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22 Lug 2010  |  6 Commenti

Israele, paradiso femminista…

http://antifeminist.altervista.org/analisimedia/israele_paradiso_femminista.html


6 Commenti

Lestat 11:53 am - 24th Luglio:

Israele “paradiso femminista” ?
Signori, ma siete mai stati in quei luoghi? Sicuri sicuri che sia una società femminista? Veramente qualcuno di voi vorrebbe farmi credere che anche lì domina il “potere morale” femminista? Con tutto il rispetto – se no Fabrizio mi banna…- ma questo significa travisare i fatti e la realtà.
Israele NON è un paese femminista.

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Luke Cage 2:01 pm - 24th Luglio:

@Lestat:
Mai sentito parlare di Tzipi Livni?..o di Golda Meir? Lo sai che si viene riconosciuti ebrei per via materna vero?…e che cosa comporta essere ebrei in uno stato che applica forme di apartheid a livello istituzionale e giuridico a favore di chi è ebreo e contro chi non lo è..conoscendo i tuoi orientamenti Lestat possiamo ben pensare che tutto ciò possa essere di tuo gradimento, ma per il resto lascio che sia Fabrizio, che in quei posti c’è stato, a risponderti, dando per scontato che tu in Israele ci sia stato ovviamente (non sia mai che tu stia a scrivere su questo sito di sinistroidi solo per rompere le scatole).

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Lestat 7:38 pm - 24th Luglio:

@ Luke –
Ah, e sarebbero quelli i motivi per cui Israele può essere definito un paese femminista? Allora anche il Pakistan lo è: mai sentito parlare della Bhutto?
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200712articoli/28773girata.asp

@ Luke –
conoscendo i tuoi orientamenti Lestat possiamo ben pensare che tutto ciò possa essere di tuo gradimento
>>
Anch’io, conoscendo i tuoi orientamenti, potrei dire che tutto sommato Stalin era per te un brav’ uomo…

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Fabrizio Marchi 7:50 pm - 24th Luglio:

Lestat, rispondendo ad un post di Armando, mi sono rivolto di fatto anche a te. Non ho fatto neanche in tempo a pubblicare il mio commento che ho trovato la tua risposta a LukeCage.
Così non si va avanti e diventa una polemica fine a se stessa. O usciamo da questa logica della polemica e del colpo su colpo oppure non si va da nessuna parte ed io non ho nessuna intenzione di stare qui ad assistere a delle corride. Per questo genere di attività ci sono già i talk show televisivi…
Ci vuole maturità nelle cose e nella vita. Nessuno obbliga nessuno a stare qui. Noi abbiamo le nostre posizioni. Devono essere rispettate. Devi farlo anche tu. Altrimenti è solo sfascismo. Fortunatamente ora in ambito Momas ce n’è per tutti i gusti, destra, sinistra, centro, ciascuno può trovare la propria collocazione (siti e forum) senza dover calpestare gli altri. Perché voler mangiare tutti e a tutti i costi nella stessa scodella?
Fabrizio

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Marco 3:50 pm - 17th Agosto:

http://www.corriere.it/esteri/10_agosto_17/soldatessa-israele-palestinesi_b1d73674-a9f0-11df-8b1f-00144f02aabe.shtml
L’esercito: «comportamento vergognoso». Lei: «Non ho fatto nulla di male»
Soldatessa israeliana umilia
i prigionieri palestinesi su Facebook
Le sue foto in posa, davanti a uomini bendati
e ammanettati: «Più bel momento della mia vita»
Dal nostro corrispondente Francesco Battistini

GERUSALEMME – «Ma che cos’ho fatto di male?…». Nella sua casa di Ashdod, assediata da telefonate e giornalisti, l’ex soldatessa israeliana Eden Abergil è scioccata. Non le riesce proprio di capirlo, il perché di tanto clamore. Lunedì, alcuni blogger hanno mandato in rete le foto che un suo amico le ha scattato l’anno scorso, quando prestava servizio in una base dell’intelligence militare a Nahal Oz, a sud d’Israele. Eden se le era messe su Facebook – titolo del post: «Esercito, il più bel periodo della mia vita» -, un’iniziativa decisamente provocatoria: lei in divisa e in posa, di fianco o davanti a prigionieri palestinesi bendati e ammanettati, per didascalia sconcezze sessuali e una serie di commenti dedicati alla protagonista di quegli scatti (“sei molto più sexy così!”) e ai detenuti ritratti loro malgrado (“mi chiedo se anche lui sia su Facebook, dovrei taggarlo!”)…

LA PRESA DI DISTANZA DELL’ESERCITO – Immagini umilianti. Che in poche ore sono state tolte dal web. E che hanno spinto Tsahal, l’esercito israeliano, a prendere le distanze: «Si tratta d’un comportamento vergognoso – ha detto un portavoce -, non riflette i nostri valori e le regole che siamo tenuti a rispettare. La vicenda è all’esame dei comandi e verrà valutata come si deve. La responsabile però s’è già congedata: non possiamo impedire che un’ex soldatessa metta su internet le foto che s’è scattata da sé». Eden è nella bufera. Oggi non è andata al lavoro, sta pensando di cambiare casa e di chiedere protezione alla polizia. Dice d’avere ricevuto minacce di morte, insulti anche dall’estero: molti la paragonano a Lynndie England, la soldatessa americana che in Iraq si metteva in posa davanti ai prigionieri di Abu Ghraib.

LA SOLDATESSA: «NON MI DEVO SCUSARE DI NULLA» – Non dimostra d’essersi affatto pentita, né d’avere compreso bene i termini della faccenda: «Non devo scusarmi di nulla – dice a Yedioth Ahronot e alla radio -. Che ho fatto, dopo tutto? Che differenza c’è fra queste foto e quelle che si scattano tutti i soldati nei Territori palestinesi? E ai media chiedo: quando riprendete in tv i prigionieri bendati, lo fate col loro permesso? Queste foto non avevano nessun significato politico. Guardatele bene: non faccio gesti osceni o cose simili. Sto solo seduta lì. Voleva essere solo il ricordo di un’esperienza di vita. Il documento di quella routine. Non ho mai mancato di rispetto ai detenuti, li ho sempre trattati bene: davo loro cibo, acqua, vestiti». Eiden ne ha anche per l’esercito: «Loro sanno quanto ho fatto per questo Paese, quanto ho dato di me stessa. Mi ha fatto male il commento del portavoce: è così che trattano i soldati che hanno dato l’anima?».

ALTRI CASI DI UMILIAZIONE – I vertici militari sono chiamati in causa anche da altre parti. Proprio ieri, un tribunale israeliano ha condannato l’esercito a risarcire la famiglia d’una palestinese di 10 anni, uccisa da un proiettile di gomma mentre usciva da scuola. I casi di militari sorpresi a umiliare i palestinesi sono frequenti. E spesso, se non ci sono morti o feriti, alle parole di condanna non seguono provvedimenti. Non ci furono punizioni, due anni fa, per un video su YouTube in cui i soldati d’un check-point irridevano un uomo bendato e in ginocchio. E l’unità militare che da marzo è incaricata di perlustrare tutto il materiale postato su Facebook, Twitter e MySpace, è nata solo per evitare fughe di notizie, dopo che un soldato aveva anticipato sul web data e ore di un’operazione segreta. «In queste foto c’è un esempio della vita sotto occupazione – dice Ghassan Khatib, dell’Autorità palestinese -, ci appelliamo all’Onu perché è l’occupazione militare la fonte di queste umiliazioni e d’una certa corruzione morale della gioventù israeliana». «Umiliare i prigioneri in questo modo è illegale», dichiara ad Al Jazeera un avvocato arabo di Gerusalemme, Sami Ershied: è probabile che contro Eden Abergil e i suoi superiori parta un’azione giudiziaria. «Al contrario di quel che dice l’esercito – osserva Ishai Menuchin, del Comitato israeliano contro la tortura -, queste foto sono lo specchio d’un comportamento considerato normale, non d’un singolo. È evidente che la soldatessa si diverte a umiliare. E le sue spiegazioni dimostrano che ignora i più elementari concetti di privacy e di rispetto delle persone».

Francesco Battistini
17 agosto 2010

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Luke Cage 10:26 pm - 17th Agosto:

Nel caso fosse sfuggita :

http://www.localport.it/eventi/notizie/notizie_espansaN.asp?N=63206
“Palestinese si finge ebreo e seduce ragazza israeliana. Condannato per stupro

Gerusalemme- Ha avuto un rapporto sessuale con una ragazza israeliana fingendosi ebreo e per questo il trentenne palestinese Sabbar Kashur è stato condannato a 18 mesi di carcere per stupro. La condanna dei giudici di Gerusalemme risale a lunedì e la stampa israeliana ne dà notizia oggi, spiegando che il giovane è stato denunciato dalla ragazza ebrea quando ha scoperto che non era della sua stessa fede, come invece le aveva assicurato.

I due si sono incontrati a settembre 2008 e il ragazzo, un palestinese residente a Gerusalemme est, si è presentato come uno studente di fede ebraica, interessato a una relazione seria. Il giorno stesso Kashur ha avuto un rapporto sessuale con la ragazza, facendo poi perdere le sue tracce. La ragazza ha quindi raccolto informazioni sul ‘seduttore’, scoprendo che non si trattava di un ebreo, ma di un arabo-israeliano di fede islamica. A quel punto è scattata la denuncia.

Nel dare lettura della sentenza, Tzvi Segal, uno dei tre giudici che si sono occupati del caso, ha ammesso che la ragazza era consenziente ma ha precisato che, pur non trattandosi di “un classico stupro con la forza”, la donna non avrebbe dato il suo consenso se avesse conosciuto la fede di Kashur.

«Se la ragazza avesse saputo che non si trattava di uno studente ebreo interessato a una relazione seria e romantica, non avrebbe cooperato», si legge nella sentenza.

«Il tribunale è tenuto a proteggere l’interesse pubblico da criminali sofisticati e dalla lingua affilata, che possono ingannare innocenti facendo loro pagare un prezzo insostenibile, cioè la santità del loro corpo e della loro anima», ha commentato il giudice Segal.

La sentenza ha scatenato un polverone di polemiche e non mancano gli scettici tra gli stessi israeliani. «Cosa sarebbe successo se fosse stato un ragazzo ebreo a fingersi musulmano per fare sesso con una ragazza di quella fede? Sarebbe stato condannato per stupro? – si è chiesto in tono polemico Gideon Levy, noto editorialista israeliano – La risposta, ovviamente, è no».

La sentenza contro Kashur non è definitiva e il ragazzo potrà impugnarla in appello.

(22/07/2010 – in collaborazione con AdnKronos)”

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