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11 Ago 2023  |  6 Commenti

Barbieland

Sollecitato da tempo da diversi amici e amiche che conoscono la mia criticità sulle questioni di genere rispetto al mainstream dominante, mi sono lasciato convincere a vedere il film “Barbie”.

Ho pregato un mio amico di accompagnarmi perché avevo bisogno che qualcun altro condividesse con me quelle che ero sicuro sarebbero state due ore di profondo fastidio e disagio. Per convincerlo ad accompagnarmi mi sono offerto di pagargli il biglietto. E ho fatto bene perché altrimenti mi sarebbe venuto il senso di colpa per avergli fatto spendere dei soldi oltre ad avergli rovinato la serata.

Il film è incommentabile. Non vale neanche la pena entrare nel merito della “trama”. Provate solo ad immaginare un cinegiornale di propaganda dell’epoca fascista con tutta la sua retorica, i suoi stereotipi e i suoi luoghi comuni, moltiplicateli per mille  – che dico, diecimila – e trasportate tutto ciò in una sorta di soap opera in salsa rosa femminista hollywoodiana.  Una specie di fiaba (femminista) – sostanzialmente la narrazione femminista che ben conosciamo perché ci viene proposta quotidianamente H24 da almeno quarant’anni a questa parte – che si realizza in tutta la sua interezza. Il mondo reale è il paradiso per gli uomini e l’inferno per le donne. Ma quando le donne prendono coscienza e conquistano pacificamente (ovviamente, la violenza è maschile…) il potere, il mondo può diventare (quasi) un paradiso per tutti e per tutte (anche se un po’ più per le seconde).  Lascio naturalmente alla vostra fantasia immaginare in che modo vengono descritti gli uomini in questa specie di deiezione cinematografica.

A circa trenta minuti dalla fine ci siamo dati un’occhiata e senza bisogno di dire una parola siamo usciti dal cinema. Del resto non aveva alcun senso farsi del male fino alla fine. Dico solo che in un contesto relativamente sano un simile stucchevole e peraltro noiosissimo filmetto (filmaccio?…) verrebbe tolto dalle sale dopo un giorno. E invece sta sbancando al botteghino. Questo è il mondo in cui siamo. Non credo però che gli incassi siano direttamente proporzionali all’adesione ideologica al film. E’stato fatta molta pubblicità a questa pellicola e tanta gente è andata a vederla per curiosità. Voglio almeno crederci.

Ad alimentare questa speranza un gruppo di giovani donne sulla trentina sedute proprio dietro a me e al mio amico. Erano almeno sette/otto e sono uscite subito dopo di noi dalla sala. Quando ci siamo alzati, una di loro, rivolgendosi ad un’amica che le sedeva accanto, ha pronunciato le testuali parole: ”Aò,  me sa che me ne vado pure io come loro”.

Sarà perché il nostro gesto gli ha dato coraggio, oppure semplicemente perché schifate come noi, dopo due minuti sono uscite tutte dal cinema, mentre stavo ancora slegando la catena dal motorino, in tempo per commentare insieme lo scempio appena visto.

C’è ancora speranza. Non tutto è perduto.


6 Commenti

Roakesh 5:58 am - 30th Agosto:

Marchi, forse basandosi su un pre-giudizio fondato su una posizione ideologica che ritiene necessario anteporre all’obiettività, ha osservato il film un po’ frettolosamente, mancando di cogliere in quella “retorica da cinegiornale di propaganda moltiplicata per mille” il chiarissimo segnale per non prendere sul serio la narrazione mostrata in Barbieland, che viene in realtà resa caricaturale e ridicola volontariamente dagli autori. Così come ha mancato di cogliere il fatto che il film si struttura su due differenti livelli narrativi, Barbieland e il mondo reale, proprio al motivo di contrapporne le situazioni in modo esplicito, e di mostrare quella dentro Barbieland come non-reale. Il processo di perdita e riconquista del potere non è attuato dalle “donne” nel mondo reale ma dalle “Barbie” in Barbieland, ma il significato di ciò è sfuggito totalmente a Marchi. Mi permetto di suggerire al signor Marchi di leggere questa analisi e rivedere conseguentemente il film: https://www.lafionda.com/barbie-dietro-il-glitter-e-il-rosa-una-critica-al-femminismo/

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Jack 8:04 pm - 2nd Settembre:

Io credo che il film, che ho visto, si presti a diversi livelli di lettura. Ad un livello elementare è un film femminista, poi si possono fare altre letture più sofisticate, ma queste non sono intuibili per la maggioranza del pubblico. Il fatto è che il duo Gerwig-Baumbach è stato abile nel favorirle, ma è un classico di Hollywood, soddisfare diversi appetiti, altrimenti non sarebbe Hollywood d’altra parte. Resta il fatto che io l’ho trovato: 1) piuttosto scialbo nonostante la patina rosa; 2) gli uomini sono effettivamente rappresentati tutti come idioti (fino alla scena finale in auto); 3) il messaggio finale (uno dei messaggi finali perché se ne possono individuare più di uno) è anche questo ambiguo: il fatto che si vedano i bambini non è molto significativo a mio avviso, si vedono bambini ma non famiglie e tantomeno padri (Warren Farrell uscì dal femminismo proprio perché certo femminismo non voleva assolutamente mollare i figli, le donne arrogandosi il diritto di essere l’unico genitore “buono”). C’è anche da dire che il film non propone altro che un approccio individualista alla vita, in cui la coppia Ken Barbie, alla fine si divide, di modo che ognuno possa realizzarsi alla sua maniera in pieno accordo al modello dominante a trazione USA.
Per quanto possa sembrare strano dal titolo dell’articolo un’analisi dei diversi piani è stata fatta qui:
https://www.esquire.com/it/cultura/film/a44740937/ken-barbie-incel/

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Roakesh 4:30 pm - 3rd Settembre:

Jack,

Se si dovesse individuare il tema principale del film, quello è la maturazione di un soggetto femminile dalla fase immatura (in cui domina la narrazione femminista) a una fase più matura della vita, il tutto attraverso la metafora della bambola Barbie. In un film del genere, volendolo fare per bene, non c’era spazio a mio avviso per aggiungere anche l’elemento della famiglia. Quello è un altro film. Ciò non significa che questo, in ciò che dice, sia buono: vero che alla fine Barbie è mostrata sola e non in coppia, ma la sua maturazione corrisponde con l’entrare nel mondo reale, lasciare la narrazione femminista immatura dietro le spalle, diventare una donna vera e abbracciare la propria femminilità e maternità. Mica poco per un solo film, che può vantare di usare la narrazione di Barbieland per attrarre un pubblico il più trasversale possibile! Alcuni obiettano infatti che il messaggio buono c’è ma è troppo nascosto: bene così. Se si fosse fatto un film apertamente antifemminista, apertamente antimisandrico, etc., non avrebbe avuto tutta la promozione che ha avuto, né avrebbe attratto tanto pubblico femminile, specie giovanile. Invece, in questo modo, il messaggio, anche se in sordina, anche se non del tutto a livello consapevole, passa anche e soprattutto al pubblico femminile.

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Jack 11:13 pm - 4th Settembre:

Il fatto è che l’80% delle persone lo ha percepito come un film femminista. Pochi sono andati ad un analisi meno superficiale. L’idea che molti si fanno è che Barbie celebra le donne e il mondo delle donne è meglio del mondo degli (stupidi) maschi. Questo è il piano di Barbieland che molti confondono con il (desiderato) mondo reale.
Che non si parli di famiglie potrebbe non essere importante è vero, ma la famiglia reale che viene mostrata è quella della disegnatrice in cui il marito è un idiota e mamma e figlia sono super-intelligenti (“non devi parlare con sascha, ti fa a pezzi” e poi il celebrato monologo finale della mamma).
Anche l’essere donne “reali” con i figli, potrebbe non significare automaticamente “antifemminismo”, ma appropriazione dei figli onde continuare ad essere centrali per la riproduzione con tutto quello che questo comporta compresi gli assegni di mantenimento folli imposti ai padri separati e le agevolazioni come le pensioni anticipate per le donne. Diceva un esperto di separazioni che il massacro dei separati si basa sull’incontro
di due fattori la tradizione che vuole i figli con le madri e il femminismo che attua la distruzione del maschile.
Ti consiglio di leggere anche il commento di Giovanni (non sono io) a quest’altra pubblicazione dello stesso articolo, che fa considerazioni analoghe alle tue sul processo di maturazione di Barbie, ma arriva a conclusioni molto diverse (e sulle quali anche Fabrizio Marchi certamente concorda).
http://www.linterferenza.info/in-evidenza/barbieland/

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Vincenzo 10:43 am - 5th Settembre:

Jack,

L’analisi di Giovanni in effetti è in parte consonante con la mia, mi pare però che la sua conclusione non metta in luce un aspetto strettamente femminista o misandrico del film, perché non c’è, e anzi nel mondo reale ci sono parecchie frecciatine che mettono bene in luce la satira antifemminista, sebbene piuttosto sottile. Dice che il messaggio del film è strettamente individualista, cosa con la quale non mi sento di concordare, perché pur non essendo un film che parla di famiglia, i pochi personaggi del mondo reale che hanno importanza sono, di fatto, una famiglia e al completo, non una mamma single o un padre single con figlia. Si può pensare, anche se non viene mostrato (perché, ripeto, in un solo film, se lo si vuol far bene, è limitato ciò che si può significare), che Barbie il figlio lo faccia con un uomo, un uomo vero (e non l’uomo immaginato dalle femministe impersonato da Ken), ed è anche per quello che vada nel mondo reale; e non per una maternità surrogata. Potrei concordare con Giovanni se, appunto, i personaggi chiave del mondo reale fossero mostrati come nuclei isolati, persone single, o famiglie mononucleari. Invece è una famiglia, al completo.

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Jack 9:30 pm - 10th Settembre:

Vincenzo, Si, posso concordare, ma il problema è che questo non si vede, non sappiamo se Barbie sposerà un uomo vero e formerà una vera famiglia o meno. Tutti gli uomini mostrati sono degli idioti, compreso il padre di famiglia (ad eccezione forse solo dei quelli che dicono a Ken che non è facile trovare lavoro il che era “meno bello” farlo fare ad una donna). Pare che ci sarà un Barbie 2° quindi vedremo, ma sarei proprio curioso di conoscere l’uomo vero di Barbie. E comunque non è mica proibito per le femministe sposarsi Eve Kosofsky Sedgwick, una delle più importanti femministe queer è stata regolarmente sposata tutta la vita con lo stesso uomo che certo non era
un idiota (per inciso la Sedgwick è una importante icona nel pensiero di Michela Murgia).
Poi c’è un altro problema: bisogna intendersi sul concetto di valore e creare valore, in un mondo neoliberale quello che viene criticato da Giovanni è il creare valore economico (che è in effetti il risultato principale del film visti i milioni di bambole e scarpe che stanno vendendo), non creare valore umano. Questo equivoco come sarà chiarito nell’ipotetico Barbie 2? Certo è che lei venendo da un mondo in cui le donne occupano le posizioni apicali non potra non essere una VIP, o ci aspettiamo che sia una banale impiegata con marito e figli a casa? Sarebbe rinnegare il messaggio femminista del film, che innegabilmente esiste, indipendentemente dal fatto che possa essere interpretato anche in altri modi.
A mio parere non ci sarà nessun Barbie 2 comunque tutto resterà così nel limbo per non rovinare le diverse interpretazioni che si possono dare, a meno di non buttarla sul gender con gli Lgbt col personaggio di Alan che potrebbe portare a sviluppi in quella direzione (del tipo Ken e Alan si sposano e vengono nel mondo reale a fare una gpa…ma hanno problemi e allora Barbie che intanto… ).

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