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09 Mag 2012  |  295 Commenti

Video: discriminazioni, violenze e abusi subite dagli uomini e padri separati

Questi che pubblichiamo di seguito, sono una serie di video mandati in onda su network nazionali, relativi alla condizione degli uomini e dei padri separati.

Il fenomeno ha ormai assunto dimensioni talmente vaste e drammatiche che, anche volendo, non può più essere occultato. Da qui l’attenzione di alcuni media a questa tragedia sociale e di genere, che naturalmente viene affrontata,come quella dei morti maschi sul lavoro, solo per il primo aspetto.

Si ritiene quindi che non ci siano le condizioni per poter affrontare anche il secondo, quello di genere, che a nostro parere non può essere separato dal primo. Noi siamo infatti convinti che sia impossibile e soprattutto profondamente errato e depistante scindere i due aspetti e che sia giunta l’ora di affrontare la vicenda nella sua interezza.

La Questione maschile è nello stesso tempo una questione di genere e di classe. E’ ora di dirlo forte e chiaro, senza  timori nè tentennamenti.


295 Commenti

Roberto Castelli 8:00 am - 19th Settembre:

Fino a chè non si traghetterà le folle OLTRE alla visione del conflitto di genere, traslandola in conflitto fra “persone”, il conflitto sussisterà e ti/ci tirerà nel gorgo.

La battaglia contro il fumo di sigaretta, non è stata vinta parlando di polmoni e di cancro, ma di classe, di up grade culturale nell’abbandonarla.
Ed in questa strategia vedo risultati fantastici e certamente applicabili.
RC

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cesare 9:50 am - 19th Settembre:

Roberto ti chiedo una cortesia: puoi articolare meglio la tua riflessione per cortesia? Formulata in questa sintesi non è del tutto chiara. Grazie

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armando 12:03 pm - 19th Settembre:

Roberto, anch’io non so se ho capito. Ma ti faccio un solo esempio. Molte, almeno all’inizio la maggioranza, delle associazioni dei padri separati, ha impostato la questione come rapporto fra le persone del marito/padre e moglie/madre. Comprensibilissimo, causa i veri drammi personali vissuti da tanti padri separati. In un secondo momento è stata fatta entrare nella questione la magistratura e l’applicazione delle leggi in materia di separazione. Giustissimo anche questo. Poi ancora si è constatato che sono le leggi ad essere discriminatorie.
Ma tutto ciò ancora non coglie del tutto nel segno. Perchè tutto nasce dall’essere la QM una questione prima di tutto culturale, del mainstream. Se non è chiaro questo ci si preclude la comprensione della realtà, il che non vuol dire che i maschi e i padri siano buoni per definizione e abbiano sempre ragione. Ci mancherebbe, ma se non si inquadra il tutto in un contesto più ampio, non saranno fatti veri progressi concreti neanche nei casi “personali”, con le ovvie eccezioni, s’intende.

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dia 12:18 pm - 19th Settembre:

volevo chiedergli la stessa cosa! In particolare questo che non ho capito: “…di up grade culturale nell’abbandonarla”.

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roberto 3:13 pm - 19th Settembre:

intendevo dire che se i sistemi fino a qui adottati non hanno scalzato nemmeno la superficie del tetto dei propugnatori della battaglia di genere, forse cercare nuovi mezzi potrebbe significare adottare anche sguardi diversi e proprio per questo che vanno anche in una direzione diversa da quelle che ci si è immaginati fino ad ora.
Se il conflitto è il vero prodotto della guarra di genere
se la guerra di genere è frutto di una furba equazione che porta al gorgo soprattutto il genere maschile, probabilmente il messaggio che ne deve uscire è nuovo, diverso, mai tentato fino ad ora.
Per il tabacco scrivevano il tabacco uccide etc etc con risultati mediocri poichè lo spavento risultava pure un postasfoprtuna, ma appena la cosa è stata portata nel mondo dello spettacolo (non si vedevano più attori fumare) scomparivano sempre più frequenti negli ambienti alla moda persone con sigaretta in bocca, i posacenere scomparivano, si creavano camere a gas per fumatori (come oggi) ecco che la differenza fra chi ne fa uso…un povero schiavo di droga, e chi sa farne a meno, trascina verso l’elevazione e dice al secondo sei meno bestia dello schiavo per cui abbiamo costruito gabbie isolate!
Spero di essere stato chiaro… lo sono stato?
una campagna informativa mirata ad una elevazione spirituale morale e civile di questo tipo probabilmente non è cosa semplice ma penso sia fattibile e certamente, il dopo…farà si che si guardi indietro e si possa parlare di inciviltà.
Dico questo perchè mi occupo di comunicazione, ma anche perchè , sono anche un NON fumatore, consapevole delle “leve” adottate nelle campagne antifumo, molte delle quali sono improntate su messaggi di taglio subliminale e psicologico e la comunicazione verte alla demonizzazione del fumo…..

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roberto 3:18 pm - 19th Settembre:

Armando, credo che essere QM non sia scindibile dal vivere con delle donne accanto e se comprendo che i valori in campo sono enormi e sinceramente mi spaventano per la loro complessità ed obliquità, credo che permettersi di aprire un dialogo e permettersi pure di riscrivere parte della storia delle relazioni M e D, sia un dovere oggi. E’ la mutazione che consente la sopravvivienza degli individui…solo la mutazione, non la pervicace azione compulsiva a ripetere i gesti….

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armando 5:44 pm - 19th Settembre:

Io invece fumo, Roberto. Sono consapevole che non fa bene, ma una volta appurato questo, le persone sono libere di scegliere. E se, toccando ferro, dovessi avere conseguenze dirette sulla mia salute causa il fumo, mi guarderei bene dall’attribuire la colpa alle multinazionali cattive. Questione di consapevolezza e di libertà, semplicemente.In ogni modo, visto che le statistiche ci dicono che il fumo è di nuovo in espansione, e soprattutto nei giovani e fra questi più nelle ragazze che nei ragazzi, mi sa che il tuo esempio vacilli un po’. Ma lasciamo perdere ed entriamo nel merito.
Certo che essere sensibili alla QM non significa rifiutare il rapporto col femminile. Io ho una compagna con cui ho rapporti eccellenti perchè cerchiamo di discutere senza pregiudizi, anche se le nostre opinioni non sempre collimano al 100%. Mi sembra, questo, un buon esempio di dialogo. Ma per dialogare occorre essere in due, e mi permetterai di dire che dialogare con chi pensa che i maschi abbiano sempre oppresso le femmine che d’altra parte sarebbero migliori in tutto rispetto agli uomini, sia un po’ difficile. O no? Ti voglio fare un esempio concreto. Quando qualche anno orsono i giornali dettero grandissimo spazio a quella mostruosa bugia secondo la quale uccideva più donne la violenza maschile del cancro, ebbi occasione di parlarne, durante un trekking, con una donna che era presidente di un comitato cittadino per le pari opportunità. Alle mie affermazioni, d’altra parte documentate con numeri inoppugnabili, rispose che si, anche lei era rimasta un po’ perplessa (ma naturalmente si era guardata dall’approfondire). L’ho persa di vista, ma mi piacerebbe sapere cosa ha dedotto, se da quella falsità infame (e ripeto infame perchè gettava discredito su tutti gli uomini) ha iniziato o no un processo di ripensamento sulla realtà e su come viene offerta dai media, e su come è rappresentata dai gruppi femministi. Sia chiaro, quì non si tratta di dire che le donne sono “cattive” e gli uomini “buoni”, ossia limitarsi a rovesciare lo schema corrente, ma, nell’analizzare qualsiasi fenomeno e nel discuterne, di partire dai dati reali per individuarne origine e rimedi. E non, come invece viene fatto, stabilire una verità ideologica a priori e tacere o distorcere la realtà quando è in disaccordo con l’ideologia. Vuoi un altro esempio? Quando si scoprì l’orrore delle torturatrici di Abu Graib, da buona parte del mondo femminile non si seppe di meglio che attribuire quell’orrore al fatto che le soldatesse avessero introiettato gli schemi maschili e “patriarcali”. Insomma, ancora una volta vittime degli uomini. Ora, mi spieghi quale possibilità di dialogo potrebbe mai esserci con costoro? Per dialogare, ripeto, occorre essere in due.

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roberto 5:45 pm - 21st Settembre:

condivido Armando, anche se il fatto che fumi…non vota a tuo favore,
ma…. dopo tanto tempo senza risultati evidenti e apprezzabili mi viene in mente questa storiella

Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase.

Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato.

Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”.
Sorrise e se ne andò.

Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto:

“Oggi è primavera e io non posso vederla”.

Morale: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.

Questa era l’idea…provare a cambiare strategia! tanto peggio di così non può andare!

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roberto 5:52 pm - 21st Settembre:

PS: la manifestazione del 5 ottobre a Roma che dovrebbe avere come titolo ufficiale: LA BIGENITORIALITA’ SALVA LE FAMIGLIE DALLA MALAGIUSTIZIA…… sul sito dei radicali ha un altro titolo, su quello di Adiantum, pure, ( salviamo le famiglie dalla lalagiustizia) e che c’azzecca direbbe qualcuno il terrmine “famiglia” coi “separati” ? ANCHE NELLA LINGUA IOTALIANA HA ALTRA CONNOTAZIONE E NON RICONDUCE AD ALTRO CHE UOMO+DONNA ED EVENTUALMENTE + BAMBINO……sul sito di Genitori Per Sempre (dott. Vezzetti leader anti PAS) ci si appresta a dire che NON è la manifestazione dei padri…..ma della genitorialità lesa. Questo per dirti che alla fine fanno tutti i cazzi loro e per tutelare le donne (un pewr l’altra ..alla fine) non OSANO e non ritengono strategico, parlare da uomini. Valutano implicitamente che il cosnenso lo si ottenga molto più probabilmente “mediando” e facendo un po gli ipocriti.

Perchè ti dico questo? Perchè dire pane al pane pare non pagare ! allora? è un paese ipocrita? Vuoi insegnare al paese la lingua “diritta” o per parlargli usi la sua?

a me viene il vomito, non so te/voi!
Roberto
r.castelli.posta@libero.it

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armando 11:23 pm - 21st Settembre:

Ma Roberto, tu perori un cambio di strategia, e poi giustamente ti indigni per l’ipocrisia di un linguaggio che nasconde il problema vero, che dissimula e annacqua la questione dei padri separati in una generica questione di lesa genitorialità.
Ora, occorre fare mente locale che quando il femminismo è esploso fra la fine degli anni 60 e l’inizio dei ’70, non trovò in pratica nessuna opposizione vera. Nessuno che osasse dire loro in cosa sbagliassero e in cosa dicessero cose false. Trovarono invece una strada spianata, una vera autostrada di consensi trasversali, uno stuolo di maschi che l’osannavano a prescindere. Poiche escludo a priori che tu voglia certo tornare a quella “strategia”, non rimane che la soluzione da te indicata. Parlare da uomini, dire quello che si pensa giusto. Senza offese gratuite, senza rancore o malevolenza, ma al tempo stesso con decisione e fermezza. Come un adulto fa con un’altro adulto. Ma, correggimi se ti sembra sbagliato, è quello che i movimenti maschili più, diciamo così, maturi e consapevoli, stanno cercando di fare. E, a mio parere, è anche l’unico modo per tentare di evitare una guerra distruttiva che non gli uomini hanno voluto intraprendere. Basterà? Non lo so, dipende anche dalle risposte altrui. Certo che quando si è presi a schiaffi, si ha il dovere di rispondere. Anche perchè sarebbe un tragico errore illudersi che la (falsa) accondiscendenza paghi. E’ vero il contrario. Poi è anche vero che qualche volta rancori e frustrazioni emergono, ma è un prezzo da pagare quando si esce allo scoperto e si pongono questioni così importanti.
armando

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Alessio 8:20 am - 22nd Settembre:

Questa è schiavitù vera e propria.

L’avvocata Vajassa Faldocci aiuta a rendere nota la situazione descritta nei filmati

http://www.feminazileaks.info/daily/scheidung-macht-frei

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Luigi Corvaglia 6:59 am - 9th Ottobre:

http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/10/06/news/non_paga_gli_alimenti_all_ex_marito_condannata_a_un_mese_di_reclusione-22825758/
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Non paga gli alimenti all’ex marito
condannata a un mese di reclusione
Una donna genovese di 47 anni. Per due anni non ha corrisposto all’uomo i 200 euro mensili pattuiti dopo la separazione, denaro con cui l’uomo, invalido, avrebbe dovuto mantenere il loro figlio
Di solito sono i mariti a non pagare le spese di mantenimento alle moglie. In questo caso, è “lei” ad aver sgarrato ed è stata condannata.
Per due anni non ha corrisposto all’ex marito la cifra di 200 euro mensili pattuita come alimenti dopo la separazione, denaro con cui l’uomo, invalido, avrebbe dovuto mantenere il figlio nato dall’unione della coppia.

Per questo una donna genovese di 47 anni è stata condannata dal giudice monocratico Lucia Vignale per la mancata corresponsione degli alimenti a un mese di reclusione (con il beneficio della condizionale), al pagamento di una multa di 103 euro e all’immediato pagamento di una provvisionale di 400 euro. L’ex coniuge ha ricevuto l’affidamento del figlio minorenne avuto con la donna e non riusciva più a mantenerlo.

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Fabrizio Marchi 8:26 am - 9th Ottobre:

“Di solito sono i mariti a non pagare le spese di mantenimento alle moglie. In questo caso, è “lei” ad aver sgarrato ed è stata condannata”, così recita l’articolo pubblicato sulla cronaca genovese di Repubblica.
Detto in questo modo sembra che siano le donne ad essere normalmente e sistematicamente vittime di schiere di uomini e padri separati che non pagano gli alimenti infischiandosene di mogli e figli/e.
Questa conclusione, se uno dovesse leggere quell’articolo senza conoscere la realtà vera degli uomini e padri separati, è inevitabile da parte del lettore, perché l’articolista omette di spiegare che se “di solito sono i mariti a non pagare le spese di mantenimento alla moglie” è perché altrettanto di solito (cioè praticamente sempre o quasi sempre) sono quegli stessi ad avere quell’incombenza (oltre ad essere scaraventati fuori di casa ecc…).
La prova di ciò è proprio che, a parti invertite, una moglie che non paga gli alimenti all’ex marito, diventa addirittura un fatto da cronaca di giornale.
Come potete vedere voi stessi, siamo di fronte ad un classico un esempio di manipolazione dell’informazione. Anche un semplice fatto di cronaca può essere raccontato (e quindi interpretato) in modi diversi, a seconda di come viene riportato e/o commentato.
A onor del vero, una corretta informazione dovrebbe limitarsi a riportare un episodio di cronaca, senza commentarlo; per questa funzione è appunto previsto l’editoriale del direttore, nei casi più importanti, e/o dell’editorialista del settore (cronaca, economia, politica estera, interni, cultura ecc.)
Ma queste sono pratiche da vecchia scuola giornalistica del tutto saltate e i giornalisti sono stati ridotti a meri funzionari di partito. Sono riusciti ad uccidere anche questo mestiere che ha smarrito ormai da tempo il suo antico fascino…
Fabrizio

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cesare 4:32 pm - 18th Novembre:

Da L’Espresso on line del 15 novembre 2011: “Il Cremlino ha trovato un nuovo metodo per zittire gli oppositori: minacciarli di togliergli i figli se non la smettono di disturbare. Spesso con accuse inventate o provocate da lettere anonime”
( http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ora-putin-se-la-prende-coi-bimbi/2166390//1).

Commento: finalmente anche in Russia le tecniche di repressione hanno fatto un passo avanti: hanno imparato come si fa a liquidare gli avversari senza versare sangue. Un passo avanti previsto ed atteso legato alla diffusione delle tecniche di repressione e intimidazione antimaschili elaborate e applicate da tempo dal femminismo in Italia e in tutto l’ Occidente. Dove associazioni pubbliche e private, tramite manuali, consulenze e una prassi consolidata, hanno fanno capire a tutti come, in caso di interessi conflittuali tra maschio e femmina, il ricorso da parte della femmina a false denunce consente di mettere fuori gioco senza rischi, a basso costo, rapidamente e in modo certo, fidanzati, mariti, padri, colleghi, qualunque maschio. Un meccanismo di violenza perfetta: quella che non si deve nemmeno esercitare perchè abbia immediatamente l’effetto voluto sulla vittima.

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Luigi Corvaglia 10:57 pm - 18th Novembre:

http://www.famigliaitaliana.com/articoli/SOS_papa_separati_2138.jsp
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SOS papà separati

Roma, 16 novembre 2011 – Tra gli italiani cresce il numero dei divorzi. Fin qui tutto normale, in uno Stato laico come l’Italia dove il referendum del 1974 portò alla legge sul divorzio.
La difficoltà sorge quando si considerano le conseguenze che questo genera sui componenti del nucleo familiare: figli, mamme e papà. E’ recente l’attenzione ai problemi che vivono molti padri separati, in particolar modo quelli che sono costretti ad accettare un divorzio. Se si possono facilmente immaginare i problemi di carattere affettivo, poco ancora è detto sulle difficoltà economiche che incidono sulla stabilità dei papà separati.
Padri che all’improvviso si ritrovano senza un tetto perché hanno un basso reddito che devono quasi interamente destinare al mantenimento dei figli e della ex moglie non occupata; padri che cadono in crisi depressiva al punto da perdere il lavoro; padri che non riescono più a ritrovare l’equilibrio emotivo della propria vita.
Abbiamo intervistato Fabio Barzagli, presidente dell’associazione Paternità, che da anni si occupa di questa realtà e che ci rilascia le sue idee al riguardo.
Presidente, ogni anno oltre 100.000 famiglie si separano. Cos’è la famiglia oggi?
Le Carte degli Stati ONU dicono “la famiglia è il nucleo fondamentale della società ed ha diritto ad essere protetta” ma nella pratica questo non avviene più. Ideologie e leggi come divorzio, femminismo, liberismo etico e commerciale, ipocrisia e mancanza di eguaglianza civile, hanno mal ridotto questa istituzione educativa, luogo di accoglienza e stabilità, sostenibilità psichica, direzione e senso, ponte tra individuo e società. Ogni 2 matrimoni 1 divorzia (trend in crescita), nelle difficoltà ci si molla, nel divorzio il vero tutelato è chi tradisce, chi lascia ed ha il vantaggio della premeditazione, mentre la persona onesta viene colpita sul fianco e tramortita. Tre separazioni su quattro sono richieste dalle donne (ISTAT). In una società in continua evoluzione e turbolenza la famiglia ha sempre rappresentato un punto fermo, l’embrione dove la solidarietà nasce e come un virus benevolo si spande nel mondo. Ecco, oggi non lo è più. Ed i risultati si vedono sottoforma di disgregazione sociale, corporativismo, sopravvivenzialismo, bullismo, solitudine e malattie depressive ai massimi storici.
Sono tanti i papà in condizioni difficili. Quali sono i problemi che hanno?
In questo quadro già di per se oscuro essere padre separato oggi è davvero difficile. Vuol dire trovarsi d’improvviso, spesso senza demerito o colpa, obbligati a lasciare moglie, casa e figli, e a questo triplice lutto psichico si abbina spesso la perdita di lavoro. Molti padri lo definiscono uno “tsunami” psicologico, un terremoto che devasta gli affetti e gli averi base della loro vita e che ne precipita a migliaia nella condizione di povertà morale ed economica, talvolta, in oltre 100 casi l’anno, a togliersi o perdere la vita nei modi più tragici. A questa tragedia fa eco una assoluta insensibilità e colpevole silenzio delle istituzioni e della classe dirigente Italiana.
Come si risolvono i problemi dei papà separati?
Innanzi tutto col ripristino dell’articolo 3 della Costituzione “uguaglianza civile a prescindere dal sesso” dato che nei Tribunali incredibilmente i Giudici affidano il tempo figli per l’85% alle madri e per il 15% ai padri, e questo genera una sorta di “mercato del figlio” dato che chi se lo accaparra vince i beni dell’altro, casa, assegni, controllo, potere, tutto. La disuguaglianza crea conflitto, è evidente. E questo pesa sulle casse dello Stato (2 miliardi, in termini di processi) e ingrassa avvocati e psicologi (stimati 5-10 miliardi) sulle spalle dei cittadini. Anche verso i figli è discriminazione: ci saranno quelli con 2 genitori e quelli con 1, il divorzio infatti è stata una legge contemplata per gli adulti, ai figli le conseguenze negative, come non avere più, da un giorno all’altro, la famiglia e diventare in 1 caso su 4 orfani di padre vivo (ISTAT).
Qual è la regione o il comune italiano con più assistenza ai papà separati?
Come già detto non c’è assistenza, se non una manciata di mini appartamenti (una decina in tutta Italia sparsi tra Roma, Milano, Genova..) assolutamente inefficace per gli oltre 800.000 padri separati “sfrattati in 30gg” dalle sentenze di un Tribunale. Dal punto di vista psicologico ancora meno, lavorativo non ne parliamo, chi di loro non ha lavoro, o lo perde, non ha alcuna agevolazione o corsia preferenziale (lo Stato “obbliga” all’assegno ma non “garantisce” niente) dato che nei Centri per l’Impiego pubblici gli unici sportelli speciali sono lo “sportello donna” e lo “sportello immigrati”. Rivolgo dunque un forte appello al Parlamento ed ai Governi Locali perché creino con le associazioni nazionali e territoriali (noi siamo disponibili) dei forum di discussione e soprattutto azione per rimettere in sesto i “diritti essenziali” ed una situazione già molto drammatica ma in ulteriore escalation di cui pagano i padri oggi e pagheranno i figli domani.
A.D.

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cesare 12:45 pm - 24th Novembre:

Ed ecco, per il gratuito massacro come persona, come maschio, come padre, il turno del portiere di calcio Matteo Sereni. Era da aspettarselo, come due più due fa quattro, non solo perchè in causa di divorzio conflittuale con la moglie, ma anche perchè ha avuto il coraggio, con una dichiarazione pubblica nei format sportivi, dopo una splendida partita nel Brescia, il 13 settembre di quest’anno, di portare alle masse maschili delle tifoseria del calcio italiano la consapevolezza che la legge in caso di divorzio conflittuale toglie per sempre ai padri i figli assegnandoli in esclusiva alla madre. Sereni in quella occasione aveva dichiarato: «Sono contento di essere stato il migliore in campo, così posso dedicare le mie parate ai miei due figli, che non vedo da troppo tempo e non per colpa mia».
Ora, come da copione, viene accusato di abusi sessuali sui figli dalla moglie da cui sta divorziando. E probabilmente non solo: gli stanno facendo pagare il coraggio dimostrato. E’ ormai di pubblico dominio e comprovato che sono numerose le donne (e i loro avvocati e addirittura come in Germania le associazioni femministe) che costruiscono false accuse, e questo tipo di accuse, per risolvere a proprio vantaggio le cause di divorzio (e non solo): nel 95% dei casi le accuse di questo tipo si dimostrano false. Di fatto commettono omicidio morale e spesso fisico del padre dei loro figli e distruggono i figli stessi. E non corrono nessun rischio quand’anche fosse provato che l’accusa non aveva fondamento: fanno parte di quella criminalità “innocente” creata dall’ideologia femminista che ha ispirato le leggi e la giurisprudenza italiana, così che la falsa accusa si è rivelata storicamente passaggio vincente e obbligato nelle cause di conflitto familiare e in generale tra femmina e maschio. Gesti consapevolissimi, e ben peggio che omicidiari, usati da diversi decenni per far fuori il maschio scomodo, accolti come gesti di responsabilità e di liberazione dall’ “oppressione” maschile e paterna dai media che condividono, fra le tante follie, anche quella del massacro del diritto, del maschile e della paternità. Coraggio papà Matteo.

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cesare 6:26 pm - 28th Novembre:

Da Il Foglio 28 novembre 2011:

Mantenimento: Francesco A., 47 anni, due figli, un lavoro come insegnante di latino e greco in un liceo romano, separato.”E quando esco da scuola invece di andare a casa vado alla mensa di Sant’Egidio e mi metto in fila per un pasto, di nascosto”. Lo stipendio di Francesco è di 1.630 euro, il giudice al momento della separazione ha deciso un assegno di mantenimemnto di 1.250. la differenza fa: 380 euro.

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fulvioterzapi 6:55 pm - 28th Novembre:

ne hanno parlato al tg2 venerdì e stasera su raiuno. l’opinione pubblica sta gradualmente prendendo piena consapevolezza di questa emergenza sociale.

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Fabrizio Marchi 9:36 am - 29th Novembre:

Sì, quella di ieri su Rai 1 l’ho vista anche io. Tutto sommato, date le circostanze, meglio questo che niente, anche se naturalmente nell’ambito della trasmissione, durata circa 40 minuti, ci si guardava bene dall’affrontare il vero nodo della vicenda, e cioè come e perché si è arrivati a questo punto.
E’ ovvio che la condizione dei padri separati non è l’origine del problema ma solo uno dei drammatici effetti del processo di criminalizzazione degli uomini portato avanti senza tregua e senza esclusione di colpi da quarant’anni a questa parte dal femminismo, naturalmente supportato da tutto il baraccone politico-mediatico e da tutta la schiera di anchor women, conduttori, conduttrici, “psicologi”, “sociologi”, “consulenti”, “esperti” e “strilloni” di vario genere a stipendio.
Naturalmente, per la par condicio (e per non incappare nella rappresaglia politico-mediatica femdominista), era presente in studio anche una moglie separata che ha ribadito come anche le donne soffrano nei casi di separazione. Lei naturalmente è una di quelle che non ha chiesto una lira all’ex marito, ha accettato per quieto vivere ( parole sue) di vendere la casa, e si è costruita da sola una casa prefabbricata su un terreno regalatole dal padre. E va bè…
Il tutto, ovviamente, per trasmettere il messaggio, sotto traccia, che non si tratta di una questione di genere, che questa situazione non è il risultato di una ben più ampia e strutturale condizione di oppressione sociale, di genere, culturale e quant’altro, ma che è solo un problema di ordine “pratico”, di un sistema di leggi non adeguate o della loro cattiva applicazione, di disagi “oggettivi”, separazione, casa, affitti, mutui da pagare, alimenti, disagi economici e pratici di vario genere ecc.
Non è il primo servizio in tal senso. Ormai ne sono stati realizzati molti e su tutte le reti. Il “sistema” si è reso conto che la questione è esplosa nella sua drammaticità e non può fare a meno di affrontarla. E lo fa in questo modo, disinnescandola completamente nel suo potenziale “eversivo”, per ciò che essa realmente è (oppressione di genere e di classe) e può rappresentare.
Facciamo dunque molta attenzione. Non lasciamoci ingannare…
Fabrizio

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cesare 10:19 am - 29th Novembre:

Beppe Fiorello sarà un padre separato nella fiction televisiva “Sarò sempre tuo padre”, in onda in prima serata su Raiuno oggi, 29 novembre.
Nel presentare la fiction domenica scorsa al primo pomeriggio, su RAI UNO, Beppe Fiorello ha detto cose sacrosante e coraggiose fra cui fondamentale questa: chiamare padri separati i padri è un pesante errore, dalla conseguenza gravissima di tradire la realtà delle cose e i padri stessi. Infatti i padri in questione sono padri separati non in quanto sono separati dalla moglie, aspetto del tutto secondario dato che è stata separazione scelta da marito e moglie, ma sono padri separati perchè SEPARATI DAI FIGLI. E separati con atti di arbitrio giudiziario assoluto, del tutto anticostituzionale cui segue spesso la separazione con atti di gravissima violenza fisica e psicologica poliziesca (la fiction mostra l’arresto, davvero orrendo, stile squadracce fasciste, del padre davanti al bambino fuori della scuola). E’ questa la separazione che è violenza innaturale, una superviolenza, compiuta in nome del Popolo Italiano, che invece ne è tenuto all’oscuro e non ne sa nulla o poco. Violenza che spesso è indicibile, cioè tale da non poter essere nemmeno espressa a parole ma solo con gesti di disperazione e di follia. Dunque d’ora in poi in questa Repubblica Italiana, in cui il senso delle parole, le regole del buon senso e i principi costitutivi della democrazia vengono ogni giorno sovvertiti dai militanti del partito femdominista, è opportuno ridare almeno alle parole padri separati il suo vero sifgnificato: PADRI SEPARATI DAI FIGLI, e separati dai figli con la violenza dell’arbitrio e dell’illegalità sostanziale, con la violenza fisica e la violenza psicologica.

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giovanni 10:42 am - 29th Novembre:

la differenza fa: 380 euro
che schifo, è vergognoso!!!e certe (molte??) fanatiche femministe integraliste talebane addirittura non vogliono che se ne parli, o addirittura VOGLIONO CHE NON SE NE PARLI!!!!mi fanno schifo, mi fanno orrore, mi fanno vomitare, mi danno il voltastomaco!!!!solo di donne bisogna parlare, ovviamente scandalizzandosi e facendo drammi per delle pubblicità che ha visto la partecipazione di modelle consenzienti e pagate fior di quattrini!!!!ah ma questo offende la dignità della donna…invece vivere con quattro spiccioli xkè si è obbligati da giudici e leggi sessiste a dare tanti soldi all’ex, questo non offende la dignità dell’uomo, no!!!!evidentemente x codeste femministe gli uomini di dignità ne hanno poca o niente!!!!!

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cesare 6:46 pm - 29th Novembre:

Lucio Magri fondatore del quotidiano Il Manifesto si è dato la “morte dolce” in una clinica estera dove darsi la morte con l’assistenza medica si può. Taccio sulla sua scelta: chi mai può giudicare? ma non taccio il mio dispiacere e la delusione: il maschio che aveva fame e sete di verità e giustizia, e che, lo ricordo in un comizio “volante” ad un incrocio del mio quartiere, dava coraggio e speranza alla gente semplice e povera ha scelto di darsi la morte.

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Fabrizio Marchi 7:20 pm - 29th Novembre:

Io invece, caro Cesare, sono dispiaciuto, ma non deluso. La sua scelta, che rispetto profondamente, è stata a lungo ponderata e sicuramente sofferta. Sono anzi convinto che proprio questa sua scelta debba farci riflettere, e non mi riferisco solo alla modalità ma alle ragioni, certamente private e personali, ma io credo anche legate al contesto storico, culturale e politico che lo hanno spinto a prendere questa drammatica ma lucidissima decisione.
Lucio Magri. Un Uomo del Novecento, un Uomo integro, un Uomo coerente, un Uomo di grandissimo spessore intellettuale e politico.
Di Uomini di tal pasta ce ne sono sempre di meno. E non è bene.
Onore a lui.
Fabrizio
p.s. ne riparleremo più avanti, per ora invito tutti al silenzio e al rispetto.

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giovanni 8:32 pm - 29th Novembre:

ecco cosa scrive mary di unaltrogeneredicomunicazione:
Io penso che un padre non si deve ricordare di esserlo solo dopo la separazione . Ma in Italia purtroppo non c’è la mentalità. C’è un risveglio della paternità questo è vero perchè fino a 20 anni fa nessun uomo si poneva il problema della sua condizione di padre una volta separato, ma quando si è in coppia sposati nessuno ancora si mette il problema che anche lì ci sono doveri di padre, perchè quando si è in coppia si relega tutto alla madre e ancora si dà per scontato che è compito solo della madre quello di stare accanto ai figli, mentre quando si è separati allora salta fuori il papà che dice: pure io ho diritti di genitore?
Se no poi iniziamo a credere che certe persone tirano in ballo la questione del padre per sottrarsi dal mantenmento di mogli e figli. Io sono favorevole al mantenimento pure della moglie quando questa non lavora, finchè in Italia non si fa nulla x promuovere il lavoro femminile e ci sono mariti che chiedono alle mogli di non lavorare allora io sono favorevole perchè poi una volta separate come campano ste donne?
E poi spesso i padri separati che non pagano mantenimento e alimenti sono spesso uomini benestanti (per esperienza personale) e mai uomini operai che si fanno un mazzo così e con 1000 euro al mese riescono a campare exmogli e figli.
Io credo fermamente che in Italia ci vuole una lobby anche di madri separate e non capisco perchè si parla solo di padri separati ma mai di madri separate come se stanno tutte bene. A parte il fatto che gli assegni di mantenimento sono miseri (ovviamente non perchè gli exmariti sono avari ma in base al reddito loro che è spesso precario) e quindi costrette ad essere povere.
Bisogna fare una legge che consente alle donne di lavorare tutte e di non essere dipendenti economicamente dal marito ed exmarito perchè questo a pensarci bene è anche un fattore che impedisce a molte donne di salvarsi dalle violenze di alcuni ex o mariti mossi dal pensiero “ti mantengo quindi sei ancora mia, appartieni a me!” ed è triste questo. i padri e mariti separati si sono mai posti questo problema? se si creassino condizioni lavorative per le donne?

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giovanni 8:36 pm - 29th Novembre:

dicono di essere contro gli stereotipi ma di stereotipi negativi verso gli uomini ne hanno e ne fomentano a tutto andare…adesso abbiamo creato lo stereotipo che i padri vogliono essere talisolo dopo la separazione, e non prima!!!evvai con gli stereotpi di genere!altro stereotipo: i mariti obbligano le mogli a stare a casa e non lavorare, vietano loro di lavorare!!!

altro: le ex mogli non riuscirebbero a vivere se gli ex mariti non dessero loro soldi, perchè le donne non hanno alcun modo di lavorare!!!!!!!

ciliegina sulla torta:ci dovrebbero essere associazioni di madri separate che difendono gli interessi della categoria!!!a parte che da difendere mi sa che non c’è molto, visto che sono iperprivilegiate rispetto ai padri separati, ma poi mi domando se secondo costei andrebbero difese anche quelle che scelgono di non fare vedere il figlio all’ex e quelle che non hanno voglia di lavorare e sfruttano l’ex x farsi mantenere!

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Luigi Corvaglia 10:08 pm - 29th Novembre:

Fabrizio
non ho parole migliori da dedicare a Lucio Magri.
Mi associo alle tue.
Luigi

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armando 10:40 pm - 29th Novembre:

Silenzio e rispetto sono dovuti. Ne riparleremo, ma per quanto mi riguarda non delle scelte individuali, mai giudicabili. Piuttosto del “contesto”.
armando

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Fabrizio Marchi 8:15 am - 1st Dicembre:

Ieri ho visto la fiction su Rai 1 con Beppe Fiorello sui padri separati. Naturalmente il tutto era affrontato con i limiti che sappiamo e che abbiamo già evidenziato: cattive leggi da cambiare, mala giustizia, psicologi di parte ecc. , la ex moglie che recita la parte di una donna in totale buona fede (ribadita sempre dall’ex marito in ogni circostanza) manipolata dall’avvocato (le donne restano comunque innocenti, né poteva essere altrimenti, anche se l’avvocato “cattivo” è donna anch’ella) e via discorrendo. Non poteva ovviamente mancare il finale a lieto fine soprattutto per uno sceneggiato in prima serata su Rai 1 in cui i due finiscono per riappacificarsi amorevolmente con lei che gli getta le braccia al collo e gli spiega che non si rendeva conto del male che gli stava facendo riducendolo in quella maniera e soprattutto proibendogli di vedere il figlio…(va bè, tiremm innanz…)
La scena finale lascia anche immaginare che i due possano tornare di nuovo insieme…
Sappiamo perfettamente che la realtà è ben diversa… Ciò nonostante, ragionando da un punto di vista politico (che è ciò che conta) è comunque molto importante che una fiction come questa sia stata prodotta, realizzata e mandata in onda su Rai 1, cioè il canale pubblico (nazional-popolare) tuttora più seguito. E’ il segnale che in qualche modo l’egemonia culturale femdominista, tuttora potentissima, comincia a mostrare qualche crepa. Fino ad una decina di anni fa una iniziativa di questo genere sarebbe stata assolutamente impensabile.
Insomma, meglio (molto meglio) questo che niente. Non è neanche casuale, ovviamente, che la fiction sia andata in onda su Rai 1 dove la componente cattolica e le gerarchie vaticane hanno il loro peso. A tutt’oggi è così. Piaccia o no, ne dobbiamo prendere atto. Il mondo cattolico (ma non tutto) è l’unico che, allo stato, non prende parte al pestaggio sistematico antimale e, sia pur molto timidamente (e con molte contraddizioni), cerca di frapporre degli ostacoli al processo di criminalizzazione degli uomini, pur senza mai affrontare di petto il femminismo e i suoi derivati (il femminismo è riuscito ad intimorire anche il Vaticano, ma vi rendete conto quale potenza possa costituire il controllo della “psicosfera”?…).
Fabrizio

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cesare 10:35 am - 1st Dicembre:

C’era anche RAI DUE ieri Mercoledì, alle 15, nel programma Pomeriggio sul due, a trattare l’argomento. Trattato a onor del vero (a partire dalla fiction) con incredibile franchezza:
1) un’avvocato ha dichiarato che gli avvocati per far vincere la loro parte (la donna) compiono veri e propri atti illegali, alias compioni crimini,
2) che la fcition mostrava una realtà edulcarata rispetto a quanto di terribile succede davvero
3) Milo Infante, il conduttore, un pò stravolto da queste cose, ha fatto ammenda “perchè questa situazione che dura da dieci anni noi giornalisti ce la siamo fatta scappare”.
Di assolutamente sorprendente (perfino ridicolo tanto repentino, drastico e acritico il cambiamento di atteggiamneto e giudizio) il coro di donne presenti che con un cambio di registro a 180 gradi rispetto ai cori antipaterni e antimaschili di sempre, si schieravano commosse e partecipi in difesa dei padri massacrati. Poi, il programma è proseguito sul tema: quanto è bello il matrimonio con testimonianze di coppie famose. Forse si sono accorti che con questo diritto di famiglia nessun maschio, minimamente informato e responsabile, si sposa più.
Del resto lunedì mattina ero su un taxi con radio accesa su un programma dove un avvocato matrimonialista invitava i maschi a non sposarsi: “il mio studio è affollato di maschi che si sono trovati a mendicare la minestra alla moglie dopo averle dato tutto e pagandole ancora adesso, tutto”.

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armando 12:50 pm - 1st Dicembre:

Concordo con quanto scritto da Fabrizio e Cesare. Nonostante le ombre, la fiction è un evento positivo. Credo anch’io che di più sarebbe stato impossibile pretendere. Poi starà ai telespettatori, che sono stati moltissimi, giudicare la credibilità e la veridicità dei personaggi, come la moglie “ingenua”, o l’assistente sociale che prende a cuore quei padri quasi guidandoli verso il riscatto.
Una cosa che, credo, avrà impressionato lo spettatore è il contrasto fra la freddezza delle leggi e delle regole (sul rispetto delle quali insiste molto la moglie), e il senso di amore del padre che a quelle regole viene costretto a piegarsi.
Ma quelle leggi ingiuste e inumane, e quì è un punto debole, non nascono dal nulla, come sembra nella fiction. Hanno una lunga storia e sono frutto di scelte precise di cui qualcuno porta la responsabilità. Sono nate in un clima culturale svalutativo del padre e della sua importanza. Quello stesso clima che induce la moglie a pensare di “fare il bene del figlio” impedendogli di vedere il padre se non nei binari stretti imposti dalle “regole”. Di questo clima c’è poco, nella fiction, purtroppo.
Un’altra cosa che mi ha colpito in negativo, e che fa il paio con la precedente, è che pur di fronte ad un marito che viene lasciato senza che abbia commesso nulla di male, la tendenza è sempre quella di addebitare a lui la responsablità dell’evento. Perchè non l’ha messa al centro, non le è stato vicino, perchè non l’ha capita, perchè non l’ha valorizzata, perchè ha dato tutto per scontato…perchè…..perchè……perchè…. Mille perchè, magari spesso anche veri, in parte, ma al centro dei quali esiste sempre e soltanto il dovere maschile di prestare attenzione alla propria donna, ma mai il reciproco. Come se nel matrimonio non esistesse scambio reciproco, o peggio come se nel matrimonio la donna fosse a priori il polo positivo mentre l’uomo la polarità positiva dovesse guadagnarsela costantemente.
Concezione che in un contesto culturale diverso dove ruoli, funzioni, pesi e contrappesi erano tutt’altri da quelli odierni, aveva un senso. Ma che trasportata all’oggi, dopo la rivoluzione sessuale e femminile, sancisce solo la subalternità psichica degli uomini. E’ vero, come si diceva all’inizio, che non si può pretendere ragionamenti troppo sofisticati dalla Tv, ma qualcosa che inducesse a riflettere su questi aspetti sarebbe stato importante.
armando

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Rita 12:50 pm - 1st Dicembre:

ho visto anch’io la fiction: credo sia stata fatta molto bene. La “buona fede” della moglie potrebbe anche essere verosimile.
Non l’ho ricondotta alla forzatura della donna innocente. Il personaggio delineato mi sembra reale, certi tipi di donne esistono. Sono quelle che non se la sono mai “cavata da sole”. E sono tante. C’erano dialoghi interessanti: il marito lavora per “dovere”, ne trae forse anche piacere, ma essenzialmente è consapevole inconsciamente che quando lavora, la testa la deve mettere lì perchè non è soltanto in gioco la sua realizzazione personale. Il suo lavoro è essenziale, direi vitale, per la famiglia. Tanto è vero che anche quando la famiglia viene sfasciata dalla moglie, l’onere ricade su di lui. Lei non si dà da fare per cercare un lavoro maggiormente remunerativo. Piuttosto continua ad inseguire il suo sogno di scrivere articoli accettando anche di lavorare gratis. Alice nel paese delle meraviglie. Non l’ho vista assolvente per le donne. Questo tipo di innocenza non è lusinghiera. E’ appunto quella di chi non ragiona, di chi non pensa e non si preoccupa delle conseguenze delle sue azioni perchè non riesce ad immaginarle, come i bambini insomma. (infatti si fa manipolare, ora dall’amica, ora dall’avvocata). Che crede incondizionatamente al principio di autorità (il professore psicologo). E infatti il padre lucidamente a un certo punto gli dice che l’unica che avrebbe bisogno di uno psicologo è lei.

Molto ben delineate anche le figure del padre di lei e delle amiche (l’una “frenante” che invitava alla ponderatezza e l’altra della serie “ci sei tu e basta”).

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Fabrizio Marchi 2:50 pm - 1st Dicembre:

Condivido l’ultimo intervento di Armando, in particolare quando scrive:”… come la moglie “ingenua” o l’assistente sociale che prende a cuore quei padri quasi guidandoli verso il riscatto”.
Mi rendo conto della difficoltà, dato lo stato delle cose, di poter “fare di più” (è già molto quello che è stato fatto), però proprio questo esempio citato da Armando ci fa capire molto del clima nel quale la fiction stessa è maturata ed è stata concepita.
L’assistente sociale in questione è una donna (ma guarda un po’…) ed è in qualche modo l’ispiratrice stessa della “rivolta” al punto tale che nel finale è lei stessa a guidare un gruppo di padri separati in corteo con tanto di cartelli e striscioni (immagina altamente simbolica, un gruppo di uomini guidato da una donna), un po’ come Lawrence d’Arabia alla testa di un esercito di guerrieri bedù…
Ma non è tanto o solo questo il nodo cruciale. Il punto vero, è la preoccupazione costante da parte del regista di scongiurare una possibile accusa di colpevolizzazione del femminile. Come ha sottolineato Armando sembra quasi che la condizione di questi uomini e padri separati cada dalle nuvole, sia una sorta di dato di fatto di cui non si capisce l’origine. Il finale è quasi una festa dove tutti e tutte, uomini e donne, allegramente e festosamente, applaudono ai padri che si sono incatenati per protesta, gridano slogan contro la mala giustizia che sarebbe responsabile di questa situazione e invocando nuove leggi.
Insomma, la “colpa” non è certo degli uomini ma neanche delle donne (e neanche del “sistema”), finale ultrabuonista alla “volemose bene”, dove nessuna/o è responsabile di tutto questo male se non una legge asettica e cinica piovuta dall’alto e voluta non si sa da chi che fa diventare “cattiva” anche chi, di suo, sarebbe invece “buona”.
Ripeto, di più non si poteva probabilmente fare ed è già molto ciò che è stato fatto e, come è stato già ricordato, a buon intenditor poche parole…
Il quesito è: quanti sono i buoni intenditori?…
Fabrizio

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cesare 3:58 pm - 1st Dicembre:

Ricordiamoci sempre che dietro qualunque maistream culturale e ideologico (come quello per esempio femminista che in questi ultimi decenni ha mirato con demoniaca consapevolezza e assoluta determinazione alla distruzione del valore e dell’immagine della paternità e del padre) c’è sempre, fra altre cause, anche un business concretissimo da cui dipende il reddito di centinaia di migliaia di addetti: c’è una fabbrica dei divorzi* e una fabbrica degli affidi in comunità con fatturati da far impallidire il fatturato della FIAT ai tempi d’oro. Basta pensare agli avvocati, agli psicologi o ai Servizi Sociali (chiamati anche SS per l’impreparazione e la totale insensibilità umana sovente dimostrata). Tutta questa gente (anche se naturalmente c’è chi è mosso dalle migliori intenzioni), resta comunque sottoposta alla regola ferrea di ogni fabbrica: o trova “clienti” o chiude. E a differenza delle fabbriche, gli addetti a questo tipo di fabbriche i clienti se non li trovano, possono fabbricarseli.

* vedi il libro “La fabbrica dei divorzi. IL diritto contro la famiglia” di Massimiliano Fiorin, ediz. San Paolo

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Leonardo 6:28 pm - 1st Dicembre:

Nelle fiction televisive certe cose non si possono fare ma nei film sì. Io non ho visto il programma perché avevo altro da vedere, però volevo ricordare che Lars Von Trier con Antichrist, che chiaramente ha fatto un film scioccante, orrorifico, non per tutti e che pochi hanno capito perché non affronta certi temi in modo realistico, è stato bollato come misogino e ha avuto dure critiche, come se avesse voluto colpire con il tema del male al femminile sbattuto in faccia allo spettatore in quel modo.

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cesare 7:05 pm - 1st Dicembre:

Un ultima considerazione dalla citata fiction in tv: risulta evidente che quando si tratta di massacro del padre e dei maschi la preoccupazione ossessiva ( ne sono terrorizzati) dei media e della politica è che non se ne parli nella prospettiva di genere e non emerga la responsabilità di genere in tale massacro, ma anzi appaia il contrario: 1) sono sempre “persone”, “genitori”, “morti bianche”, “appartenenti al contingente militare”, ecc. ecc. (per cui per esempio è un vero segreto mediatico il sesso dei morti ogni giorno sul lavoro (http://cadutisullavoro.blogspot.com/), dei morti in casa, dei suicidi, dei morti sulla strada, dei morti in Afganistan, o per uranio impoverito, i feriti, i mutilati, i disoccupati; così come non esistono per i media i maltrattati in casa, i rovinati e i suicidi per sentenze sessiste di divorzio o per false accuse di violenza da parte di donne); 2) e a soccorso di questi maschi massacrati ecco le immancabili eroine in nome e per conto dell’intero genere femminile. Al contrario, non c’è incidente o danno subito da donne di cui non si dia immediatamente notiiza e la lettura di genere e si colga l’occasione per l’accusa ai maschi di ogni responsabilità. E’ così da decenni.
Si può allora concludere che questa è una scelta politica, che ha un nome e si chiama scelta di una politica di vera e propria guerra? guerra che da decenni è stata scatenata contro i cittadini maschi?Lo domando perchè se il nome guerra è quello giusto a indicare quello che da decenni si sta facendo contro i cittadini maschi, volevo ricordare che ad oggi i maschi che si sono accorti di questo trattamento speciale sono pochi. I quali pochi saranno offesi, saranno stupiti, saranno arrabbiati, saranno scandalizzati, ma sono perfettamente in grado di gestire in modo costruttivo questi sentimenti così amari quanto giustificati. Ma volevo anche ricordare che a insistere in questa assurda violenza antimaschile ufficializzata e legittimata, può anche arrivare il giorno che se ne accorgono tutti, i maschi. Quel giorno, se verrà, e a mio avviso verrà, allora soprattutto per chi promuove campagne mediatiche, ricerche statistiche fasulle, “ignobili campi di rieducazione”, leggi e carcerazioni speciali antimaschio, con irresponsabilità infantile, leggerezza da avanspettacolo e delirio da onnipotenza, formulo il sincero augurio che il rendiconto possa assumere la forma di civilissime riflessioni e generosi consigli come quelli che si formulano qui.

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Rino 9:01 pm - 7th Dicembre:

Separazioni: le DD sono le prime vittime.
Le madri separate rappresentano una emergenza sociale, anche perché sempre a loro vengono affidati i figli…
Che sia una controffensiva alla fiction di B. Fiorello?

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/12/07/news/separazioni-26238532/?ref=HREC2-7

RDV

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Fabrizio Marchi 10:25 pm - 7th Dicembre:

“Che sia una controffensiva alla fiction di B. Fiorello?” (Rino)
Non c’è dubbio, magari non in particolare alla fiction di Fiorello, ma è evidente che negli ultimi tempi, obtorto collo, la tragedia degli uomini e dei padri separati è assurta alle cronache, nè poteva essere altrimenti, data l’entità (e la drammaticità) del fenomeno.
Non poteva quindi tardare una risposta mediatica organizzata. Hanno capito che qualcosa sta bollendo nella pentola e corrono ai ripari, naturalmente sciorinando dati, statistiche, numeri, percentuali.
Ormai è chiaro che tutto ciò (sondaggi, numeri, statistiche ecc.) ha perso completamente di valore e soprattutto di veridicità, dal momento che tutto può essere affermato e negato, detto e non detto, trasformato, modificato, plasmato, se non addirittura inventato di sana pianta, come la questione della mano omicida degli uomini come prima causa di morte per le donne, menzogna sbandierata per anni e anni con tanto di cifre e statistiche…
E’ una “strana” guerra questa, non ufficialmente dichiarata e quindi non riconosciuta. Si svolge parallelamente alle altre guerre di sempre, cioè quella esterna, imperialista, e quella interna, sociale o di classe, che dir si vuole (rispetto alle quali non è certo estranea). E’ apparentamente meno cruenta perchè provoca un numero ovviamente minore di morti ma è psicologicamente altrettanto se non ancora più devastante.
Può sembrare incredibile ma per me è così.
Fabrizio

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Luigi Corvaglia 10:26 pm - 7th Dicembre:

Sono andato a cercare cos’è di preciso un “focus” dell’ISTAT. In generale. In cosa consiste, metodologie di indagine e quant’altro.
Non ho trovato, ad ora, niente. Qualcuno può darmi una dritta?
Da quando ho capito come girano le cose la dentro, non riesco a credergli nemmeno se mi leggono l’elenco telefonico.

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mauro recher 11:02 am - 8th Dicembre:

infatti Fabrizio e Rino ,si possono leggere commenti di questo tipo (fatti da un uomo)
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Come possiamo stupirci, se giusto qualche giorno fa su Rai 1 è andata in onda una fiction molto manipolatrice, se così si può dire, sul tema dei padri separati? che ho visto infatti citata nei commenti critici all’articolo di Ravera, quindi non è del tutto fuori tema (e spero di riuscire a farne un mini-documentario, anche se dovrei prima recuperare la registrazione della I parte) e ne parlo anche perché mi pare un sintomo di quanto la situazione sia preoccupante squisitamente nel nostro Paese.
Quella fiction intendeva portare all’attenzione dell’opinione pubblica il fenomeno sociale dei padri separati, o meglio di quei padri separati in condizioni di difficoltà e d’indigenza per le presunte discriminazioni attuate dalla legislazione sulle separazioni coniugali, ma lo ha fatto in maniera ambigua e scorretta: il modello maschile proposto è tratteggiato con tutti i difetti della vecchia cultura patriarcale, inclusi comportamenti antisociali (intimidazioni, aggressioni, gelosia ossessiva, stalking), e tuttavia è portato ad essere percepito come positivo con espedienti imperniati sull’empatia, come la popolarità dell’interprete (Beppe Fiorello ha sempre impersonato personaggi buonissimi in questo tipo di contesti televisivi) e l’esaltazione dell’affetto per il figlio, che fanno percepire le conseguenze delle sue ripetute violazioni della legge e della libertà della madre come “sfighe” – termine usato persino dai blogger di Tv nelle recensioni a caldo, mentre il riassunto della Rai li chiama “errori” che è già un eufemismo e non è una definizione corretta, nemmeno per la perdita del lavoro e per l’incidente d’auto, che nella sceneggiatura sono semplici conseguenze dei comportamenti irresponsabili, che provocano l’inasprimento di condizioni e restrizioni che all’inizio non erano affatto vessatorie per l’uomo né schiaccianti per il ruolo paterno.
L’effetto negativo sull’immagine delle donne è pesantissimo: la madre rappresentata nella fiction, pur limitandosi soltanto a reagire – e non senza sofferenza né incertezze – ai comportamenti irresponsabili e molesti del marito separato, viene percepita come “malevola” (Tiberio Timperi, conduttore Tv e padre separato) e “rigidissima” (Bernardini De Pace, avvocata matrimonialista e attenta ai diritti delle donne!), “cattivissima”, per non dire una serie d’insulti e turpiloqui che io sono rimasto attonito nel leggere… perché una sceneggiatura simile, privata dell’elemento empatico, sarebbe trasponibile a tanti di quei film-dossier sulle donne maltrattate che venivano da USA ed Europa negli anni ’80 e ’90.
Anche in questo insomma, temo che siamo l’unico paese dove un simile modello maschile possa ancora venire divulgato ed esaltato in Tv, mentre voi donne, avete capito come siete giudicate? capite cosa si chiede da voi, cosa ci si aspetta? Se vi difendete, se non siete molto indulgenti, insomma se siete come gli uomini a cui la gente perdona molto, siete considerate malevole, cattive, insensibili, siete voi le antisociali.
C’è allora da meravigliarsi che si riscontrino anche vere prevenzioni al contrario, come quella di una mia collega che ha criticato la fiction senza averla vista, soltanto per il suo intento sociale, ritenendo che il fenomeno dei padri vessati e indigenti sia una casistica talmente insignificante da non meritare un risalto del genere sulla prima emittente di Stato, in confronto a quella delle violenze subite dalle donne?
Abbiamo tanta, ma davvero tanta strada da fare ancora, di dialogo e comprensione da fare per la parità di diritti e anche di percezione tra i generi.
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credo che sia anche inutile commentare ….

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sergio 12:11 pm - 8th Dicembre:

Mi sono avvicinato alla questione maschile solo in tempi recenti e mentre, inizialmente, ero portato a pensare che certe deformazioni della realtà fossero da attribuire quasi esclusivamente al femminismo, ora mi sto rendendo conto sempre di più che le tesi di alcuni pionieri della qm, in merito agli intrinsechi limiti del genere maschile, sarebbero da definire fatti anziché tesi.
Mi riferisco a chi, in altri blog, sostiene che gli uomini sanno combattere delle guerre fisiche contro gli altri uomini ma sono totalmente incapaci di combattere quelle psichiche contro le donne.
Del resto, se è vero (come ha scritto anche Fabrizio) che il femminismo ha potuto attecchire nel genere femminile perché ha fatto leva su qualcosa di preesistente nelle menti femminili, credo che anche nel maschile esista un qualcosa (che non saprei spiegare con esattezza) che rende gli uomini inerti di fronte ai continui attacchi del femminismo e delle donne comuni, un qualcosa di “interno” agli uomini e non esterno.
Chessò, forse l’evoluzione della specie ha programmato gli uomini a non percepire le donne come potenzialmente pericolose? Boh, non saprei, ma qualcosa ci deve pur essere, perché questo silenzio di massa è realmente sconcertante.
Inoltre (e anche qui mi rifaccio ad altri), mentre le donne sono istintivamente portate a far fronte comune contro gli uomini, quest’ultimi mostrano un disprezzo, un odio verso i propri “colleghi di genere”, un autolesionismo semplicemente mostruoso.

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sergio 12:16 pm - 8th Dicembre:

PS: Mi chiedo anche: chi fondò le religioni e mise certi limiti alle donne (e consequenzialmente agli uomini), era forse consapevole di queste “tare” maschili?

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Fabrizio Marchi 12:23 pm - 8th Dicembre:

Presumo che questo commento sia stato postato sulla 27ma ora del Corsera…
Non riesco neanche a trovare le parole per descrivere questo passaggio del suddetto commento:”C’è allora da meravigliarsi che si riscontrino anche vere prevenzioni al contrario, come quella di una mia collega che ha criticato la fiction senza averla vista, soltanto per il suo intento sociale, ritenendo che il fenomeno dei padri vessati e indigenti sia una casistica talmente insignificante da non meritare un risalto del genere sulla prima emittente di Stato, in confronto a quella delle violenze subite dalle donne?”
Comincio seriamente a pensare che la logica retroattiva del femminismo potrebbe (forse) terminare solo in seguito ad un gigantesco pogrom nei confronti del genere maschile. Da un punto di vista concettuale, psicologico e culturale, lo spirito che anima l’ideologia femminista è fondamentalmente lo stesso che ha portato alla persecuzione di interi popoli, etnie, minoranze etniche o religiose, ritenute di volta in volta da questo o quel sistema dominante responsabili di tutti i mali del mondo.
Questa violenza inespressa sul piano fisico viene trasferita su quello psicologico. Si “rinuncia” all’annientamento fisico (che però, sotto un certo profilo, potrebbe anche essere catartico e quindi risolutivo del problema) in favore di una devastazione psicologica costante, sistematica, infinita.
La colpa è inestinguibile, inemendabile. “Fine pena mai” per tutti coloro, l’intero genere maschile, che per millenni sono stati riconosciuti rei di aver oppresso e schiacciato il genere femminile.
Terrificante e stupefacente. Forse sarebbe meglio il (tentativo di) pogrom convenzionale. A quel punto sarebbe molto più facile (oltre che inevitabile) opporsi. Se non altro per puro istinto di sopravvivenza anche i più “addormentati” sarebbero costretti a “risvegliarsi”…
Il senso di colpa (che agisce sempre sugli innocenti, sia chiaro…) è più potente di qualsiasi esercito. Su questo aveva ragione Zarathustra…
Auguriamoci (e lavoriamo) affinchè la Storia sommerga prima o poi di vergogna e di ignominia anche quest’altra ennesima subdola (e per questo assai pericolosa) ideologia razzista.
Fabrizio

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mauro recher 4:26 pm - 8th Dicembre:

proviene dal “corpo delle donne ” in un simbolico titolo
“daje alle donne”
http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=8876
definendolo altamente preoccupante il contenuto dei commenti (chissà cosa si aspettava) …
ma non è che poi sia cosi importante dove lo si scrive ,purtroppo è grave ,a mio avviso ,che in una situazione grave e palese come quella dei padri separati ,ancora si tenta di dare la colpa agli uomini ,anzi si tenta di manipolare la verità …
in un contesto del genere credo che il cammino sarà veramente in salita ma ,in fondo ,c’è più soddisfazione a scalare l’ Everest che la collina dietro a casa mia smile

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Alessandro 5:48 pm - 8th Dicembre:

A questi personaggi, Ravera, Zanardo, Borrelli, sono tutte della stessa pasta, rode il fatto che ci sia qualcuno che dissenta dinanzi al loro sessismo. Desidererebbero avere a che fare con uomini tutti irrimediabilmente rincoglioniti, tutti “rieducati”. Invece c’è anche chi usa la testa, chi non si fa abbindolare, se ne facciano una ragione.

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Rino 7:11 pm - 8th Dicembre:

“Terrificante e stupefacente.” dice Fabrizio.
Sicuro.
I commenti maschili riportati da lui e da Mauro indicano appunto una condizione di aberrazione che è al di là dell’immaginabile.
Ora io non vorrei gettare angoscia sull’angoscia, ma bisogna tenere conto di questo fatto: chi vive dentro una condizione collettiva non può avere conoscenza esatta dei caratteri psicologici della comunità di appartenenza. Non può vedere tutto.
La situazione potrebbe essere più grave di quanto sembra.
Si dirà: se è estrema, come può essere più grave ancora?
Il fatto è che la psiche ha dimensioni infinite.
In ciò però sta anche la ns speranza.
La quale è fondata su basi scientifiche: ciò che non ci è noto.
Siamo in mani sicure.

RDV

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cesare 10:48 am - 9th Dicembre:

Ripropongo, in merito all’odio di genere che il femdominismo ormai da decenni sta predicando e praticando contro il genere maschile, la mia opinione in merito: il femminismo nella declinazione terminale, il femdominismo, non è un pensiero, bensì il sintomo di uno stato emotivo e psicologico. Il sintomo di un femminile non risolto che oggi è condizione emotiva e psicologica di milioni di donne che, oggi in massa, portano il lutto della donna in protesta virile; donne che in aggiunta hanno fatto, di nuovo in massa, e ripetutamente, (provate a fare i conti di cinquemilioni e mezzo di aborti in Italia sul numero di italiane fertili) la terribile esperienza di quel paradossale rovesciamento dell’onnipotenza femminile in una autoaggressione totale che è l’aborto; lutto del profondo, e anch’esso non risolto perchè razionalizzato in diritto: lutto senza lacrime. Questo lutto femminile di massa non risolto, il femdominismo ha pensato di guarirlo trasformandolo in furore aggressivo, in odio contro l’altro individuato nel genere maschile e in richiesta di potere. Questa ulteriore razionalizzazione ideologica: trovati il nemico, è del maschio la colpa!, e cerca il potere, ha ulteriormente aggravato il lutto femminile perchè ha spinto le donne a creare una frattura drammatica col maschile da cui poi è naturalmente derivato il conseguento loro isolamento: le donne oggi hanno perso anche i maschi. Perdita su perdita, lutto su lutto, furore su furore. E non sono certo i maschi che le applaudono la consolazione. Anzi, più autorevole e diffuso è l’applauso maschile, e più profonda l’angoscia in cui le precipita: “allora il nostro delirio di accusa è realtà!”.
Questo furore quotidianamente teorizzato,espresso e praticato, e oltretutto in crescendo, giustifica anche il paradosso di un “gigantesco pogrom nei confronti del genere maschile” come unica soluzione femminile al proprio delirio di accusa ai maschi di ogni colpa presente passata e futura (Fabrizio).
Se così è, le attuali accuse e richieste femdoministe di potere non hanno nulla a che fare con le cause di questo lutto. Anche le lacrime senza alcun motivo oggettivo, versate persino quando le donne raggiungono i vertici del potere fanno pensare. Forse appunto perchè il potere, in questa funzione attribuitale di farmaco, è un formidabile falso obiettivo? penso di sì: quale potere mai potrà guarire chi ha perso se stesso?

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Rita 12:44 pm - 9th Dicembre:

@Cesare

è plausibile, anche se non credo sia dovuto (solo) a una sorta di ferita dovuta all’autoaggressione dell’aborto. Ho sempre avuto in mente che la tecnologia e la scienza abbiano dato l’idea dell’inutilità della donna prima ancora che dell’uomo. Inutile il lavoro di cura, in un mondo che diventa sempre di più usa e getta, inutile il lavoro in casa in un mondo in cui tutti devono lavorare perchè più gente occupata fuori di casa c’è e più cresce l’economia e più si comprano cose da gettare. Non è un caso, che la recriminazione del “non riesco a fare di più per il mondo perchè sono costretta in casa dal welfare gratuito” è sempre ricorrente e sempre maggiore anche in questi tempi in cui è abbastanza palese che il lavoro domestico occupa una quantità infinitesima del tempo che era necessario ai tempi di mia nonna. In cui questo “welfare gratuito” è sempre di più un dare deleghe alla baby sitter per il bambino e alla badante per la mamma anziana.

Senza voler entrare in complicate considerazioni psicologica, penso sia plausibile. La donna ha perso sè stessa, e continua a cercare al di fuori di sè la soluzione, trasformando la ricerca in un’accusa a terzi.

Però la domanda a questo punto resta: perchè gli uomini si sono fatti scippare e continuano a farsi scippare sè stessi “in massa” senza opporre alcuna resistenza ma anzi offrendo aiuto per annullare sè stessi e perdersi?

Non so se mi sono spiegata…

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Fabrizio Marchi 1:54 pm - 9th Dicembre:

“Però la domanda a questo punto resta: perchè gli uomini si sono fatti scippare e continuano a farsi scippare sè stessi “in massa” senza opporre alcuna resistenza ma anzi offrendo aiuto per annullare sè stessi e perdersi?
Non so se mi sono spiegata…” (Rita)
Perfettamente, Rita. E’ il busillis dell’intera vicenda, come ben sai.
Però rischia di essere anche una domanda un po’ “ingenua”. Perché è come chiedersi:”Perché i poveracci, i disgraziati, i plebei, i proletari, e oggi gli uomini che noi denominiamo beta (cioè la grande maggioranza degli esseri umani che hanno solcato il suolo di questo pianeta) non sono mai riusciti a cambiare la realtà di questo mondo? Dovrebbe essere facile dal momento che rappresentavano e rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione…
Perchè milioni e milioni di poveracci hanno accettato di essere mandati al macello, falciati dal fuoco delle mitragliatrici e dei cannoni senza ribellarsi ? (l’hanno fatto significativamente solo pochissime volte nella Storia)
Chi ci impedisce oggi (teoricamente) di mandare a farsi fottere il “debito pubblico” (cioè i debiti delle banche dovuti alle loro speculazioni) e soprattutto chi ci impone di pagarlo? Dal momento che né te, né io, né tanti come noi, credo, siamo responsabili di quanto sta accadendo (o forse solo in minima parte)…
Insomma, la tua domanda mi ricorda molto questa:”Perché a questo mondo invece di scannarci l’un con l’altro non viviamo tutti come fratelli e sorelle? Non sarebbe tutto più facile? Che ci vuole?…smile
In teoria le vicende del mondo potrebbero essere tutte molto facili. Però forse, proprio perché sono così facili in teoria, nella pratica diventano difficilissime…
Fabrizio

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sergio 2:12 pm - 9th Dicembre:

Fabrizio Marchi
>>
Insomma, la tua domanda mi ricorda molto questa:”Perché a questo mondo invece di scannarci l’un con l’altro non viviamo tutti come fratelli e sorelle? Non sarebbe tutto più facile? Che ci vuole?…smile
In teoria le vicende del mondo potrebbero essere tutte molto facili. Però forse, proprio perché sono così facili in teoria, nella pratica diventano difficilissime…
>>
Sì, Fabrizio, quanto evidenzi è vero, ma è pur vero (secondo me) che l’odierna guerra dei sessi è un qualcosa che non ha precedenti nella storia e a mio parere non può essere del tutto equiparata alla lotta di classe, alla guerra fra ricchi e poveri né a quella fra uomini.
In tutto ciò c’è realmente qualcosa di stupefacente, perché le donne non usano la forza fisica per imporsi (giacché sarebbe loro impossibile), non usano le deportazioni di massa in stile nazista, né rinchiudono gli uomini nei gulag di vecchia memoria sovietica.
Usano le parole, quindi la quotidiana colpevolizzazione degli uomini, fanno sempre la morale, stabiliscono in famiglia, a scuola e nella vita quotidiana, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (benché moltissimi uomini siano convinti del contrario) e al tempo stesso tengono in pugno gli uomini col ricatto sessuale, dimostrando così di aver MOLTO meno bisogno degli uomini (in quel senso lì, non economicamente, ovvio… basti pensare alle prostitute che possono permettersi la bella vita grazie ai milioni di uomini che le pagano) di quanto gli uomini abbiano bisogno delle donne.
Personalmente, e come tutti voi, non so dove cominci il condizionamento culturale in tutto ciò, ma, di certo, so che tolte poche decine (o centinaia? boh, non saprei…) di uomini sul web, tutto tace.
Sottomissione psico-emotiva totale.

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Rita 2:26 pm - 9th Dicembre:

evidentemente non mi sono spiegata.
Ma proprio per niente laugh

Ci riprovo: se il femdominismo è il sintomo di un femminile non risolto, di una perdita di senso del femminile perchè dall’altra parte, si è buttato in un attimo e senza alcun segno di resistenza il proprio senso di sè?

Io non credo c’entri molto il discorso di classe nel discorso di Cesare (oppure non ho capito un piffero di quel che voleva dire, il che è pure probabile eh smile

Tu forse vuoi dire che non esiste nè è mai esistito un senso collettivo di “femminile” o un senso collettivo di “maschile” che non sia stato imposto in qualche modo, e che non sei d’accordo con l’ipotesi di Cesare. Oppure boh, evidentemente non mi “sono capita”

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dia 2:33 pm - 9th Dicembre:

mi associo totalmente a Rita.
Anche sul punto fondamentale: è la donna che sta perdendo la sua “indispensabilità”. Utero-incubatrice artificiale dietro l’angolo, le coppie di maschi gay sono già autosufficienti, poi c’è Rolando che si fa il figlio da solo….
E forse proprio perché la tecnologia sta riducendo il gap procreativo, e quindi lo status di creatura superiore con diritti superiori, assistiamo a questi ritorni di fiamma molto aggressivi di femminismo.

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Luigi Corvaglia 3:06 pm - 9th Dicembre:

@ Rita
Bella la tua domanda. Che poi è la chiave di tutti i nostri discorsi.
Non so dare una risposta risolutiva.
Accenno a quella che “ad oras” mi sembra mi sembra la più plausibile.
L’uomo e la donna non appartengono a specie diverse. Sono diverse facce di un unica realtà. Hanno imprinting diversi, ma funzionali all’affermazione della specie homo sapiens sapiens. Che difatti si è affermata, surclassando concorrenti più o meno diretti.
Senza impelagarmi in discorsi molto più complessi, vedi il discorso delle gabbie da abbattere o meno affrontato da te sulla 27a ora, ritengo che quell’impronta naturale sia tuttora altamente condizionante, in entrambi i sessi, aldilà di tutte le sovrastrutture culturali che ci abbiamo costruito attorno. Per assecondarla, neutralizzarla o finanche per negarla.
Ed allora, il maschio della specie umana, in sorte dal destino evolutivo ha ricevuto in dono (se cosi può chiamarsi) caratteristiche diverse dall’individuo femmina. Diverse. Ne migliori, ne peggiori, solo diverse, E funzionali al perpetuarsi della specie. Che lo caratterizzano, come al solito, mediamente. Non esclusivamente. Come ho asserito altre volte, non esistono capacità emozionali, caratteriali, attitudinali precipue di un solo sesso, ma capacità universali declinate al maschile o al femminile.
Parlo del “dono” che ha portato milioni (o forse miliardi) di uomini a sacrificare la propria vita
(il discorso dell’uomo, sesso sacrificabile per eccellenza e tuttora valido, anzi, basta vedere le diverse reazioni di fronte a morti o stragi di donne o di bambini invece che di uomini, per essi in determinate condizioni, non è una scelta: è un destino) pur di dare continuità alla propria famiglia, villaggio, etc. … In definitiva alla propria specie.
Ritengo altresì, che il maschio della specie umana abbia, ancora oggi, una maggiore dose di “selvaticità” rispetto alla femmina, quindi è più condizionato da quell’atavico istinto. E quindi …
Ehm … mi sono un pò perso …. 😳 …. taglio corto.
Cosa voglio dire.
Alla domanda: perchè gli uomini si sono fatti scippare e continuano a farsi scippare sè stessi “in massa” senza opporre alcuna resistenza ma anzi offrendo aiuto per annullare sè stessi e perdersi?
Si tratta, secondo me, dello stesso comportamento di cui ho parlato confusamente sopra, adeguato ai tempi attuali. Culturalizzato se vogliamo chiamarlo cosi.
Quanto possa servire alla continuazione della specie non lo so. Ma determinati comportamenti per quanto razionalmente incomprensibili non sono istintivamente comprimibili.
Se qualcuno mi ha capito, bene.
Cosi me lo rispiega meglio … 🙄

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cesare 5:32 pm - 9th Dicembre:

@Rita
Mi hai capito e condivido la tua domanda sul maschile per rispondere alla quale appunto ci stiamo affaticando in tanti. Quanto alle donne, questa ideologia femminista che ha portato le donne a dire male di tutto il maschile apparso nello spazio e nel tempo, una super-male-dizione mai formulata prima per estensione e gravità, e a giudicare della vita in grembo, è opportuno valutarla anche alla luce della regola evangelica:non giudicare se non volete essere giudicati. E vale naturalmente il contrario ed è l’accogliere non giudicante, a mio avviso, il senso perduto del femminile, la sua “indispensabilità” perduta.

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Fabrizio Marchi 7:10 pm - 9th Dicembre:

Rita, non volevo comparare la questione di genere con quella sociale o di “classe, né confutare l’analisi di Cesare sulla auto aggressività femminile rovesciata e dirottata contro gli uomini. Argomento quest’ultimo che meriterebbe una riflessione ben più approfondita e che credo farò nei prossimi giorni perché molto interessante ma solo in parte condivisibile, purtroppo. E dico purtroppo perché a differenza mia che sono un ottimista della volontà, Cesare è un ottimista a tutto tondo. Magari fosse solo come dice lui, credo purtroppo che le cose siano messe in modo ben diverso e peggiore (e mi chiedo anche se sia il caso di entrare nel merito oppure di sorvolare, per lo meno in questa fase…).
Volevo solamente evidenziare l’enormità del tuo quesito, facendo dei parallelismi. Non volevo dire che la tua domanda non fosse legittima. Mi ricordo che una volta da bambino chiesi a mio padre, mi pare dopo avere visto un documentario in televisione:”Papà, perché al mondo ci sono i ricchi e quelli che muoiono di fame?”. Risposta:”EEhhh, figlio mio…”.
Quello che volevo dire, scherzosamente, è ovvio, è che la tua domanda è un pochino simile a quella che rivolsi allora a mio padre. In sostanza tu chiedi:“Perché gli uomini sono ridotti in questo stato e non provano neanche a far nulla per uscirne (la maggioranza non è neanche consapevole, per lo meno a livello razionale, di essere ridotta come è ridotta…)?”.
E’ quello che ci stiamo chiedendo qui da anni. Abbiamo dato tante risposte, tutte validissime, sia chiaro, e io credo che il busillis sia proprio in queste nostre risposte. Tuttavia questo è.
Per cui al tuo quesito rispondo:” Tutto ciò che abbiamo detto tante volte in questi anni: interiorizzazione del senso di colpa, vergogna, falso pudore, machismo, difficoltà se non impossibilità a far emergere la propria interiorità, a riconoscere le proprie fragilità, l’obbligo, imposto da millenni di condizionamenti, di recitare una determinata “parte”, un “ruolo”,cioè millenni di merda di cui si sono cibati e soprattutto di cui sono stati cibati, come le famose “papere d’Olanda” alle quali gli si ficca l’imbuto in gola e le si ingozza a forza. E siccome tutto ciò era solo un castello di cartapesta che serviva solo a coprire tanta fragilità (anche se nascosta dietro una pesante armatura), nel momento in cui è stato sferrato un attacco, con armi molto sofisticate, (oggi diremmo bombe intelligenti) che ha saputo colpire l’obiettivo con grande precisione e nei punti più deboli, il crollo è stato TOTALE. Aggiungo che forse, da un certo punto di vista, molti uomini, anche se può sembrare paradossale, hanno anche tirato un sospiro di sollievo, un po’ come succede ai latitanti quando vengono catturati dalla polizia…
Ma qui si apre un altro discorso che non posso però aprire ora perché devo uscire. Ci tornerò senz’altro a breve.
Fabrizio

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Leonardo 7:49 pm - 9th Dicembre:

Bisognerebbe infatti concentrarsi sulla psicologia maschile. Veniamo da una cultura dove l’uomo doveva sposarsi e mantenere una famiglia e sopratutto una donna, senza neanche poter chiedere il divorzio, mentre i figli ad una ceta eta li mandavano a lavorare e le figlie a trovare un marito, questa era la regola generale, quello che le femministe chiamano oppressione era più che altro protezione. Le femministe ce l’hanno a morte con la chiesa e la società patriarcale; basta andare sul sito uaar (unione agnostici atei razionalisti) dove sono soci fior di cervelli maschili che fanno i leccapiedi alle femministe (almeno da quel che ricordo) senza trovare spiegazioni razionali, smontando tutto ciò che riguarda la fede come qui si smonta tutto ciò che di falso riguarda il maschile e il femminile.
Purtroppo ci sono cose che vengono ripetute senza neanche riflettere da parte della gente, senza chiedersi il perché devo fare questo?

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Rita 9:01 pm - 9th Dicembre:

sì capisco:
le risposte, sintetizzando “alla mia maniera” mi pare siano essenzialmente due:

La prima di ordine naturale: andar dietro alla donna (nel senso di seguire l’andazzo delle esigenze femminili) in quanto considerata l’elemento più importante e delicato nella riproduzione della specie. Resta vivo l’istinto anche se non c’è più un’emergenza riproduzione, ma anzi è il contrario.

La seconda è quella della “speranza di parità”. Ovverosia la speranza che davvero si potesse capovolgere l’istinto di cui sopra e che quindi si arrivasse a non dover rincorrere le esigenze della parte col compito più delicato del fattore perpetuarsi della specie (non mi viene un modo migliore per dirlo, non vorrei evocare figure ottocentesche di delicate fanciulle, ma è indubbio che gravidanza e parto in natura sono momenti delicati) ma che si potesse fare a cambio, alternandosi nel rincorrersi. Diciamo la speranza che il “gene egoista” potesse essere usato di più anche dalla parte maschile.

Il punto è che, perpetuando l’atteggiamento “ancestrale” di cui al punto 1 non potrà mai realizzarsi la speranza di cui al punto 2.

E se ha ragione Luigi quando dice:
Ritengo altresì, che il maschio della specie umana abbia, ancora oggi, una maggiore dose di “selvaticità” rispetto alla femmina, quindi è più condizionato da quell’atavico istinto….

Per rispondere a Cesare non sono così convinta che l’accoglienza femminile fosse anche non giudicante (nel senso di acritica) Lo dico proprio in maniera pratica, pensando semplicemente alle donne e agli uomini del passato conosciuti. Mi sembra che in realtà ci fosse davvero una maggior impermeabilità maschile (perlomeno apparente) al giudizio femminile.

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armando 11:46 pm - 9th Dicembre:

Bella domanda quella di Rita. In effetti siamo sempre li a scervellarci sui perchè senza che emerga una risposta certa. Per avvicinanrci ad una risposta possibile partirei da un concetto. La psiche umana, partendo da alcuni caratteri naturale dei sessi (la famosa diversità) si è poi modellata in millenni di storia che hanno si prodotto mutamenti, ma sempre senza contraddire quei caratteri naturali. Si è dunque radicata molto profondamente nei due sessi. Il maschio per millenni si è considerato un po’ come il protettore naturale della femmina, colui al quale era affidata la responsabilità della stessa sopravvivenza della proprie e delle altrui femmine, il cui valore più alto e prezioso era la procreazione, e dalle quali, coerentemente, ci si è sempre aspettati accoglienza. Per questo, credo, la vita maschile è sempre stata più spendibile di quella femminile, ai propri occhi e a quelli delle donne, a loro volta radicate, per motivi psichici e materiali, ad aspettarsi dai maschi alcune cose ben precise (mantenimento, capacità di decisione, corteggiamento per la “conquista” etc.etc.) e a considerare se stesse bisognose , quindi in diritto, di protezione. Ciò non significa, ovviamente, che quelle caratteristiche si siano sempre trovate in ogni maschio e in ogni femmina, e neanche che non coabitessero con comportamenti contraddittori , come potrebbero essere una certa sopraffazione maschile quando la responsabilità si rovescia in prevaricazione, oppure il rovesciamento dell’accoglienza femminile in fagocitazione castrante o l’uso strumentale della propria “debolezza”. In ogni caso, però, esisteva un equilibrio (giusto o sbagliato che lo si consideri), fondato su un reciproco riconoscimento.
Quell’equilibrio, per ragioni diverse ma troppo lunghe a spiegare in un post, è saltato. Ma non è mutata in corrispondenza, e non poteva esserlo, la psiche profonda di maschi e femmine, ancorata tutt’ora a quegli antichi schemi di cui si vedono con chiarezza le reminescenze diciamo così “degradate” , rovesciate di senso ed anche codificate per legge. La protettività maschile è diventata paralisi psicologica, incapacità di contraddire le donne, ed è diventata, anzichè dono libero e gratuito, obbligatoria per legge, talvolta imposta direttamente al maschio (come nelle separazioni), altre volte surrogata direttamente dalle leggi, dallo stato e dai suoi apparati. Così il maschile, stimolato in ciò anche da sensi di colpa artatamente indotti, si è perduto di fronte ad una femmina che a sua volta ha perduto se stessa, laddove ha accettato, a ciò indotta da un sistema economico che necessitava d’altro, di considerare l’accoglienza come una diminuzione di sè e un disvalore, mentre ha preso a leggere ogni differenza di ruolo, funzioni etc, come il segno dell’oppressione maschile ed ha preteso che la situazione venga modificata per legge. Da quì, credo, tutte quelle incredibili incongruenze e contraddizioni, come la dialettica uguaglianza/diversità usate secondo convenienza, che però sbaglieremmo a mio parere a leggere come pure e semplice malafede e non come come la contraddizione in atto fra condizioni materiali profondamente mutate e aspettative psichiche rimaste pressochè inalterate (“falsa coscienza”, e non solo femminile). Ora, molto lentamente, ci sono indizi che anche certi caratteri psichici inizino a modificarsi. Quell’articolo della 27ora sui maschi che vorrebbero un figlio senza una compagna, è riprova sia di quegli indizi di mutamento, sia dell’allarme che suscita un simile sconvolgimento della psiche tradizionale, perchè è indubbio che solo dieci anni orsono a nessun maschio sarebbe venuto in mente di avere un figlio senza una donna/madre.
Ora, constatando che la situazione attuale rende infelici tutti, la domanda che si pone è questa:
1) Dovremmo spingere a tutta forza verso il compimento definitivo del mutamento psico/materiale, oppure
2) Dovremmo cercare di recuperare, nelle nuove condizioni date, una certa corrispondenza fra psiche profonda e i comportamenti pratici reciproci fra uomini e donne, nonchè recuperare una autentica cultura della differenza senza che ciò si trasformi in gerarchia di valore e di valori?
armando

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giovanni 9:10 am - 10th Dicembre:

il commento di un certo enzo è a dir poco delirante folle e malato…
Come possiamo stupirci, se giusto qualche giorno fa su Rai 1 è andata in onda una fiction molto manipolatrice, se così si può dire, sul tema dei padri separati? che ho visto infatti citata nei commenti critici all’articolo di Ravera, quindi non è del tutto fuori tema (e spero di riuscire a farne un mini-documentario, anche se dovrei prima recuperare la registrazione della I parte) e ne parlo anche perché mi pare un sintomo di quanto la situazione sia preoccupante squisitamente nel nostro Paese.
Quella fiction intendeva portare all’attenzione dell’opinione pubblica il fenomeno sociale dei padri separati, o meglio di quei padri separati in condizioni di difficoltà e d’indigenza per le presunte discriminazioni attuate dalla legislazione sulle separazioni coniugali, ma lo ha fatto in maniera ambigua e scorretta: il modello maschile proposto è tratteggiato con tutti i difetti della vecchia cultura patriarcale, inclusi comportamenti antisociali (intimidazioni, aggressioni, gelosia ossessiva, stalking), e tuttavia è portato ad essere percepito come positivo con espedienti imperniati sull’empatia, come la popolarità dell’interprete (Beppe Fiorello ha sempre impersonato personaggi buonissimi in questo tipo di contesti televisivi) e l’esaltazione dell’affetto per il figlio, che fanno percepire le conseguenze delle sue ripetute violazioni della legge e della libertà della madre come “sfighe” – termine usato persino dai blogger di Tv nelle recensioni a caldo, mentre il riassunto della Rai li chiama “errori” che è già un eufemismo e non è una definizione corretta, nemmeno per la perdita del lavoro e per l’incidente d’auto, che nella sceneggiatura sono semplici conseguenze dei comportamenti irresponsabili, che provocano l’inasprimento di condizioni e restrizioni che all’inizio non erano affatto vessatorie per l’uomo né schiaccianti per il ruolo paterno.
L’effetto negativo sull’immagine delle donne è pesantissimo: la madre rappresentata nella fiction, pur limitandosi soltanto a reagire – e non senza sofferenza né incertezze – ai comportamenti irresponsabili e molesti del marito separato, viene percepita come “malevola” (Tiberio Timperi, conduttore Tv e padre separato) e “rigidissima” (Bernardini De Pace, avvocata matrimonialista e attenta ai diritti delle donne!), “cattivissima”, per non dire una serie d’insulti e turpiloqui che io sono rimasto attonito nel leggere… perché una sceneggiatura simile, privata dell’elemento empatico, sarebbe trasponibile a tanti di quei film-dossier sulle donne maltrattate che venivano da USA ed Europa negli anni ’80 e ’90.
Anche in questo insomma, temo che siamo l’unico paese dove un simile modello maschile possa ancora venire divulgato ed esaltato in Tv, mentre voi donne, avete capito come siete giudicate? capite cosa si chiede da voi, cosa ci si aspetta? Se vi difendete, se non siete molto indulgenti, insomma se siete come gli uomini a cui la gente perdona molto, siete considerate malevole, cattive, insensibili, siete voi le antisociali.
C’è allora da meravigliarsi che si riscontrino anche vere prevenzioni al contrario, come quella di una mia collega che ha criticato la fiction senza averla vista, soltanto per il suo intento sociale, ritenendo che il fenomeno dei padri vessati e indigenti sia una casistica talmente insignificante da non meritare un risalto del genere sulla prima emittente di Stato, in confronto a quella delle violenze subite dalle donne?
Abbiamo tanta, ma davvero tanta strada da fare ancora, di dialogo e comprensione da fare per la parità di diritti e anche di percezione tra i generi.

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Daniele 10:57 am - 10th Dicembre:

Sergio
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PS: Mi chiedo anche: chi fondò le religioni e mise certi limiti alle donne (e consequenzialmente agli uomini), era forse consapevole di queste “tare” maschili?
>>>>>>>>>>>>>>>>
Io credo di sì. Credo che nell’uomo (nel maschio) esistano realmente degli estremi, che portano alcuni a percepire e vedere quello che la massa non percepisce né vede, soprattutto quando ci sono di mezzo le femmine, che accecano realmente la mente degli uomini, tra l’altro sempre pronti ad attribuire alle suddette, pensieri, voglie, pulsioni, fantasie tipicamente maschili che, di norma, non le sfiorano neppure.

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Daniele 11:07 am - 10th Dicembre:

In proposito questo è un post segnalatomi tempo fa da una mia vecchia conoscenza e scritto da un utente di un altro forum, dove non ci si occupa di QM
Non lo condivido del tutto, specie quando si parla di “libido femminile” e al tempo stesso, pur sottolineando che “per un uomo, l’interesse sessuale è molto importante”, non specifica che per il medesimo, tale interesse è MOLTO più importante che per la donna, sennò non saremmo neanche qui a fare certi discorsi.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Io penso che la condanna della libido femminile da parte delle religioni non sia segno di maschilismo, ma di misandria.
L’impulso che sta dietro a questa penalizzazione della libido femminile che c’è nelle religioni, secondo me, è un intimo senso di impotenza da parte dell’uomo (che ha fondato/divulgato/interpretato quelle religioni) di fronte alla donna che desidera.
L’uomo si sentiva succube del potere sessuale che le donne facilmente avevano su di loro, di conseguenza si è formata la percezione della donna come tentatrice, come chiodo fisso che impediva alle loro menti di concentrarsi su materie intellettuali.
Il giudizio di inferiorità delle donne riscontrabile nelle religioni, più che farmi pensare a uomini che si sentono superiori alle donne, mi fa pensare a uomini che non riescono ad accettare le loro pulsioni sessuali, spesso impellenti e maniacali, di conseguenza è come se ce l’avessero più con loro stessi che con le donne (il processo logico sarebbe quindi: “queste pulsioni mi mortificano, mi fanno sentire un maniaco”=> “allontaniamo il più possibile le donne dalle cariche sacerdotali”).

[…]

Secondo me la tendenza storica di reprimere la libido femminile, non è causata da ideologie maschiliste, né dal fallocentrismo, ma da interessi meramente sessuali degli uomini.
Questa preoccupazione non è del tutto infondata, perchè oggi, per esempio, si può osservare il comportamento delle donne emancipate, e osservandole è facile notare come, sul piano dell’interesse sessuale, le regole necessarie a soddisfare questo interesse vengono postulate da loro, e si osserva come queste donne (emancipate) riescano a soddisfare i loro interessi sessuali più facilmente degli uomini (addirittura, molti uomini neanche riescono a soddisfarli).
Quindi l’emancipazione sessuale femminile implica necessariamente, almeno per un certo periodo, una penalizzazione maschile sul piano dell’interesse sessuale.
Ed essendo, per un uomo, l’interesse sessuale molto importante, è logico che farà di tutto per salvaguardarlo.

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Daniele 11:09 am - 10th Dicembre:

p.s. dimenticavo: pur non condividendolo del tutto, credo renda l’idea.

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Rino DV 7:07 pm - 10th Dicembre:

Giovanni:
>>
il commento di un certo enzo è a dir poco delirante folle e malato…
>>
Lascia basiti leggere con quanto scrupolo quella mente sconvolta dai pervertimenti indotti ha analizzato e controinterpretato la fiction.
Il fatto è che il solo parlare di padri separati è sentito come inammissibile per molte DD e per un numero indeterminabile di UU.
Quale agente potenza di manipolazione, di inganno e di seduzione è all’opera per poter realizzare simili pervertimenti nella psiche?
Cosa c’è nell’anima maschile che rende i maschi così cedevoli, così incapaci di resistenza, e pronti invece alla condanna dei propro congeneri?
.
Dice bene Armando, è la domanda che ci poniano da sempre. Non abbiamo la risposta, ma secondo me le ragioni esposte da lui, da Fabrizio, da Rita e da altri non sono lontane dalla verità.
.
Forse ci sfugge qualcosa, ma non può stare che al centro di quel cerchio che insieme abbiamo ormai individuato.
.
Le faccio mie e non le ripeto.

RDV

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mauro recher 2:14 pm - 11th Dicembre:

forse la fiction di Fiorello ha fatto male ,se no non si spiegherebbe questa continua corsa ai numeri ,naturalmente forniti dall’Istat ,a volere cambiare le carte in tavola …
http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node%2F2540&fb_source=message
figurarsi se i siti e blog a stampo femminista non prendevano la palla al balzo …
iniziando da un altro genere di comunicazione a vari commenti letti in giro …
Spero veramente che la storia faccia il suo percorso ,come ha detto Fabrizio

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luis 8:02 pm - 19th Dicembre:

Buonasera
Vedete il fatto è che le tanto buone e amorevoli femmniste ,le paladine della giustizia hanno ragione: è molto più importante lamentarsi delle povere modelle che vengono sfruttate nelle pubblicità piuttosto che dei padri separati. In fondo quando trovi un ponte dove metterti , vai a mangiare alla caritas e ti rimangono pure 300 euro penso che cosa puoi volere di più dalla vita. Invece le modelle quelle si che sono umiliate , non è come voi pensate che le pagano milioni e milioni di euro per mostrare culi e tette. NO.A loro gli puntano una pistola in testa e le costringono a lavorare.
(naturalmente tutto questo è in chiave ironica)
Ragazzi un gran vaff… alle femministe!

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Luigi Corvaglia 7:44 am - 20th Dicembre:

Intanto benvenuto Luis
Beh … cosa puoi aspettarti da povere borghesucce piccole piccole …
Vivono in una loro bolla spazio-temporale che prima o poi, come quelle economiche, gli esploderà in faccia, lasciandole col culo per terra.
Faccio per dire.
Se io mi trovassi al loro posto …brrr….. 🙁 non mi occuperei certo di modelle, ma andrei a vedere e cercare di aiutare, anche solo parlandone, le condizioni lavorative e non, gli eventuali problemi delle donne reali, di quelle della porta accanto.
Ma tant’è ….

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Luigi Corvaglia 2:14 pm - 20th Dicembre:
Rino 4:10 pm - 20th Dicembre:

Segnalazione dall’universo Momas.

Le rivendicazioni infondate dei padri separati “aprono la guerra dei generi”.

Evitare ogni aiuto ai p. separati:
lo si faccia soprattutto per il mondo femminile.

http://www.radioluna.it/news/2011/12/aiuti-a-padri-separati-valore-donna-dice-no/

Valore Donna dice no?
Disvalore Uomo dice Sì !

RDV

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Fabrizio Marchi 5:45 pm - 20th Dicembre:

Sottolineo questo passaggio della Presidentessa dell’Associazione Valore Donna: “…La partecipazione mediatica ad una campagna che apre ufficialmente le ostilità tra i “generi” maschile e femminile può, a livello sociale, produrre gravi danni per la popolazione”.
Giuro che non so se prenderla a ridere o incazzarmi. Questa gente non sa cos’ è la vergogna…
Fabrizio

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Fabrizio Marchi 4:43 pm - 10th Gennaio:

Mi sembra, tutto sommato, un buon articolo, soprattutto se consideriamo che è stato pubblicato sul “Fatto quotidiano”, cioè un giornale dell’area politica alla sinistra del PD.
Naturalmente, anche in questo caso, c’è un colpo al cerchio e un altro, magari un po’ più piccolo, alla botte, quando si scrive:” La letteratura spiega che in una “separazione” (in un matrimonio o in una convivenza more uxorio) le donne tendono spesso a usare il figlio come arma e i padri invece strumentalizzano il mantenimento”. Ma anche questo è inevitabile. Se consideriamo però l’area politica di questo giornale, direi che questo articolo è da salutare senz’altro molto positivamente ed è un’altra testimonianza che qualcosa c’è nell’aria, che la situazione non è più quella di prima…
Fabrizio

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Luigi Corvaglia 2:34 pm - 13th Gennaio:

Dallo stesso autore del precedente articolo da me postato.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/12/affidamento-condiviso-disparita-diritti/183317/

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Rita 9:31 am - 27th Gennaio:

Per informazione, non so dove metterlo, Fabrizio lo sposterà, se del caso, nella sede più opportuna:

Carlo Parlanti è arrivato a fine pena. Qui su FB i dettagli (ancora in evoluzione) del suo arrivo. Forse a Fiumicino nel week-end 11-12 febbraio.

https://www.facebook.com/#!/events/180809352018913/

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Rino 5:24 pm - 27th Gennaio:

Parlanti libero: questa è davvero una bella notizia.
Il suo calvario è finito. Ce l’ha fatta.
Festa grande.

C’è qui chi lo può andare a salutare?

RDV

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cesare 5:25 pm - 27th Gennaio:

Grazie Rita della bellissima notizia su Carlo Parlanti.

La vicenda giudiziaria di Carlo Parlanti ( sul web a suo nome c’è tutta la sua storia) è uno di quei processi che segnano un punto di svolta nel giudizio di una ideologia e della prassi di potere che ne consegue. Sono quei casi giudiziari che vengono istruiti al fine di celebrare l’apice del trionfo di una ideologia e di un potere, e a tal fine sono costruiti solo e soltanto come manifestazioni di potenza, per cui proprio nell’assoluta mancanza di giustizia e verità trovano la loro necessaria precondizione: l’imputato è già colpevole perchè deve essere tale. La Storia è piena di questi processi a celebrare il nuovo potere la cui onnipotenza è dimostrata tale in quanto può far a meno del crietrio di verità e giustizia: uno spot pubblicitario perchè tutti lo sappiano e nessuno ci speri più e pieghi la testa.
Così il processo a Parlanti nelle intenzioni di chi l’ha montato.
Ma sono anche processi a doppio taglio: possono essere anche il momento del disvelamento della violenza e della falsità di questa ideologia e del nuovo potere. Il processo Parlanti, per l’infame carattere di trappola costruita al fine di un massacro giudiziario al genere maschile per l’interposta persona di Carlo Parlanti, vittima innocente, è stato il processo che ha aperto gli occhi a tanti sull’ideologia femminista e sull’uso che il potere ne ha fatto e continua a farne. Tanti hanno aperto gli occhi sul carattere violento e liberticida del femminismo proprio grazie alla vicenda giudiziaria di Parlanti e non hanno poi più smesso di tenerli aperti. La verità rende liberi.

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Rita 8:18 pm - 27th Gennaio:

Katia Anedda su facebook ha postato un commento molto amaro in risposta a chi ricordava la sua tenacia “purtroppo ho fallito perchè la liberazione è arrivata per il fine pena”. Ma c’è tempo.. c’è ancora molto tempo, l’importante è che
http://www.youtube.com/watch?v=UVrI9_yNEgY&feature=related

la notte sia passata

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Rino 5:43 pm - 29th Gennaio:

Svizzera.
Padre casalingo cacciato di casa ma forte di un adeguato reddito “immaginario”.
Queste sono cose che non si possono inventare.
Sono vere, non …inventabili.

http://www.asuc.it/index.asp?pg=5974

RDV

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Marco Pensante 8:22 pm - 29th Gennaio:

E’ fantastico il commento della psicologa di turno: «Questo passaggio può però anche costituire un’occasione, una sfida che gli porta nuovi stimoli.» Al prossimo barbone che incontro per la strada gli rifiuto i dieci centesimi di elemosina, faccio benissimo, no? Così gli porto nuovi stimoli. Sia di lezione a quei poveri cristi che vogliono fare i casalinghi e magari dedicarsi alla cura dei figli: potete fare i casalinghi SOLO se siete single. Altrimenti lasciate perdere, è una scelta perdente sotto ogni punto di vista. Vostra moglie vi disprezzerà, vi cornificherà col capufficio, chiederà il divorzio, vi porterà via tutto, finirete a cercare da mangiare nei cassonetti (se vi va bene) e il giudice e le psicologhe vi prenderanno anche per il culo.

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Sandro2 12:56 am - 30th Gennaio:

Diversi anni fa (correva l’anno 1997) mi capitò di leggere su IO DONNA, la lettera di una tizia sposata con un uomo tuttofare, ossia un uomo che oltre a lavorare in ufficio e quindi a portare la pagnotta a casa, era un perfetto casalingo, che lavava, stirava, cucinava e accudiva i figli. Insomma, “il sogno” (?) di qualsiasi femmina moderna.
Ebbene, la suddetta signora chiedeva alla psicologa di turno, perché questo marito perfetto l’annoiasse così tanto. Cercava spiegazioni sul perché lui, perfetto uomo di casa, non la stimolasse più sessualmente, al contrario di uomini con i quali si era precedentemente relazionata prima di sposarsi; uomini che non erano altrettanto “perfetti”…

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mauro recher 8:53 pm - 30th Gennaio:

ieri ,sono andato a vedere ACAB e ho trovato questa scena significativa
http://www.youtube.com/watch?v=_DcYPYaIgyM

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Fabrizio Marchi 6:31 pm - 10th Febbraio:

leggete un pò questa…
http://27esimaora.corriere.it/articolo/mi-vergogno-delle-donne-giovani-senza-figli-che-chiedono-il-mantenimento-allex/
Per quanti sforzi si possano fare per seppellirla sotto una coltre di menzogne, la realtà (e la verità) prima o poi emerge prepotentemente. Se poi si arrivano a pubblicare articoli come questi su un blog come quello della 27 ma ora…
Fabrizio

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Rita 7:32 pm - 10th Febbraio:

sì Fabrizio, concordo, è un inizio, la realtà non la si puo’ più nascondere e ci si industria a farla venire fuori in maniera da salvare ancora la “faccia”, secondo me, altrimenti non mi spiego gli accenni a “lo fanno anche gli uomini” “sempre più uomini chiedono il mantenimento” (??) detto per inciso, a me non risulta, però poi scorrendo i commenti m’imbatto in questo

Cara Chiara, ci sono sicuramente diversi casi in cui l’assegno di mantenimento è ingiustificato ed iniquo. Ma penso sia il caso di riflettere sulla trasparente misoginia di tanti commenti dei maschi, pronti ad assumersi responsabilità a cuor leggero ed altrettanto pronti a volersele dimenticare quando diventano scomode. Scrivo dalla provincia di Foggia, che è la prima provincia d’Italia per disoccupazione femminile, e non biasimo affatto quelle giovani donne che, dovendo scegliere tra la fame e l’assegno di mantenimento, scelgono il secondo (che spesso è di entità tale da gsrantire solo una stentata sopravvivenza). Ma anche prescindendo da questo, sarò favorevole ad un uso più restrittivo dell’assegno di mantenimento quando il matrimonio non coinciderà più, come è nella più parte dei casi, come l’addio a qualsiasi prospettiva di realizzazione lavorativa e professionale delle donne. Lei non ignora che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e dietro ogni grande donna non c’è altro che lei. Per carità, ci sono le significative eccezioni, le cose vanno lentamente cambiando ed il suo stesso articolo è figlio di una nuova consapevolezza e di un nuovo orgoglio delle donne; ma nella mia esperienza gli uomini ritengono che il matrimonio sia per loro la base di partenza per realizzare o consolidare i propri obiettivi e che per la donna sia un obiettivo in se stesso. Perché, diversamente, una donna senza figli avrebbe dovuto fare la casalinga? La saluto con molto rispetto

.. e mi prende lo sconforto sad

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Luigi Corvaglia 7:35 pm - 10th Febbraio:

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Marco 9:21 pm - 10th Febbraio:

@@@
Lei non ignora che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e dietro ogni grande donna non c’è altro che lei.
@@@
Ma questa stronzata l’ha scritta un uomo o una donna?
Comunque sia è da far venire il latte alle ginocchia; ormai siamo al più assoluto delirio.

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Luigi Corvaglia 8:50 am - 11th Febbraio:
Rino 9:47 am - 11th Febbraio:

Mesi fa vidi su una rivista cartacea (Espresso o Panorama) un grafico dei 50 blog più frequentati in Italia. C’era anche Femminismo a Sud.
La cosa che più mi impressiona di queste Fikesicule è proprio l’avversione viscerale ai padri separati.
La più palese delle tragedie maschili liquidata con disprezzo e irrisione inimmaginabili, inaudite.
Trovo la cosa sconvolgente nella sua emblematicità
Odio puro in azione.

RDV

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Fabrizio Marchi 10:09 am - 11th Febbraio:

Tendo a non dare molto importanza a quella gente, Luigi. E non perché sia uno che sottovaluta le cose (non sottovaluto mai nulla) ma perché non è da quel versante che arrivano i maggiori pericoli. Anzi, se i nostri avversari/e fossero tutti/e in quel modo lì, gli uomini sarebbero costretti, obtorto collo, a darsi una svegliata, se non altro per mero istinto di sopravvivenza (se qualcuno mi aggredisce sono costretto a difendermi…).
La questione, come sappiamo, è estremamente più complessa e non è certo un gruppo di estremiste fanatiche integraliste a costituire un problema, per lo meno non più di tanto (lo so che la vedi come me, sia chiaro, è solo una considerazione).
Dobbiamo stare attenti. Per ragioni del tutto strumentali (e anche per ridimensionare la portata della nostra azione politica) qualcuno/a potrebbe anche sostenere che il nostro movimento sia nato quasi fisiologicamente per contrastare quella “roba” lì, come se fossimo speculari.
Per questo invito tutti a non frequentare quel genere di siti. Va benissimo andare su blog come la 27ma ora e simili, perché ci dà la possibilità di spiegare le nostre posizioni e diffondere il nostro messaggio ad una platea più ampia (sono arrivato a scrivere a Natalia Aspesi di Repubblica, figuriamoci se mi creo dei problemi in tal senso …), ma a mio parere bisogna assolutamente disertare quegli altri (come quello in questione).
Non abbiamo nessun interesse nel fare muro contro muro con quella gente. Perderemmo solo tempo, ma soprattutto abbiamo un obiettivo strategico ben più ambizioso. Non dobbiamo farci trascinare in quel gorgo, non voglio neanche averci nulla a che fare. Che se la cantino e se la suonino per i fatti loro…
Fabrizio
p.s. come forse vi ho già detto, il sistema google analytics (devo dire molto dettagliato), fra le altre cose, mi dà la possibilità di verificare anche da quali blog provengono i visitatori del nostro sito e circa un centinaio di visite provengono proprio da lì. Quindi dovrebbero conoscerci bene. Però,a quanto mi risulta, non c’è mai stato, per lo meno fino ad ora, un riferimento diretto a Uomini Beta da parte loro, né è stato mosso un attacco specifico nei nostri riguardi. Ho trovato su Google varie voci che straparlavano di noi e del sottoscritto ma mai da parte di Femminismo a Sud. Non so per quale ragione (né mi interessa), magari è del tutto casuale.

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armando 2:02 pm - 11th Febbraio:

Concordo pienamente con quanto scrive Fabrizio. Si tratta di intelligenza politica. Quelle si screditano da sole, e perdersi dietro al loro estremismo significa due cose.
1)Perdere tempo noi stessi, tempo che potrebbe essere impiegato molto meglio.
2)Distogliere l’attenzione dal pericolo maggiore, che mostra un volto più “umano” e “conciliante”, ma che in ultima analisi si abbevera alle stesse fonti.
armando

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Luigi Corvaglia 2:08 pm - 11th Febbraio:

Puoi stare più che tranquillo. Ho tanti altri modi per perdere il mio poco tempo libero.
In questo caso ho incrociato casualmente il link e l’ho riportato su UB. Ritenendolo una cartina di tornasole della parte più retriva di quel mondo. Punto.
Intervenire su quel sito o altri analoghi? E’ più produttivo prendere a testate un muro!!!
Ci si capisce di più. 8)

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mauro recher 3:37 pm - 11th Febbraio:

eh eh quanto hai ragione Luigi ,lo sai che io stesso avevo tentato una sorta di “testata al muro” smile è veramente tempo perso tentare di entrare (e poi loro usano l’arma migliore che hanno in possesso , cioè la censura ) e commentare nei loro blog ,purtroppo ,certe volte ti prende il nervoso ,per quello mi sono preso la briga di scrivere i miei pensieri sul mio blog personale ,per sbollire un pochino smile

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Luigi Corvaglia 9:28 am - 3rd Marzo:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/02/padri-separati-la-politica-ci-porti-fuori-dal-medioevo/194996/?nocache
…………………………………………………………….
di Luca Telese | 2 marzo 2012

PADRI SEPARATI “La politica ci porti fuori dal medioevo”
Trentatré anni dopo Kramer contro Kramer, i papá italiani lottano ancora per lo stesso obiettivo di Dustin Hoffman: poter vedere il figlio un giorno a settimana se va bene”. Tiberio Timperi ha appena pubblicato un libro (Nei tuoi occhi di bambino, Longanesi) che racconta la storia appassionante di un padre separato, alle prese con una madre che combatte la sua guerra con l’ex marito per negargli il diritto ad essere genitore. Spiega: “É un romanzo. É una storia di fantasia, ma allo stesso tempo é una piccola collezione di fatti diversi, ma tutti rigorosamente veri. Non é la mia storia, sebbene anche io sia un padre separato che ha dovuto combattere per il suo diritto alla paternità. Ma è la storia di tanti padri italiani, perché questo, purtroppo, ormai é diventato un problema civile. Un problema drammatico su cui la politica deve intervenire al più presto, per farci uscire dal Medioevo”. Se non lo si conosce puó stupire sentirlo parlare di questo problema. Perché cita dati, casi, aneddoti, paradossi giuridici, bachi legislativi con piglio fluviale e dovizia di dettagli impressionante. Molti lo conoscono solo come volto della televisione, presentatore di programmi spensierati o familiari. Invece, in questi anni, Tiberio si é impegnato a fondo, prima privatamente sul problema della genitorialitá, poi anche giornalisticamente, conducendo un programma su Radiorai. Adesso quasi ruggisce. Cambierà qualcosa? Lo spero. Dei padri separati se ne é accorto il cinema, e per me il film di Verdone è un regalo; se ne sono accorte le fiction, e ringrazio Beppe Fiorello. L’unico soggetto che non interviene è la politica. Il tuo libro é pieno di passione, ma anche di rabbia, o sbaglio? No, rabbia no. Di sicuro racconto un dolore, comune a tanti padri, che una volta separati, vengono trasformati in nemici e allontanati forzatamente dai loro figli. Sei diventato, tuo malgrado, un testimonial… Ho sofferto molto, anche sul piano personale. Ora uso la mia popolarità e per costruire, o almeno provarci, un destino diverso per gli altri. Lo definisci un problema sociale… Lo è: ci sono 4 milioni di padri separati in Italia. Uno su due ha problemi Eppure c’è una legge sull’affido condiviso. Se dico che è largamente inapplicata, ci credi? Ho raccolto centinaia di storie, di testimonianze… Ma tu lo sai che La legge non parla di ‘ genitore prevalente’, ma questa categoria é stata creata di fatto? Da chi? Dalle sentenze: nove volte su dieci il minorenne è ‘ collocato’, invenzione linguistica, presso la madre. Ho addirittura trovato un modulo del Tribunale di Brescia con prestampata la dicitura ‘ genitore collocatario’. Cosa comporta questo? Vedi, la legge, del tutti inapplicata, parla di diritto ‘ a un rapporto equilibrato e continuativo con il figlio’. Sai che succede nella realtà, di solito? Che al padre spettano un mercoledì e i fine settimana alterni. Sai di che media parliamo? Dimmelo… Nelle famiglie separate italiane, i figli spettano mediamente per 23 giorni alla madre, e solo per 8 ai padri. Come vedi lo spirito della legge e la condivisione teorizzata dai legislatori è stata distrutta nei fatti. Perché? Perché la macchina della giustizia non funziona, per esempio. E perché i pregiudizi influenzano molti giudici. Citami un caso Il mio: a Roma sono stato giudicato quasi esclusivamente da giudici donna. E conta? Posso dirti questo: ti senti colpevole quasi ontologicamente, solo perché sei uomo. É uno stereotipo sociale… Fateci caso: la madre è considerata buona comunque. Il padre, al contrario, deve dimostrare di essere un buon genitore. Come il Leonardo del mio romanzo. Racconti episodi incredibili. Come quello del padre segnalato agli assistenti sociali perché ha portato un omogeneizzato al figlio… E viene preso di mira perché gli si imputa di non conoscere le allergie del figlio. Sembra fantascienza. Potrei citarti il caso di un padre messo all’indice per aver fatto il bidè al figlio. Possibile? Segnalazione all’assistente sociale. Interrogatorio del bambino. Domanda: tuo papa ti tocca? Sanzione: obbligo di incontri protetti. Sono casi limite? Si, ma non rari. Ci sono padri allibiti per la cattiveria a cui possono arrivare le madri. Fammi un altro esempio di cose che non vanno. La follia dell’assegno di mantenimento, collegato a due parametri ingannatori. Quali? Quello di mantenere il tenore di vita della famiglia appena divisa, e quello di essere commisurato al reddito del padre. Cosa produce, questo? Due orrori. Il primo: il tenore di vita si abbatte con la separazione. Quindi un padre medio diventa povero per garantire condizioni di benessere a moglie e figlio. E se é ricco? Conosco figli a cui sono stati garantiti mantenimenti da 2. 500 euro. E che possono rinunciare a qualsiasi stipendio non mantenga quel livello di reddito. Una follia. Che soluzioni ci sono? Divorzio breve, subito. O meglio: divorzio e basta, senza separazione. Sai quanto ci costa, questa macchina di dolore? In soldi? Anche: 440 milioni per i processi. Un miliardo di spese legali per gli psicologi, cinque per gli avvocati. Basta? Che altro si deve fare? Uscire al tunnel dell’orrore dei mantenimenti. Ristabilire la parità fra madri e padri. Istituire sanzioni per chi non rispetta i patti. Cioè? Come una patente a punti per uscire dai provvedimemti di urgenza non rispettati quando un genitore tiene il bambino per se e lo nega all’altro.

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Fabrizio Marchi 10:45 am - 3rd Marzo:

Sembra quasi che il Fatto Quotidiano soffra di schizofrenia, perché ormai da tempo alterna la pubblicazione di articoli decisamente positivi sulla questione dei padri separati (e quindi in qualche modo, anche se indirettamente, sulla QM) con le solite scontate vulgate veterofemministe.
Non solo, da una parte ha ospitato alcuni articoli abbastanza provocatori di Massimo Fini in tema (l’unico intellettuale che, a suo modo, ha detto qualcosa di diverso e di critico nei confronti del femminismo), dall’altra deliri femministi-suprematisti come quello che abbiamo letto alcuni giorni fa che teorizzava addirittura la superiorità intellettiva delle donne rispetto agli uomini.
Personalmente tendo sempre ad interrogarmi sulle cose che accadono e a cercare di darmi una spiegazione logica (quando invece, a volte, non c’è), però mi sembra di leggere un segnale in questa sorta di “schizofrenia”, forse voluta. Insomma non mi pare che ciò possa essere interpretato come del tutto casuale e anche la scelta da parte del direttore Antonio Cavallaro (che ho avuto modo di conoscere personalmente e che mi sembra una valida persona) di dare spazio a voci e ad interpretazioni così diverse, ci dice che probabilmente una certa tendenza ad aprirsi si sta facendo largo. Teniamo anche conto che Il fatto Quotidiano non può essere assimilato alla Repubblica, all’Unità o al Manifesto, roccaforti del femminismo sia pur nelle sue diverse componenti (femdominismoa radical-chic e di potere il primo, post femminismo della finta eguaglianza il secondo, vetero femminismo della differenza il terzo), e che, pur essendo un giornale di “sinistra” (sicuramente molto più di Repubblica che ormai è di fatto l’ufficio stampa del governo del potere finanziario e bancario sovranazionale, e anche dell’Unità), è senz’altro più variegato e con differenti anime al proprio interno. Una cosa è assolutamente certa: Massimo Fini non avrebbe mai potuto pubblicare su quegli altri tre quotidiani ciò che ha pubblicato sul Fatto.
Non vi nascondo che mi è venuta l’idea di contattare il direttore del Fatto e provare a verificare la possibilità di pubblicare qualcosa sul giornale da lui diretto. L’idea potrebbe essere quella della video intervista indirizzata a Vendola, agganciandola alla questione dei padri separati di cui il il Fatto Quotidiano si è obiettivamente e ampiamente più volte occupato.
Fabrizio

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Damien 12:04 pm - 3rd Marzo:

Io credo che oggi, per pubblicare la meschina situazione che viviamo, si debba necessariamente tenere conto del regime femminazidominista in cui viviamo, pertanto l’unico modo che ha un quotidiano per poterlo fare, è quello di pubblicare in modo alterno i suoni delle due campane.

Questo atteggiamento infatti risulta infatti talmente ambiguo e ipocrita, che difficilmente si può trovare uno schieramento di pensiero in esso, visto che al suo interno puo’ essere inteso come contenuto sia una volutà parzialità, sia l’intento nascosto di denigrare l’una o l’altra parte, fornendo all’utente la possibilità di poter vedere in esso riflesso il suo punto di vista, ma dove mai si troverà il vero intento di chi lo pubblica, come diversamente riscontrabile in siti monotematici.

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Fabrizio Marchi 12:23 pm - 3rd Marzo:

C’è del vero in quello che dici, Damien, tuttavia, data la situazione, anche questa ambiguità, forse voluta, è un segnale da accogliere positivamente, perché è comunque uno spiraglio che viene aperto. Da un certo punto di vista, non avrebbero nessun interesse a farlo, se ci pensi bene. Anzi, hanno forse più da rimetterci, però scelgono comunque di farlo. Perché? Non lo so. Forse hanno fiutato che qualcosa si sta muovendo e cercano di intercettarla. Però c’è anche da dire che, al momento, accogliere posizioni non in linea con la vulgata femdom dominante non gli porta certo vantaggi, questo è poco ma sicuro…
Non sono in grado di dare una risposta, sinceramente, né tutto sommato deve interessarci più di tanto.
Dobbiamo ragionare politicamente e verificare di volte in volte le potenziali opportunità, senza farci travolgere dalla “pancia”…
Fabrizio

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Luigi Corvaglia 1:47 pm - 3rd Marzo:

Con riferimento al post di Telese su Timperi e padri separati vi faccio notare, ove non ve ne foste accorti, che è stato subitaneamente tolto dalla colonna dei blog del sito del Fatto e non figura nemmeno nei post del blog dello stesso Telese.
Ci si può arrivare solo con il link che ho allegato prima.
A me sembra, potrei sbagliarmi, anzi, me lo auguro, che la censura femdominista sia in piena attività.
Penso che dovremmo farci sentire.

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Damien 2:33 pm - 3rd Marzo:

..della serie.. come volevasi dimostrare..

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Maurizio Tonelli 2:57 pm - 3rd Marzo:

A me sembra, potrei sbagliarmi, anzi, me lo auguro, che la censura femdominista sia in piena attività.
******************
Più che altro è la mancanza di attributi maschili ad essere “in piena attività”.

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armando 3:03 pm - 3rd Marzo:

Che la censura femdominista ci sia è fuori dubbio. Che Il Fatto pubblichi articoli politicamente scorretti mi sembra comunque un fatto positivo. Anch’io non so perchè lo facciano, ma poco importa. L’importante è che quegli articoli siano pubblicati. Anche Lenin fu portato in Russia su un treno blindato prussiano!. Quindi, se Fabrizio riesce a farsi intervistare o scrivere qualcosa per Il Fatto, ben venga. Non dobbiamo essere puristi, dobbiamo essere intelligenti, forti delle nostre idee e pronti a veicolarle ovunque possibile. Anzi, dirò che se il giornale che le pubblica è di orientamento di sinistra e i suoi lettori anche, ancora meglio. Perchè non dobbiamo convincere i già convinti, ma coloro che sono stati accecati da decenni di propaganda femdominista. Quindi uno come Fabrizio, che ha credenziali diciamo accettabili per quel mondo, mi sembra la persona più indicata.
Armando

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