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20 Mag 2015  |  27 Commenti

Il capitalismo all’offensiva su tre fronti

Ho appena letto questo articolo https://abbattoimuri.wordpress.com/2015/05/19/tutte-zitte-se-il-raptus-viene-attribuito-a-una-madre-assassina/  di “Eretika” (questo è il nick che utilizza da tempo e con cui è conosciuta),  una “femminista critica” – definiamola così – sulla recente sentenza che ha di fatto assolto la madre di Lecco che aveva assassinato le sue tre figlie.

Eretika ha assunto da tempo posizioni sicuramente coraggiose, molti dei suoi articoli sono apprezzabili e condivisibili, per lo meno in parte, e in un’ occasione in cui fu duramente attaccata da alcune sue ex compagne ed ex compagni, presi anche pubblicamente le sue parti, esprimendole la mia solidarietà. 

Tuttavia non riesce (non vuole? non può?…) a fare il salto definitivo (e anche il più coerente…), cioè a fuoriuscire dall’ideologia femminista che pure ha sottoposto ad una critica molto severa. Ma questo è eventualmente un suo problema. L’ articolo in ogni caso ha avuto il merito di sollecitarmi ad una riflessione più ampia e la ringrazio per questo.

Per lei l’attuale contesto sociale sarebbe tuttora dominato dalla cultura maschilista e patriarcale, e anche quest’ultimo articolo lo conferma. E’ ovvio che dal mio punto di vista è un’analisi a dir poco obsoleta, perché l’attuale sistema capitalistico tutto può essere e tutto è tranne certamente che maschilista e patriarcale. Al contrario, come abbiamo spiegato in tanti articoli fra cui questo http://www.linterferenza.info/editoriali/il-nuovo-orizzonte-del-capitalismo/ , e non solo su questo giornale, il neo ultra capitalismo assoluto dominante ha necessità di rimuovere ogni potenziale ostacolo sul suo cammino, ivi compreso il vecchio sistema valoriale borghese e “patriarcale” (https://www.uominibeta.org/editoriali/ha-ancora-senso-considerare-il-patriarcato-come-larchitrave-delle-societa-capitalistiche-occidentali/ e https://www.uominibeta.org/articoli/perche-si-distrugge-il-paterno/ ) divenuto ormai di impaccio al suo pieno dispiegarsi.

A tal fine, il processo di distruzione di ogni identità, sistematicamente e scientemente perseguito, a cominciare ovviamente da quella di classe; la prima, in ordine di tempo e di necessità, che doveva e deve essere assolutamente distrutta. E al momento, purtroppo, questo obiettivo è stato in larghissima parte raggiunto grazie ad un’offensiva culturale e ideologica (oltre che politica e sociale) senza precedenti che ha portato la grande maggioranza delle persone a smarrire se non ancor peggio a rifiutare la propria identità (e coscienza) di classe, cioè la consapevolezza di essere dei soggetti sociali subordinati all’interno del contesto sociale (cosa che, al contrario, non vale ovviamente per i soggetti sociali dominanti i quali sono ben provvisti di coscienza di classe…). Oggi i soggetti sociali subalterni non si sentono, o meglio, non vogliono sentirsi più tali e, anzi,per lo più arrivano a vergognarsi della loro condizione; la stessa che una volta rivendicavano invece con fierezza. Non più quindi “proletari” consapevoli della propria condizione, perché muniti di coscienza di classe (come soggetti singoli e collettivi agenti all’interno del processo sociale e storico) ma “individui”, in senso generico, fra altri “individui” o, al meglio, “cittadini” fra altri “cittadini” (ma quest’ultimo è già uno stadio “superiore” che necessita di un tasso di coscienza civica e politica ancora più elevato che naturalmente il sistema stesso, al di là dei proclami formali, si guarda bene dall’incentivare…) .

La vittoria dell’ideologia liberal-liberista è stata pressoché quasi totale, sotto questo punto di vista, per lo meno in questa fase storica, essendo riuscita ad occupare lo “spazio psichico” della stragrande maggioranza degli “individui”, con l’eccezione di alcune sacche di “resistenti” ancora presenti in settori molto minoritari di ciò che resta della vecchia classe operaia di fabbrica e, sia pure in minima parte, dei cosiddetti  nuovi ceti “proletari intellettuali” o “intellettuali proletarizzati”. Qualcuno (pochi) fra questi,  infatti, anche se qualificato, con tanto di laurea e specializzazione in tasca, ha ormai capito di essere condannato ad una sostanziale marginalità sociale, e questa situazione sta cominciando ad aprire delle contraddizioni anche in quelle fasce sociali che una volta avremmo definito “medio borghesi” che da sempre hanno individuato e individuano nella mobilità sociale verticale la loro ragione di esistenza. Siamo comunque ben lontani da una vera e propria coscienza di classe intesa in senso classico, cioè marxiano. Siamo piuttosto di fronte ad una frustrazione individuale, sia pure molto diffusa, ma del tutto incapace di fare un salto di qualità in termini di consapevolezza sociale e politica  

Ma distruggere l’identità (e la coscienza) di classe significa annichilire la possibilità stessa di una risposta collettiva al dominio capitalistico. Significa minare alle fondamenta il proprio antagonista “interno”, quello inevitabilmente generato dal sistema capitalista stesso e anche quello potenzialmente più pericoloso nel momento in cui fosse appunto provvisto di coscienza, sia a livello individuale che collettivo.

Questo è stato ed è tuttora il primo dei tre obiettivi strategici del capitale.

Poi è la volta di quello “culturale”, cioè la distruzione delle identità culturali dei popoli, delle comunità, delle diverse etnie ecc. Ed è anche facile capire il perchè. Se l’obiettivo (del capitale) è quello di trasformare il mondo in un metaforico (e non solo) gigantesco Mc Donald, è ovvio che si devono necessariamente distruggere anche le identità culturali che oggettivamente costituiscono un ostacolo in tal senso nonchè un potenziale antagonista. Anche se può apparire paradossale questo paradigma è applicabile in tutte le  direzioni. Vale per le culture e per le religioni così come per gli usi, i costumi, le tradizioni locali, addirittura per le tradizioni culinarie. Volendo portare un esempio banalissimo ma forse efficace, se si deve portare la gente, da Los Angeles a Singapore, da Roma a Buenos Aires, da Londra a Shangai e via discorrendo, dal Polo Nord all’Antartide, a ingozzarsi di hamburger, patatine fritte e coca cola in un “fast food” (letteralmente cibo veloce…), la si deve anche convincere che le sue precedenti abitudini alimentari non fossero “adeguate”. L’esempio, come ripeto, è senz’altro e volutamente banale. Proviamo però a portarne degli altri più “pesanti”. Pensiamo ad esempio alle religioni o in generale a tutto ciò che ha attinenza con la sfera “sacrale” e spirituale di un popolo o di una comunità. Una religione, al di là della dimensione trascendentale, rappresenta comunque un sistema di precetti e regole di ordine etico e morale. E cosa se ne fa ormai il capitalismo, interessato solamente alla sua illimitata auto riproduzione, di un “papocchio” tanto ingombrante quale quello rappresentato da un sistema di precetti etico-morali? Tanto più in assenza di un’ideologia antagonista (leggi il comunismo) che ha osato metterlo in discussione, quei sistemi di regole e precetti religiosi (anche se non necessariamente tali) etico-morali, a suo tempo utili (al di là della loro effettiva natura e/o della loro strumentalizzazione politica) alla perpetrazione stessa del suo dominio, rischiano di diventare un fardello, una zavorra di cui liberarsi. Ciò apre, specie per i marxisti, una riflessione sulla questione religiosa, su come essa si sia evoluta o trasformata nel tempo, e sulla funzione anche politica che hanno assunto oggi alcune religioni; penso all’Islam, ad esempio, sia pur nelle sue spesso molto diverse (e confliggenti)  articolazioni. Ma questa è una questione assai complessa che ci porterebbe lontano e che merita una riflessione specifica. Per ora, ciò che è importante  sottolineare è che un popolo che smarrisce le sue origini, la sua storia, la sua o le sue culture (senza con questo negare, ovviamente, la contraddizione di classe), è molto facile da colonizzare, sotto ogni punto di vista (economico e culturale) specie da parte di un sistema globalizzato altamente pervasivo e al contempo seducente e seduttivo come quello capitalistico. Con popoli e comunità siffatte, senza più storia né identità, non c’è neanche più bisogno di usare le maniere forti; il metaforico “Mc Donald” di cui sopra e tutto l’armamentario di “luci” e ammennicoli che il mondo capitalista occidentale (quindi anche quello “orientale” occidentalizzato) è abilissimo a produrre e a proporre, sono più che sufficienti a sottometterli.        

Infine – questo il capolavoro dell’attuale ideologia dominante –  l’attacco alla identità sessuale (leggi quella maschile), perché è ovvio che se si devono ridurre gli esseri umani a meri consumatori, li si deve anche privare o comunque indebolire fortemente nella loro identità primaria, cioè quella sessuale. E sappiamo benissimo – come abbiamo già spiegato negli articoli linkati poco sopra – che questo processo prevede la castrazione psicologica del maschile e del paterno. 

“La cosiddetta “società liquida” (per dirla con Z. Bauman) neocapitalistica postmoderna, infatti -riporto testualmente uno stralcio di uno dei miei articoli già linkati – ha necessità di individui “non sociali” (parafrasando il titolo di un celebre libro di Pietro Barcellona), ridotti ad una sorta di monadi incapaci di relazionarsi fra loro se non attraverso la forma alienata e alienante dello scambio mercantile. Qualsiasi altra istanza o soggettività che non sia funzionale a questo “progetto”, cioè sostanzialmente al flusso ininterrotto e illimitato della forma merce, cioè dell’unica forma di “auctoritas” oggi di fatto consentita (al di là delle liturgie formali e ideologiche del tutto artificiose, cioè della produzione della marxiana falsa coscienza socialmente necessaria), deve essere rimossa. Da qui la tendenza (in atto) finalizzata alla cancellazione o quantomeno al sostanziale indebolimento di ogni identità, a partire proprio dall’identità sessuale. La qual cosa non è ovviamente casuale; cosa esiste infatti di più potente e di più naturale dell’identità sessuale, dell’appartenenza al proprio sesso, prima ancora dell’appartenenza sociale, etnica o culturale? Ecco, dunque, per il capitalismo, giunto al suo stadio apicale (per lo meno per ora, non siamo in grado di conoscere la sua eventuale e anche altamente probabile e ulteriore espansione, specie perché in stretta comunione con la Tecnica, ossia la sua più potente alleata), la necessità di intervenire non solo sul piano sociale tradizionale ma addirittura su quello antropologico e genetico”.

“Il paterno – come spiega in modo infinitamente più brillante e dettagliato rispetto a quanto non possa fare il sottoscritto in brevissimi cenni – Erich Neumann, nel suo saggio“Storia delle origini della coscienza”, rappresenta l’irruzione nell’Uroboros dell’io nel non-io, del distinto nell’ indistinto, del limite nell’illimitato, della “forma” nella/sulla materia. Senza questa irruzione, senza questo metaforico ma anche sostanziale strappo, l’individuo (inteso come persona) non potrà mai costituirsi in quanto tale, nella sua autonomia e consapevolezza. Egli resterà sempre un soggetto privo di una sostanziale identità, fluttuante nel metaforico “brodo” di cui sopra, incapace cioè di definirsi come uomo o come donna (anche se il problema, per ovvie ragioni, riguarda oggi prevalentemente gli uomini) nel mondo. Da qui l’attacco sfrenato al paterno e al maschile, dove paterno sta per patriarcato e maschile per maschilismo; non sono ammesse altre interpretazioni”.

E cosa è oggi, concettualmente parlando, la “forma merce”, il “mercato totale”, se non un metaforico Uroboros postmoderno? E come fuoriuscire da questo “brodo”, cioè come trasformare la realtà superando questo stadio, se soprattutto oggi le strutture stesse della soggettività vengono, guarda caso, negate? Si discute da tempo sul possibile futuro oggetto della altrettanto possibile trasformazione rivoluzionaria. Ma quale potrà essere questo soggetto se è la soggettività stessa che viene negata a monte?

Queste sono, a mio parere, le tre direttive strategiche sulle quali si muove il capitale. Esse fanno parte di un unico processo all’interno del quale si intersecano e si sovrappongono. Risulta evidente come la sfera psichica e il suo controllo non possa più essere considerata come un mero aspetto sovrastrutturale. Questo poteva valere in altre epoche storiche dove il dominio sociale si esercitava innanzitutto attraverso il controllo della sfera pubblica delle persone (il lavoro, in primis, quindi i famosi rapporti di produzione), prima ancora di quella privata. Oggi la situazione è in larga parte mutata (nel senso che a quei rapporti di produzione si sono aggiunte e sovrapposte altre dinamiche) e diventa sempre più difficile, a mio parere, stabilire quale sia la struttura e quale la sovrastruttura, stante proprio la complessità e la complementarietà della loro relazione. Forse sarebbe meglio parlare semplicemente (si fa per dire…) di struttura o di strutture. Questione assai complessa che non ho certo la pretesa né la presunzione di chiudere e che necessiterebbe di una riflessione ben più ampia che, purtroppo, guarda un po’, è del tutto assente a “sinistra” (in tutte le sue articolazioni) dove un certo economicismo, un certo sociologismo e un certo ideologismo e politicismo continuano anacronisticamente a farla da padroni e ad impedire la pur necessaria esplorazione di altri “territori”

Mi permetto di dire che tutto ciò vale anche per la nostra amica Eretika che ancora si ostina a sostenere che l’attuale società capitalistica affondi le sue radici nella cultura maschilista e patriarcale. Il suo anacronistico approccio interpretativo è anch’esso figlio di quella incapacità e di quella paura (anche personale) a mollare determinati ormeggi.

Fonte:  http://www.linterferenza.info/editoriali/il-capitalismo-alloffensiva-su-tre-fronti/    

 

 


27 Commenti

Fabrizio Marchi 5:49 pm - 20th Maggio:

Il mio ultimo articolo pubblicato oggi sull’Interferenza e anche qui su UB.

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Daniele 6:52 pm - 20th Maggio:

Fabrizio, per me la suddetta “Eretika” non è un’amica ma un’opportunista. Ma va beh, sono dettagli.

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Luigi Corvaglia 9:55 pm - 20th Maggio:

Daniele,
.
Con Eretika discutiamo, ma non abbiamo certo il prosciutto sugli occhi.
Lei ha le sue posizioni e noi abbiamo le nostre.
Ti riporto un piccolo scambio di commenti tra me e lei sul Fatto Quotidiano.
Noterai come ha abilmente glissato sull’obiezione, fondamentale dal nostro punto di vista, che le ponevo.
Bagnasco e la teoria del gender, siamo tutti transuman@
.
Luigi Corvaglia • 2 mesi fa
Eretica
davvero non vedi il vulnus e le conseguenze (e non ti insospettisce per niente? Se non erro ti qualifichi come anarchica libertaria) di una teoria queer come “teoria del sistema”. Calata dall’alto e non conquista di popolo?
Perchè vedi, a prescindere dalla mia opinione, il metodo in queste cose è sostanza e nessuno, dico nessuno, mi convincerà che le grandi istituzioni, i grossi centri di potere si muovono perseguendo le mie finalità. Mie intese come uomo, donna, gay, lesbica, trans di popolo.
Da persona intelligente quale sei non puoi non essertene accorta. Ed allora?
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Eretica —> Luigi Corvaglia • 2 mesi fa
per amor di anarchismo, preciso poi che di calato dall’alto c’è il dogma religioso imposto a tutti, incluse le persone atee e non credenti come me. altro che teoria queer, che è semplicemente un filone teorico degli studi di genere che guarda all’umanità e fa evolvere la filosofia in direzioni altre, laddove il pensiero non teme di dubitare, andare, senza essere intrappolato da un dogma autoritario.
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Luigi Corvaglia —> Eretica • 2 mesi fa
Non mi infrattare con discorsi da anticlericale depassè. Anche perchè stai parlando ad un altro ateo che non ha sicuramente in simpatia la chiesa. Come tutte le religioni.
Per il resto noto che hai abilmente eluso.
Comunque con simpatia :))
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Eretica —> Luigi Corvaglia • 2 mesi fa
proprio per questo lo dico, perché mi sorprende che ti barrichi dietro quel che dice un cardinale per riconfermare la teoria della natura applicata ai sessi smile e no, non ho eluso. in basso un altro commento approfondisce.
.
Luigi Corvaglia —> Eretica • 2 mesi fa
Ma io non mi barrico dietro a niente. Nemmeno so cosa ha detto Bagnasco. Ne mi interessa. Ho parlato di tutt’altro. Peraltro la chiesa non è l’unico potere che imponga o cerchi di farlo il suo punto di vista. Allo stato dell’arte non è nemmeno il più potente e pervasivo.
Se permetti sono molto più preoccupato dell’azione delle elite economico-finanziarie e delle conseguenti “filosofie” a rimorchio. Per questo parlavo di forma e di sostanza.
.
——
ps. Il commento cui si riferisce, che adesso non mi metto a rintracciare, in realtà non rispondeva all’obiezione.

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alex67 3:21 pm - 21st Maggio:

eretika è una gran furbona… (o dovrei dire sono ? pare siano più persone che scrivono, ma non posso confermarlo)
più di una volta sul fatto quotidiano ha censurato alcune domande “scomode” che le ho fatto…
gioca a femminista buona/femminista cattiva, fa dei buoni articoli per poi farne passare altri, pessimi, per verità…
non ci cascare…

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Luigi Corvaglia 3:59 pm - 21st Maggio:

Tranquillo … https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wink.gif
Io, Fabrizio, ma anche altri amici si ha sulle spalle decenni di politica attiva. Non è che si sia proprio degli sprovveduti.

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Daniele 8:24 pm - 21st Maggio:

alex67
>>>>>>>>>>>
eretika è una gran furbona… (o dovrei dire sono ? pare siano più persone che scrivono, ma non posso confermarlo)
>>>>>>>>>>>
Più che probabile…
I nick collettivi non sono certamente una novità.

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Fabrizio Marchi 9:01 am - 22nd Maggio:

Ragazzi, cerchiamo di stare calmi, non siamo nati ieri e non abbiamo la sveglia al collo…
Dobbiamo capire che in qualche modo noi qui stiamo facendo politica, e la politica non si fa prendendo a parolacce l’avversario ma agendo con equilibrio e razionalità.
E’ anche evidente che un conto è commentare su un blog in anonimato, e un altro è scrivere un articolo su un giornale, in questo caso l’Interferenza (perché l’articolo in oggetto è stato in prima battuta pubblicato lì), di cui il sottoscritto è direttore responsabile (come di questo blog, naturalmente; anzi, un giornale comporta addirittura più garanzie legali per il direttore che deve essere iscritto all’Ordine dei Giornalisti e quindi gode, per lo meno in linea teorica, della “copertura” politica e giuridica dell’Ordine).
E una cosa è un commento, in anonimato o meno, e un’altra un articolo scritto peraltro dal direttore di quella testata. Le cose cambiano un pochino, o no? E’ mai possibile che non riusciamo a capirlo?
Seconda cosa. In politica esistono delle “cosucce” chiamate strategia, tattica, e via discorrendo, e bisogna saperle utilizzare, con raziocinio, in base alle necessità. E allora, nel caso specifico, pensate forse che il sottoscritto non sia consapevole degli elementi di ambiguità della posizione di una come Eretika? Certo che ne sono consapevole, ma appunto per questo cerco di insinuare degli ulteriori elementi che possano far emergere ancor più e ancor meglio quelle contraddizioni. O ci scandalizziamo perché la definisco “amica”? Ma questo è un modo di dire, nell’ambito di un approccio argomentato e dialogico, con una persona che comunque non ha scelto la strada della chiusura nei nostri confronti o peggio della criminalizzazione ma ha scelto un altro percorso. E noi abbiamo il dovere di relazionarci in modo intelligente e razionale, forti delle nostre armi, cioè della nostra analisi e della nostra esperienza politica, con queste persone. Nessuno e tanto meno nessuna ha obbligato Eretika ad assumere determinate posizioni. Le motivazioni del suo percorso le conosce soltanto lei né a noi interessano. A noi interessa solo ottimizzare ciò che è possibile ottimizzare ai fini della nostra battaglia. Punto e stop.
Questo non è un blog dove sfogare le proprie incazzature (poi si può anche fare, sia chiaro, è legittimo ed è anche bene che ci sia uno spazio per gli uomini dove potersi esprimere liberamente, ma non è ora questo il punto…) ma l’organo di informazione, riflessione e comunicazione di un movimento.
Quindi, per favore, state tranquilli, non c’è bisogno che ci diciate di stare attenti, di stare svegli perché questa o quella o questo o quello hanno la lingua biforcuta ecc. ecc.
Tranquilli. State tranquilli. Non abbiamo l’anello al naso…

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Alessandro 12:05 pm - 22nd Maggio:

Alcune considerazioni al volo.
Se tutte le femministe fossero come Eretika, cioè della sua apertura mentale, probabilmente questo coraggiosissimo blog, forse ciò che di più coraggioso c’è in rete, perlomeno in ambito nazionale, non sarebbe probabilmente nato. Purtroppo Eretika rappresenta una mosca bianca nel panorama femminista italiano e non solo. Il che non vuol dire che non si debba talvolta dissentire da ciò che scrive, ma il livello morale della persona è infinitamente superiore a quello della femminista media.
Un’altra considerazione riguarda quanto il nostro parlamento, il più femminista e giovanile della storia, sta combinando con le sue controriforme, a testimonianza della balla colossale che ci hanno propinato continuamente negli ultimi tempi, ossia che il livello della nostra classe politica crescesse con l’avvento massiccio di più donne ai vertici. stessa discorso poi riguarda la RAI: forse non è mai stata così penosa come da quando è diretta da una donna.
Ancora prove su quanto sia indispensabile continuare a sostenere la precedenza della persona sul genere e a sbugiardare lo pseudoprogressismo che su questi temi domina incontrastato.

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Daniele 4:52 pm - 22nd Maggio:

Fabrizio, non mi pare che si sia agitato nessuno.
Tranquillo pure tu.

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Daniele 4:55 pm - 22nd Maggio:

Alessandro:
Alcune considerazioni al volo.
Se tutte le femministe fossero come Eretika, cioè della sua apertura mentale,

>>>>>>>>>>>>>
Non esageriamo.
Poi, per carità, ognuno è libero di pensarla come vuole.

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mauro recher 5:21 pm - 22nd Maggio:

Concordo con Alessandro ,molte cose scritte da eretika mi trova concorde ma come dice Fabrizio e Luigi lungi da noi a non muoverne qualche critica come Fabrizio ha fatto con il suo articolo perchè ,se no facciamo come il femminismo ,che si guarda chi scrive e si agisce di conseguenza , credo che sia l’errore più macroscopico che potremmo fare… sul resto concordo ancora ,inutile scegliere ministre e deputate solo perchè hanno il sesso diverso , dico ancora di più ,per me il consiglio dei ministri potrebbe essere composto anche da tutte donne se avessero idee valide, purtroppo la scelta si basa su altre cose ,ed è ovvio che si va verso il degrado

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Fabrizio Marchi 9:48 am - 24th Maggio:

Daniele,

“Fabrizio, per me la suddetta “Eretika” non è un’amica ma un’opportunista. Ma va beh, sono dettagli”. (Daniele)
“eretika è una gran furbona…non ci cascare…” (Alex 67)
Daniele, rispondevo semplicemente a queste osservazioni, la tua e quella di Alex 67. Tutto qui. Siccome ogniqualvolta assumiamo una posizione “politica”, e quindi dialogica e interlocutoria (perfettamente consapevoli della natura dell’interlocutore e di ciò che stiamo facendo), molti amici ci ricordano di stare attenti, che in realtà questa/o o quella/o sono delle furbone o delle opportuniste e che non dobbiamo cascare nelle loro trappole, ho voluto rassicurare sul fatto che qui non abbiamo l’anello al naso e che fare quello che stiamo facendo comporta una notevole dose di capacità tattica, di equilibrio ed esperienza politica di cui fortunatamente siamo provvisti. La politica è una materia complessa, dove spesso anche i nemici dichiarati (non è comunque il caso nostro e di Eretika) arrivano spesso a dialogare serenamente, anche se in realtà l’obiettivo di quel dialogo è soltanto cercare il modo più astuto o più intelligente per metterlo nel culo all’altro.
Ora, in una fase come questa, dove non mi pare che ci siano masse di uomini beta provviste di un altissima coscienza di genere e di classe, inquadrate politicamente e militarmente in un partito-esercito beta-bolscevico, avanguardia del proletariato maschile (e quindi anche femminile, dal momento che quel partito-esercito è talmente forte da coinvolgere e fungere da guida anche per le masse femminili de-femministizzate) , con una donna come Eretika (quanto sia “furbona”, opportunista o in buona fede, NON ci interessa perché dal punto di vista POLITICO, è del tutto irrilevante…) è più conveniente entrare in una relazione dialogica e interlocutoria, cercando di utilizzare le sue posizioni (e soprattutto le sue contraddizioni) a nostro vantaggio, piuttosto che assumere una posizione di chiusura totale e aprioristica. Comunque sia, Eretika, con tutte le sue contraddizioni (limiti, opportunismi ecc.) ha prodotto una crepa, una lacerazione nell’universo femminista, e noi abbiamo il DOVERE politico di non lasciar cadere la cosa. Al contrario, dobbiamo cercare di fare di tutto per aprire ancora di più questa lacerazione. Nel modo politicamente più intelligente possibile.
Questo modo di procedere è ciò che comunemente si chiama Politica. Tutto il resto è chiacchiericcio.

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Roman Csendes 12:11 pm - 25th Maggio:

Dedicato ad “Eretika”

Loro sono libere quando noi non siamo importanti per loro o non ci siamo proprio.
Sempre quella parola “Patriarcato” in testa; e chiamiamola testa.
Noi “incateniamo”, loro vogliono solo liberarsi ed andar lontano.
Bè, e perchè non lo fanno?
Visto che amano le donne.

Come se a noi dispiacesse.
Come se a noi importasse qualcosa di queste sessiste e dei loro gravi problemi di relazione.
.

https://www.youtube.com/watch?v=tuRhD7E9w1o

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andreone 7:49 pm - 26th Maggio:

non riesco a capire la vostra ignavia nei confronti del marxismo culturale che è uno dei mali peggiori dell’occidente ed è anche la radice del femminismo.

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Fabrizio Marchi 7:58 am - 27th Maggio:

andreone,

Ecco un altro che ha capito tutto…
Il comunismo è crollato ma continua a vivere attraverso il femminismo e sta infettando,anzi, ha già infettato il mondo capitalista occidentale, completamente ignaro di questa astutissima mossa dei comunisti che prima hanno buttato giù il muro di Berlino e dismesso l’URSS (ma era solo un diversivo…) e poi si sono infiltrati in Occidente attraverso il femminismo.
E’ una strategia lucida e precisa studiata a Mosca nei primissimi anni ’80, prima dell’avvento di Gorbaciov.
Ora possiamo dirlo con certezza.
https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wacko.gif

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Animus 11:18 am - 27th Maggio:

Dato che mi pare in tema, visto che parla di capitalismo, e che vede la religione come suo antidoto, riporto un commento dal mio blog, in risposta ad un certo Fabrizio(???)
Fabrizio (M.), tu ne sai niente?
Mi sa che è uno del giro visto che tra qui e l’interferenza ci sono diversi Fabrizio.
______________________________________

>Fabrizio
>Una religione secondo la quale ” Desiderare ” è peccato, secondo la quale mangiare troppo è peccato?Se tutti noi ci comportassimo seguendo la morale cristiana il sistema capitalistico- consumista crollerebbe all’istante.
———————–
Non solo crollerebbe il capitalismo, ma la stessa cristianità romano/occidentale che ha come colonne portanti la dottrina della colpa e del peccato.

Lei, invece, fa parte di quella schiera di persone – non si preoccupi, è in ottima compagnia, siete tanti. … – che credono che la Chiesa abbia tutto l’interesse affinché i peccatori(??? ma se non peccano, che peccatori sono?) facciano esattamente ciò che Lei dice, mentre è vero esattamente il contrario, alla Chiesa non interessa assolutamente che si faccia ciò che lei predica!

Su questa dinamica dia-bolica – cioè doppia, biforcuta – ci ho scritto diversi articoli…

Banalmente, il messaggio inviato è lo stesso di colui che vuole “che si commetta peccato”, ad es. aprendo un cassetto proibito e dicendo: “mi raccomando, apri tutti i cassetti, ma non aprire quel cassetto!”
Se il bambino non c’aveva pensato e non aveva nessuna intenzione di farlo, ora, quella sarà chiaramente la prima cosa che farà, il primo cassetto che verrà aperto una volta che ne avrà la possibilità…..

Le consiglio di leggere ” Pragmatica della comunicazione umana”, un buon libro che dischiude un orizzonte sulla comunicazione mostrando come questa sia ben più vasta di quanto comunemente si creda , oltre a far capire meglio quali sono gli strumenti “immateriali” che usano i manipolatori, ovvero come la comunicazione, con diversi livelli metacomunicativi, possa agire sull’inconscio, riuscendo anche a veicolare messaggi che sono opposti rispetto a quelli detti “in chiaro”.

Uno per tutti?
La Chiesa ha sempre detto che avere una famiglia numerosa è cosa buona e giusta, vero?
Bene, ma questo è quanto di più lontanto/opposto ci sia poi dai Modelli di perfezione/santità che propone: i santi(ficati), i beati, gli angeli, non sanno cosa sia la prole…
La “sacra famiglia”, ha un figlio unico, di “padre ignoto”.

Cmq, come troppo spesso mi è capitato, si commentato avendo capito poco o nulla di ciò che si è letto (ragione per cui da un certo punto i commenti sono stati disabilitti, questo fa parte degli articoli vecchi dove ancora era possibile commentare), ovvero, perchè il “il cristianesimo è la metafisica del boia”, e perché, giustamente, Nicce ci dice:”Sappiamo anche troppo bene che cosa sia il più infame trucco dei teologi che esista, volto a rendere l’umanità «responsabile» nel senso loro, vale a dire a renderla dipendente da loro”

Saluti.

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Aliquis 11:47 am - 27th Maggio:

Vabbè, non c’entra nulla ma non so dove intervenire. Ricordate il forum di persone che hanno problemi realzionali a cui mi sono iscritto tempo fa? Avevo dei dubbi perchè per tre quarti sono donne. Ecco, dubbi confermati. In molte discussioni si parla di approcci, relazioni e anche di più. Vabbè, mi è venuto di pensare, ma quali problemi avete allora? (infatti questa condizione, definita nel bene o nel male sindrome di asperger, è assai più svantaggiosa per i maschi, che ne sono colpiti più delle femmine in proporzioni rovesciate rispetto agli utenti di quel forum). Ho provato ad azzardare qualche commento nel quale accennavo timidamente che questa condizione è più grave per gli uomini che per le donne; nessuna risposta. Ad un certo punto, poichè le discussioni erano incentrate a parer mio troppo in senso materiale, (infatti, riferendosi alle modalità di approccio, si parlava di “predatori e prede”, sic!), ho provato ad inserire un commento in cui sostenevo che bisognava pensare di più ai sentimenti. Mi è stato risposto che in una discussione con quel titolo (come attirare predatori!!!!) parlare di sentimenti significava banalizzarli.
Ecco, non mi sento più a mio agio in quel forum.

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armando 1:29 pm - 27th Maggio:

Animus,

Rovescio l’assunto. Se non esistessero il peccato (che è termine religioso quindi lasciamolo un attimo da parte) e la colpa, concetto che può essere declinato anche in termini di morale laica come il sentimento di aver nuociuto ingiustamente ad altri, cosa accadrebbe? Esattamente lo sdoganamento di ogni comportamento utilitaristico a proprio vantaggio, proprio quello che è alla base del capitalismo odierno privo di freni. Se ogni desiderio fosse di per sè giusto e quindi fosse giusto realizzarlo,,cosa accadrebbe? Esattamente quello che sta accadendo oggi. Un’orgia di diritti di tutti i tipi a prescindere dalle conseguenze, proprio quello che induce a pensare il capitalismo, il quale se ne frega pure anche del fatto che essi potranno essere realizzati solo in minima parte da un minimo settore della popolazione, anzi gioca proprio su questa realizzibilità sempre promessa come una chimera ma impossibile.

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mauro recher 5:06 pm - 27th Maggio:

Fabrizio Marchi,

Non so , a scapito dei partiti comunisti che sono nell’ordine dei prefissi telefonici (va beh che in un commento su rifondazione, hanno detto che loro arrivano alla astronomica percentuale dell 1.1 smile ) sembra che l’occidente e il mondo intero sia pieno di comunisti ,li vedono ovunque ,basta andare a fare un salto sulla pagina di Salvini e vedono comunisti anche sotto i sassi e non manca che il femminismo sia l’ancella di questo comunismo perchè hanno messo un poster di Marx o una falce e martello ma poi vedono l’operaio o chi per lui (o peggio il disoccupato) e lo vedono come oppressore perchè ha il pene ..io il comunismo o di essere di sinistra la interpreto in maniera differente

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Animus 7:54 am - 28th Maggio:

armando: Se non esistessero il peccato e la colpa … cosa accadrebbe? Esattamente lo sdoganamento di ogni comportamento utilitaristico a proprio vantaggio, proprio quello che è alla base del capitalismo odierno privo di freni.

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Sì, Armando, se la metti giù così, hai ragione, non vedo come si potrebbe darti torto, il problema però è che il tuo è un punto di vista IDEALE, che guarda molto poco, per non dire per nulla, a come questa morale viene declinata/utilizzata nel mondo reale “dall”istituto” che, se in teoria, dobrebbe esserne il garante…nella prassi, stringe la mano al capitalismo.

Un po’ di ripasso non fa male…

“Negli anni Sessanta John Kennedy e Giovanni XXIII lanciano una “crociata per lo sviluppo”, spingendo developpers, missionari e peace corp in America Latina.
Ivan Illich capìsce che questo è un nuovo tipo, molto più perverso, di colonialismo che vuole distruggere dall’interno i sistemi culturali dei paesi del “terzo mondo” e omogeneizzarli all’idea roosveltiana “e tutta nordamericana recentissima” di sviluppo e progresso.

Dopo un lungo giro per il continente latino-americano sceglie Cuernavaca come luogo da cui organizzare la resistenza ai “missionari dello sviluppo”.
Inventa una scuola di spagnolo per accogliere i “volontari della pace” per spiegare loro i danni di cui si fanno portatori.
Illich ne rimanda a casa la metà giudicandoli inadatti all’impegno missionario, perché incapaci di liberarsi dai postulati del benessere consumista e della società industriale nordamericana.

A Cuernavaca fonda il Cidoc, un centro di interdocumentazione dove vengono raccolti da un lato enormi quantità di lavori sulle tradizioni popolari latino-americane e dall’altro dati e materiali sullo sviluppo delle grandi istituzioni mondiali nel campo dell’educazione, salute, economia.

Il Centro esercita una grande attrazione sui giovani sacerdoti prima, e successivamente su tutta la generazione degli anni ’60 e ’70 diventando uno dei punti più avanzati nel mondo sullo studio della modernità e dei problemi chiave della società occidentale. Una serie di seminari insieme ai massimi esperi di questi temi dà vita ad una critica radicale alle istituzioni da cui nascerà il libro Descolarizzare la società e poi la critica feroce alla medicina ufficiale Nemesi medica.

In un episodio mai completamente chiarito s’insinua nei rapporti fra Stati Uniti e Chiesa per salvare persone, sottoposte alla tortura in regimi dittatoriali del sudamerica.

Sfugge a più di un attentato, ma, nel 1968, diventato ormai troppo scomodo, Illich viene chiamato a Roma davanti al Sant’Uffizio per un processo da cui esce prosciolto …(ma)…. gli vengono tolti tutti i finanziamenti …nel gennaio 1969 il Sant’Uffizio vieta ai preti di seguire i corsi del Cidoc.
Due mesi dopo, in una lettera aperta pubblicata dal “New York Times”, Illich rinuncerà unilateralmente a tutti i suoi titoli, benefici e servizi ecclesiastici.”

E’ chiaro che in altri tempi, ad uno come Illich, gli avrebbero dato fuoco, e facevano prima…

E cmq, vedi, caro Armando, che se si ha voglia di scendere dall’ oltrecielo, dal mondo delle idee e degli ideali per vedere “le cose per come sono”, beh, non sono proprio quel quadretto di rose e fiori, che tanto amiamo “rappresentare”… e vendere.

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Fabrizio Marchi 8:17 am - 28th Maggio:

Animus,

No, quel Fabrizio non sono io, Animus…Nè so chi possa essere, forse Fabriziaccio, ma non credo…non lo so…

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armando 12:34 pm - 28th Maggio:

Animus,

Io non sto difendendo a spada tratta Chiesa e Vaticano. Fra l’altro sono estimatore di Illich che recensii oltre dieci anni orsono. Ma una cosa è la critica sul come certi prinicpi sono o non sono applicati, un’altra è la validità di quei principi e cosa potrebbe accadere ove non ci fossere o fossero rinnegati.

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Rino DV 7:16 pm - 28th Maggio:

Sulla inutilità della religione come fondamento della coesistenza civile e/o della nascita e durata delle civiltà si possono citare molti autori. Ecco qui come si esprime l’ateo e anticlericale Schopenhauer , che alla fine – senza avvedersene – si contraddice in modo clamoroso.
.
“Ma questo punto di vista è altrettanto integralmente falso quanto oggigiorno è universalmente
prediletto e lodato; perciò mi affretto a fare la mia
opposizione. È falso che lo Stato, il diritto e la legge
non possano essere mantenuti in vigore senza I’aiuto
della religione e dei suoi articoli di fede, e che
la giustizia e la polizia abbiano bisogno della religione,
come di un loro complemento necessario per
affermare l’ordine legale. Questa asserzione è falsa,
benché venga ripetuta centinaia di volte. Infatti
gli antichi, soprattutto i greci, ci forniscono una
instantia in contrarium (controsempio) effettiva e stringente. Essi cioè non possedevano affatto quello che noi intendiamo col nome di religione. Essi non avevano né documenti sacri né un dogma che venisse insegnatoe la cui accettazione fosse richiesta a ognuno e che fosse precocemente inculcato alla gioventù.
Così pure la morale non veniva predicata dai servitori
della religione, né i preti badavano in alcun modo
alla moralità o, in generale, a quello che la
gente faceva o non faceva. Niente affatto! Invece
il dovere dei preti si limitava soltanto alle cerimonie
nei templi, alle preghiere, ai canti, alle immolazioni,
processioni, lustrazioni, eccetera; tutto questo
non aveva affatto come scopo il miglioramento
morale del singolo individuo.
Piuttosto tutta la cosiddetta religione consisteva soltanto nel fatto che,
specialmente nelle città, alcuni degli Dei majorum
gentium, qui questo e là quello, avevano dei templi
nei quali il suddetto culto veniva celebrato per ordine
dello Stato, rimanendo perciò in sostanza affare
della polizia. Nessun individuo. all’infuori dei
funzionari a ciò preposti, era costretto in un modo
qualsiasi ad assistervi o anche soltanto a crederci.
In tutta l’antichità non vi è traccia di un obbligo
di credere in un dogma qualsiasi. Soltanto colui che
pubblicamente negava l’esistenza degli dei oppure
in qualche modo li vilipendeva, era punibile, poiché
egli offendeva lo Stato che li onorava.

.
Schop.er identifica qui ogni religione con quella istituzionale che noi conosciamo in Occidente di modo che ne resta fuori praticamente la quasi totalità delle religioni coltivate nei secoli.
Ma non è questo il punto. Infatti la domanda è: perché mai lo stato avrebbe dovuto punire chi negava verbalmente l’esistenza degli Dei?
Come mai ad un qualche legislatore venne in mente di punire le parole ignorando invece (e lasciando liberi) i comportamenti reali individuali?
E come mai questo divieto durò per secoli?
Quei secoli gloriosi di una civiltà che (a mio parere) non ha né mai più avrà eguali sulla terra.
La risposta è sempre la stessa che ne diede Leopardi: dove si rinvenne il culto del Sole (Americhe) si trovò civiltà. Dove quello non c’era non si trovò neppure quest’altra.
.
Superfluo poi notare che una lettura totalmente psicologista della religione (quale quella di Leopardi e …mia) non è ovviamente gradita ai credenti.
.

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mauro recher 4:38 pm - 1st Giugno:

Va beh , lo metto qui ,solo a titolo informativo , non sapevo che era nato questo movimento
http://www.fratellanzadonne.org/news.html
In Liguria hanno preso lo 0.3 %

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Luigi Corvaglia 5:34 pm - 1st Giugno:

No, dico ….. “Fratellanza Donne” https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_scratch.gif
Si attireranno gli strali della peggior terza carica dello stato di sempre ….. https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif

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Alessandro 10:01 pm - 8th Giugno:

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