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Stimolato dal commento di un amico durante una discussione su FB, nel rispondergli ho di fatto iniziato una riflessione più ampia (ma inerente al tema che lui poneva) e che ho ritenuto di poter estendere a tutti. La riporto di seguito.
Caro……, quelli che ragionano come te, cioè gli “scientisti”, che poi sono formalmente e di fatto i “veri “materialisti” (contrariamente a quello che comunemente si intende attribuendo erroneamente a ad alcuni filosofi il patrocinio di un materialismo “volgare” che non ha nulla a che vedere con le loro filosofie), sono l’esatto rovescio della medaglia degli integralisti religiosi.
Perché? Perché avete entrambi un solo Dio: voi scientisti avete la “Materia” (che esisterebbe a prescindere dal pensiero umano), i religiosi “integralisti” hanno appunto Dio (che naturalmente esisterebbe ancor più a prescindere dal pensiero umano).
In entrambi i casi chi se ne va a farsi fottere è proprio l’Uomo, che voi saltate a piè pari, o meglio, il pensiero e la prassi umana.
C’è un errore interpretativo a monte, a mio parere, in questo modo di procedere, sia negli uni che negli altri. Entrambi danno per scontata l’esistenza della Materia da una parte, o di Dio, dall’altra, a prescindere appunto dal pensiero umano. In altre parole, gli scientisti considerano la Materia come una realtà oggettiva, indipendentemente appunto dal pensiero umano, e lo stesso vale per i credenti, che considerano Dio come esistente sempre a prescindere (dal pensiero umano).
A mio parere, questo è un modo di procedere sbagliato perché è tutto da dimostrare che Dio e la Materia esistano indipendentemente dal pensiero umano che li pensa e li interpreta.
Ma questo è un dibattito di natura filosofica che dura da millenni e che naturalmente non ha trovato soluzione né probabilmente verrà mai trovata.
Il punto per quanto mi riguarda è un altro (anch’esso di natura filosofica, sia chiaro). Se considerassimo Dio e/o la Materia come variabili del tutto indipendenti dall’Uomo, tanto varrebbe, coerentemente, abdicare alle nostre velleità di intervenire nel mondo. La natura, dici tu, è quello che è e noi non possiamo farci nulla. La stessissima cosa, banda bene, viene sostenuta, sia pure da un punto di vista opposto, dall’integralista religioso, perché in ultima analisi è la Volontà di Dio la sola e unica Verità. Tutto il resto è “chiacchiera”, dicono sia gli integralisti religiosi che gli scientisti (altrettanto integralisti). Ergo, il pensiero e la prassi umana (trasformatrice) se ne vanno a farsi benedire.
Ma è evidente che questa concezione porta ad una sostanziale paralisi e ad una accettazione passiva delle cose. Tornando a noi e al tuo discorso, dalle stelle alle stalle (che hanno la loro importanza come le prime), le donne, anzi le femmine (e non a caso citi, da bravo scientista integralista, le femmine del mondo animale) scelgono per natura i maschi alpha dominanti, perché cercano il più potente per riprodursi, per essere maggiormente protette, per assicurare un futuro solido alla prole ecc. Tutti gli altri (noi compresi, ovviamente, se qualcuno ha l’illusione di appartenere alla minuscola schiera degli alpha dominanti, è meglio che si faccia una bella doccia gelata…) che vadano a farsi fottere. Il paradigma è assolutamente corretto, sia chiaro. Il problema nasce qualora lo considerassimo immutabile e intrasformabile. Ritorna sistematicamente la questione della complessa relazione fra natura e cultura che gli scientisti tendono ovviamente a separare completamente mentre, per quanto mi riguarda, è impossibile perché la “cultura” esiste fin da quando il primo uomo ha fatto la comparsa sul pianeta (non entro nel merito perché altrimenti non la finirei più data la complessità del tema…)
Questo è lo stato di natura che tu trasporti “pari pari”, come si suol dire, così come è, immutabile ed eterno, ai giorni nostri. Se così fosse, lasciamo perdere ogni velleità, cosa stiamo a fare qui? Perché stiamo qui ad interrogarci, a cercare di trovare delle soluzioni a questioni così complesse come la relazione fra i sessi (o qualsiasi altro tema…) o addirittura a cercare di trasformare la realtà (perché questo stiamo facendo, se non ci prendiamo in giro…)?
Accettiamo dunque supinamente e passivamente la nostra condizione e facciamocene una ragione. Tutt’al più, ci potrebbe dire e ci dice lo scientista, cerchiamo di trovare le soluzioni tecniche o tecnologiche per cercare di vivere meglio (vaccini, medicinali, scoperte scientifiche varie ecc.) o, ancor di più, troviamo il modo di intervenire sulla Materia (e sulla Natura). Sto parlando, come già hai capito, della famigerata e da noi tanto temuta (giustamente) ingegneria genetica.
Non entro nel merito neanche in questo caso (per ragioni di tempo e spazio) , però la contraddizione è forte. Perché? Perchè da una parte si abdica consapevolmente alla possibilità del pensiero umano che viene di fatto ridotto a “chiacchiera”, e dall’altra si interviene pesantemente sulla Natura attraverso la Tecnica, piegandola ai propri fini e alla propria volontà. Questa a casa mia si chiama Volontà di Potenza che nulla ha a che vedere con la Libertà ma con il suo esatto contrario.
Ora, se questo è il paradigma, che senso ha ciò che stiamo facendo? Se questo è il paradigma, e cioè la sostanziale celebrazione dello stato di natura inteso come “homo homini lupus” (uomo lupo dell’uomo), che senso ha stare qui a cercare di modificare una condizione che riteniamo ingiusta, che senso ha parlare di diritti? Giusto, ingiusto, diritti, doveri, giustizia, libertà, eguaglianza…chiacchiere umane, o tutt’al più (nietzschianamente parlando), escamotage ideologici, alibi per coprire la nostra condizione di frustrati, “sfigati” e “malriusciti” che non riuscendo ad imporsi nella vita e a sopportare in silenzio la propria condizione, si rifugiano dietro le (false) bandiere della morale, dell’etica, delle ideologie, delle religioni e via discorrendo.
Il fascismo, filosoficamente parlando (dal punto di vista storico è stato purtroppo anche altro, ma non è questo l’oggetto di questa riflessione specifica), è fondamentalmente questo (mi rendo conto della sintesi estrema e me ne scuso ma di meglio non posso fare salvo essere criticato per la mia proverbiale prolissità).
Come vediamo, questa concezione (scientista) che è fondamentalmente animata da una sfiducia radicale nei confronti delle potenzialità umane (pensiero e prassi) spalanca inevitabilmente le porte al relativismo assoluto (impossibilità della ricerca filosofica del “vero”, il pensiero ridotto ad un carosello di opinioni), a nuove e moderne forme di totalitarismo quali l’ingegneria genetica (tutto è plasmabile se la scienza lo consente, e non si vede per quale ragione non dovrebbe esserlo. Forse l’etica? Puahh, chiacchiere per “filosofi”, ridotti a menestrelli o a cantastorie di filastrocche prive di alcun fondamento scientifico…), al concetto di illimitatezza (anch’esso Volontà di potenza) declinato naturalmente secondo i binari dell’ideologia capitalistica dominante (che ammette solo la Tecnica, al suo servizio, come possibilità della prassi umana) e naturalmente alla volontà di potenza, cioè sostanzialmente al fascismo.
Il fascismo è la celebrazione dello stato di natura, concepito appunto solo e soltanto come “homo homini lupus”, cioè come uno stato di guerra perenne degli uni contro gli altri dove è il più forte a prevalere. Il fascismo, in modo esattamente opposto e contrario al pensiero di Thomas Hobbes che voleva disinnescare lo stato di natura attraverso il passaggio allo “stato civile”, mediante il quale la comunità si spoglia di ogni diritto naturale (all’infuori di quello alla vita e alla proprietà) per trasferirlo al sovrano, cioè allo stato (comunque assoluto), “santifica” politicamente lo stato di natura. O meglio, trasporta la legge di natura sul piano politico. Il più “forte” comanda. Il più forte, badate bene, quindi non il più intelligente, il più colto, il più “etico”, il più saggio o al limite il “migliore” (tutto da stabilire cosa significhi questo concetto ma ci capiamo…) ma colui che riesce ad imporsi. Per l’ideologia fascista (chi scrive non parla per sentito dire…), la possibile divaricazione tra colui che riesce ad imporsi e colui che possiede le qualità di cui sopra è un problema che non si pone neanche semplicemente perché l’etica, la libertà, la giustizia, la saggezza, la temperanza (non parliamo poi dell’eguaglianza…) non hanno senso di esistere perché ciò che conta è l’affermazione della legge di natura (che si afferma e diventa stato e società politica con il fascismo), cioè della volontà di potenza che deve potersi esprimere liberamente senza legacci di nessun genere. Chi conquista il potere, secondo questa concezione, è comunque il “migliore”, per la semplice ragione che l’ha conquistato. Il resto sono chiacchiere. Non ha senso, di conseguenza, parlare di giustizia, libertà, eguaglianza, diritti, etica e quant’altro. Perché ciò che conta è solo e soltanto l’affermazione della volontà di potenza che in quanto legge di natura non può e non deve conoscere ostacoli di nessun genere. Questo è il fascismo. Da un punto di vista filosofico-teoretico, tutto sommato, non c’è molto altro da aggiungere. Dal punto di vista storico-politico il discorso sarebbe, come ho detto, più lungo ma non lo faccio perché non è questo il tema che stiamo affrontando.
IL capitalismo assoluto attualmente dominante, da un certo punto di vista, mutatis mutandis, non si discosta molto, anzi, non si discosta affatto, dal punto di vista filosofico, dal fascismo. La differenza è che mentre per il fascismo la legge di natura è identificata con la volontà di potenza che per sua stessa natura non conosce limiti, per il capitalismo, la legge di natura si identifica con il mercato e l’accumulazione capitalistica, anch’essa per sua natura illimitata. Il fascismo e il capitalismo hanno dunque in comune, dal punto di vista ideologico, il concetto di illimitatezza che viene abilmente camuffato come un principio di libertà (libertà assoluta, incondizionata, appunto illimitata ecc.) ma che in realtà è un principio intrinsecamente antidemocratico e illiberale (inteso in questo caso non semplicemente come contrario al pensiero e alle filosofie liberali ma nel suo senso proprio, cioè contrario al concetto stesso di libertà in senso lato).
L’ideologia capitalistica si pone dunque come ideologia dell’illimitato. Questo concetto (di illimitatezza) viene declinato non solo dal punto di vista del’accumulazione economica e finanziaria, ma viene esteso (da qui il termine capitalismo assoluto) all’intero scibile sociale e umano, purchè ovviamente non ci si allontani in nessun caso dalla logica stessa dell’accumulazione del capitale e della riproduzione della “forma merce”. Tradotto: ogni attività e relazione umana deve essere sottoposta alla transazione e allo scambio mercantile. La teoria dell’illimitatezza finisce inevitabilmente a pervadere ogni anfratto non solo del vivere civile ma anche dell’immaginario psichico degli individui.
L’ideologia del “politicamente corretto”,cioè l’attuale ideologia del capitalismo versione occidentale (diverso il discorso per i capitalismi euroasiatici, anche se ovviamente sta penetrando anche lì, essendo altamente pervasiva), è la manifestazione, anche se abilmente camuffata, di quel principio di illimitatezza, mascherato come principio di libertà, che serve appunto da sponda ideologica (e quindi come produzione di falsa coscienza) al capitalismo e alla sua espansione concettualmente, prima ancora che praticamente, illimitata.
Solo per dirne una, fra non molto tempo ciascuno/a (molte donne già lo stanno facendo da tempo…) potrà recarsi in laboratori (uteri artificiali) trasformati in una sorta di supermercati della genetica e della riproduzione umana e comprarsi (nel senso proprio del termine) un figlio. Non è affatto una boutade ma una prospettiva che da qui a poco tempo sarà più concreta che mai. Naturalmente, dal momento che si paga, si potrà scegliere anche la provenienza del seme: ci sarà chi vorrà il proprio figlio biondo e con gli occhi azzurri e chi con i capelli rasta o gli occhi a mandorla ma il concetto non cambi Il “sogno” hitleriano si realizza a scoppio ritardato, sia pure con modalità e parvenze “politicamente corrette”. Paradossi della Storia…
Maschile e femminile, paterno e materno diventeranno tutt’al più dettagli, cimeli da consegnare alla storia e chi oserà ancora parlarne o anche solo rivendicare la propria appartenenza sessuale, sarà tacciato di essere un reazionario ma questo è del tutto secondario perché ciò che conta è che il “desiderio illimitato” possa essere soddisfatto, anche a costo di distruggere ciò che di più naturale esiste al mondo, cioè il “mistero” o il “miracolo” (vale per tutti, credenti e atei) della vita e della morte (anche se il delirio di potenza scientista-relativista nei confronti di quest’ultima non ha ancora escogitato una possibile soluzione).
Il processo, come dicevamo, è già iniziato da un bel po’, le donne si fanno già i figli da sole (pagando, naturalmente…), i gay che una volta rivendicavano giustamente il diritto alla loro diversità, oggi invocano invece a gran voce quello all’omologazione (diritto di adottare i figli), il processo di criminalizzazione e graduale (ma neanche tanto) devitalizzazione del genere maschile è pressoché quasi ultimato.
La riflessione è aperta.
5 Commenti
Una mia (lunga) risposta durante un dibattito su FB, ad un amico. Ancora una volta, credo che i temi affrontati possano essere di interesse comune:
“Io non sono affatto un utopista, sono solo un uomo che si interroga sulla realtà e cerca di capire come superarla, o meglio come trasformarla (in meglio, ovviamente, dal mio punto di vista), non per ragioni ideologiche (tu sei un ideologizzato, non io…) ma semplicemente perché penso che si possa vivere meglio di come si vive oggi. E il fatto che oggi si viva molto meglio di come si vivesse un secolo, due secoli o duemila anni fa, non significa che le cose non possano migliorare ancora (peraltro, questa tendere “versus” è nella natura umana). E le cose sono migliorate, caro Davide, proprio perché ci sono stati uomini che non si sono limitati ad accettare lo status quo, ma hanno provato ad andare oltre, a fuoriuscire da quall’angusto contingente dal quale tu, invece, proprio non riesci ad uscire. Eppure sono stati proprio gli scienziati (e molti di loro erano anche filosofi), non tutti naturalmente (quelli che hanno avuto la forza e il coraggio di non appiattirsi sull’esistente e di andare oltre) quelli che più di altri hanno gettato il sasso oltre la siepe. E proprio tu, che ti dichiari “scientista” (scientismo, cioè scienza eretta ad ideologia), dovresti saperlo. Quindi, se nella storia ci sono stati degli “utopisti”, paradossalmente questi sono stati proprio gli scienziati, o alcuni di essi. Guarda caso, proprio quelli che hanno rotto le regole, hanno combattuto contro i luoghi comuni, hanno superato mille e mille ostacoli di natura sociale, culturale, religiosa e politica e molto spesso non sono riusciti a proseguire la loro ricerca perché gli è stato impedito in modo violento.
Ciò che tu chiami utopia, caro Davide, è quindi ciò che ci ha fatto andare avanti, che ci ha fatto progredire in ogni settore (sociale, scientifico, ecc.) , fin dai tempi dei tempi. Tu dici che io sono un utopista. Pensa allora come poteva essere considerato uno schiavo che osava ribellarsi in un mondo in cui la schiavitù era un fatto più che normale. E lo è stato per millenni. Per millenni tenere un uomo in catene o portarlo in giro con il collare come un cane, era assolutamente normale. Chiunque osasse anche solo paventare l’idea che forse uno schiavo era qualcosa di più di un animale da tenere al guinzaglio veniva considerato non solo come un utopista (magari!…), ma come un pericoloso sovversivo da eliminare.
Quindi, caro Davide, tu non sei neanche uno “scientista”, a mio parere, bensì fondamentalmente un ultrapragmatista, incapace, forse per ragioni caratteriali, di vedere appena al di là di quello che il tuo sguardo riesce a cogliere. Dal mio punto di vista, sei un po’ come quegli uomini della caverna di Platone (il famoso platonico “mito della caverna”), legati e rivolti verso la parete interna sulla quale si riflettevano le ombre che venivano dal mondo esterno; loro però non lo sapevano ed erano convinti che quelle stesse ombre fossero la vera e sola vita. Il tuo orizzonte, scusa sempre la franchezza, è talmente limitato, che non riesci a vedere oltre quelle metaforiche ombre.
La tua adesione (ideologica) allo scientismo e al relativismo è a mio parere soltanto il risultato di questa tua incapacità strutturale di leggere oltre e fuori il contingente. Un vero scienziato, infatti, non si appiattirà mai sull’esistente, come invece fai tu, non sarà mai un ultrapragmatista e soprattutto non sarà mai uno “scientista”. Perché?
1) Per due ragioni fondamentali. La prima è che un vero scienziato non è un ideologizzato, come te e come molti altri. Proprio in quanto uomo di scienza, sa perfettamente che la sua ricerca non può essere condizionata da un punto di vista ideologico. Anche e soprattutto laddove la stessa scienza viene eretta a ideologia. Infatti, il vero scienziato sa benissimo che questa è una contraddizione in termini, anche perché è consapevole che la scienza in quanto tale è fallibile, anzi, è fallibile per definizione e deve essere costantemente sottoposta a verifica (proprio come le scienze cosiddette sociali…).
Ma il vero scienziato sa anche un’altra cosa. E cioè che la scienza non può e non potrà mai sostituirsi alla libertà e all’ autocoscienza degli uomini, che si esprime in varie forme (se vogliamo, hegelianamente parlando, nell’arte, nella religione, nella filosofia e naturalmente nella politica).
Il vero scienziato sa bene di svolgere un ruolo fondamentale all’interno del processo umano e storico complessivo ma non pretende di sostituirsi alla libertà e all’autocoscienza umana perchè è cosciente che ciò non solo è impossibile ma è in palese contraddizione con la sua funzione e la sua stessa ricerca.
Lo scientismo è infatti una invenzione ideologica recentissima. E’ uno strumento ideologico (quindi una forma di falsa coscienza, come altre), oggi molto in voga, il cui obiettivo strategico è proprio quello di gettare nel cassonetto dell’immondizia i concetti di libertà e di autocoscienza degli uomini e di conseguenza, insieme ad essi, il concetto della possibilità della trasformazione della realtà di cui gli uomini sono parte integrante. L’unica speranza sarebbe quindi quella (concezione ipernichilistica) di abbandonarsi alla scienza e alla “tecnica”, rinunciando del tutto alla libertà, cioè all’intervento attivo, consapevole e autocosciente degli uomini nel processo di costruzione del mondo. In altre parole una sorta di eutanasia dell’umano, di abdicazione, di resa totale e assoluta nei confronti di un’entità, appunto la scienza, che prima viene eretta a ideologia e poi addirittura in una sorta di religione secolarizzata. Dopo la “morte di Dio” e la “morte degli uomini (cioè della libertà e dell’autocoscienza)”, restano la scienza e la tecnica. Le quali però, guarda caso, si guardano bene entrambe dal mettere in discussione il capitalismo e il primato dell’economia (capitalistica) considerati anch’essi (ideologicamente) come una condizione naturale dell’uomo. Una sorta di ontologismo assoluto applicato alle leggi dell’economia capitalistica. Il capitalismo, dunque, non come un forma storica e sociale dell’agire umano ma come condizione naturale (capitalismo “sive natura”).
La “scienza” (questa volta con le virgolette) non ha nulla da dire nel merito? Parrebbe proprio di no. Eppure ne avrebbe. Ma il silenzio è assordante…
Ed ecco che a questo punto entra in ballo il secondo attore a te tanto caro: il relativismo.
“Potete dire tutto quello che volete in materia filosofica, etica, religiosa, financo politica – dicono i relativisti – tanto sono solo chiacchiere, un caravanserraglio di opinioni senza alcun fondamento “scientifico””.
Guarda caso, però, i relativisti si guardano bene dal considerare come delle opinioni i “pareri” dei “mercati”…E infatti, nell’epoca del relativismo assoluto e della fine di tutte le ideologie, restano in piedi, guarda un po’, la proprietà privata, il mercato e il capitalismo, considerati, come dicevamo, non come forme storiche dell’agire umano, ma come parte integrante dell’umano. Alla faccia della fine delle ideologie!…
2) Ciò detto, ma dovrebbe essere superfluo specificarlo, non ha alcun senso che tu mi faccia notare quanto oggi un minatore, un contadino o un carpentiere siano grati alla scienza per come questa ha migliorato la loro vita. Se è per questo non l’ha migliorata solo a loro ma a tutti, compreso ovviamente al sottoscritto. Viva la scienza che scopre i vaccini che ci consentono di sconfiggere le malattie! Viva la scienza che ci consente di viaggiare da un capo all’altro del mondo in poche ore e di andare nello spazio! Viva la scienza che consente di migliorare e allungare la vita di un uomo trapiantandogli il fegato o il cuore!
E via discorrendo…
Viva la scienza, dunque, caro Davide, non stai parlando con un oscurantista fermo all’anno mille. Ma questo non ha nulla a che vedere con lo scientismo, cioè con una di quelle sottoideologie dell’ideologia madre (capitalistica) che ha come obiettivo quello di distruggere all’origine il concetto stesso libertà e quindi di autodeterminazione umana, che devono essere immolate sull’altare del fatalismo (nichilistico) della inevitabilità e ineluttabilità del capitalismo e delle sue sorti “magnifiche e progressive”.
3) Commetti un errore strutturale quando parli di questo nostro mondo, occidentale e capitalistico, enfatizzandolo, contrapponendolo ad altri, non occidentali e non capitalistici. Il pianeta è ormai dominato dal capitalismo che si declina in tante forme politiche diverse e convive con i più disparati contesti e sistemi sociali e culturali. Anzi, la storia ci ha dimostrato che più questi contesti sono culturalmente distanti dal modello occidentale “classico” più esso trova le condizioni migliori per crescere e svilupparsi, talvolta tumultuosamente (pensiamo ai giganti capitalistici asiatici in tutte le loro versioni e addirittura alle monarchie saudite). E’ ormai venuta meno l’equazione capitalismo=diritti e democrazia, come ha sempre millantato il liberalismo da sempre. Il capitalismo ha convissuto (e convive) e si è servito delle peggiori tirannie in tutto il mondo, dall’Europa all’America Latina, dall’Africa all’Asia, e questa non è certo una novità. Certo, noi siamo nella “cittadella” del capitalismo, nel cuore dell’impero (anche se oggi stiamo perdendo colpi e siamo destinati a diventare marginali, e infatti le condizioni complessive di vita stanno peggiorando…) e questo ci ha portato degli innegabili vantaggi, né più e né meno di come accadeva ai tempi dell’antica Roma dove il “civis romanus” godeva di uno status, di una serie di diritti e di una condizione complessiva inimmaginabili rispetto agli altri sudditi e popoli del grande impero. Questo è ovvio, è nella logica delle cose. Così come è nella logica delle cose che il l’impero dominante sia anche quello più “progredito”, più “evoluto”. E’ evidente, altrimenti non sarebbe quello dominante. Valeva per l’impero romano, vale oggi per quello occidentale e americano. Domani varrà forse per quello a trazione asiatica o cinese.
Nulla di nuovo sotto il sole…Ciò detto, io non demonizzo il capitalismo, per lo meno non più e non meno delle altre forme di dominio che hanno caratterizzato la storia dell’umanità. Prendo atto del fatto che oggi mi trovo a vivere all’interno di questo sistema di dominio e mi pongo il problema di come trasformarlo nella direzione di un suo potenziale superamento, perché a differenza tua che sei imbevuto fino al midollo di ideologia dominante (anche se non ne sei cosciente), non credo né che sia il migliore dei mondi possibili né che sia l’ultimo approdo dell’umanità. E’ “soltanto” la forma di dominio che storicamente e socialmente si è affermata in questa epoca. Si trasformerà, non sappiamo in che modo né quando né in quale direzione. Saranno la libertà e l’autocoscienza degli uomini, e quindi la prassi (e certamente anche la ricerca scientifica e il progresso tecnologico), che determineranno la possibilità della sua trasformazione e del suo (possibile) superamento”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La mercificazione di tutto ….. *bad*
Fanno nascere gemelli da madre surrogata, uno è down: abbandonato
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Mio commento (*) al post: Maternità surrogata: dubbi etici e nuovi diritti
.
L’utero è in affitto. Quelle del seme sono banche. L’uomo della prima parte dell’articolo paga, non pesa sui contribuenti. Paga anche la coppia gay della seconda parte del post.
Paсchetto d’ovodonazione “Economico” 4.900 euro, un tentativo: http://www.uteroinaffitto.com
Con 99 $ posso portarmi a casa il “figlio perfetto”: Così ti costruisco il «figlio perfetto»
Le persone diventano risorse umane e le loro capacità capitale umano.
Ogni sistema sociale vincente forgia una sua “sintassi” e il capitalismo trionfante, quello attuale, de-territorializzato e finanziarizzato ha forgiato la sua, e noi ne siamo cosi immersi da non farci più caso.
Ma un capitalismo siffatto, in cui conta solo la “merce” ed il suo illimitato fluire, in cui non è tollerato alcun ostacolo di tipo etico o morale si basa su un’altra caratteristica (umana, umanissima) illimitata: i desideri, i bisogni. Li sollecita, li coltiva. E se non esistono li crea. Per poi crearne altri ancora e poi ancora in una spirale senza fine.
Con questo quadro (molto sommario, me ne rendo conto) non è così difficile capire gli avvenimenti: ogni istanza che moltiplichi tali “bisogni” è incentivata dal sistema perchè allarga e crea nuovi mercati, ogni istanza di ordine etico o morale, pur moderata, viene ostacolata dallo stesso o messa a tacere, perchè è un oggettivo ostacolo all’illimitato espandersi dei bisogni, dei desideri e quindi della merce concettualmente intesa.
La Parrillo, da brava femminista, è del tutto organica a questo sistema che diffonde bisogni e desideri rivestendoli di ” buoni sentimenti” e ce li rivende a suon di dollari.
Peraltro sbaglia, non so se in buona fede, ponendo ai suoi lettor l’aut-aut della tecnica. La tecnica di per se è neutra, non è lei porci di fronte determinate questioni, ma il sistema ideologico in quel (questo) momento dominante.
…
(*) Il commento è in moderazione. Lo pubblicheranno, se lo faranno, domani mattina.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Bravo Luigi!
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV,
.
Grazie. Purtroppo non è servito. Il maledetto sistema di messaggistica disqus, nonostante diverse variazioni nel commento, lo segnalava come spam.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)