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Certo è che una azione che si inserisca nel contesto socioeconomico al fine di trasformarlo in senso anticapitalistico richiede un soggetto che abbia consistenza come soggetto: Marx diceva che erano le condizioni stesse socioeconomiche a costruire il soggetto rivoluzionario, dotato di una sua moralità ed eticità antagonista che ne facevano non solo il propulsore del cambiamento ma addirittura la anticipazione stessa del nuovo mondo, l’uomo nuovo portatore di una soggettività che aveva già, in parte in atto, ma in potenza tutte, le valenze della soggettività liberata a seguito del processo di trasformazione rivoluzionaria delle condizioni socioeconomiche.
Sto parlando dell’operaio di fabbrica che faceva esperienza della solidarietà, della comunità, “obbligatoria” nell’ambiente di lavoro e della conseguente moralità ed eticità rivoluzionaria: un soggetto fortissimo sia nella inalterata identità antropologica e di genere sia nella acquisita nuova moralità nella vita di fabbrica.
Non per niente Marx guardava a chi era fuori di questa “didattica/disciplina” di fabbrica come a una soggettività priva di qualunque struttura e consistenza da cui potesse nascere un qualunque progetto di rinascita/ trasformazione: il famoso Lumpenproletariat, il sottoproletariato dai mille vizi, dalle infinite fragilità, superricattabile e comunque viziosamente destrutturato, mantenuto e passivizzato dal potere.
L’antichissimo ceto del ” panem et circenses” che ritroviamo oggi in tutte le piazze e in tutti i weekend e che ogni forza politica si industria di in-trattenere e “far giocare” e culturalmente blandire in tutti i suoi vizi.
Scusatemi, ma oggi non è forse questo il modello dell’”uomo nuovo” di ogni “sinistra”?
Non si fanno battaglie solo ed esclusivamente perché tutti si diventi soggetti destrutturati come a suo tempo diceva Marx del sottoproletariato?
E che cos’è la teoria Gender se non la teorizzazione di questo tipo di soggettività senza volto, senza identità, senza radici, “coriandolizzata” in soggetti inconsistenti l’uno all’altro estraniati da una uguaglianza astratta, e a cosa mira ed ha ottenuto la male-dizione del maschile e la liquidazione del merito da parte dell’ugualitarismo femminista, a che cosa la sovversione antropologica dell’ideologia “omosessualista”?
Assistiamo all’attacco mirato scientemente alla destrutturazione della soggettività, antagonista o no che sia.
Mai nella Storia si è visto il potere scatenarsi a dispiegare tutto il suo potere nell’appoggio sistematico, pervasivo, violento di teorie cosi assurde, cosi contraddittorie e manifestamente dis-umane.
Tutte però unite nella negazione delle strutture della soggettività, di una qualunque densità e consistenza storica del soggetto o se preferiamo delle strutture ” eterne”, ” ontologiche”, direi “metafisiche” della soggettività.
Se ci guardiamo intorno non possiamo non contemplare altro che la mancanza, la scomparsa del soggetto stesso e, paradosso dei paradossi, proprio nel momento in cui i diritti della soggettività sono diventati il nuovo orizzonte sedicente rivoluzionario ed il soggetto esaltato ad onnipotente signore e costruttore di se stesso.
Datemi una leva e vi solleverò il mondo diceva un tale, cosi senza un soggetto che poggi sulla roccia come si può pensare di trasformare la realtà? Chi si dovrebbe muovere e perché? Forse perché ha fame? E chi da noi ha fame? Forse perché ha sete di verità e giustizia? E chi da noi ha sete di verità e giustizia se persino si fanno fare formidabili giravolte alle parole di Cristo, pur di adeguarlo alla morale da lumpenproletariat? Forse perché si ha paura della morte? Ma se, come mai, nella Storia siamo al tempo stesso negatori per rimozione ma cultori per disperazione, della Morte?
Strategica è la possente inarrestabile spinta del potere persino ad impossessarsi della soggettività fin dalle profondità delle radici genetiche passando prima per la sua liquidazione teorico/culturale: plasmare ad libitum il soggetto significa farlo sparire per sempre e far sparire per sempre il soggetto significa dominarlo per sempre.
Altro che i mille anni di dominio dell’era nazista sognati dalla banda di assassini alla sequela di Hitler.
Si cominciò all’epoca con qualche scritta contro i “giudei” e si è finiti dove si è finiti; oggi si comincia con qualche scritta sui documenti di un Comune contro nientedimeno che il padre e la madre, si passa per la compravendita di figli, gravidanze, ovuli e sperma come già dagli anni trenta nella zootenia, per arrivare alla normalità della clonazione e alla produzione dell’uomo artificiale.
Noi non ci arriveremo, ma quel venti per cento che ha già oggi l’ottanta per cento delle risorse del pianeta ci arriverà: nemmeno i nostri mugugni ci saranno più.
5 Commenti
Interessante, ma onestamente l’ultima parte non l’ho capita. La prima offre ottimi spunti di riflessione
NIcola Morelli(Quota) (Replica)
NIcola Morelli,
Il capitale distrugge ogni forma che non sia la “forma merce”, mezzo per la sua valorizzazione. Questo perchè ogni forma, per il solo fatto di essere forma, implica il concetto (e la pratica) di limite. In questo senso forma si può assimilare a struttura solida, ed infatti Bauman parla di società liquida, dove il soggetto, non possedendo più una sua struttura o forma, è destinato come i liquidi ad adattarsi al contenitore. Per Marx , come scrive Cesare, era la fabbrica che marcava l’identità dell’operaio come portatore di una cultura antagonista e della coscienza rivoluzionaria. Giusta o sbagliata che fosse quell’idea (per me aveva forti limiti di economicismo su cui non è il caso di intrattenersi), era comunque vero che l’operaio di fabbrica era qualcosa di ben diverso dal sottoproletario, certo anch’esso sfruttato ma che per la sua condizione non poteva essere il portatore della coscienza di classe e porsi come soggetto antagonista al capitale. Ed infatti la storia ha dimostrato che era, per così dire, disponibile ad ogni “avventura”, semplice massa di manovra insomma. Secondo me, al contrario di ciò che pensa Toni Negri, è l’equivalente moderno delle “moltitudini”, ma anche gli “indignati” gli assomigliano molto. E non perchè non abbiano molte ragioni, ma perchè non sanno e non possono indirizzarle positivamente verso uno scopo. Ma non c’è solo questo aspetto, diciamo così economico. Il capitale rifiuta ogni forma e ogni determinazione del soggetto a partire da quella più evidente e primaria, il corpo sessuato maschile e femminile. A questo punto il soggetto, privo di qualsiasi forma propria (niente corpo sessuato, niente credo religioso, niente retaggio familiare, niente memoria storica, niente eredità culturale, tutte forme negate in nome dell’autodeterminazione) è tutto e niente allo stesso tempo. E’ esemplificativo il progetto educativo dell’ex ministro dell’istruzione francese Peillon che voleva strappare gli alunni da ogni precedente condizionamento per permettere loro di scegliere “liberamente” la propria identità e il proprio stile di vita. Ora, un soggetto atomizzato e sganciato da ogni contesto in cui si è formato, crede di autodeterminarsi ma in realtà si adatta, come i liquidi, ai contenitori che il potere (il capitale) propone o impone. E’ cioè un soggetto manipolabile al massimo grado, anche se non riesce a vederlo. Come ci ricorda Preve, Prometeo e il Grande fratello, abitano nella stessa casa, sono due facce della stessa medaglia. <>, scriveva in Individui liberati, comunità solidali, Editrice C.R.T. Pistoia 1998, pag. 12.
Nel capitalismo borghese esistevano pur sempre spazi (individuali e sociali) non interamente occupati dal capitale e utilizzati per la sua valorizzazione e riproduzione illimitata. Nel capitalismo odierno globalizzato, mediante appunto la mercificazione di ogni aspetto della vita, dal suo concepimento alla sua fine passando per il tempo libero etc. etc, questi spazi sono stati chiusi, benchè per lo stesso motivo le contraddizioni si siano ampliate a dismisura-
E mentre viene destrutturata la civiltà occidentale negandone le origini e le tradizioni culturali, vengono nello stesso tempo distrutte tutte le culture tradizionali dei popoli coi quali il capitale entra in contatto per penetrarvi economicamente ma anche, e ancor più, culturalmente, perchè le due cose vanno sempre insieme, come ci ricorda Serge Latouche. Questo è il quadro, sconfortante, nel quale ci troviamo a lottare, cercando di appoggiare (opinione mia personale) ogni forma di resistenza a questa invasione delle menti e delle anime da parte dell’ideologia del capitale, ovunque si manifesti, Nei paesi occidentali come nel resto del mondo. Rimane, sempre a mio giudizio, un enorme problema insoluto, quello dell’individuazione del motore di un possibile cambiamento reale. Non più il proletario di fabbrica, non certo le donne (ridicolo solo pensarlo). Forse gli uomini? Forse, sempre che riescano a ri-conquistare la propria identità, ma è difficile, non nascondiamocelo. Chiudo, a questo proposito, con una citazione che mi sembra calzi, di Baudrillard <> , ma, ricorda ancora Baudruillard in La Seduzione, <> . Indistinzione, ciò a cui il capitale punta, e si chiude il cerchio, anche quello del rapporto fra capitale e donne.
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando risponde da par suo, meglio di quanto potessi fare io, riassumendo i termini di un dibattito che in sostanza tende a rilevare se e come la guerra di classe si esprima anche e forse soprattutto come guerra alla soggettività: non c’è conquista dello spirito laico o religioso, non c’è ricchezza naturale o creaturale, non c’è profondità storica, non c’è attitudine profondamente umana, che non venga ritenuta ” merce scaduta” da sostituire sugli scaffali del supermercato. Scaffali sui quali c’è posto solo per il medesimo “yogurt” declinato in mille livree pubblicitarie diverse, ma tutti obbligatoriamente prodotti con la medesima sostanza e il medesimo procedimento industriale, la medesima data di scadenza. Quanto poi ai promotori e alle promotrici di questi prodotti industriali non mancano di certo e con azione molesta te li impongono ora millantando vantaggi e virtù inesistenti, ora frignando, ora seducendo, ora aggredendo, ora accusando, il tutto sotto gli occhi del direttore del supermercato in nome e per conto dei suoi investitori. Resta la considerazione che non si vede chi possa oggi rovesciare questa “messa in forma merce” dell’umano e della intera realtà.
Si intravede invece dove questo processo tende: a sussumere in toto l’umano al capitale trasformandolo in un prodotto dell’industria biotecnologica. A mio avviso sono queste le colonne oltre il quale il capitale intende prendere il “folle volo” ma non per “conseguire virtute e conoscenza” ma per imporre la più radicale ed irredimibile schiavitù, quella dell’uomo Fabbricato. In questo senso sono già all’opera laboratori, avanti cinquant’anni dalla nostra attuale consapevolezza. Da essi salteranno fuori e imposti i risultati quando la trasformazione culturale dell’ambiente in cui devono essere impiantati e resistenza operanti, sarà computa.
Dietro il potentissimo appoggio del potere che conta ( multinazionali, fondazioni, apparati militari) all’ideologia gender, a quella femminista e omosessualista, vedo questo progetto e queste prospettive. Mancano nuovi mercati e questo sarebbe sconfinato.
cesare(Quota) (Replica)
Mannaggia …. *dash*
ho (quasi sicuramernte) eliminato un commento valido finto nello spam.
Mi scuso con l’autore/autrice, invitandolo/a a rimandarlo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Riguardo alla fecondazione eterologa,penso che la lobby dei ginecologi,sia così potente da esser riuscita quasi a scavalcare la famosa Legge40
Renzoni(Quota) (Replica)