l’accoglienza, l’assistenza e la cura delle vittime della violenza. L’assistenza richiesta garantisce oltre agli interventi per la cura della persona vittima, l’adeguata effettuazione di esami, prelievi e refertazione, che possono essere utilmente prodotti come prove della violenza in un eventuale fase giudiziaria.
3. Il personale sanitario operante presso il nucleo specializzato di cui al comma 1 segue corsi di formazione appositamente organizzati.
4. Ogni struttura ospedaliera e azienda sanitaria assicura che almeno una parte del personale sanitario sia adeguatamente formato per l’accoglienza, l’assistenza integrata e la cura delle vittime della violenza. La formazione di tale personale è realizzata, secondo quanto previsto dal Ministro della salute con proprio decreto, emanato di concerto con i Ministri della giustizia e del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, attraverso dei seminari organizzati da esperti specializzati nella prevenzione della violenza di genere e sostegno alle vittime provenienti dai consultori pubblici, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica. Nelle rete dei consultori pubblici o nelle unità sanitarie è possibile individuare le professionalità adeguate agli scopi di questo disegno di legge.
5. L’équipe specializzata, secondo quanto previsto dal decreto di cui al comma 4, può predisporre piani di organizzazione annuale e di aggiornamento, richiedere l’appoggio di professionalità esterne al servizio pubblico come le organizzazioni non governative e le case e i centri delle donne, la cui professionalità nell’appoggiare le donne vittime di violenza si è resa evidente nella loro esperienza sul campo. In quest’ottica l’équipe può costituire un punto di riferimento anche per la formazione del personale tirocinante proveniente dall’università.

Art. 8. – (Tutela lavorativa e previdenziale)

1. Le vittime di violenza di genere hanno diritto alla riduzione e alla riorganizzazione dell’orario di lavoro, alla mobilità geografica e alla sospensione dell’attività lavorativa con conservazione del posto di lavoro.
2. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di concerto con il Ministro per le pari opportunità, emana, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un regolamento a tutela dei diritti lavorativi delle vittime di cui al comma 1, per:

a)    la rimodulazione delle misure assistenziali e previdenziali, con particolare riferimento all’età anagrafica ed al livello contributivo e retributivo delle lavoratrici;

b)    la predisposizione di indennità di disoccupazione totale o parziale;

c)    la previsione di incentivi ai datori di lavoro che assumono donne vittime di violenza.

Art. 9 – (Modifiche al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286)

Al comma 1 dell’articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, dopo le parole: «di un procedimento», sono inserite le seguenti: « per taluno dei delitti previsti dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale ovvero dagli articoli 572, 581, 582, 583­bis, da 609­bis a 609­octies e 612­bis del medesimo codice, ovvero» e dopo le parole: « per effetto dei tentativi di sottrarsi» sono inserite le seguenti «alla violenza o agli abusi, ovvero».

NOTE: estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno ex articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, anche alle vittime di violenza o abuso sessuali, ovvero di maltrattamenti in famiglia e stalking


Art. 10. – (Modifiche alla legge 8 novembre 2000, n. 328)

1. All’articolo 22 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al comma 2, dopo la lettera e), è inserita la seguente:  «e­bis) misure di sostegno alle donne vittime di violenza sessuale, atti persecutori e di maltrattamenti che consentano anche l’allontanamento dal nucleo familiare quando ciò si renda necessario».

NOTE: ricomprensione, all’interno dei livelli essenziali delle prestazioni di accoglienza e socio­assistenziali, delle attività volte a fornire misure di sostegno alle donne vittime di violenza sessuale, stalking e di maltrattamenti


Art. 11.  – (Intervento in giudizio)

1. Nei procedimenti per taluno dei delitti previsti dagli articoli 570, 571, 572, 609­bis, 609­quater, 609­octies e 612­bis del codice penale, ovvero dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale, il centro antiviolenza che presta assistenza alla persona offesa può intervenire in giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura penale.
2. Nei procedimenti per taluno dei delitti previsti dall’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, ovvero per taluno dei delitti di cui all’articolo 380, comma 2, lettere d) e d­bis), del codice di procedura penale, nei quali la persona offesa sia stata destinataria di un programma di assistenza ed integrazione sociale ai sensi dell’articolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, ovvero di interventi nell’ambito del programma speciale di assistenza di cui all’articolo 13 della legge 11 agosto 2003, n. 228, l’ente locale o il soggetto privato che ha prestato assistenza alla persona offesa nell’ambito dei suddetti programmi possono intervenire in giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura penale.

NOTE: riconoscimento della possibilità, per il centro che abbia assistito la vittima di violenza sessuale, maltrattamenti, tratta, stalking e altri delitti contro la personalità individuale o contro la famiglia o la libertà sessuale, di costituirsi nel giudizio penale.


CAPO IV  – Case e centri delle donne

Art. 12  – (Disposizioni in materia di case e centri delle donne)

1. Le case e i centri destinati all’accoglienza, all’ospitalità o alla residenza temporanea, i centri d’ascolto, di accoglienza, di consulenza legale e psicologica, di raccolta dati, di informazione e di ricerca, di seguito denominati «case e centri delle donne», che agiscono senza fini di lucro e sono autonomi nelle metodologie, nei progetti, nella gestione e nelle modalità di rapporto con le istituzioni pubbliche o private, assicurano sostegno e solidarietà ad ogni donna, cittadina italiana o straniera, quali siano la sua razza, etnia, religione o luogo di provenienza e di residenza.
2. Le case e i centri delle donne di cui al comma 1 si avvalgono di competenze appositamente acquisite e maturate nelle pratiche e nell’esperienza dell’accoglienza.

3. L’attività delle case e centri delle donne persegue i seguenti obiettivi:

a)    offrire solidarietà ed accoglienza ad ogni donna che a essi si rivolga e, su sua richiesta, ricorrendo le condizioni previste dalla legge, ai suoi figli minori;

b)    predisporre progetti di uscita dalla violenza mediante una relazione tra donne che renda ogni singola donna protagonista di un percorso autonomo;

c)    sperimentare, studiare ed affinare le pratiche e le competenze al fine di prevenire la violenza e superarne i danni, favorire un’educazione alla non violenza, formare consulenti d’accoglienza per le case e i centri delle donne nonché operatrici ed operatori sociali esterni;

d)    favorire e promuovere interventi di rete, sia con l’insieme delle istituzioni, associazioni, organizzazioni, enti pubblici e privati, sia con l’insieme delle competenze e delle figure professionali, al fine di offrire le differenti risposte, in merito alle diverse tipologie di violenza, ai danni inferti e a come essi agiscono sulle singole donne, siano esse cittadine italiane o straniere.

Art. 13.  – (Gestione delle case e dei centri delle donne)

1. La gestione delle case e dei centri delle donne è assicurata attraverso convenzioni tra gli enti locali e i loro consorzi ed una o più associazioni o cooperative di donne, che perseguono, esclusivamente o in prevalenza, le finalità di cui all’articolo 12. Nelle convenzioni può essere previsto l’apporto di idoneo soggetto bancario, anche già convenzionato con l’ente locale, al fine di garantire la regolarità delle erogazioni e la continuità del servizio.
2. Le associazioni e le cooperative di cui al comma 1 assicurano la gestione delle case e dei centri delle donne attraverso proprio personale opportunamente formato e redigono annualmente una relazione sull’attività svolta da presentare agli enti locali e ai loro consorzi.
3. Alle erogazioni liberali a favore delle case e dei centri delle donne si applicano le disposizioni di cui all’articolo 15, comma 1­bis, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni.
4. Per le finalità di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, e successive modificazioni, nell’ambito dei settori rilevanti, e in particolare nel settore dell’assistenza alle categorie sociali deboli le case e i centri delle donne possono esercitare, con contabilità separate, imprese direttamente strumentali ai propri fini.

Art. 14.  – (Fondo nazionale di cofinanziamento)

1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un apposito fondo destinato al cofinanziamento degli interventi di cui alla presente legge, con le seguenti finalità:

a)    finanziamento della programmazione regionale a favore degli interventi di cui alla presente legge;

b)    finanziamento degli interventi in corso alla data di entrata in vigore della presente legge;

c)    promozione di nuovi interventi.

2. Al fondo di cui al comma 1 affluiscono, secondo modalità definite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, da emanare, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il 5 per cento delle disponibilità del Fondo unico giustizia di cui all’articolo 61, comma 23, del decreto­legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

3. A favore delle regioni, anche a statuto speciale, e delle province autonome di Trento e di Bolzano che redigono entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge un programma triennale per favorire l’attività delle case e dei centri delle donne, che preveda finanziamenti o conferimenti di beni o di strutture, possono essere disposti trasferimenti a carico del fondo di cui al comma 1.

4. Alle province, ai comuni e ai loro consorzi che stipulano o hanno già stipulato alla data di entrata in vigore della presente legge le convenzioni di cui all’articolo 2, è riservato, a titolo di cofinanziamento dello Stato, almeno il 50 per cento delle disponibilità annuali del fondo di cui al comma 1. I presidenti delle province e i sindaci dei comuni destinatari dei cofinanziamenti sono tenuti ad iscrivere nei rispettivi bilanci triennali, con distinte specificazioni, lo stanziamento di spesa per il finanziamento delle convenzioni derivante dal trasferimento e quello di cofinanziamento provinciale o comunale.

5. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i presidenti delle province e i sindaci delle aree metropolitane e dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti presentano al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, anche ai fini del cofinanziamento, un programma per la promozione di nuove case e centri delle donne ai sensi della presente legge, con i relativi schemi di convenzione.
6. Entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e dell’Unione delle province d’Italia (UPI), il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, approva, con proprio decreto, la ripartizione del fondo di cui al comma 1 per il primo triennio di attuazione della presente legge, sulla base della popolazione delle regioni, della distribuzione territoriale del servizio come definito dalla presente legge, dei progetti di sviluppo delle case e dei centri delle donne su base territoriale. Sono escluse dalla ripartizione le regioni che non hanno provveduto agli adempimenti di cui al comma 3, nei termini ivi indicati. Le regioni possono disporre, con legge regionale, anche al fine di attivare il cofinanziamento del fondo di cui al comma 1, finanziamenti, incentivi ed agevolazioni nonché l’utilizzo di disponibilità per investimenti presso conti correnti di Tesoreria.

7. Al termine di ogni esercizio finanziario, le eventuali somme assegnate agli enti locali e territoriali e non utilizzate possono essere riassegnate, con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, alla realizzazione di programmi regionali o di specifici progetti locali rientranti nelle finalità di cui alla presente legge.
8. Al termine del primo triennio di attuazione della presente legge, le eventuali somme assegnate e non utilizzate sono computate in aggiunta alle somme del fondo di cui al comma 1 disponibili nel successivo triennio di attuazione.

CAPO V  – Norme penali

Art. 15  – (Modifiche agli articoli 609­bis e 609­ter del codice penale in materia di circostanze).

1. All’articolo 609­bis del codice penale, il terzo comma è sostituito dal seguente: «Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi. Ai fini della concedibilità dell’attenuante il giudice valuta, oltre all’intensità del dolo e alla materialità del fatto, le modalità della condotta criminosa, il danno arrecato alla parte offesa».
2. All’articolo 609­ ter, primo comma, numero 2), del codice penale, dopo le parole: «stupefacenti o» sono inserite le seguenti: «comunque idonee a ridurne la capacità di determinarsi, o».
3. All’articolo 609 ­ter, primo comma, del codice penale, il numero 5) è sostituito dai seguenti:

«5) nei confronti di persona della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore;

5­bis) nei confronti di persona della quale il colpevole sia il coniuge, il convivente o comunque la persona che sia o sia stata legata da stabile relazione affettiva anche senza convivenza;

5­ter) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni diciotto, quando il colpevole sia persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest’ultimo, una relazione di convivenza;

5­quater) nei confronti di donna in stato di gravidanza;

5­quinquies) all’interno o nelle immediate vicinanze di istituto d’istruzione o di formazione frequentato dalla persona offesa ».

4. All’articolo 609­quater del codice penale, il quarto comma è sostituito dal seguente: «Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi. Ai fini della concedibilità dell’attenuante il giudice valuta, oltre all’intensità del dolo e alla materialità del fatto, le modalità della condotta criminosa, il danno arrecato alla persona offesa.”

Art. 16  – (Modifiche all’articolo 612­bis del codice penale)

1. All’articolo 612­bis del codice penale, al secondo comma, le parole: “legalmente separato o divorziato” sono sostituite dalle seguenti: “, anche separato o divorziato, ”

NOTE: estensione dell’aggravante prevista per il reato di stalking anche ai casi in cui l’autore del reato sia il coniuge o il coniuge separato solo di fatto (invece oggi tale aggravante si applica al solo coniuge divorziato o legalmente separato, per effetto di un emendamento PDL al testo)

Art. 17  – (Modifiche alla legge 13 ottobre 1975,n. 654, e al decreto­ legge 26 aprile 1993,n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205).

1. All’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1:

1) la lettera a) è  sostituita dalle seguenti:

« a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico;

a­bis) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati su opinioni politiche, sulle condizioni personali o sociali ovvero sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere »;

2) alla lettera b), le parole: « o religiosi » sono sostituite dalle seguenti: « , religiosi o fondati sulle opinioni politiche, sulle condizioni personali o sociali ovvero sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere »; b) al comma 3, le parole: « o religiosi» sono sostituite dalle seguenti: « , religiosi o fondati sulle opinioni politiche, sulle condizioni personali o sociali ovvero sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere ».

2. La rubrica dell’articolo 1 del decreto ­legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, è sostituita dalla seguente: « Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sulle opinioni politiche, sulle condizioni personali o sociali ovvero sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere ».
3. All’articolo 3, comma 1, del decreto ­legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, le parole: « o religioso » sono sostituite dalle seguenti: « , religioso o motivato dalle opinioni politiche, dalle condizioni personali o sociali ovvero dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere ».
4. All’articolo 6, comma 1, del decreto­ legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, dopo le parole: « comma 1, » sono inserite le seguenti: « ad eccezione di quelli previsti dagli articoli 609­bis e 612­bis del codice penale, ».
5. Il titolo del decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, è sostituito dal seguente: « Misure urgenti in materia di discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati su altre motivazioni ».

NOTE: estensione delle aggravanti per discriminazione previste, tra l’altro, dalla legge Mancino anche alle discriminazioni di genere

Art. 18  – (Previsioni di programmi di riabilitazione da parte dell’amministrazione penitenziaria)

1. L’Amministrazione penitenziaria realizza programmi specifici, tenuti da personale qualificato anche esterno al carcere, per i detenuti condannati per uno o più dei delitti previsti dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale e dagli articoli da 609­bis a 609 ­octies e 612­bis del medesimo codice, nonché dei reati di cui all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, sulla base di quanto disposto dal Ministro della giustizia con proprio decreto da emanarsi, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 17 agosto 1988, n. 400.
2. A seguito dei primi tre mesi di trattamento, il magistrato può valutare la frequenza e l’applicazione del detenuto nell’ambito del programma ai fini della concessione dei permessi o della libertà condizionata

Art. 19 – (Priorità nell’esercizio dell’azione penale)

1. All’articolo 132­bis, comma 1, delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, dopo la lettera a) è inserita la seguente:

“a­bis)ai delitti previsti dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale e dagli articoli da 609­bis a 609­octies e 612­bis del medesimo codice, nonché ai reati di cui all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75;”

Art. 20  – (Copertura finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dalla presente legge, pari a 85 milioni di euro, si provvede a decorrere del 2013 a valere sui maggiori risparmi di spesa di cui al comma 2.
2. In aggiunta a quanto previsto dall’articolo 1, comma 01, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, al fine di consentire alle amministrazioni centrali di pervenire ad una progressiva riduzione della spesa corrente primaria in rapporto al PIL, le spese di funzionamento relative alle missioni di spesa di ciascun Ministero sono ridotte in via permanente di un ammontare aggiuntivo pari a 55 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013. Le dotazioni finanziarie per le missioni di spesa per ciascun Ministero previste dalla legge di bilancio, relative agli oneri comuni di parte corrente sono ridotte in via permanente di un ammontare aggiuntivo di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013.”

NOTA: Alcune parti dell’art. 18 potranno essere modificate dopo la promulgazione della legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote.


218 Commenti

mauro recher 11:05 am - 19th Agosto:

su questo argomento ,ho trovato questo interessante video ….

in inglese ,ma con le traduzioni in italiano

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Leonardo 7:32 pm - 19th Agosto:

Video interessante. E’ vero, c’è la sindrome “Post parto” e la sindrome “Pre mestruale”, ma si sono dimenticati la sindrome da “invidia del Pene” per la Bobbit :-/

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Luigi Corvaglia 8:31 pm - 19th Agosto:

Io incomincerei dal titolo: “Norme per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio”.
…………………………………………………
Soggettività femminile
Cosa significa? In cosa dovrebbe consistere la promozione di un concetto cosi vasto e vago al tempo stesso? E come può una legge, qualsiasi legge, comprenderlo?
La stessa azione che si propone il presente ddl la “promozione della soggettività femminile” lascia presupporre una piena espressione in tutte le sue forme della soggettività dell’altra metà della terra, quella maschile.
È cosi?
Penso sia difficile affermarlo, se non per determinate ed elitarie (e quindi ultra-minoritarie) fasce di popolazione, nelle quali comunque non esiste, oggi come oggi, repressione di alcunché.
“Femminicidio”.
Il termine, nonostante le mie limitate conoscenze giuridiche e al di la del mio personale punto di vista, non mi risulta sia inserito nel codice penale. Di contro di legifera su un reato, ad oras, non presente nello stesso codice.
…………………………………………………
Concludendo. Di sessismo questo DDL è trasudante. Sin dal titolo. Altrimenti quest’ultimo suonerebbe, ad esempio, come “Norme per la promozione della soggettività sessuale e per il contrasto ai delitti ad essa connessi“.
Ma è ovvio che cosi formulato assumerebbe una valenza complessiva, universale. Valida per tutti e per tutte.
Valenza che evidentemente non è nelle intenzioni degli/delle autori/autrici.

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Alessandro 9:30 am - 20th Agosto:

Art. 2 – (Misure per la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile)
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In sintesi: non deve passare per i media niente che non sia di nostro gradimento, altrimenti ne pagherete le conseguenze. E’ chiaro per tutti?
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Piccole padrone, autoritarie crescono.

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Marco Pensante 1:33 pm - 20th Agosto:

Un paio di pensieri così, velocemente. Tenete presente che io non ho studiato giurisprudenza e parlo solo in termini di buon senso comune. Se qui dentro ci sono studiosi di legge e diritto, conto sul loro intervento.
Si parla di “promozione della soggettività femminile”. Cosa significa “promuovere la soggettività”, in un contesto di legge dello Stato? Cosa vuol dire, che d’ora in poi il famoso “io io io io io io io io” diventerà legge? Vale a dire, il famoso “vissuto” diventerà una base giurisprudenziale sulla quale fondare leggi dello Stato e sentenze civili/penali? Se è questo che si intende, oltre che un tremendo abuso di potere, mi sembra un voler andare nella direzione esattamente opposta al concetto di diritto, dove non si può certo tener conto di ogni singolo “vissuto” ma bisogna trovare delle norme che stabiliscano dei principi validi per tutti in situazioni sufficientemente generiche. O forse si intende che, d’ora in poi, a parità di reato (furto, omicidio, lesioni, calunnia ecc.), averlo commesso contro una donna, in quanto portatrice di “soggettività femminile”, costituirà di per sé un’aggravante che non ci sarà nel caso sia stato commesso contro un uomo.
Se invece “promuovere la soggettività femminile” significa qualcos’altro, vorrei sapere cosa esattamente e a spese di chi.

Nell’ art. 6 si parla di “delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale”. Ora, premesso che i delitti “contro la personalità individuale” potrebbero riguardare tutti gli esseri umani di qualunque sesso, il titolo dice: “Tutela della donna vittima di delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale”. Quindi risulta evidente che in base a questo ddl, solo le donne hanno diritto a tutela dai “delitti contro la personalità individuale”. Non è un mistero, già è noto che l’assistenza anti-stalking, nei fatti, è riservata solo alle donne. Inoltre, cosa significa “delitti contro la libertà sessuale”? La mia idea è che si intenda il classico caso in cui la donna lascia l’uomo e l’uomo, per rabbia e gelosia, compie violenza su di lei. Oppure quelle tristissime situazioni di cui si sente parlare riguardo agli extracomunitari, in cui la figlia “vuole vivere all’occidentale” e sposare (o scopare) chi pare a lei e i parenti la massacrano. Non saprei cos’altro si possa intendere per “contro la libertà sessuale”. Anche qui, siccome i reati di omicidio, lesioni gravi, ecc., esistono già nel nostro ordinamento, suppongo che a parità di reato, averlo commesso contro una donna costituirà di per sé un’aggravante. Se poi mi si dice che le donne non compiono violenza contro gli uomini che le lasciano, direi che è vero, ma semplicemente perché in genere le donne sanno di poter contare su un altro uomo per compiere violenza al posto loro. (Non è già successo molte volte che nelle discoteche italiane a una ragazza sia bastato dire al suo ragazzo “Quello là mi ha palpata” per far scorrere letteralmente il sangue?)

Nel Capo IV mi sembra sia racchiuso l’intero scopo e senso di questo ddl: porre le basi di una legittimazione giuridica alle “case delle donne maltrattate”, con contributi e finanziamenti. Non ho elementi per giudicare l’attività di questi centri di assistenza, faccio solo notare che secondo me la ragion d’essere di questo intero ddl sta qui.

Mi sembra più interessante il Capo V, sulle norme penali, nel senso che qui ci viene spiegato a cosa andiamo incontro noi uomini (ovviamente solo noi uomini) quando verremo denunciati per stupro e mercificazione del corpo femminile (perché ovviamente, sulla base della “soggettività femminile fatta legge dello Stato”, sarà questo che ci succederà). La modifica del 609-ter CP riguarda le aggravanti per violenza sessuale. Oggi un’aggravante è servirsi di sostanze stupefacenti per compiere la violenza sessuale. Secondo questo ddl, diventerà aggravante servirsi di sostanze “comunque idonee a ridurne [della donna] la capacità di determinarsi”. Cosa vuol dire? Alcool. Cosa, se no? Quindi, se la donna ha bevuto e grida allo stupro, è un’aggravante per l’uomo. Ora, non c’è bisogno che vi dica che trovare sostanze stupefacenti, per quanto non sia certo complicato, è decisamente più complicato (e illegale) che trovare alcolici. Uscire insieme e bere è decisamente più normale che uscire insieme e drogarsi.
Sempre sul 609-ter, la modifica proposta al 5-bis definisce come aggravante il fatto che la violenza la compia non più soltanto qualcuno che è legato alla vittima da vincoli giuridici, ma anche “… la persona che sia o sia stata legata da stabile relazione affettiva anche senza convivenza”. Quindi, ragazzi, non solo proibito sposarsi e convivere, ma anche proibito fidanzarsi.

Mi fermo qui, giusto per proporvi una discussione sulle cose che personalmente mi sono saltate all’occhio. Ora mi preme specificare una cosa.
NESSUNO HA IL DIRITTO DI COMPIERE VIOLENZA CONTRO NESSUNO, E LA LEGGE PUNISCE GLI ATTI DI VIOLENZA. Ci siamo?

Detto questo, il vero cardine della questione sta tutto nell’espressione “soggettività femminile”. La mia sensazione è che tutto questo apparato di leggi e modifiche al Codice Penale si baserà sulla soggettività femminile fatta legge dello Stato. Quindi, se lo dice una donna, è più vero che non se lo dice un uomo.
Tutto questo mi sembra andare contro, molto contro, il principio secondo cui “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.

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Giorgio 2:00 pm - 20th Agosto:

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Art. 2 – (Misure per la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile)
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In sintesi: non deve passare per i media niente che non sia di nostro gradimento, altrimenti ne pagherete le conseguenze. E’ chiaro per tutti?
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Piccole padrone, autoritarie crescono.
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Se quella odierna fosse realmente una società maschilista, queste nane sarebbero spazzate via in un battibaleno. Ed invece, non trovando alcuna opposizione da parte maschile, acquisiscono sempre più potere. Segno che la nostra è una società ormai femminilizzata fino al midollo.

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mauro recher 3:47 pm - 20th Agosto:

Marco Pensante ha centrato il punto che avevo individuato anch’io ,una legge del genere è anticostituzionale .credo che ci sia poco ,per dire niente ,da aggiungere …

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Luigi Corvaglia 11:30 am - 21st Agosto:

Nel Capo IV mi sembra sia racchiuso l’intero scopo e senso di questo ddl: porre le basi di una legittimazione giuridica alle “case delle donne maltrattate”, con contributi e finanziamenti. Non ho elementi per giudicare l’attività di questi centri di assistenza, faccio solo notare che secondo me la ragion d’essere di questo intero ddl sta qui. (Marco Pensante)
Eh si caro Marco. Hai colto nel segno. Sono anch’io della stessa opinione.
Ed è un aspetto che ho intenzione di approfondire. Ma che devo rimandare per cause di forza maggiore (mie).
Riporto comunque un mio commento sull’argomento pubblicato sul FQ:
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Io direi di lasciar perdere questa inutile e sterile diatriba su siti, blog e facebook.
Se qualcuno di questi siti, femministi (eh si care mie, se non vi accorgete del sessismo o peggio di cui traboccano alcuni allora siamo, siete, proprio alla frutta) o antifemministi scrivono o commettono qualcosa di penalmente rilevante esistono gli strumenti adatti per sanzionarli. Se invece scrivono solo cose sgradite alla controparte ….. è la democrazia bellezza e tutto il resto è solo censura. Tentata o attuata.
Dicevo prima, lasciamo stare e occupiamoci del vero nocciolo del problema. Oltre che l’obiettivo minimo, dichiarato o meno, delle battaglie femministe attuali.
I centri anti-violenza.
Non sono d’accordo con l’attuale sistema, ma non è che sia contrario in toto. Ed ho una proposta, un punto di vista che cercherò sinteticamente di esporre che potrebbe essere un buon compromesso tra i/le duellanti.
Punto di vista non delimitato alle questioni di genere, ma anche, ad es. alle comunità di recupero per le tossicodipendenze o alle case famiglia per minori. Per quanto mi riguarda i centri anti-violenza (che non a caso evito di aggettivizzare) dovrebbero essere in capo allo Stato (ed alle sue articolazioni territoriali).Quindi. Centri anti-violenza pubblici, con personale direttivo specializzato ambosessi e personale operativo specializzato anch’esso ambosessi che possa seguire di volta in volta i casi specifici. Sia che si tratti di violenza verso le donne, sia che si tratti di situazioni in cui in condizioni critiche si vengano a trovare gli uomini.Non ho grande conoscenza specifica sulla realtà dei centri anti-violenza attuali, se non quello che leggo o mi viene riportato. Conosco però più approfonditamente le realtà citate prima e posso dire che a fronte di finanziamenti pubblici che pure queste realtà percepiscono in molti casi, senza ovviamente generalizzare, le finalità sono tutt’altro che limpide.Per cui, si, lo Stato deve farsi carico di queste tematiche. Ed allora che lo faccia direttamente. E per tutti/e.
Rimarrebbe il problema economico, in parte, giacché anche ora lo stato caccia i soldi. E non è una cosa da poco di questi tempi. Ma ci si può ragionare tagliando, ad esempio, tutto quel sottobosco politico-parassitario che risponde a logiche di occupazione di poltrone o di ottenimento di fondi in nome di vuote rivendicazioni di genere. Ed indirizzare le risorse la dove veramente servono.

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Rita 10:00 am - 22nd Agosto:

Mi sembra molto interessante questo documentario svedese “The Gender War”
http://en.wikipedia.org/wiki/The_Gender_War
sull’influenza del femminismo radicale in Svezia e sul ruolo dei centri antiviolenza per donne gestiti da organizzazioni no-profit femministe.
Certo… è come la corazza Potemkin in svedese coi sottotitoli in inglese. smile

questa è la versione completa, in rete cercando si trovano pezzi in cui è possibile attivare la traduzione dei sottotitoli in italiano con beta, anche se non è ottimale. Di ‘ste robe tecniche capisco poco sapete

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dia 11:39 am - 22nd Agosto:

sottoscrivo Corvaglia, sul fatto che la violenza è violenza e che i centriantiviolenza non debbano essere solo luoghi per “rifugiate dagli uomini”, ma aperti a tutte le vittime di violenza e gestiti da personale di entrambi i sessi, con formazione specifica. Non sono d’accordo sul pubblico, o sull’esclusivamente pubblico. Ben vengano i privati, e la concorrenza che farà scendere i prezzi. Che si possa scegliere e premiare i migliori.

Un p.s. i centri antiviolenza — dice Erin Pizzey – sono un bel business, anche. Per questo le donne che li gestiscono sono poco aperte a interferenze e alternative possibili.

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Rita 11:53 am - 22nd Agosto:

ci aggiungo un’intervista ad Erin Pizzey

breve, ma ahimè, sempre in inglese.

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Luigi Corvaglia 9:47 am - 23rd Agosto:

Rita …. arghhh …(con i tuoi due video in svedese-inglese ed inglese) tu uccidi un uomo morto …. 😳
E va beh devo studiare … sad

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Luigi Corvaglia 10:04 am - 23rd Agosto:

@ Dia
Vedi Dia, non è che sia fissato col pubblico o che mi faccia velo il mio sentire politico. E’ solo che in determinate problematiche ritengo che il pubblico, pur con tutti i suoi vizi, offre maggiori garanzie di controllo.
Comunque la mia è ancora un idea grezza. Da sbozzare.
Si può ad esempio immaginare benissimo una coesistenza di pubblico e privato. Purché protocolli, azioni e quant’altro non siano sotto l’influenza di questa o quella ideologia di genere, ma siano decisi in “alto” nella maniera più equilibrata possibile.

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dia 10:08 am - 23rd Agosto:

In breve quello che dice Erin Pizzey nel video:
“La violenza del più forte sul più debole non ha genere. Il patriarcato non c’entra. Il problema nasce da un modello di comportamento appreso nell’infanzia (e madri e padri possono essere violenti entrambi). Lo sanno tutti, le cifre sono lì, nero su bianco. La violenza peggiore è quella tra due donne”. (Infatti, nei suoi centi antiviolenza, negli anni settanta, il problema più grosso era l’aggressività tra le ospiti.)

E ancora, altrove:
«Il movimento femminista ovunque ha distorto il problema della violenza domestica per i propri fini politici e per riempirsi i portafogli. Mi stupii dell’organizzazione e delle palate di soldi che giravano. […] Sotto la copertura dei centri anti-violenza che danno loro fondi e strutture per portare avanti la guerra di genere contro gli uomini, le femministe hanno iniziato a diffondere dati tendenziosi. […] Vidi le femministe costruire le loro fortezze di odio evento Natale2008 1d piccola ITALIANOcontro gli uomini, dove insegnavano alle donne che tutti gli uomini erano stupratori e bastardi. Testimoniai il danno fatto ai bambini in tali rifugi. Osservai i “gruppi di consapevolezza” progettati per plagiare le donne e farle credere che i loro mariti fossero nemici da sradicare. Vidi che i padri ed i bambini venivano perseguitati negando i loro diritti. Il giusto processo ed i diritti individuali venivano dichiarati essere finzioni patriarcali […] Capii che il femminismo è una frode. Sia le donne che gli uomini possono essere crudeli. L’unica cosa di cui un bambino ha davvero bisogno, i suoi genitori assieme sotto lo stesso tetto, viene minata dall’ideologia che dice di difendere i diritti delle donne. È venuto il momento di chiudere con questa ideologia dell’odio. […] Quelle donne che amano i loro mariti, i loro partner, i loro figli, si uniscano al movimento degli uomini nel combattere le leggi anti-uomini. Questa è la nostra ultima possibilità di correggere un male atroce. Milioni di uomini ed i loro bambini hanno sofferto nelle mani di questo malvagio movimento femminista. È arrivato il momento per uomini e donne di dire NO AL FEMMINISMO»

L’inglese (il cinese, l’arabo…) è importante per allargare i propri orizzonti. Se no si finisce per pensare che il mondo siamo noi.

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dia 10:11 am - 23rd Agosto:

l’hai detto, Luigi: con tutti i suoi vizi. E ogni giorno li vediamo, sempre più amplificati e orrendi e perversi. Dove non si pagano di persona i propri errori, dove il merito conta zero e si tira a campare (coperti dalle corporazioni, anche sindacali) , lì cominciano i guai per NOI. Uomini e donne, individui. Io non professo nessuna ideologia, mi limito a registrare e a stare a cioè che è.

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dia 10:14 am - 23rd Agosto:

anche Lipperini e Zanardo & Co. pensano che le politiche socio-economiche debbano essere decise, in alto, da commissioni e comitati di ESPERTE. Col cavolo, rispondo io, donna. Abbasso le decisioni prese dall’alto, soprattutto se è un alto pubblico. Poche regole, e libera iniziativa per tutti.

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Rita 12:43 pm - 23rd Agosto:

@Luigi: dai.. capisco quello “parlato” che è più difficile.. ma quello scritto (i sottotitoli), insomma.. se ce l’ho fatta più o meno io col mio inglese da terza media della serie “The pen is on the table” ripetuto tremila volte,
Bentornata Dia smile

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Rita 12:44 pm - 23rd Agosto:

ah… per precisione, il video l’ho scoperto tramite lei

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Rita 12:57 pm - 23rd Agosto:

L’Erin Pizzey precisa anche all’intervistatrice che i numeri della violenza domestica sono (presumo in Inghilterra) 1donna su 4 e 1 uomo su 6 con 2 donne morte a settimana e 1 uomo morto a settimana.
E che l’allontanamento deve avvenire soltanto con prove evidenti (credo l’intervista si riferisca a una nuova legge sulla violenza domestica proposta nel Regno Unito che prevede l’allontanamento immediato dell’uomo violento su chiamata della donna

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Fabrizio Marchi 1:11 pm - 23rd Agosto:

“l’hai detto, Luigi: con tutti i suoi vizi. E ogni giorno li vediamo, sempre più amplificati e orrendi e perversi. Dove non si pagano di persona i propri errori, dove il merito conta zero e si tira a campare (coperti dalle corporazioni, anche sindacali) , lì cominciano i guai per NOI. Uomini e donne, individui. Io non professo nessuna ideologia, mi limito a registrare e a stare a cioè che è”. (Dia)
L’esaltazione del “privato” e la denigrazione del “pubblico” a prescindere è la bandiera della cosiddetta antipolitica che oggi va tanto di moda, in realtà una delle facce dell’ideologia neoliberista dominante il cui obiettivo è mettere la politica sotto i tacchi (cosa che in larga parte ha già fatto), privatizzare anche l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo, sbaraccare ogni residuo di welfare e di garanzia sociale, e consegnare tutto e tutti alle sorti magnifiche e progressive del mercato. Nel paradiso liberista, cioè gli USA, Obama, in controtendenza rispetto alla storia di quel paese, è stato mandato alla Casa Bianca dagli elettori americani non perché nero né tanto meno perché aveva dichiarato di ritirarsi dall’Iraq (sai quanto gliene frega agli americani…), bensì proprio in virtù della sua promessa (ciò che stava veramente a cuore ai suoi elettori) di costruire un sistema sanitario pubblico ed efficiente (come in diversi paesi nord-europei, ad esempio) e sottratto alle logiche del mercato (ho avuto modo, purtroppo, di avere a che fare con la sanità americana durante un viaggio di piacere, fortunatamente per cose non gravi ma molto fastidiose, e posso garantirvi che è stata una vera e propria odissea; tenete anche conto, particolare non da poco, si fa per dire, che il sottoscritto è uno di quelli con la carta di credito, una tessera da giornalista e il passaporto della UE in tasca…).
Naturalmente, a scanso di equivoci, ciò non significa, a parti invertite, che il pubblico sia “bello” e il privato “brutto”, a priori. Conosciamo tutti perfettamente le storture e le degenerazioni che hanno caratterizzato sessant’anni di pubblica amministrazione nel nostro paese (così come in altri). Ma sappiamo altrettanto perfettamente che queste degenerazioni, divenute prassi sistematica, erano e sono dovute ad un sistema “complesso” (che in Italia, in particolare, si è sedimentato all’interno di uno specifico contesto storico-culturale) dove pubblico e privato (con i loro vizi e le loro virtù) si mescolavano (e continuano tuttora a mescolarsi) fino a determinare, come si suol dire, un assai complesso e perverso intreccio. Clientelismo, assistenzialismo, mal funzionamento degli uffici amministrativi, scarsa produttività, commistione stato-criminalità organizzata, ecc. ecc. niente altro erano (e sono) che l’altra faccia della medaglia di un privato dove la sfacciata e sistematica evasione fiscale nonchè la frode ai danni dello Stato erano e sono prassi altrettanto sistematiche, dove le più grandi aziende (ma anche tante molto meno grandi, e non parlo per sentito dire…) hanno vissuto di regalie e prebende pubbliche, ricattando puntualmente i governi e lo stato (comunque al loro servizio) nei momenti di difficoltà, accollando al pubblico (cioè a tutti noi) le perdite e intascandosi i ricavi.
La Fiat (che non è un kolkoz sovietico ma la più grande azienda privata italiana), solo per dirne una (la più importante), ha accumulato soldi e profitti in stretta relazione con lo stato liberale dei primi del ‘900, con il fascismo (soprattutto per armare il regio esercito a partire dalla criminale e imperdonabile aggressione colonialista all’Etiopia) e con i governi democristiani, pentapartitici e consociativi che si sono avvicendati per mezzo secolo, durante il quale (la Fiat) ha goduto di tutte le possibili e immaginabili facilitazioni . Tutto ciò non è valso e non vale, naturalmente, a far cambiare rotta alla Fiat stessa, relativamente alla sua permanenza in Italia, e soprattutto al suo guru Marchionne, “Valletta” in versione “globalist” e post moderna, che ha serenamente dichiarato che la Fiat è ormai un’azienda “mondiale” e mondializzata”. Tradotto:”Noi investiamo dove più ci conviene (leggi, dove il costo del lavoro è più basso), come è normale e giusto che sia in un’economia di mercato”.
E infatti il suo ragionamento è assolutamente coerente e non fa una grinza. Sono un po’ preoccupati, al momento, i circa cinquemila operai dello stabilimento di Mirafiori (non mi pare che il merito sia particolarmente premiato nelle fabbriche e nelle aziende private italiane…) che non sanno se al rientro dalle ferie manterranno ancora il posto di lavoro, ma questo è un altro discorso…
Ciò detto, il discorso sarebbe lunghissimo, e mi guardo bene dal farlo, anche perché andrei chiaramente O.T. (e già ci siamo).
Queste poche parole solo per dire che, a mio parere, la celebrazione del “privato” efficiente e meritocratico in contrapposizione al “pubblico”, parassitario e inefficiente, a prescindere, è una truffa, in cui in molti/e stanno cadendo. E’ una sorta di nuova contraddizione costruita ad arte con la quale, come sempre, si prefigurano di raggiungere altri e diversi obiettivi. Il primo è quello di dividere i lavoratori e metterli l’uno contro l’altro. Quelli pubblici, garantiti, inefficienti e fannulloni (termine molto usato dall’ultraraccomandato Luca di Montezemolo), e quelli privati, efficienti e solerti (perché se no li licenziano). Che ci sia un fondo concreto di verità anche in questo non c’è alcun dubbio. D’altronde creare delle sacche di privilegio è sempre stata una strategia vincente per dividere il mondo del lavoro.
Il secondo, come ho già detto, con la bandiera sventolata ai quattro venti della “meritocrazia”, vera e propria operazione di millantamento scientifico (o di costruzione di falsa coscienza, se preferite) preparano il terreno per un ulteriore assalto ai diritti di tutti i lavoratori, pubblici e ,soprattutto, privati.
Ora, che tutto ciò sia sostenuto dalla banche, dalla Confindustria, dal governo, dai Marchionne, dai Montezemolo e da tutta il codazzo dei loro amici e stipendiati, è più che comprensibile. Il problema è che in tanti ci cascano, e non è da ieri, purtroppo, che sento discorsi di questo genere:”Il vero problema oggi, la vera dialettica (sic), è fra pubblico e privato…”.
E’ vero che i tempi cambiano, e quindi, insieme alla metafisica del genere, ora c’è anche chi sostiene quella del “privato è bello”, ma proprio per questo noi abbiamo il dovere morale di smascherare queste “palle” che dall’”Etere” vengono gettate su di noi comuni mortali (e proprio per questo, altamente condizionabili…).

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dia 5:38 pm - 23rd Agosto:

… e Roma risorgerà più bella, e più forte che pria!

Bene bravo grazie!

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dia 5:38 pm - 23rd Agosto:

quando Marchi attacca col comizio, capisco che è ora di andarmene. Sono una serva dei padroni, mica cotica. adieu

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Fabrizio Marchi 6:34 pm - 23rd Agosto:

No, non sei una serva dei padroni, sei soltanto, dal mio punto di vista, s’intende, una con le idee poco chiare (potrei esserlo io per te).
Ciò detto, nessuno ti sta cacciando, tanto meno il sottoscritto, ragion per cui se te ne vai è una tua scelta, che sia chiaro. Però non puoi pensare che non abbia neanche il diritto di rispondere a ciò che dici, se non lo condivido.
Il tema che hai sollevato, non è una sciocchezza qualsiasi, ma uno dei (falsi) cavalli di battaglia con cui stanno smantellando tutto ciò che è possibile smantellare in tema di diritti e garanzie sociali. In tanti, in buona fede, se la stanno bevendo, nel nome di uno stato “minimo (nel senso che lascia campo libero al mercato) efficiente (o presunto tale) e di una società dove a dominare sarebbe il principio “meritocratico”. “Pappe” per fessi, cioè per persone in buona fede, che hanno i coglioni pieni della situazione attuale (e lo capisco perfettamente) ma che a mio parere non hanno ancora compreso quale sia il senso e l’obiettivo di questa operazione “meritocratica”.
Il discorso, come ripeto, è lunghissimo e ci porterebbe (e ci ha già portato) inevitabilmente O.T.
P.S segnalo, a tal proposito, l’articolo di Rino nello spazio degli editoriali dal titolo:”Il mito del merito e le quote”. Quello non è un comizio…

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Luigi Corvaglia 9:30 pm - 23rd Agosto:

Dia, come dire …. insomma .. tu e Fabrizio proprio non vi prendete … sad
Va beh …. intanto, me ne ero scordato prima, ti ringrazio per la traduzione, ma vedi ognuno ha i sui bug. E per me, purtroppo, le lingue è uno di quelli. Hai ragione da vendere sull’argomento ma se uno è cresciuto per i primi dieci anni della sua vita quasi ininterrottamente nella Svizzera tedesca (pur senza frequentarne la scuola) e non ha appreso un acca, anche solo del dialetto locale, qualche motivo ci sarà ….. 😕
Comunque ritornando sull’argomento pubblico/privato.
Non è cosi semplice e comunque, paradossalmente, anche le poche regole ma chiare e stringenti per tutti e libera iniziativa a iosa richiedono uno Stato (ed una parte pubblica quindi) degno di questo nome, non prendiamoci in giro. Nell’Italia attuale il tutto si tradurrebbe, come si traduce, in una guerra per bande, in cui quella rappresentata dal duo Lipperini-Zanardo è solo una delle tante.
Guarda, ti faccio un esempio off topic, che più off topic non si può, della “libera iniziativa all’italiana”. Esempio di cui però ho più che una superficiale conoscenza: la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Qui tutto è lasciato in mano ai privati, teoricamente potresti entrarci pure tu. Ma avresti il coraggio (con le bollette che penso arriveranno anche a te) di difenderli? Guarda, sono disposto a regalare 1 milione di euro (che non ho … 😐 ) al primo/prima che mi presenta un appartenente a questo mondo che non sia un delinquente. Ma tanto so di vincere …
E ti dirò di più, se un pinco pallino qualsiasi (che in questo caso, se non l’hai capito, ha le mie fattezze) nell’ambito delle sue competenze istituzionali, ad esempio di consigliere comunale, cerca di fare luce su qualche torbido intreccio lo fa solo ed esclusivamente a suo rischio e pericolo. Mi sapresti spiegare dove starebbe qui il vantaggio del privato, della libera iniziativa. Personalmente, dopo aver fatto l’esperienza, ti dico che in questo settore preferirei la presenza dello Stato (o delle sue articolazioni territoriali). Tanto la corruzione ci sta (ed a livelli che manco immagini), il servizio è costoso ed inefficiente, ci prosperano le mafie di ogni colore e latitudine. L’unica cosa che manca è il controllo (nemmeno la magistratura ha strumenti adeguati). Quanto meno con lo Stato dentro fessi come il pinco pallino di cui sopra avrebbero vita leggermente più facile.
Comunque, tornando a noi, in realtà quando parlo di decisioni prese in “alto” tutto sto dicendo fuorché di volere i carrozzoni e le prebende del duo su citato. Ne tanto meno di volere uno stato pervasivo ed invadente.
Mi piacerebbe invece che lo Stato, con la sua articolazione legislativa soprattutto, si occupasse di queste tematiche e producesse leggi e quant’altro asciutte, facili da applicare e dalle quali siano lasciate fuori (per quanto sia possibile) tutte le degenerazioni ideologiche.
Ma ancora.
Parli di concorrenza e di libera iniziativa.
Ma guarda che queste tematiche, centri anti-violenza e tutto il collegato, anche nell’accezione in cui concordiamo, non è un settore (poi potrei anche sbagliarmi, ma mi aspetto una confutazione con dati alla mano) che regge in quel regime. E non è che la cosa me la stia sognando. I vari corsi esistenti in ambito universitario sulle teorie di genere (tralascio il giudizio … 😯 ) li paghiamo tutti direttamente. Il resto, centri anti-violenza e strutture di vario genere e tipo riconducibili a queste tematiche senza i soldi dello Stato, non arriverebbero, correggimi se sbaglio, a fine mese. E d’altra parte su questa questione il ddl è chiarissimo. Sui soldi è più accecante del sole.
Quindi lo Stato i soldi li caccia già adesso, ma non determina una cippa in questo campo, nemmeno delle politiche di indirizzo. Tali politiche vengono invece attuate in sua vece, con i soldi di tutti, da associazioni di private cittadine e cittadini, rispettabili quanto si vuole ma sempre con un’ottica di parte. E’ normale ciò?
Prova comunque a spiegarmi, senza quei soldi, come si manterrebbe il tutto.
Può darsi che sia un altro dei miei bug, ma non ci arrivo proprio.

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Rino 9:38 pm - 23rd Agosto:

Dia:
>>
sottoscrivo Corvaglia, sul fatto che la violenza è violenza e che i centriantiviolenza non debbano essere solo luoghi per “rifugiate dagli uomini”, ma aperti a tutte le vittime di violenza…
>>
Già, ma c’è un problema: cosa si intende per violenza?
Finché questa verrà identificata, sentita, vista, percepita secondo la versione ordinaria essa sarà quasi solo maschile: visibile, cruenta.
Quanto a quella psicologica essa è oggi descritta solo dal punto di vista femminile (di qui ad es. la negazione femminista della PAS).
.
Dunque è necessario, prioritariamente, estendere la prima e simmetrizzare la seconda.
Ciò sarà una delle conquiste del movimento maschile e deriverà dalla rinascita del valore e del prestigio degli uomini.
.
Quanto al tema “liberismo” concordo con Fabrizio, a parte l’accentuazione (che io farei …e forse pure lui) su certi aspetti della questione.
Sulla meritocrazia ho scritto qualcosa qui tempo fa che ora non riesco a trovare. Nondimeno se devo schierarmi tra merito e demerito, sostengo il primo, non il secondo.
E’ invece pieno di meritofili che fanno il contrario. Anzi, le politiche “meritocratiche” sono quasi nemiche del merito, mirano a premiare l’origine sociale, ossia: l’antimerito par excellence. Ma siamo O.T. e perciò chiudo.
RDV

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cesare 5:09 pm - 28th Agosto:

Sacrosante le sopracitate considerazioni circa l’uscita (evidentissima) dalla tradizione del pensiero politico e giuridico occidentale verso inquietanti lidi oscuri (uno dei tanti sintomi di “uscita dell’Occidente dall’Occidente”). Mi limito ad aggiungere che questa incredibile sequenza di paragrafi di legge sembra avere come unico fondamento emotivo e psicologico una ossessiva fissazione sulla violenza maschile da cui difendersi come donne e difendere le donne. Giustissimo! ci mancherebbe altro! ma, domanda: al Brennero, direzione Italia, c’è forse un cartello con la scritta: “Frauenarbeit macht frei?”. No, non c’è. E allora? allora la fissazione ipotizzata è forse proprio una fissazione, da interpretare come si interpretano le fissazioni paranoiche e il piacere che le alimenta. E mi sono venuti in mente tutte le sezioni “libri” viste in vacanza in ogni autogrill e supermercato. Perchè? perchè presentavano file di scaffali con la presentazione dei tre libri (il primo titola:Cinquanta sfumature di grigio) in cui la scrittrice inglese E. L. James (pseudonimo di Erika Leonard) descrive l’ossessiva fissazione della protagonista femmina (Anastasia) sul piacere masochista che trae dal dominio a lei imposto con la forza dal partner maschio (Grey). Conclusione: minoritaria stranezza editoriale da liquidare immediatamente tramite censura in base agli articoli di legge di cui sopra. Se non fosse che la trilogia è il maggior successo editoriale di tutti i tempi, e costruito senza una euro di pubblicità (l’autrice una sconosciuta casalinga) ma solo con il passaparola di decine di milioni di donne, entusiaste e sedotte dal fantasma femminile e maschile evocato nei libri. Decine e decine di milioni di donne, (30 milioni solo in USA) e, per la precisione, donne occidentali fra le più colte, emancipate ed affermate. Rifiuto da un lato e fascinazione dall’altro: due facce della stessa medaglia? medaglia ancora non risolta? Certamente “contraddizioni in mezzo al genere” per cui la conclusione mi sembra potrebbe essere questa: sul piano della realtà non sono i maschi il problema principale. Infatti i maschi reali, non fantasticati da E.L.James, in sostanza, sono interessati (onore a loro) a tutt’altro e a ben altro. E al Brennero, direzione Italia, c’è semmai un cartello “benvenuti in Italia, il paese del sole”. Il problema, per le severe e i severi estensori dei codici di comportamento proposti circa la privata moralità e legalità, sono le Anastasie: se non si pensa ad un qualche articolo nella proposta di legge che preveda un salvacondotto per i milioni di entusiaste italiche lettrici della trilogia di Erika, nemmeno le forze armate della Nato, ancorchè tutte rigorosamente costituite da femmine (a garanzia di serietà nella repressione), riuscirebbero a riportare alla legalità le sorelle innamorate del fantasma di Grey.
Mai una volta che si riesca a mettere le mutande alla realtà.

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Luigi Corvaglia 5:57 pm - 22nd Settembre:

Fabriziaccio ci segnala con preghiera di diffondere il testo della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica recentemente ratificata dall’Italia. Se ne può prendere visione al seguente link:
Convenzione di Istambul
Con questo rispondo (scherzando, ma mica tanto sad ) anche alla domanda di Manolo in un altro thread: “LA DOMANDA è SERIA. DOVE SI PUO ‘EMIGRARE? AIUTO!”.
Sicuramente fuori dall’Europa stando attenti ad evitare i paesi di matrice anglosassone (Usa, Australia, etc….)!!
Ho inserito il link in questo Post perché entrambi appartengono allo stesso disegno.
Per dire, riguardo agli interessi meno confessabili riguardanti il tutto (i soldi …. 👿 ) guardare gli articoli 8 e 9.
Comunque una parte delle premesse della Convenzione di Istambul meritano di essere qui riportate. E le riporto:
____________________________________
………………… omissis ……………………………
Condannando ogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica;
Riconoscendo che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere de jure e de facto è un
elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne;
Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza
storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla
discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini
e impedito la loro piena
emancipazione;
Riconoscendo la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul
genere, e riconoscendo altresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali
cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto
agli uomini
;
Riconoscendo con profonda preoccupazione che le donne e le ragazze sono spesso esposte a
gravi forme di violenza, tra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il
matrimonio forzato, i delitti commessi in nome del cosiddetto “onore” e le mutilazioni
genitali femminili, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e
delle ragazze e il principale ostacolo al raggiungimento della parità tra i sessi;
Constatando le ripetute violazioni dei diritti umani nei conflitti armati che colpiscono le
popolazioni civili, e in particolare le donne, sottoposte a stupri diffusi o sistematici e a
violenze sessuali e il potenziale aggravamento della violenza di genere durante e dopo i
conflitti;
Riconoscendo che le donne e le ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire
violenza di genere rispetto agli uomini;
Riconoscendo che la violenza domestica colpisce le donne in modo sproporzionato e che
anche gli uomini possono essere vittime di violenza domestica;
Riconoscendo che i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni
di violenze all’interno della famiglia;
Aspirando a creare un’Europa libera dalla violenza contro le donne e dalla violenza
domestica,
Hanno convenuto quanto segue:
………………………………………. omissis …………….

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cesare 4:00 pm - 24th Settembre:

Repetita juvant? Forse. Ergo:
il testo, nell’ossessiva ricerca di attribuire alla violenza un sesso, quello maschile, e alla violenza così definita una finalità di dominio sociale di genere, racconta una storia non vera. Infatti:
1) la violenza strutturale era prevalentemente “naturale” e la Storia maschile non ha avuto altro fine ed esito (è sotto gli occhi di ciascuno in ogni istante della giornata) che liberare la donna dal peso di questa “strutturazione naturale della violenza” (è la civiltà maschile che ha liberato la donna);
2) la violenza sul maschio è storicamente ritenuta “lecita”, quella sulla donna è in tutte le culture e in tutti i tempi ritenuta un “tabù”;
3) la violenza in famiglia sui minori è in assoluta prevalenza femminile (la prima esperienza di violenza il minore la compie per il tramite della violenza materna);
4) la violenza in famiglia tra adulti è sostanzialmente paritetica (come tutte le ricerche serie dimostrano); 5) la violenza in guerra è infinitamente meno grave per le donne che per i maschi (nemico e quindi da eliminare è chi imbraccia un’arma contro ed è maschio, per non parlare della pulizia etnica che è esclusivamente contro i maschi).
E non parliamo dei “diritti riproduttivi” declinati esclusivamente al femminile, per cui, in merito alla vita del concepito, oggi ha più diritti un cane che un padre per non parlare del concepito: è res nullius.
Ancora una volta non dire la verità su questo tema attribuendo sempre e solo all’altro, il maschile, l’origine della violenza ( e le femmine in delirio per ogni e qualunque tiranno?), misconoscendo la violenza sui maschi e descrivendo i rapporti tra i generi come strutturati sulla violenza del maschio sulla donna è un grave errore: 1) si perde ogni credibilità, e 2) si ripropone esattamente quel modello di donna “irresponsabile” e fatalmente “vittima” che non esiste e di cui, fatta eccezione per pochissimi, nessun maschio fa esperienza nel suo vissuto, e che, inoltre, è un modello di donna descritta in condizioni di minorità e da proteggere; stereotipo inconsapevolmente riproposto e rinforzato proprio da queste iniziative di legge. Le donne psicologicamente ed affettivamente adulte raccontano tutta un’ altra storia dalle storie che si sentono raccontare dalle sorelle del Palazzo, e sono credibili perchè parlando di esperienze che chiunque riconosce come vere.

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cesare 3:25 pm - 25th Settembre:

Forse perchè mi ha colpito l’editoriale dell’autorevole analista politico Galli della Loggia sul Corriere di oggi 24 settembre dove (quadro tremendo e disperante) si descrive la politica e i politici come ambito e persone del tutto senza morale nè etica nè coscienza civile, bensì esclusivamente dedite alla appropriazione indebita di pubbliche risorse per sè, i propri familiari, parenti ed amici, mi sono fatto prendere da una crisi di cinismo. Mi sono pertanto posto la domanda se il maistream di rivendicazioni femministe di ogni tipo, non abbia trovato terreno fertilissimo (e in parte anche si sostanzi) proprio in questo tipo di politica e di attitudini personali. Motivo per cui ho anche pensato che la domanda: “chi ha ragione?” di fronte alle tematiche poste dall’ideologia femminista sia fuori luogo perchè la domanda da porre è: “chi ci guadagna e quanto?”.

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Fabrizio Marchi 3:47 pm - 25th Settembre:

“Motivo per cui ho anche pensato che la domanda: “chi ha ragione?” di fronte alle tematiche poste dall’ideologia femminista sia fuori luogo perchè la domanda da porre è: “chi ci guadagna e quanto?”. (Cesare)
Quanto ha appena scritto è sicuramente una parte (rilevante) della verità.

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cesare 4:48 pm - 25th Settembre:

Ecco, non si fa a tempo a riprendersi dal cinismo indotto dallo scoramento per la lettura dell’editoriale sul Corriere di Galli della Loggia (a proposito è del 25 settembre e non del 24), che pochi minuti fa arriva, letteralmente, un carico da novanta: il direttore delle Poste al Senato arrestato perchè pusher in contatto con organizzazioni criminali internazionali che trafficano droga. Vedi:
http://www.liberoquotidiano.it/news/roma/1084211/Cocaina–arrestato-il-direttore-delle-Poste-del-Senato.html
Uno già si rammarica che la fantasia è davvero andata al potere (in particolare nella attività di legislazione) ma come narrazione fantastica pro domo propria; e poi legge questa stupefacente notizia. Come fa a non disperarsi di nuovo e di più a pensare al potente aiuto alla creatività dei politici pro domo loro fornito dal direttore delle Poste in Senato?

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Luigi Corvaglia 5:45 pm - 25th Settembre:

Scusa Fabrizio
reinserisco qui il commento del thread “’68 e dintorni. Prima (brevissima) riflessione, da continuare
dove rispondevo alla domanda di Manolo:
…………………………………………..
“strutture femminili universitarie largamente parassitarie. (Costanzo Preve)”…
Quali sarebbero, precisamente?

…………………………………………..
perché mi sembra decisamente più consono allo spirito del post.
_________________________________________

Oramai in ambito universitario diversi Atenei hanno istituito corsi, seminari etc., etc., …. universitari incentrati sulle politiche di genere.
Alcuni esempi:
http://www.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/cultura-di-genere-a-perugia-nuovo-corso-universita.html
http://temi.provincia.milano.it/donne/progetti/prog_template.php?da=archivio&prog=10
http://www.unipd.it/forumpolitichegenere/
http://www.unifi.it/vp-8680-cultura-di-genere.html
http://www.unitn.it/ateneo/22539/donne-politica-e-istituzioni
http://193.205.206.41/insegnamenti/master_politiche_di_genereI06.asp
Il primo link inerisce ad un corso vero e proprio, ma cercando ve ne saranno sicuramente altri.
D’altra parte ci sta chi nei commenti del FQ si firma: esperta di pari opportunità, integrazione sociale e cittadinanza di genere. Vedi tu.
La verità è che nell’università italiana (più nello specifico Lettere, filosofia, psicologia, sociologia e presumo anche scienze politiche) di queste iniziative e di corsi “de-generi” ce ne stanno un fottio.
Tradotto terra-terra: tutti noi, con le nostre (esorbitanti) tasse manteniamo anche questi corsi (frequentati al 90% da donne) che produrranno le nuove leve femministe.
Di pratico ed utile non sapranno fare un’emerita minchia (scusate la parola) ma, vuoi che le “sorelle” non gli trovino un bel posticino nell’attuale “industria” femminista o in quella prevista nel DDL n. 3390(*)?
………………………………….
(*)
Art. 3
(Campagne di sensibilizzazione, informazione e formazione)
1. Al fine di contrastare efficacemente il fenomeno degli atti persecutori e della violenza contro le donne, le prefetture uffici territoriali del Governo possono promuovere, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, protocolli d’intesa tra soggetti istituzionali quali province, comuni, aziende sanitarie, consigliere di parità, uffici scolastici provinciali, forze dell’ordine e del volontariato che operano sul territorio.
2. I protocolli di cui al comma 1 hanno come obiettivo:
a) l’analisi e il monitoraggio del fenomeno degli atti persecutori e della violenza di genere;
b) lo sviluppo di azioni finalizzate alla prevenzione e al contrasto di tale fenomeno, attraverso mirati percorsi educativi e informativi;
c) la formazione degli operatori del settore;
d) la promozione dell’emersione del fenomeno, anche tramite iniziative volte a facilitare la raccolta delle denunce;
e) l’assistenza e il sostegno alle vittime della violenza in tutte le fasi susseguenti al verificarsi di un episodio di violenza.
3. Le amministrazioni pubbliche, nell’ambito delle proprie competenze promuovono iniziative, campagne e attività di sensibilizzazione, formazione e informazione volte alla prevenzione della violenza di genere e del femminicidio in ogni loro forma.
4. Le amministrazioni pubbliche di cui al comma 3, nell’ambito della disciplina vigente in materia di formazione, promuovono iniziative e appositi moduli formativi sulla violenza di genere, mirando alla valorizzazione della pari dignità sociale tra uomo e donna e alla promozione della soggettività femminile.

Art. 4
(Iniziative scolastiche contro la violenza e la discriminazione di genere)
1. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, può promuovere, nell’ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione contro la violenza, la discriminazione di genere e il femminicidio e per la promozione della soggettività femminile, che conferiscano agli studenti autonomia e capacità d’analisi, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione dei generi, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo. (Qui può sembrare che non ci stia aggravio o coinvolgimento di personale “formato” ma andate ad informarvi già ora cosa succede!!)

Art. 5
(Statistiche sulla violenza)
1. Nel titolo II del libro II del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, dopo l’articolo 24, è aggiunto il seguente:
«Art. 24¬bis. – (Statistiche sulla violenza).
1. Ai fini della progettazione e della realizzazione di politiche di contrasto alla violenza e alle discriminazioni di genere e del monitoraggio delle politiche di prevenzione, l’Istituto nazionale di Statistica, sulla base di finanziamenti dedicati, assicura lo svolgimento di una rilevazione statistica sulla discriminazione e la violenza di genere fisica, sessuale, economica, psicologica, atti persecutori e sui maltrattamenti in famiglia, che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più a rischio con cadenza almeno quadriennale. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da emanarsi di concerto con i Ministri della giustizia e dell’Interno entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e non avente natura regolamentare, sono indicate le variabili fondamentali da descrivere.
2. La rilevazione dei dati relativi ai reati accertati e denunciati, condotta dal Ministero della Giustizia e dal Ministero dell’Interno, prevede la disaggregazione per genere, età e cittadinanza, sia degli autori che delle vittime, e la relazione tra autore e vittima, rendendo i dati fruibili e garantendone la qualità, secondo quanto previsto dal decreto di cui al comma 1.
3. L’istituto nazionale di Statistica , ai fini della costruzione di un sistema informativo sulla violenza sulle donne, integra i dati prodotti dal Ministero della Giustizia, dell’ Interno, della Salute, nonché dal Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai centri antiviolenza e da tutti gli enti che possono produrre dati utili alla conoscenza e descrizione del fenomeno, coordinando gli stessi nella raccolta, secondo quanto previsto dal decreto di cui al comma 1.

Capo III
Tutela delle vittime di violenza
Art. 6.
(Tutela della donna vittima di delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale)
1. 1. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ciascuna questura è tenuta ad assicurare la presenza, nei propri uffici, di una quota di personale di sesso femminile, titolare di una formazione specifica in materia di delitti contro la personalità individuale e la libertà sessuale, competente a ricevere le denunce o querele da parte di donne vittime di uno o più dei delitti previsti dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale e dagli articoli da 609¬bis a 609¬octies e 612¬bis del medesimo codice, nonché dei reati di cui all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75.
2. La quota di personale di cui al comma 1 è stabilita dal Ministero dell’interno con proprio decreto da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
3. Il decreto di cui al comma 2 stabilisce altresì le caratteristiche e le modalità di organizzazione dei corsi di formazione professionale in materia di tutela delle vittime dei delitti di cui al comma 1, compresivi anche di una formazione specifica in materia di tutela e assistenza delle vittime minorenni dei medesimi delitti. La partecipazione ai corsi di cui al periodo precedente è condizione per lo svolgimento delle funzioni di cui al comma 1.
4. Ciascuna donna, anche minorenne, che intenda presentare presso una questura denuncia o querela per uno o più dei delitti di cui al comma 1, di cui affermi essere vittima, ha il diritto di farsi assistere, qualora, debitamente informata della possibilità, dichiari di volersene avvalere, dal personale di cui al medesimo comma 1, anche nelle fasi successive alla presentazione della denuncia o della querela.

Art. 7
(Nuclei specializzati per l’assistenza delle vittime di violenza di genere)
1. Le aziende ospedaliere e le aziende sanitarie locali, assicurano l’attivazione di almeno un nucleo specializzato per i problemi correlati alla violenza di genere.
2. Il nucleo specializzato di cui al comma 1, al fine di assicurare assistenza integrata alle vittime di violenza, garantisce l’intervento di personale sanitario adeguatamente formato per l’accoglienza, l’assistenza e la cura delle vittime della violenza. L’assistenza richiesta garantisce oltre agli interventi per la cura della persona vittima, l’adeguata effettuazione di esami, prelievi e refertazione, che possono essere utilmente prodotti come prove della violenza in un eventuale fase giudiziaria.
3. Il personale sanitario operante presso il nucleo specializzato di cui al comma 1 segue corsi di formazione appositamente organizzati.
4. Ogni struttura ospedaliera e azienda sanitaria assicura che almeno una parte del personale sanitario sia adeguatamente formato per l’accoglienza, l’assistenza integrata e la cura delle vittime della violenza. La formazione di tale personale è realizzata, secondo quanto previsto dal Ministro della salute con proprio decreto, emanato di concerto con i Ministri della giustizia e del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, attraverso dei seminari organizzati da esperti specializzati nella prevenzione della violenza di genere e sostegno alle vittime provenienti dai consultori pubblici, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica. Nelle rete dei consultori pubblici o nelle unità sanitarie è possibile individuare le professionalità adeguate agli scopi di questo disegno di legge.
5. L’équipe specializzata, secondo quanto previsto dal decreto di cui al comma 4, può predisporre piani di organizzazione annuale e di aggiornamento, richiedere l’appoggio di professionalità esterne al servizio pubblico come le organizzazioni non governative e le case e i centri delle donne, la cui professionalità nell’appoggiare le donne vittime di violenza si è resa evidente nella loro esperienza sul campo. In quest’ottica l’équipe può costituire un punto di riferimento anche per la formazione del personale tirocinante proveniente dall’università.

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cesare 8:05 am - 26th Settembre:

Le guardie femministe e il libretto femminista, il balzo in avanti della produttività con il 51% di donne nelle aziende, la distruzione dei simboli, dei costumi e delle credenze, del vecchio regime patriarcale, e i processi pubblici con le pubbliche abiure,i corsi di rieducazione e le denunce dei familiari e dei figli minori, e la comune dell’amore a distruzione finale della famiglia. E la nuotata,magari della Fornero o della Ritanna, nel PO.

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Fabrizio Marchi 9:13 am - 26th Settembre:

“e la comune dell’amore a distruzione finale della famiglia”. (Cesare)
D’accordo su tutto il resto tranne che su questo punto…smile
Perché questa del libero amore; Cesare, è forse una delle più grandi truffe mai portate avanti dal femminismo post sessantottino.
Dico questo indipendentemente dalla concezione che ciascuno di noi ha della famiglia tradizionale, matriarcale o patriarcale che sia, che, come sai, io non celebro a priori. Anche perchè da tempo, non celebro più nulla a prescindere.
E quindi, come è sbagliato celebrare a priori la famiglia allargata, la coppia aperta oppure quella gay o lesbica, perché è un’operazione (una forzatura) ideologica, lo è altrettanto, dal mio punto di vista, celebrare quella mononucleare tradizionale.
Problematiche, nevrosi, contraddizioni, miasmi, dolori e sofferenze (e anche gioie, naturalmente) di vario e diverso genere (e anche simili) sono presenti sia nelle une che nelle altre, per lo meno a mio parere.
Sarebbe un atteggiamento ideologico, per lo meno dal mio punto di vista, esaltare o esecrare l’una o le altre.
Discorso assai complesso e da approfondire, ovviamente, ma in questo specifico frangente mi interessava evidenziare il metodo, questo sì, a priori, con cui dovremmo approcciare alla questione (a tutte le questioni).

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il martello 1:39 pm - 26th Ottobre:

una donna che parla di meritocrazia e privato…
lavoravo in una banca privata, cassiere. TUTTE le colleghe entravano SEMPRE mediamente un’ora in ritardo (e nessuno diceva loro niente, sapete… è una donna… bisogna trattarla bene… inconscio desiderio di portarla a letto) mentre la folla in fila inferocita se la prendeva con noi kattivi maschiacci che entravamo sempre in orario. poi, quando si degnavano di entrare, invece di aprire immediatamente cassa passavano un’altra ora a chiacchierare e sghignazzare con clienti e direttori. poi, quando finalmente aprivano cassa, facevano la metà delle mie operazioni nell’unità di tempo… poi, a fine anno, premio di produzione A LORO e non a noi.
e allora, a malincuore, oserei dire: ben venga la meritocrazia!
ma purtoppo la meritocrazia è un mito infame, pura allucinazione. anche nel privato non vince il più efficiente ma il più LECCACULO e infame, l’ingannatore seriale abile nelle “public relations”…

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Fabrizio Marchi 8:26 am - 18th Novembre:
Luigi Corvaglia 1:56 am - 22nd Novembre:

Sullo stesso argomento postato da Damien in un altro thread:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/matrimoni-forzati-e-femminicidi-campo-difendere-donne-858094.html
Matrimoni forzati e “femminicidi”, in campo per difendere le donne
Riporto un passaggio:
E già arrivano i primi sostegni: da Barbara Saltamartini, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera e da Laura Puppato, unica donna candidata alle primarie del centrosinistra, che non può sottoscrivere perché non è parlamentare ma invita le parlamentari democratiche a farlo.
…………………………………..
Ma la nostra, la Puppato, sedicente candidata alle primarie (ennesima pagliacciata di una politica alla frutta) è a conoscenza che il suo partito ha già presentato una proposta?

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Fabrizio Marchi 4:35 pm - 22nd Novembre:

La proposta di legge Bongiorno-Carfagna sul “femminicidio” è un precedente storico di inaudita gravità che segna un punto di svolta, e probabilmente di non ritorno, nella storia del femminismo italiano.
Per la prima volta viene ufficialmente dichiarato che la vita di una donna è sacra e inviolabile e quella di un uomo un po’ meno…
Questa, che a qualsiasi persona dotata di un briciolo di lucidità appare come una follia, rischia concretamente di diventare una legge dello Stato.
Anni di battaglie civili e democratiche per l’abolizione dell’ergastolo, considerato a ragione come una misura disumana, figlia di una concezione liberticida, repressiva, punitiva e vendicativa della giustizia, vanno in fumo. E insieme a loro va in fumo il principio di eguaglianza di fronte alla legge di tutti i membri della comunità, siano essi uomini o donne.
Si tratta di una proposta di legge esplicitamente sessista e razzista, che stabilisce di fatto il principio della superiorità di un genere sull’altro e che conferma la vera natura del femminismo, quella che da tempo andiamo denunciando come movimento maschile.
Naturalmente mi auguro che questa proposta di legge venga respinta. Anzi, la cosa migliore sarebbe che venisse ritirata. Ma non credo che ciò avverrà. Al contrario, è molto probabile che incontrerà il favore, magari con qualche piccola correzione, delle donne del centrosinistra, questa volta scavalcate (a sinistra o a destra? Boh…) dalle colleghe di centrodestra. In ogni caso, anche se lo fosse, non cambierebbe nulla. Il fatto stesso di concepire ed elaborare una simile proposta di legge è di per sé gravissimo e conferma la “cultura” che sta alle spalle di questa gente.
Il re è nudo, come si suol dire.
Data l’estrema gravità di questa proposta di legge, ho pensato che una video intervista al sottoscritto sia più efficace di un articolo. A giorni la realizzeremo e la pubblicheremo.

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cesare 5:24 pm - 22nd Novembre:

Poveracci e potenti in gara di “virtù”:
1) gli uni fanno l’errore di invocare un giorno di galera? gli altri chiedono cent’anni;
2) gli uni erodono timidamente un diritto? gli altri fanno fuori un principio costituzionale;
3) gli uni si concedono “un ingiustizia a fini di bene”, gli altri ricostruiscono privilegi e caste;
4) gli uni criticano i costumi stranieri? gli altri li spediscono a far la guerra;
5) gli uni chiedono più giustizia fiscale? gli altri gli tassano anche la bici;
6) gli uni si fanno femministi? gli altri li accusano di crimini contro l’Umanità, quella di sesso femminile;
7) gli uni insistono sull’uguaglianza? gli altri gli fanno sparire non solo il ruolo ma il nome di padre;
8 ) gli uni chiedono più partecipazione femminile in politica? gli altri eleggono le loro amanti per comandarli;
9) ecc. ecc. ecc.
Domanda: ma come abbiamo fatto a diventare così coglioni?

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Fabrizio Marchi 5:48 pm - 22nd Novembre:

È interessante (si fa per dire…) notare il gioco delle parti. Le femministe di “destra” per non essere da meno e non farsi scavalcare in estremismo razzista e misandrico dalle loro colleghe di “sinistra” (uso le categorie “destra”-“sinistra” con il beneficio dell’inventario…) si sono affrettate a presentare una proposta di legge ancora più choc di quella che avanzeranno le donne del PD.
La cosa allucinante è che di fronte ad una proposta di legge liberticida da vecchio codice rocco dell’epoca fascista, ci sarebbe dovuta essere (e in altri tempi ci sarebbe stata) una levata di scudi da parte della sinistra e in generale delle forze democratiche. Nulla di tutto ciò, ovviamente, anzi, molto probabilmente le due proposte verranno confrontate e amalgamate in una sola.
Non mi sento di escludere in un futuro forse neanche tanto remoto, e non è una boutade, una proposta di legge per apologia di maschilismo (tradotto: chiunque osi criticare il femminismo).

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cesare 6:29 pm - 22nd Novembre:

Visto a forza di “povere donne” e di “maski cattivi” dove ci sta portando quella resurrezione innovata dell’ideologia padronale e autoritaria che è il femminismo? Ci sta portando senza una voce di protesta all’arresto differito, al DASPO anche x le manifestazioni politiche come al tempo del fascio, quando ti venivano a prendere a casa prima delle manifestazioni. Dopotutto come Maschi non siamo un genere violento? E la Cancellieri non è forse la Donna, il Bene? E il Bene non può decidere per il Bene di tutti il DASPO contro il Male? Dopotutto non c’è già una specie di DASPO come allontanamento da casa del marito su richiesta della moglie? E siamo agli inizi della messa fuori gioco dei maschi: è una necessità assoluta per far fronte ad una crisi sociale sempre più grave. E il femminismo offre la legittimazione morale ed etica, la strumentazione ideologica e giuridica. Non è un caso che sono le donne di area a declinazione fascista come la Bongiorno e la pasionaria delle libertà pidielliste a tirare la volata. Avevano ragione quelli che fin da subito,dagli anni settanta, avevano capito il carattere profondamente reazionario del femminismo e, in sostanza, di tante istanze profonde del cuore femminile. Altro che più libertà per tutti.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/manifestazioni-cancellieri-valutiamo-arresto-difettivo-858418.html

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sergio 7:26 pm - 22nd Novembre:

cesare
>>>>
E siamo agli inizi della messa fuori gioco dei maschi:
>>>
ok, va bene, ma siamo sempre lì: gli uomini dove sono? Cosa dicono? Che fanno? Per esempio, ieri a Roma degli ultras hanno fatto scoppiare il finimondo in un pub
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_novembre_22/raid-pub-roma-2112824287876.shtml
dimostrando così che quando c’è da menare le mani, per cazzate di vario genere, certi uomini sanno far gruppo in maniera “esemplare”.
Il problema, però, è che sanno far gruppo solo per combattere altri uomini, oltre a non avere una minima consapevolezza di genere, ossia quello che le donne hanno in dosi sovrabbondanti. Perché in conclusione il problema è questo: la mancanza di consapevolezza degli uomini. Basti dire che anche la stragrande maggioranza dei separati ignora (o nega) l’esistenza di una questione maschile. Insomma, siamo messi proprio bene.

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Damien 9:05 am - 23rd Novembre:

a mio parere, come espresso altrove, è una vera e propria guerra, combattuta su tutti i fronti, come ho detto quindi, molti sono caduti, altri passati al nemico, di Uomini ne sono rimasti pochi, molto pochi..

Dico questo con cognizione di causa per molti fattori che non riflettono l’immobilità maschile solo nel merito di questo post, ma anche in altri contesti.

Abbiamo l’abberrante nonsenso dove, questi “ometti” sono pronti a prenderti a cortellate per una fede calcistica, ma non di mostrare carattere per le questioni sociali.

Il problema, a mio modesto parere, è sociale culturale, non di genere, pertanto oggi non solo le donne sono vittime sicuramente di quanto avviene, ma ne sono direttamente/indirettamente le artefici.

indirettamente sposando la cultura capitalistica e farla propria, con tutti i risvolti del caso, direttamente con la denigrazione maschile, le guerre nazifemministe e l’omologazione di tutti gli uomini sotto la stessa specie.

Non importa quindi imputare loro la pessima scelta verso la scelta dei partners ai quali rendono le loro grazie, nossignori.. la colpa è sempre maschile, anche se schifano i bravi uomini per prendersi i deviati, i possessivi, gli incolti, i gelosi, i machi.. quelli in sostanza ai quali si danno con tanto slancio per poi subirne le inevitabili conseguenze, talvolta purtroppo nefaste.. di questo vorrebbero che ne prendesse la colpa anche chi, come il brav’uomo rifiutato, le avrebbe certamente dato un futuro migliore.

Ed allora via alla campagna del nonsenso, dove le stupide scelte affettive delle une, ricadono legalmente, emotivamente e quant’altro sul genere che definiscono sfigati, sui bravi uomini, sui respinti.. in fondo, avere una vulva significa essere sempre e comunque nel giusto, anche quando si sceglie un partner possessivo, stupido, irresponsabile.. ma molto FICO!

HEIL VAGINA!

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alfredo bullone 12:05 pm - 23rd Novembre:

L’amico Marchi per respingere la canea castrata e castrante dei politicamente corretti,deve stare attento a rimarcare il dolo nel presunto aspetto provocatorio della proposta di ergastolo in caso di uccisione di una donna.
E’ come se io proponessi il foglio di via per gli ebrei romani,perche’ lo stato di Israele massacra i Palestinesi.
Anche la semplice provocazione va combattuta, poiche’ rivela il carattere medioevale e reazionario della proposta delle due signore del Palazzo del potere attuale,bancario-finanziario-plutocratico.
Sarebbe come proporre il taglio della mano dei rei di furto..”.cosi’ si da un esempio solenne”. Peccato che la stessa ipocrisia pelosa del sistema attuale, poi condanni la giustizia di culture a noi lontane.
Se avvengono cosi’ tanti omicidi , di donne,forse sara’ bene indagare su quale straccio siano diventati i rapporti umani, familiari, sentimentali, se esistono nella societa’ dell’apparire e cosi’ via. Proprio vero che il post-moderno forse un giorno fara’ giustizia del pensiero moderno o di Cesare Beccaria. Dobbiamo avere il coraggio di parlare di femminismo come stato ideologico reazionario, oggi , funzionale al sistema capitalista in tutto e per tutto. Altri sono i problemi seri che affliggono la nostra societa’…Dobbiamo imparare, gli uomini ad amare il loro essere uomini e a risolvere le controversie con un bel vaffanculo!

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Luigi Corvaglia 9:02 pm - 5th Dicembre:

Femminicidio? Attenti al sessismo
Fa piacere che qualcuno inizi a parlare. A pensarci bene è tutto merito del duo Bongiorno-Carfagna.

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Rita 11:13 pm - 5th Dicembre:

bell’articolo. Se proprio volessi fare la pignola direi che ci si poteva risparmiare questa.

“Le donne uccidono meno uomini e meno donne in generale, per diverse ragioni, la prima delle quali è che danno la vita, mentre gli uomini spesso la tolgono. Ahinoi”.

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Luigi Corvaglia 12:03 pm - 6th Dicembre:

Si hai ragione. Ma meglio non fare gli schizzinosi. Qualcosa è meglio di niente. 😎

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armando 4:13 pm - 7th Dicembre:

Condivido l’apprezzamento di Luigi per l’articolo, ed anche il rilievo di Rita. Qualcosa è meglio di niente, significa che esiste ancora qualcuno in grado di ragionare. A me, leggendo gli articoli critici sulla proposta Bongiorno/carfagna e sul femminicidio in genere, da tremendamente noia una cosa. Che tutti gli articolisti sembrano costretti a mettere le mani avanti e professare tutto il loro sdegno per le uccisione delle donne. Capita anche a noi di sentirci in dovere di fare lo stesso, ma è terribile. Significa che viviamo in un clima di caccia alle streghe, o meglio agli streghi. Se non si fa così si rischia di essere additati come gente che giustifica gli assassini di donne e i loro autori o che vuole sminuirne l”importanza, complici potenziali insomma. Ma quando sparisce il presupposto che analisi, opinioni, idee divergenti non siano normali ma nascondano la mancanza di compassione per le vittime e il compiacimento per gli assassini, si pensa all’altro come il nemico, il mostro che è giusto far tacere. Siamo all’anticamera del totalitarismo e della giustizia sommaria. Siamo all’individuazione del capro espiatorio.
armando

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mauro recher 6:14 pm - 11th Dicembre:

scrivo qui ,credo che vada bene uguale , oggi mi è venuta in mente una considerazione riguardo al libro di iacona “se questi sono gli uomini” ,non so se è già stata fatta ,se cosi fosse ,scusate per la ripetizione …provate ad immaginare un titolo “se questi sono gli extracomunitari” quante critiche avrebbe”giustamente aggiungo” preso ?Eppure il modus operandi è lo stesso..visto che si cerca nei fatti di cronaca ,invece riceve solo applausi e pochissime critiche (dai movimenti Qm) ho sempre pensato che il femminismo ,sopratutto ai giorni nostri sia uguale alle idee leghiste ,solo che invece di criminalizzare una etnia ,si criminalizza un genere

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Luigi Corvaglia 8:43 pm - 11th Dicembre:

da facebook:
Anna Finocchiaro
Bene che il Cdm abbia ratificato la convenzione di Istanbul. Sarebbe bello che il Parlamento ora la approvasse in fretta.

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Luigi Corvaglia 1:04 pm - 6th Gennaio:

D’ANTINI: il mio desiderio per il 2013 è l’ergastolo per abusi su donne e minori
…………………………………………………………

Desiderio per il 2013 – Filomena D’Antini Solero, Assessora provinciale alle Pari Opportunità.
‘Il mio desiderio per il 2013 riguarda il tema della violenza sulle donne ed il femminicidio, è un tema che va affrontato con estrema serietà da parte delle istituzioni, c’è un bellissimo Disegno di Legge presentato dall’onorevole Carfagna e da Giulia Bongiorno sull’inasprimento delle pene, l’ergastolo per i reati contro donne e minori può essere una provocazione che può servire al Parlamento, questo è quello che chiedo nel mio desiderio per il nuovo anno: che il prossimo Parlamento approvi quanto più velocemente possibile questa Legge sul femminicidio ed inasprisca le pene per i reati di abuso sulle donne e sui bambini

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Luigi Corvaglia 1:01 pm - 4th Febbraio:

Ingroia risponde al mio appello su femminicidio e Pas
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Pubblico con piacere la prima risposta arrivata in maniera pubblica alla Lettera aperta (a sinistra) su Femminicidio e Pas che ho scritto 10 giorni fa rivolgendomi ai leader della sinistra italiana (Bersani, Vendola, Ingroia) con la richiesta di prendere posizione pubblica attraverso una presa d’incarico personale su questi temi che coinvolgono i cittadini e le cittadine italiane. Ringrazio Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione Civile, per questa sua risposta e lo faccio in maniera particolare perché è stato il primo dei tre a prendersi la briga di pensare e di scrivere un testo di risposta a questa lettera, senza sottovalutare le richieste che arrivano dalla società civile, soprattutto in un momento in cui le donne continuano a essere aggredite, stuprate, uccise dai propri partner, mentre i bambini continuano a essere rinchiusi in casa famiglia per affidamenti contesi tra genitori. Ringrazio poi Ingroia anche per aver firmato, due giorni fa, la Convenzione nazionale “No More!” contro la violenza maschile sulle donne – femmincidio, che ha al suo interno indicazioni chiare e precise per l’applicazione di politiche attive immediate per il contrasto del femminicidio in Italia, compreso anche l’arresto dell’uso della Pas (sindrome di alienazione parentale) nei tribunali italiani. Convenzione firmata qualche mese fa anche da Nichi Vendola, leader di Sel, al quale rinnovo l’invito a rispondere a questa Lettera aperta, così come rinnovo l’invito a Pierluigi Bersani, leader del Pd, che pur non avendo firmato la Convenzione “No More!” ha sostenuto il disegno di legge per il contrasto al femminicidio proposto dalla senatrice Anna Serafini. L’invito è quindi quello di prendere parola pubblica da parte dei leader della sinistra, e di farlo attraverso i loro siti e blog ma anche nelle loro tribune televisive e di piazza pronunciando la parola “femminicidio” e dichiarando una presa d’incarico chiara durante la campagna elettorale e prima di arrivare in Parlamento. Un invito che si estende al desiderio di avere in Italia una sinistra unita sui temi dei diritti delle donne e dei minori che pur non avendo colore politico, appartengono storicamente e culturalmente alla sinistra, una sinistra che se è unita potrà vincere di fronte a uno schieramento molto più pericoloso nonché estraneo a certe tematiche, quando non apertamente contrario e dannoso. Ringrazio anche Frida Alberti, Sara Vatteroni, Tommaso Montebello (candidati di Rivoluzione civile), Celeste Costantino e Laura Boldrini (candidate di Sel), per aver risposto al mio appello su questo blog e su Twitter: interventi che saranno ripresi per aprire un dibattito politico e pubblico su Femminicidio e Pas in vista delle elezioni. E ringrazio anche tutte le persone che hanno aderito e che continuano ad aderire all’appello, partecipando anche attivamente al dibattito con i loro commenti al blog e sui social network.
Grazie, Luisa Betti

………..
La mia risposta alla lettera aperta su femminicidio e Pas
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Cara Luisa Betti,
rispondo qui alla tua lettera aperta su femminicidio e Pas (sindrome alienazione parentale). La parità di genere e la salvaguardia dei minori contro ogni forma di violenza e di discriminazione rappresentano una fondamentale battaglia di giustizia sociale, che abbiamo intenzione di condurre in Parlamento come un impegno essenziale del nostro progetto politico. La tutela della donna costituisce ancora un’emergenza sociale, la violenza su di loro va contrastata attraverso politiche educative e di prevenzione, inasprimento delle sanzioni e tutele adeguate per chi é vittima di ogni atto lesivo dell’integrità fisica e psicologica.

L’articolo 3 della Costituzione stabilisce che nessuno può essere discriminato per causa di razza, sesso, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali. Un principio fondamentale che purtroppo non è ancora garantito: per questo, in Parlamento, presenteremo una proposta legislativa contro il femminicidio. Allo stesso modo, la tutela dei diritti dei minori non viene garantita dagli attuali strumenti normativi ed è necessario adeguare la nostra legislazione a quella delle democrazie più avanzate. Quella dell’affidamento è una questione delicata ed urgente da affrontare, insieme a quella della protezione dei minori da ogni tipo di abuso. Noi siamo dalla parte dei non tutelati. Un Paese che vuole dirsi moderno non può consentire che siano calpestati i diritti basilari dell’individuo, anche per questo serve una Rivoluzione Civile.

Antonio Ingroia

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Luigi Corvaglia 1:10 pm - 20th Aprile:

Femminicidi, ora una legge contro la strage delle donne
di Laura Boldrini

Ormai è un appuntamento pressoché quotidiano. Le donne italiane incontrano quasi ogni giorno la morte, la violenza sanguinaria e incontrollata di uomini che non si rassegnano a considerarle persone. La violenza travestita da amore. Ho vissuto questi ultimi giorni sullo scranno più alto di Montecitorio, ed ho avvertito l’affetto e l’orgoglio di tante donne che, fuori e dentro il Parlamento, mi hanno considerata come un’espressione delle loro battaglie di anni per annullare le disparità di genere.
Ma mi sento anche espressione di quella rabbia che tra noi sta montando di fronte ad un orrore sempre più pressante. Sui giornali di ieri, nelle prime pagine occupate dalle cronache parlamentari, si è ritagliata un piccolo spazio la consueta razione di ferocia: alla periferia di Roma, una donna inseguita in auto e uccisa dall’ex marito. La sequenza la conosciamo fin troppo bene. Una separazione che lui non accetta, appostamenti sotto casa, minacce. E poi le violenze, non denunciate per paura o forse anche perché non si vuole prendere atto fino in fondo della cruda realtà. Infine arriva una scarica di pallottole, ed è troppo tardi per capire. Oppure l’acido in faccia.
…………
I maschi violenti interpretano a modo loro la globalizzazione, importando le pratiche più infami in uso nelle società che chiamiamo “arretrate” e che, in tema di diritti delle donne, certamente lo sono.
…………
Mi ha toccato in modo particolare la notizie arrivata tre giorni fa da Pesaro: una giovane avvocato ora è col volto devastato perché il suo ex compagno e collega ha incaricato un sicario di punirla. Nella mia precedente attività a sostegno dei rifugiati ho incontrato donne che avevano subìto questo oltraggio, e quando ho potuto le ho aiutate a ricostruirsi il viso e una vita. È triste constatare oggi che questa pratica è messa in atto anche da noi.
…………
Un motivo in più per affermare – in nome di una metà almeno del popolo italiano – che la misura è colma, e che la violenza sulle donne reclama un’attenzione maggiore da parte di tutti, ed in particolare da chi di noi si trova a ricoprire ruoli istituzionali.
…………
È un’urgenza che il Parlamento spero avverta come incalzante, non appena l’attività legislativa potrà dispiegarsi pienamente. Intanto, tra le centinaia di proposte di legge depositate nei primi giorni di vita delle nuove Camere, è promettente che già alcune chiedano su questo tema norme più incisive. Non è soltanto un problema di leggi, è vero. C’è una mentalità diffusa, sulla quale bisognerà continuare a lavorare in profondità.
C’è anche una comunicazione che ci rimanda, ogni giorno da mille schermi, un’immagine falsa di noi: corpo esibito, merce che serve a vendere meglio altre merci, richiamo sessuale. La vita quotidiana, con le nostre fatiche e i nostri tanti percorsi, viene cancellata. E in cambio ci vediamo ridotte a nudi oggetti, consegnate ad una dimensione umiliante che prepara il terreno alla violenza.
Si tratta di cambiare le teste, dunque, ed è notoriamente il lavoro più lungo e difficile. Ma dal Parlamento può venire un segnale importante. Nella “casa della buona politica” le donne devono trovare ascolto e risposte concrete. E una legge, ora, per cominciare a fermare la strage.

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Rita 6:09 pm - 20th Aprile:

Luigi Corvaglia: E una legge, ora, per cominciare a fermare la strage.

ma pensare prima a una legge per gli esodati, tanto per dire una questione a caso della melma inestricabile in cui siamo affondati, pareva troppo pratico e concreto?

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Luigi Corvaglia 7:09 pm - 20th Aprile:

Rita,

Se fossi un credente ti direi che Dio acceca colui/coloro che vuole perdere….. https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_cry.gif
Ma non lo sono, per cui devo spiegarmela in altra maniera.
Di certo dietro ci sta un assoluto distacco dalla realtà che in teoria questa/questi dovrebbero conoscere e governare.
Che li porta a fare scelte controproducenti anche per i loro stessi obiettivi. Che lo ricordo, non è eliminare 100-150 omicidi di donne all’anno ma il finanziamento di un estesa rete “d’associazionismo donnesco”. Rete di private/i cittadine/i, con loro obiettivi e loro interessi, non controllata in nessun modo dallo Stato, ma che, da quest’ultimo pretende “i sesterzi”.
Parlavo di scelte controproducenti per i loro stessi obiettivi.
Perché solo un folle non si rende conto che se prima non si ristabiliscono delle condizioni per una decente e ragionevole crescita economica, con creazione di lavoro e di ricchezza, anch’essa ragionevolmente diffusa, “ciccia” per loro ce ne sarà sempre meno.
Ed un popolo ridotto sempre di più in miseria, pur con tutti i condizionamenti di cui dispongono, non so per quanto tempo sopporterà questo tipo di “esborsi”.
Anche perché, noi lo sappiamo benissimo, risultati migliorativi non potranno portarne. Quel numero di omicidi è il limite inferiore, fisiologico ( e lasciamo stare che è anche più basso di tante altre situazioni ritenute più avanzate “femministicamente” parlando) della nostra società.
Con riguardo agli esborsi.
Attenzione a non considerare tali solo quelli previsti dal DDL del thread, che magari una pezza d’appoggio possono vantarla.
Esiste tutto un sottobosco di proposte, iniziative, finanziamenti che niente hanno a che vedere con l’affrontare situazioni critiche, ma che afferiscono in generale al “mondo delle donne”. Ed in questo sottobosco pascola, con soldi pubblici, una fauna che un contributo al famoso PIL non lo ha mai dato in vita sua …. https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_cool.gif

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Roberto Micarelli 5:41 am - 21st Aprile:

Il femminicidio è secondo me una faccenda politica, di cui non ho difficoltà a parlare; quello di cui ho difficoltà a parlare è invece l’omicidio di donne, che è cosa ben più delicata e da non oltraggiare. Il femminicidio è una questione politica blindata dentro un dramma, che fa da scudo all’obiezione. Ogni polemica finisce in accusa contro chi l’ha sollevata. Politicamente parlando il f. è un vettore di matriarcato, che in nome della lotta contro “il senso di possesso degli uomini”, mira a distruggere tutta l’identità maschile e paterna, sia dentro che fuori la famiglia.
Possesso è il nuovo nome che il femminismo dà alla passione, ed essendo la passione di tutti gli uomini lo è anche il possesso. Si deve quindi combattere e attaccare tutta la passionalità maschile, non più fonte di vita bensì fattore di rischio. La stessa Boldrini dice che non bastano un po’ di aggravanti penali, non basta una legge, ma serve un’azione di tipo culturale; un’azione di massa che dovrà eliminare i presupposti del possesso, della passione, quindi necessariamente, dovrà distruggere l’auto-stima, perché chi non si stima, non considerandosi capace di dare, non chiede nemmeno nulla, tanto meno a una donna. La passionalità maschile la si attacca facendo in modo che gli uomini non si sentano degni di essere amati. Non c’è alternativa: dichiarare guerra al generico “possesso” comporta questo. Ed è questo secondo me il vero obiettivo non rivelato della lotta al femminicidio.

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Alessandro 8:58 am - 21st Aprile:

Per quanto riguarda quanto scritto dalla Presidente della Camera, è oramai da tanto tempo che noto come le neofemministe parlando di violenza contro le donne spostino continuamente l’attenzione dal tema meramente giudiziario-legislativo, come se non fosse sufficiente, a quello culturale. E’ questo un aspetto fondamentale della questione, che evidenzia l’approccio strumentale che viene portato avanti. Attraverso degli efferati casi di cronaca nera, delle tragedie di cui sono vittime alcune donne, si cerca di arrivare al controllo dei mezzi di comunicazione di massa, quasi che la colpa di ciò che avviene sia da imputarsi a quanto viene trasmesso e mostrato, nonostante sia dimostrato che in molte società ultrafemministe del nord Europa( in cui cioè la censura femminista nei mezzi di comunicazione è attivissima) il tasso di “femminicidi” sia superiore a quello italiano. E’ il teorema della Zanardo , forse l’espressione peggiore del femminismo nostrano, tutta intenta a diffondere le sue strampalate teorie femministe sulla comunicazione anche nella scuole dell’obbligo italiane parlando per il “bene” di tutti i bambini.

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Luigi Corvaglia 9:23 am - 21st Aprile:

Roberto Micarelli,
Il femminicidio è secondo me una faccenda politica, di cui non ho difficoltà a parlare; quello di cui ho difficoltà a parlare è invece l’omicidio di donne, che è cosa ben più delicata e da non oltraggiare.
Roberto, son d’accordissimo con te sul fatto che il femminicidio sia una questione squisitamente politica e anche, sostanzialmente, con il resto del tuo commento.
Dove invece non mi trovi è la seconda parte del passaggio che ho riportato. Che forse non ho capito.
Vedi, non c’è nessun motivo di oltraggio verso nessuno nel dire che quel numero di omicidi è probabilmente il limite inferiore al di sotto del quale nella nostra società, nelle condizioni date e probabilmente futuribili, difficilmente si potrà scendere.
Potrà sembrare cinico. Ma è una mera constatazione. Tra l’altro supportata dai crudi grandi numeri.
L’oltraggio lo compie chi su quei numeri compie un operazione politica per imporre la sua visione di società.
Sostanzialmente disinteressandosi dei veri motivi, di volta in volta diversi, che stanno dietro a quegli omicidi.
E comunque, per carattere o forse per formazione, per me quando si parla omicidi (o anche di suicidi) non ho due livelli emozionali ne due linee di valutazione.
Per me non sono donne o uomini che vengono uccisi (o che si uccidono). Solo solo e semplicemente esseri umani. Un singolo, irripetibile e sempre diverso mondo che viene a mancare. E meritano entrambi la stessa pietas.
Lo ripeto, probabilmente non ti ho compreso, ma questi punti ci tenevo a rimarcarli.

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Roberto Micarelli 4:36 pm - 21st Aprile:

Mi trovo in difficoltà a contare i morti, a dire prima di saperlo perché sono stati uccisi, o se il loro numero sia accettabile come limite inferiore o inaccettabile perché troppo alto rispetto al limite superiore. Ho scritto di omicidi di donne perché si parlava di quello ma ovviamente lo stesso vale per gli uomini. La strumentalizzazione dei delitti la lascio alle femministe, conscio che per loro non esiste limite, e che la contestazione quantitativa serva a zero; sono certo che se gli uomini uccisi da donne fossero di più delle donne uccise da uomini, loro farebbe comunque campagna d’informazione contro il possesso maschile e denuncerebbero solo metà del fenomeno coi loro flash-mob unidirezionali. Ed è quello che già succede a proposito dei circa sei separati che ogni giorno si tolgono la vita in Europa (uno al giorno in Italia), rispetto ai quali nessuno si degna di indagare né tanto meno di stigmatizzare i presunti motivi del gesto, che emergerebbero come violenza psicologica di stato anti-padre; violenza che, contrariamente al reato di omicidio, è strategia legalizzata e supportata dalle istituzioni democratiche. La conta dei morti è oscena e inutile. Trovo più utile accusare quelle e quelli che la usano smascherando il loro piano sesso-razzista con l’analisi di ciò che scrivono. Il punto centrale della questione è che facendo diventare l’omicidio di donne femminicidio, essi hanno creato una categoria politica, quindi una premessa teorica e delle proposte operative, nelle quali emerge la verità senza alcun bisogno di citare le vittime. Ci sarebbe un modo per ridurre la violenza tra gli ex: agire sul diritto per eliminare le discriminazioni di genere; ma non viene fatto perché il loro obiettivo non è ridurre i morti bensì attaccare gli uomini, tanto è vero che propongono un nuovo diritto di risposta dove si reintroduce la distinzione di sesso già eliminata. Fare un diritto di famiglia e un diritto riproduttivo più equi andrebbe nella direzione opposta da ciò che vogliono.

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Roberto Micarelli 12:22 am - 24th Aprile:

Scusate se mi cito da solo ma lo faccio per spiegarmi meglio: un diritto di famiglia e un diritto riproduttivo più equi, che priverebbero i separati di quegli strumenti di abuso legale che gettano benzina sul fuoco della conflittualità di coppia, favorendo gli sconfinamenti nella violenza, sia contro sé stessi che contro i partner, stranamente non sono visti in questo modo. L’unica cosa che potrebbe fare lo Stato di veramente utile non la fa. Fa piuttosto l’esatto contrario: manda i propri legali alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per negare le propria responsabilità di fronte all’impossibilità di un padre, nella fattispecie il signor Lombardo, a frequentare i propri figli; tentativo di difesa poi opportunamente demolito da una sentenza che dà ragione al padre.
Viviamo in uno Stato che viola i diritti fondamentali degli uomini e va a Strasburgo a dire che non è vero. Uno Stato che invita i sessi al conflitto e poi propone l’ergastolo di genere come soluzione. Uno Stato dove chi denuncia questi orrori viene spesso derubricato come uno che spreca il proprio tempo dietro a falsi problemi, dove il suicidio di un ragazzo separato che lascia scritto su una lettera che l’ha fatto anche per motivi affettivi, una volta passato al vaglio della stampa, lo si restituisce alla gente come causato da problemi di disoccupazione e solo da quelli. Del resto nello stesso Stato di cui sto parlando, un ministro dimissionario per welfare e pari opportunità, ha trovato utile escludere gli uomini adulti da tutte le agevolazioni in favore dei senza lavoro, che spettano di diritto solo a disoccupati di sesso femminile.

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Luigi Corvaglia 11:28 pm - 4th Maggio:

L’intervento della Boldrini: Boldrini: stop violenza sulle donne anche sul web.

L’articolo della Marida Lombardo Pijola sul Messaggero: Femminicidio, cinque in due giorni: la strage delle donne

(Nell’edizione cartacea del giornale quest’ultimo è presentato in prima pagina con la dicitura “L’analisi“)

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Luigi Corvaglia 1:16 pm - 5th Maggio:

Avranno ottenuto quello che si prefiggevano (Mamma, se mi sposo e poi mi ammazza?)?
O cosa?
Qui siamo all’avvelenamento dei pozzi.
L’avvelenamento dell’acqua dove dovrebbero abbeverarsi le nuove generazioni.
Che schifo … che miseria … che pena….

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mauro recher 4:50 pm - 5th Maggio:

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Luigi Corvaglia 2:35 pm - 7th Maggio:

Femminicidio, riunione ad Ostia: “Cadiamo come mosche, la politica intervenga”

Siccome dispero di vedere il mio commento in quel post lo inserisco a seguire:
………………………..
Convenzione di Istambul ——-> ddl n. 3390 ———–> costi stimati (art. 20)= 85 milioni di €
Tutto questo per intervenire e limitare gli omicidi di donne a sfondo passionale (i cosiddetti femminicidi). Grosso modo 120 dd/anno (dato 2012). In realtà ancora di meno perché in quel numero si è inserito di tutto: figli mentalmente instabili che uccidono le mamme, omicidi-suicidi o doppi suicidi di anziane coppie per motivi economici, etc., etc. ….
Suicidi ———–> In media (istat: http://www.istat.it/it/archivio/55646) = 2.200 UU + 620 DD = 2.820 in totale ——————> costi stimati = 0,00 milioni di €
Femminicidio = emergenza sociale
Suicidio = Ma chi se ne frega
Domanda finale: ma se quegli 85 milioni di € (in realtà molti di più) li impiegassimo per arginare la piaga dei suicidi non salveremmo molte più vite umane? Donne incluse.
Ringrazio chi vorrà rispondermi.
ps. Rettifica. L’hanno pubblicato.

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Luigi Corvaglia 4:51 pm - 7th Maggio:

I soliti sospetti

“Quest’Aula e questo Parlamento, finalmente con una maggiore rappresentanza femminile, hanno il dovere di agire subito per l’approvazione di una legge nazionale contro il femminicidio per affrontare in modo risoluto questa vera e propria emergenza nazionale”.
E’ quanto ha dichiarato intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama Francesca Puglisi, senatrice del Pd, prima firmataria del ddl 397 contro il femminicidio e tra le sottoscrittrici dell’appello ‘Ferite A Morte’, l’iniziativa lanciata su change.org che chiede al Governo e al Parlamento la convocazione degli Stati Generali contro la violenza.
“Oltre all’immediata ratifica della Convenzione di Istanbul – ha detto Puglisi – la strategia per battere la violenza, come suggerito dalla Convenzione No More, deve puntare sulle 4 P: prevenzione, protezione, persecuzione del reato e del persecutore e promozione di una cultura differente”.
Per la senatrice “Oltre ad una più rapida giustizia che sappia prendere in carico quante denunciano violenze e molestie e le aggravanti per gli omicidi di genere occorre rifinanziare e sostenere i centri anti violenza. Il Consiglio d’Europa raccomanda un centro antiviolenza ogni diecimila persone e un centro d’emergenza ogni cinquantamila abitanti”.
Puglisi fa notare come “in Italia dovrebbero esserci 5.700 posti letto e ce ne sono solo 500. Siamo lontanissimi dagli standard europei richiesti”.

Nel frattempo arriva la provocazione, incommentabile, di Oliviero Toscani, che ha dichiarato: “Le donne smettano di mettere il rossetto e di portare i tacchi e saranno al sicuro da violenti e maniaci. Devono volersi bene per quello che sono – ha detto il fotografo -. Serve un ruolo più serio delle donne. La smettano di voler sempre sedurre, altrimenti finiranno per sedurre soltanto i maniaci e i violenti”, ha detto ancora il pubblicitario, invitando tutte quante a “essere più sobrie e a dare importanza all’essere più che al sembrare”.

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mauro recher 5:01 pm - 7th Maggio:

ti ho risposto anche di la Luigi
ma vedi Luigi che non capisci ,se si fronteggiano i suicidi salvi anche gli uomini ,sappiamo che gli uomini sono brutti ,sporchi e cattivi e quindi meno ce ne sono meglio è, dispiace per le donne vittime del suicidio, ma hanno avuto la sfortuna di essere capitate in una categoria di tragedie che comprende anche gli uomini e quindi ,anche se a malincuore, dobbiamo pensare ad altro

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Roberto Micarelli 11:49 pm - 7th Maggio:

“Oltre all’immediata ratifica della Convenzione di Istanbul – ha detto Puglisi – la strategia per battere la violenza, come suggerito dalla Convenzione No More, deve puntare sulle 4 P: prevenzione, protezione, persecuzione del reato e del persecutore e promozione di una cultura differente”

Bastava una sola P: pirateria costituzionale. Invece di dare corpo all’uguaglianza cercano di giustificare la diseguaglianza.

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Pappagallus Merdaceus 1:28 am - 8th Maggio:

Quello che mi domando in generale, come forse gia`scritto altrove e`; MA COME FA IL MAINSTREAM FEMMINISTA A ESSER COSI`IDIOTA? A forza di pompare cosi`ottusamente la propaganda sulle donne ammazzate da uomini e tacendo il contrario, quando cioe`sono le donne ad abusare e uccidere, ma come diavolo pensano di non innescare una reazione a catena dovuta alla esasperazione? Gia`l`ho detto altrove. E insistono, come insistono a descrivere come abusi e violenze cose che abusi e violenze non sono: commenti, occhiate, e anche dei semplici vaffanculo. Ma ora, io dico…trivializziamo: come fai tu femminista a non pensare che a forza di criminalizzare un genere intero dicendo che e`violento e feroce sempre e comunque…ma come puoi sperare che quel genere prima o poi non impazzisca? Se pungoli e torturi il piu`tranquillo dei cani, prima o poi quello si rivolta. E morde. E sbrana, eventualmente…ma puo` essere che non ci arrivano? Non voglio giustificare nessuno, ma i casi sono tre: 1. Le femministe sono totalmente ottenebrate dal potere che gli da la connivenza al sistema e governano a casaccio tirando a campare, a costo di scatenare con la loro incompetenza una nuova caccia alle streghe dove a bruciare saranno anche loro; 2. Provocano sperando in una reazione “tanto meglio tanto peggio” cosi` possono giustificare eventuali reazioni bestiali (campi di sterminio per maschi ad esempio) 3. Provocano sperando in nessuna reazione fino a che ci mettono davvero la sveglia la collo e l`anello al naso…in tutti e tre i casi giova notare come davvero quel che contraddistingue il femminismo, le femministe e i loro seguaci e`una allucinante incompetenza politica. Il che fa bene sperare, in fin dei conti. Hanno il fiato corto…oltre che fetido

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Pappagallus Indignatus 10:01 am - 8th Maggio:

Non ho parole..

http://www.affaritaliani.it/veneto/uccise-il-figlio-di-13-mesi-ora-chiede-gli-alimenti-al-marito.html

da notare che questa ammazza il figlio e ottiene gli alimenti! E OVVIAMENTE INVECE CHE IN GALERA FINISCE AL CIM… https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_negative.gifhttps://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_negative.gif

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Pappagallus Indignatus 10:13 am - 8th Maggio:

Riguardo al mio post di sopra, quando ancora ero Merdaceus (Oh, si, mi sono fatto la doccia https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_smile.gif )cito il punto in cui dico
2. Provocano sperando in una reazione “tanto meglio tanto peggio” cosi` possono giustificare eventuali reazioni bestiali (campi di sterminio per maschi ad esempio) : effettivamente e`l`unica possibilita` (me ne segnalate altre per favore?) in cui contraddico l`altra affermazione secondo cui le femministe non sanno governare. Se effettivamente mirano alla strategia della tensione ci stanno riuscendo… io pero`non so se anche questa opzione le vedra` vincenti alla fine della fiera, come magari anche decenni di anni di piombo hanno mostrato: mettere le bombe per poter poi reprimere tutti non e` mai stata la migliore delle politiche, non credo che lo sara` criminalizzare tutti gli uomini per far aumentare i femminicidi e quindi punire tutti gli uomini…https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wacko.gif

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Luigi Corvaglia 4:49 pm - 9th Maggio:

Gentile: “Presto una legge regionale contro il femminicidio”

….
BARI – Tante iniziative fino ad oggi. Ma serve fare di più: serve una legge contro il femminicidio. E’ l’assessora alla Salute ed al Welfare della Regione Puglia Elena Gentile ad annunciare la volontà di Via Capruzzi di fare un ulteriore passo in avanti verso la tutela delle donne.
“In questi anni – ha dichiarato l’assessora – abbiamo lavorato per realizzare sull’intero territorio regionale la rete dei servizi di sostegno alle donne vittime di violenza. Abbiamo messo a valore l’impegno delle tante associazioni di donne che nel silenzio e tra tante difficoltà, hanno tessuto una rete silenziosa ma efficace, insomma un presidio di civiltà, per contrastare la barbarie della violenza nei confronti delle donne per offrire loro un’ancora di salvezza, un luogo dove elaborare il lutto ma anche per ricostruire il proprio progetto di vita. La Regione ha pianificato gli interventi anche attraverso la sensibilizzazione e la responsabilizzazione degli enti locali chiamati a realizzare servizi di presa in carico delle vite delle donne. Ora vogliamo fare entrare a pieno titolo nella discussione che oggi vede finalmente crescere la consapevolezza che si possa e si debba fare di più”.

Gentile ha così annunciato di voler avviare un percorso condiviso con le associazioni delle donne , con le animatrici dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con gli operatori del sociale, della sanità e con chiunque intenda contribuire alla costruzione di una Legge regionale “che anticipi – ha precisato l’assessora -nei contenuti la convenzione di Istanbul che il governo italiano tarda a recepire”.

Sulla questione il 21 maggio alle 11.30 sarà convocato un incontro pubblico aperto alla stampa.

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Luigi Corvaglia 11:01 pm - 14th Maggio:
Alessandro 1:53 pm - 15th Maggio:

Tutto confermato. Il femminicidio come strumento per diffondere ovunque il credo neofemminista. Ben vengano più letti per le donne colpite da violenza, anzi bisognerebbe istituire delle “quote rosa” per loro e non per le moraliste, bigotte, misandriche, ipocrite figlie di papà, ma per il resto c’è da farsi venire i brividi, e non vorrei che, a breve, anche lo straordinario lavoro di Fabrizio venga cancellato dalla furia censoria delle nuove moraliste di sinistra. Oramai siamo vicini a una nuova emergenza democratica nascosta dietro i buoni sentimenti e i buoni propositi.

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Luigi Corvaglia 10:10 pm - 20th Maggio:
Luigi Corvaglia 10:14 am - 21st Maggio:

Treccani online:
http://www.treccani.it/vocabolario/cidio/
-Cidio
Vocabolario on line
-cìdio [dal lat. –cidium, dal tema di caedĕre «tagliare, uccidere»]. – Secondo elemento di parole composte, nelle quali significa «uccisione»: infanticidio, genocidio, parricidio, ecc.
…………….
DDL n. 3390 – art. 1, comma 3:
La presente legge promuove, in particolare, i diritti e la dignità delle donne e prescrive misure volte a contrastare ogni forma di femminicidio, inteso quale negazione della soggettività femminile.

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Luigi Corvaglia 2:05 pm - 21st Maggio:

Riporto qui delle mie considerazioni fatte su gruppo FB sul femminicidio in relazione al mio precedente commento:
…….
Non so se l’argomento sia stato affrontato in precedenza. Comunque repetite iuvant ….
In un gruppo chiamato a discutere di femminicidio non mi sembra una questione di lana caprina.
Di che cosa si tratta? Come direbbe Laura: di comunicazione.
Dalll’esempio che ho fatto si deduce facilmente che qualcosa non torna.
Nel caso della treccani (in definitiva nella corretta interpretazione linguistica e comunque nel sentire comune) ed in ultima analisi nella maggioranza degli interventi in questo stesso gruppo il femminicidio è un fenomeno che può essere discusso, criticato, ridotto alle sue dimensioni reali e persino analizzato per discuterne una sua ulteriore riduzione. Con riferimento all’ultima che ho detto condivido pienamente l’impostazione che ne da Ettore nel paragrafo “CHE FARE” del suo articolo. L’unico metodo per llavorare correttamente al fenomeno è quello. E non solo nel caso del femminicidio.
La definizione che ne dà il ddl n. 3390 (e presumo, giacché la filosofia è quella, anche nel prossimo che presenteranno, annunciato questi giorni) invece è ben diversa.
La caratteristica principale, scusate il gioco di parole, è proprio “l’indefinibilità”. Non più l’omicidio di una donna. Nemmeno l’omicidio di una donna in quanto donna (definizione che già diventa di per sè abbastanza nebulosa). Quantomeno non solo. Ma, lo ripeto dal ddl n. 3390: “ogni forma di femminicidio, inteso quale negazione della soggettività femminile”.
Ora, a me sembra evidente che quest’ultima definizione, in barba al buonsenso ed alla logica, sia estremamente più ampia. Facendo rientrare in una categoria logica che sta per “uccidere qualcuno” tutta una serie di atti, alcuni ridicoli, altri più seri che con un fatto cosi grave (togliere la vita a qualcuno/a) non dovrebbero, giuridicamente almeno, avere alcuna attinenza.
Vi prego di non ridere per l’esempio, ma se per assurdo (e mica tanto) i criteri fossero come alcuni di quelli enunciati nella famosa ricerca dell’Istat del 2006 potreste dover rispondere di “femminicidio” solo perché vi siete trovati a contraddire la vostra lei su questioni come l’abbigliamento o la capigliatura …. https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_unsure.gif
Ma il punto più importante non è nemmeno questo. Il punto cruciale, da cui necessariamente discende l’indefinibilità di cui prima è che la futura legge si basa non su criteri oggettivi (nelle umane possibilità, certo) ma sulla “soggettività”. Femminile in questo caso. Quindi avremo non più dei riferimenti quanto più possibile “oggettivi” ma, per rimanere in Italia, all’incirca 32 milioni di soggettività.
Ora io mi chiedo e soprattutto chiedo ad Marcello è possibile che una proposta di legge così formulata possa diventare una legge dello Stato? E’ costituzionale? Non lede principi e prassi?
La mia obiezione (anche se sono una rapa in giurisprudenza), spero si sia capito, va al di là del tema specifico ed investe principi di uguaglianza e libertà. Ragionerei nella stessa maniera a parti invertite o anche se la questione investisse altri ambiti.

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Luigi Corvaglia 11:30 am - 22nd Maggio:
Rino 11:46 am - 22nd Maggio:

E’ impossibile avere dati certi, tuttavia mi pare verosimile dire che i maschi che ammazzano (partner o figli) compiuta la tragedia si suicidano in circa la metà dei casi.
La settimana scorsa due padri che avevano ucciso i figli si sono suicidati (uno subito, uno successivamente in carcere, con i lacci delle scarpe).
Anche in questo nuovo caso padovano la conclusione è quella: il suicidio.
http://www.lastampa.it/2013/05/22/italia/cronache/poliziotto-spara-alla-moglie-e-si-uccide-hbaTQwot8OTyjsfbSNk4eM/pagina.html
.
Questi sarebbero i padroni che ammazzano la “serva” diventata libera. Eppure io non ho mai saputo di bianchi che dopo aver linciato un nero corressero a suicidarsi.
.
Le cose vanno diversamente per le madri infanticide, come quella che ha buttato due figli dal terrazzo la settimana scorsa, il cui caso è stato presentato al TG2 domenica immerso in un mare di motivazioni e giustificazioni psicologiche.
Ora, se una madre butta i figli dal terrazzo non è necessario essere psicologici per capire che è malata. I mariti che uccidono e poi si uccidono invece, sono sani…
.
Adesso la legge “antifemminicidio” andrà ad aggravare le pene. Per chi? per i morti?https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wacko.gif
Né per i morti né per i rei vivi, cui la magistratura non perdona nulla e per i quali chiamare in causa la psicologia, le relazioni familiari, la disoccupazione sarebbe “giustificazione del criminale”.
.
Per chi allora questo nuovo giro di vite che si sta preparando?
Esempio stucchevole di domanda retorica, giacché
sappiamo bene per chi e come e perché

RDV

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mauro recher 12:46 pm - 22nd Maggio:

Questi sarebbero i padroni che ammazzano la “serva” diventata libera. Eppure io non ho mai saputo di bianchi che dopo aver linciato un nero corressero a suicidarsi.
—————————————————————————
Se ti può consolare Rino ,nemmeno io, anzi ,come ho detto molto tempo fa ,alla visione di un film “the help” ,dimostrava che anche le padrone bianche non avevano poi questa empatia per le “schiave”
—————————————————————————
Ora, se una madre butta i figli dal terrazzo non è necessario essere psicologici per capire che è malata. I mariti che uccidono e poi si uccidono invece, sono sani…
——————————————————————
Infatti è cosi lampante che ,i due casi in questione, dimostrano un disagio nella convivenza o del rapporto di coppia …ma ti riporto cosa ho letto da qualche gruppo misandrico
Ed ecco cosa si va a generare quando i femminicidi vengono giustificati con le solite frasi “era depresso”, “aveva perso il lavoro”, “era disoccupato”, che qualcuno pensi che l’unica buona soluzione contro la crisi sia ammazzare moglie e/o figli. Perchè bisogna specificarlo sempre che i femminicidi e la crisi economica non hanno alcuna correlazione tra di loro e vorremmo che una volta per tutte, chi non è in grado di affrontare il tema “violenza sulle donne” la smetta di farlo.
su questa notizia qui..(non so se sia la stessa ,comunque si assomiglia molto, tutte queste vicende, più o meno si assomigliano)
Cassintegrato strangola moglie e figlia: «Temeva di non riuscire a mantenerle»

Capite il nesso? Perdere il lavoro ,essere in difficoltà non porta ,uomini o donne a comportarsi in maniera diversa ,ma io dico se ci fanno o ci sono ,esempio banale se io ho da mangiare ,sto bene ,prova a non non poter mangiare (perchè ti mancano i fondi) vedrai come cambia il tuo comportamento …
Invece queste qui ,ti danno una sentenza categorica ..sei uomo e quindi violento

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cesare 3:39 pm - 22nd Maggio:

Negare che chi chi giunge all’omicidio di chi ama sia in uno stato di alterazione mentale, è negare la realtà. Tanto è vero che tutte le madri infanticide finiscono nella speciale casa di cura di Peschiera (BS) che parte proprio dal presupposto di un recupero della consapevolezza di una coscienza stravolta. E’ giusto: sono a Peschiera a farsi curare, contestualmente alla privazione della libertà, perchè hanno ucciso chi “non potevano non amare”: i figli. La stragrande maggioranza dei fatti di sangue tra maschi e femmine, vede maschi che uccidono (et similia) la persona che “non potevano non amare”. Chi fino a ieri era persona equilibrata, mille miglia lontana dal poter lei stessa pensare di diventare un assassino, e poi uccide, può essere assimilata agli assassini veri? quelli per calcolo? il cui gesto può pertanto essere fermato dalla minaccia della pena? è chiaro che questo giudizio è pura follia. Come lo è per la madre infanticida. Ma il movimento femminista, per sua grande sfortuna storica (di questa irruzione eversiva, violenta ed umanamente empia, del parametro sessista di fronte al dolore e al dramma umano, la Storia chiederà il conto al femminismo e lo seppellirà nel disonore. Per inciso: mi sembra che questo giudizio storico negativo è di fatto già in corso di formazione), risponde alle esigenze di repressione e controllo delle elites al potere e, qualunque cosa chieda, soprattutto se viziata da ignoranza, misandria, malafede e opportunismo, riesce nell’intento di tradurla in legge e in campagne mediatiche. Pertanto nessuna “Peschiera” al maschile ma l’assurda teorizzazione che conosciamo. E vagonate di fango sul genere maschile per fenomeni di certa attribuzione psichiatrica. Che fare? Dovremo trovare il modo che queste persone, siano salvate da se stesse, siano curate e contestualmente scontino la pena. O ci pensa lo Stato o si dovrà pensare ad una onlus appositamente creata allo scopo: non si può aspettare oltre che il laccio da scarpe intorno al collo del maschio reo di omicidio di chi ama, sia, come è oggi, l’unica terapia che passa il Sistema, condivisa dalle nostre elites.

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Luigi Corvaglia 2:20 pm - 24th Maggio:

Lunedi 27 maggio approderà in Aula il testo unificato per la ratifica della Convenzione di Istambul
approvato dalla III Commissione (Affari esteri e comunitari).
Iter ratifica Convenzione

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Pappagallus Indignatus 11:27 pm - 24th Maggio:

Ho voglia di vomitare…

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Fabrizio Marchi 10:23 am - 27th Maggio:

sarà dato lo stesso rilievo mediatico a quest’altra terribile tragedia?
Non sarebbe l’ora di interrogarsi in modo lucido rispetto a quanto sta avvenendo invece di promuovere campagne ideologiche e liberticide?
http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/calabria/articoli/1096984/cosenza-uccide-convivente-con-acqua-bollente.shtml

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Luigi Corvaglia 10:39 pm - 9th Giugno:

FEMMINICIDIO. PRONTA LA LEGGE


DDL SUL FEMMINICIDIO, PEZZOPANE: «SUBITO LA LEGGE, SERVE UNA SVOLTA». Un’azione più determinata e incisiva nella prevenzione e nel contrasto al femminicidio. Questa la mission del Disegno di Legge per il contrasto alla violenza sulle donne e al femminicidio, a firma della sen. Francesca Puglisi e dell’on. Daniela Sbrollini, di cui la sen. Stefania Pezzopane è firmataria.
«Serve una svolta, imposta dall’aumento delle donne uccise; 124 nel 2012 e già più di 30 nei primi mesi del 2013, e dall’escalation degli episodi di violenza – ha commentato la senatrice Pezzopane- Occorrono fatti concreti contro il femminicidio: l’avvio dell’iter della legge, la costituzione di una task force del governo, fondi certi per i centri antiviolenza, potenziamento della linea verde 1522. Così come è necessario creare dei pool di intervento territoriale con il coinvolgimento delle forze di polizia, delle associazioni, delle Asl e soprattutto degli uffici scolastici. La legge tocca tutti i piani, certamente anche quello penale, ma soprattutto quello sociale e culturale, e su questa proposta vogliamo coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore i diritti delle donne».

LE MISURE INTRODOTTE. Tra le misure previste dal DDL, l’adozione di un codice di autoregolamentazione per i media; l’istituzione nelle scuole della figura del referente per l’educazione alla relazione; nonché protocolli d’intesa promossi dalle prefetture tra soggetti istituzionali, quali province, comuni, aziende sanitarie, consigliere di parità, uffici scolastici provinciali, forze dell’ordine e del volontariato che operano sul territorio, al fine di contrastare efficacemente il fenomeno degli atti persecutori e della violenza contro le donne; l’istituzione di un apposito Osservatorio sulla violenza nei confronti delle donne, accessibile anche agli enti impegnati in attività di ricerca. Inoltre l’adeguamento delle strutture sanitarie prevedono la formazione di operatori specializzati e preparati ad accogliere, sostenere e soccorrere le donne vittime di abusi. Per le vittime della violenza di genere si prevede una tutela peculiare anche sul piano previdenziale e lavorativo, inserendo tra i livelli essenziali delle prestazioni di accoglienza e socio-assistenziali, le attività volte a fornire misure di sostegno alle donne vittime di violenza sessuale, stalking e maltrattamenti. Si sancisce il riconoscimento della possibilità di costituirsi nel giudizio penale per il centro che abbia assistito la vittima di violenza sessuale, maltrattamenti, stalking La proposta comprende anche la disciplina delle case e dei centri delle donne, quali luoghi nei quali non solo possa trovare tutela la vittima di violenza o di discriminazioni di genere, ma nei quali possa pure darsi libero corso a iniziative di solidarietà e accoglienza rivolte ai figli minori delle stesse donne, a prescindere dalla loro cittadinanza.
Per quanto riguarda l’aspetto penale, si chiede la codificazione di un’aggravante comune per tutti i delitti contro la persona commessi mediante violenza, l’estensione dell’aggravante per lo stalking anche alle ipotesi in cui il fatto sia commesso dal coniuge, ma si prevedono programmi specifici per i detenuti per reati di violenza contro le donne.
……..
Allo stato dell’arte però, sul sito della Camera e del Senato non è possibile reperire il testo di questo DDL.

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Luigi Corvaglia 10:50 pm - 9th Giugno:

Ho però trovato, co-firmataria la stessa Sbrollini, questa proposta di legge: Istituzione del fondo nazionale per il cofinanziamento delle case e dei centri delle donne
………………
Domanda: ma i 50 milioni di euro previsti in questo progetto di legge sono parte di quelli già previsti nel ddl n. 3390 (e presumibilmente nel nuovo ddl) o sono risorse aggiuntive?

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Alessandro 10:00 am - 10th Giugno:

Pezzopane: “La legge tocca tutti i piani, certamente anche quello penale, ma soprattutto quello sociale e culturale, e su questa proposta vogliamo coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore i diritti delle donne».
Eh sì, se dovesse davvero andare in porto tutto questo, cosa altamente probabile, scordiamoci l’Italia che abbiamo conosciuto fino a ora, un Paese con mille problemi ma in cui la discriminazione di genere è stata sconfitta negli ultimi 20-30 anni a questa parte. Ora si ripresenta, camuffata da straordinaria operazione “progressista”, ma a parti invertite. D’altronde le avvisaglie di tutto questo erano nell’aria da tempo: tutta la retorica sulla “dignità della donna”, i “se non ora quando”, preparavano il terreno per l’affondo decisivo. Tutto torna: soldi, scuola, media…era già stato tutto previsto.
Rimane l’ammirazione sbigottita per la capacità di strumentalizzare pochi casi di cronaca nera, trasformandoli in un’emergenza che necessita di interventi straordinari, forse neanche attuati per affrontare il fenomeno della criminalità organizzata.
Ma no, sono io, vecchio retrogrado, che non riesco ad apprezzare il progresso che avanza.

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Luigi Corvaglia 1:02 pm - 12th Giugno:

Il disegno di legge sul “femminicidio” presentato dalla Mussolini&Company: Introduzione del reato di femminicidio

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Alessandro 1:45 pm - 12th Giugno:

Luigi Corvaglia:
Il disegno di legge sul “femminicidio” presentato dalla Mussolini&Company: Introduzione del reato di femminicidio

Si tratta della proposta di legge che arriva dalla destra? Non mi pare che tra i firmatari ci siano esponenti di sinistra, o sbaglio?
Secondo me la destra si occuperà di innalzare le pene per i rei, cosa gradita al loro elettorato forcaiolo meno a quello di sinistra, mentre la sinistra si occuperà d’indottrinare attraverso media e scuola. Tutti uniti, consapevoli o non, nell’applicare il verbo neofemminista. Un bel programmino, niente da dire.

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mauro recher 2:19 pm - 12th Giugno:

Alessandro più o meno quello che ho scritto anch’io (forse sul mio blog) da comunque la si gira si va contro il genere maschile … la destra verso le pene più severe (da ricordare le leggi razziali) e la sinistra da ricordare i gulag (se non erro erano stati creati per indottrinare i “dissidenti”?) ..questo mi fa ricordare i viaggi di Gulliver ,dove che la persona sia piccola o gigante si comportava alla stessa maniera , qui cambiano i sistemi ,ma trovano un unico comune nemico, il genere maschile

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Luigi Corvaglia 11:25 pm - 18th Giugno:
Luigi Corvaglia 5:55 pm - 19th Giugno:

Violenza donne, via libera al Senato. – La Convenzione di Istanbul è legge

……..
Bene. Anzi male.
Da oggi l’Italia entra ufficialmente nell’anno Primo della Grande Era Femminista.
Da oggi l’Italia si è dotata di uno strumento per discriminare legalmente metà della sua popolazione.
.

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Luigi Corvaglia 2:56 pm - 20th Giugno:

Notizia non strettamente attinente alle nostre tematiche. Forse. O forse si. In fondo è sempre farina degli stessi ambiti economico-politici-finanziari:
Ricetta Jp Morgan per Europa integrata: liberarsi delle costituzioni antifasciste

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mauro recher 4:57 pm - 20th Giugno:

un pochino più collegato (anche se quello di Luigi ,fa pensare eccome) ,c’è questo articolo
http://www.huffingtonpost.it/2013/06/20/lavoro-taglio-cuneo-fiscale-giovannini-rinvia-ottobre_n_3472409.html?utm_hp_ref=tw
Non ci sono fondi ,ma se hanno appena approvato una ratifica da 85000000 di euro?

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Alessandro 11:01 am - 21st Giugno:

Ho letto l’intervista postata da Luigi. Tempo fa la destra si era lamentata perchè i libri di testo scolastici apparivano troppo di sinistra. Ricordo perfettamente le reazioni a sinistra: si gridò allo scandalo, giustamente, e si accusarono gli avversari politici di non voler rispettare la libertà d’insegnamento, di volersi intromettere in questioni che non li riguardavano, ecc., ecc..
Poi leggo l’intervista di questa parlamentare che si propone la stessa ingerenza e tutti zitti, anzi tutti plaudenti. Questa è la situazione in atto.
P.s.: i libri di testo sono scritti in buona parte da donne, o da donne e uomini che collaborano tra loro, e, se gli argomenti che trattano lo consentono, danno già risalto alle problematiche femminili qui e altrove.

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Pappagallus Nocturnus 11:02 am - 21st Giugno:

…e dei donnicidi, e dei signorinacidi, e dei stregacidi, e dei fidanzatacidi, e dei moglicidi…

Luigi Corvaglia:
Fedeli: “Commissione parlamentare sul femminicidio”

……
Istituzione di una Commissione parlamentare sul fenomeno dei femmicidi e femminicidi

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