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Queste recenti prese di posizione da parte di Mario Adinolfi non vanno affatto sottovalutate.
Adinolfi è un esponente del PD molto vicino a Renzi e nonostante ciò, a mio parere, le sue esternazioni vanno salutate molto positivamente.
Non mi risulta infatti, a tutt’oggi, che ci sia qualche altro esponente “ufficiale” e autorevole di sesso maschile, che si sia pronunciato nello stesso modo, per lo meno sul versante “sinistro” (in tutti i sensi…) dell’attuale arco politico. Personalmente non condivido tutte le sue opinioni nel merito (penso alla questione dell’aborto e anche a quella dell’eutanasia che meriterebbero una riflessione ben più ampia…), però non c’è dubbio che già quello che ha detto rappresenta un bel cazzottone in un occhio al mainstreaming politicamente corretto dominante.
Naturalmente l’analisi di Adinolfi ha un limite strutturale che è quello di non comprendere la stretta interrelazione fra l’ideologia femminista/genderista/eugenetista e il sistema capitalistico. Se così non fosse non si troverebbe dove si trova, non sarebbe uno degli uomini vicini all’attuale primo ministro e naturalmente non sarebbe neanche nel PD che dell’attuale sistema politico è il principale architrave.
Nonostante ciò mi sento di dire che queste sue riflessioni (che riporto nel link) rappresentano comunque una novità molto positiva che ci dimostra quanto sia necessario aprire un dibattito, specialmente a sinistra, su questi temi che a tutt’oggi sono considerati un tabù.
36 Commenti
Adinolfi osa criticare l’ideologia del gender perché non ha capito che è l’ideologia delle femministe che stanno usando il PD per fare la guerra contro gli uomini. Lo metteranno in riga
Alessandro(Quota) (Replica)
è abbastanza condivisibile. Imho resto però perplessa quando certe aberrazioni cominciano a saltare agli occhi quando si tocca la mamma. In sostanza il percorso è stato, abolizione e bastonatura del padre e nessuno se n’è accorto, abolizione e bastonatura dell’uomo e nessuno se n’è accorto, abolizione e bastonatura del maschio perfino, e nessuno se n’è accorto. Ipotesi sulla sparizione definitiva del genere maschile dalla faccia della terra sono passate sotto silenzio quando non auspicate. Ma la mamma no. E’ quantomeno positivo che ALMENO nelle pieghe del discorso ci abbia fatto entrare la paternità (al punto 10). Sulla questione aborto e/o eutanasia non entro nel merito, mi sono sempre sembrati temi tutto sommato abbastanza neutri rispetto alla battaglia di genere (soprattutto il secondo). In poche parole per scongiurare il rischio di inutilità dell’uomo nessuno (esclusi voi ovviamente) si è mobilitato. Oggi che lo spauracchio dell’inutilità della donna fa capolino, sembra che ci si mobiliti da tutte le parti.
Il titolo che ha dato Fabrizio è azzeccatissimo (si spera.. forse anche il papà), ma certo è abbastanza curioso che si stigmatizzi lo “strappare il neonato dalle braccia di una mamma costretta ad affittare l’utero” e che solo per scongiurare ed allontanare il diffondersi di questa eventualità ci si accorga di quanto danno possa aver fatto lo strappare il figlio dalla presenza paterna. Non so se mi sono capita eh..
Rita(Quota) (Replica)
Di solito sbranano gli incauti isolati e gli altri per paura lasciano solo l’incauto e l’incauto sbranato aumenta il terrore negli altri: un circolo vizioso che chiunque provi a parlare con qualche maschio nel sindacato o in qualunque partito, ha visto e vede in funzione. Successe anche a Giuliano Ferrara che rischiò grosso, anche la vita, durante i comizi per la lista sulla moratoria per le condanne a morte di Stato tramite aborto. In quella occasione le femministe dispiegarono una straordinaria e variegata violenza. E restò solo. Quasi tutti se la diedero a gambe. Così grazie al terrore suscitato negli altri dalla violenza subita dall’isolato le femministe hanno ottenuto che non solo loro ma qualunque donna possa, in merito agli ambiti che decidono dei rapporti di potere tra i generi, imporsi ad un maschio e prenderlo psicologicamente a calci senza colpo ferire, anzi col sorriso sulle labbra e un manifesto atteggiamento di amichevole cura. Ci sono talvolta sorrisi femminili tremendi in tv.
Ad Adinolfi, cui va tutta la stima e la fattiva vicinanza, conviene pertanto uscire subito dall’isolamento se non vuole subire ogni sorta di aggressioni. E accetti quello che ogni maschio trova quasi impossibile accettare: la consapevolezza che il genere nonviolentopernatura quanto a impiego calcolato della violenza e intensità e varietà della violenza impiegata, non è secondo a nessuno.
cesare(Quota) (Replica)
Rita mi fai venire in mente che la festa del papà è passata nel generale silenzio, che è da 45 anni che durante la Messa non ho mai, dico mai sentito una parola a favore dei padri di questa Terra (e pensare che la mia fede è in un Dio che è Dio perchè padre), che S. Giuseppe, padre terreno di Cristo, è forse la figura più trascurata nel sentire cattolico.
Allora che ne dite mettere su UBeta, in bella evidenza, il formidabile scritto di Peguy:”Il padre di famiglia il vero avventuriero”(il testo non il link)?
Penso che facciamo un omaggio anche ai padri che ci leggono da altre nazioni e che non conoscono questo testo di Peguy
http://www.claudio-risè.it/figli/peguy/html
cesare(Quota) (Replica)
Questa di seguito è una mia risposta in un dibattito che si è aperto su facebook in seguito alla pubblicazione sulla mia bacheca di questo articolo (naturalmente su fb si scrive di getto quindi, un pò come in una specie di chat, quindi la sintassi non è delle migliori ma non ci formalizziamo…) :
“Giancarlo, vado per punti, con la premessa che come ho già detto non condivido in toto le argomentazioni di Adinolfi al quale però riconosco il merito di avere aperto un possibile dibattito a sinistra; e non sono d’accordo con gli interventi degli altri amici che lo bollano come una mera manovra strumentale. Comunque sia, anche laddove fosse, in politica questo non ha nessuna importanza, ciò che conta sono i fatti, non le supposte intenzioni…
Sulla questione individuo/persona, credo (ma questa è la mia interpretazione quindi posso prendere una cantonata perché non sono nel cervello di Adinolfi) che forse volesse in qualche modo distanziarsi dalla concezione ultraliberale e ultraindividualistica contenuta appunto nel concetto di individuo (che appunto è liberale per eccellenza) per spostare l’attenzione sul concetto di persona, quindi su un piano meno ultra individualistico, che è quello che caratterizza l’attuale contesto sociale e storico.
Questione aborto. Qui la discussione si farebbe a dir poco interminabile perché alcuni nodi non sono mai stati sciolti del tutto e comunque è oggettivamente impossibile addivenire ad una sintesi condivisa. Il feto è una vita? Si o no? A tre, quattro, cinque mesi lo è? Si o no? E a due settimane? No? Si? Perché? L’embrione è da considerare una vita a tutto tondo oppure no? Su queste questioni si è discusso e si continua a discutere ma non si troverà mai un accordo. Per coloro che rispondono di si, l’aborto è un omicidio, per coloro che al contrario pensano che il feto non sia una vita, l’aborto è un diritto che le donne possono e debbono esercitare in assoluta libertà e autodeterminazione. Mi permetto solo di aggiungere a queste considerazioni (con la premessa che il sottoscritto non è un antiabortista tout court) che se si osserva un feto di qualche mese, bè, insomma, qualche dubbio viene in testa, anche ai “laicisti” più oltranzisti…
Comunque, metto da parte questo tipo di considerazioni (comunque legittime) per farne altre.
Come è nata la battaglia per l’aborto? In fondo lo hai detto tu stesso. Non come diritto di libertà (assoluta) della donna ma come diritto alla salute (tue parole testuali). Ergo, piuttosto che morire di aborto clandestino è meglio abortire legalmente in un ospedale e avere salva la vita.
Perfetto. Fin qui non fa una piega. Aggiungo che questa battaglia è stata portata avanti proprio perché per millenni tantissime donne, per ragioni di povertà, ignoranza , condizioni di disagio complessivo, sfornavano decine di figli, molti di questi morivano durante il parto così come tante donne, e tante altre morivano mentre abortivano in condizioni disumane, e tutto ciò andava a pesare ulteriormente su una condizione di per se già estremamente disagiata.
E’ proprio per dare una risposta a questa situazione che è stata portata avanti la battaglia per l’aborto legale e assistito. Ma, lo voglio ribadire, un conto è l’aborto come diritto alla salute e alla vita della donna, un altro è l’aborto concepito come diritto assoluto e illimitato di libertà. Oggi siamo al paradosso che nei paesi opulenti e “avanzati”, dove se non sei proprio incapace di intendere e di volere dovresti aver capito come si fa a non restare incinte, vengono praticati ogni anno milioni e milioni di aborti. L’esatto contrario di ciò che avviene nei paesi poveri e sottosviluppati, anche in quelli dove l’aborto è ormai consentito per legge.
Qualcosa non mi quadra perché, se mi consenti la boutade (so che capisci ciò che voglio dire…) un conto è abortire perché “Vivo in una bidonville, mio marito è un poveraccio e io pure, non so come sfamare i miei cinque figli di cui due anche malati e me ne sta arrivando un sesto”, e un altro è abortire “Perché mi sono scordata (ma va?…) di prendere la pillola proprio quel giorno e siccome sono una donna in carriera e non posso permettermi di rinunciarvi perché come donna ho diritto alla mia realizzazione, e poi proprio per quel periodo avevo mi ero anche organizzata una vacanza alle Seychelles (o un viaggio spirituale alla ricerca di me stessa in Tibet…), che cazzo, non esiste proprio che io rinuncio a tutto ciò perché è in arrivo un marmocchio…”.
Come puoi ben capire si tratta di due situazioni completamente diverse. La battaglia per l’aborto non è stata fatta per quella donna in carriera (che dispone del “differenziale di sapere”, diciamo così, necessario e sufficiente per viversi la sua sessualità senza il rischio di restare incinta) ma per quella povera disgraziata ignorante che vive in quella bidonville e che una volta muore di parto e un’altra di aborto clandestino…
Dobbiamo essere onesti. Allo stato, la pratica dell’aborto si è di fatto declinata sul primo caso.
Ancora. Se è vero che la battaglia per l’aborto legalizzato è stata fatta sulla base del presupposto di cui sopra, cioè non per consentire ad una stronzetta in carriera di farsi la sua vacanza alle Maldive ma per salvaguardare la salute (e quindi la vita) di tante poveracce che nel passato morivano veramente come le mosche per aborto clandestino , ciò significa che in linea di principio anche gli stessi sostenitori dell’aborto, non hanno negato che il feto possa essere una vita. Hanno solo scelto (e io sono d’accordo ed è con questo spirito che sostenni la battaglia per l’aborto) di porre rimedio ad un male maggiore che era appunto quello dell’aborto clandestino che falcidiava così tante donne (che guarda caso, erano tutte di estrazione popolare e proletaria, perché comunque la ricca borghese anche quando l’aborto non era legale se ne andava all’estero in una clinica privata accudita e riverita…)
Questa, ripeto, fu la filosofia che animò molti abortisti. Ed è secondo me la filosofia corretta. Poi ce n’è un’altra che è quella femminista che dice che la donna ha diritto assoluto a decidere tout court, e quindi l’aborto non diventa più una risposta necessaria ad una condizione di grave difficoltà (un po’, mutatis mutandis, come può essere la legalizzazione della prostituzione, so che ci capiamo…) ma un diritto di libertà assoluto.
E qui la discussione si apre ancora di più…
La giurisdizione sulla vita e sulla morte riguarda solo la donna? Gli uomini sono solo dei sacchetti di sperma pronti alla bisogna?
Al momento è così. Perché se mia moglie resta incinta o se una qualsiasi donna restasse incinta del sottoscritto è comunque lei a decidere se tenerlo o non tenerlo. Che io lo desideri o non lo desideri non ha assolutamente nessun peso. Il che non mi pare proprio equo, per dire che non lo è affatto. Qualsiasi diritto deve essere simmetrico, altrimenti non è più un diritto ma un potere che ha una parte rispetto all’altra.
Allora cominciamo intanto con il dire che se le donne in ultima analisi (e io sono d’accordo) hanno diritto di decidere sulla maternità (perché il corpo è il loro così come la vita e non possiamo certo imporre a un essere umano di fare una cosa contro la sua volontà, figuriamoci una gravidanza indesiderata..), gli uomini devono avere il simmetrico diritto a decidere sulla paternità. Oggi così non è, la volontà degli uomini non è presa neanche in considerazione , in un senso e/o nell’altro.
Il che, come già dicevo, non mi sembra affatto equo. Perché se tu, donna, devi essere libera di decidere se essere o no madre, io devo essere altrettanto simmetricamente libero di decidere se essere o no padre. E quindi, in quanto uomo, non posso importi una gravidanza se tu non la desideri, ma tu, donna, non puoi impormi la paternità se io non la desidero.
Oggi, così non è. Perché comunque vadano le cose, gli uomini sono inchiodati alla decisione delle donne. Siamo di fronte ad una evidente asimmetria di diritti.
Non mi pare una “cosetta” da poco, specie per chi da sempre sostiene (giustamente) il valore dell’eguaglianza. E non mi pare una “cosetta” da poco” il patrocinio unilaterale sulla vita. O no?…”
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Interessanti le tue considerazioni, Fabrizio. Aggiungo solo che le legislazioni abortiste parlano sempre di salute psicofisica della donna come motivo giustificato di aborto. E’ evidente che il concetto di salute psichica è così largo e indefinibile oggettivamente che in pratica vuol dire tutto. Anche, appunto, la rinuncia forzosa a una carriera o ad una vacanza. E voilà, il gioco è fatto.
Siamo, come sempre, all’uso della dissimulazione linguistica tramite il quale si mascherano i veri intenti, che nel nostro caso sono quelli di far passare l’aborto come un diritto insindacabile, ab-soluto.
Detto questo, Adinolfi ha evidenti problemi edipici non risolti, ma in linea generale le sue considerazioni sono buone. Speriamo solo che siano un iniziale germe di consapevolezza che si sviluppi e lo induca a parlare anche del padre in modo chiaro e non di sfuggita come fa attualmente. Sarebbe un salto decisivo, ma secondo me impossibile stando dentro a quel partito. O si pente (come Barilla) o se ne va. Altrimenti lo emarginano del tutto, Renzi o non Renzi (il quale se ne sta ben zitto, da quel grande opportunista che è).
armando
armando(Quota) (Replica)
Considerazioni che sottoscrivo, a partire dall’articolo, passando per Alessandro, Rita La Illuminata, e giù giù fino ad Armando.
Aggiungerei del mio. Lo farò a suo tempo.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Siamo parlati dalla narrazione femminista
Mi spiegate perché il corpo è mio e lo gestisco io vale solo per una donna? In caso di guerra, o di soccorso può un vigile del fuoco tirarsi indietro perché il corpo è suo e lo gestisce lui? La risposta è no: verrebbe socialmente distrutto. Allora qualcuno per cortesia mi spieghi x’ su questo diritto a “tirarsi indietro” (e per i maschi poi quando si tratta nientedimeno che di salvare la propria vita “tirandosi indietro”) questo diritto è riconosciuto solo alle donne e per una situazione del tutto naturale come la gestazione e il parto? E la nascita o la morte di nuovi individui, la continuazione della vita di una comunità quale matto può ascriverla esclusivamente alla sfera privata? La nostra Storia, pagata col sangue dei nostri padri, in mano al giudizio insindacabile delle donne? A me sembra sia proprio un classico caso in cui “siamo parlati” inconsapevolmente dalla narrazione femminista.
Uno stato di ubriachezza maschile permanente.
Quanto poi alla domanda se le prime cellule del concepimento siano o no “alla vista” una persona, ieri ero in ospedale e nei reparti ho visto individui che “alla vista” queste “cellule” degli ultimi anni di vita non sono più convincenti delle prime cellule. Voglio dire che se lasciamo il piano del simbolico e del significato assoluto che da esso discende, allora la categoria degli ” untermenschen” è applicabile a piacere.
E infatti è proprio a ” piacere” che vengono praticate le terribili nascite interrotte ovvero l’uccisione legale in USA di bambini di otto/ nove mesi sempre naturalmente per una ottima ragione, ovvero a “piacere di uccidere”
Laico o credente quando si deroga dal tabù di non uccidere perché di fronte all’umano introduciamo categorie di selezione ( e non è forse una “ragione” selezionatrice il countdown dei mesi del concepito a definirlo o meno persona?), oltre ad uccidere una persona, vecchio demente o persona appena concepita, non solo si uccide un uomo ma soprattutto si devasta se stessi: l’aborto è uno dei punti decisivi della condizione e questione maschile: di tutto questo frignare maschile e femminile per i bambini degli altri, tutta questa sensiblerie dalle lacrime sotto ciglia per le “povere donne”, questa coazione maschile a battersi il petto ( per non parlare dell’urlio continuo femminile contro la violenza), nasce dal lago del sangue dei milioni di nostri figli liquidati dalla legge ma non dalla coscienza individuale; sangue che “torna su” amici miei a segare ogni rapporto con la propria maschilità e paternità.
Ripropongo l’invito a documentarsi sul dolore maschile per l’aborto, sulle patologie psichiatriche sia maschili che femminili che ne conseguono e vediamo se quel grumo di cellule è vero che non interroghi il nostro profondo come succede quando si commettesse omicidio.
E’ ora fratelli di aprire gli occhi e liberarsi dagli idola fori che stanno nientedimeno, fra le altre cose, annientando il nostro stesso futuro come popolo.
P.S.:
Quanto poi ai numeri di donne morte per aborto clandestino sono attendibili quanto quelli forniti circa le donne morte per mano maschile: pura propaganda abortista
cesare(Quota) (Replica)
cesare,
“Quanto poi ai numeri di donne morte per aborto clandestino sono attendibili quanto quelli forniti circa le donne morte per mano maschile: pura propaganda abortista” (Cesare)
Io mi riferivo al passato, caro Cesare, non al presente.
Dobbiamo pensare che fino a un secolo fa tanta gente, ma tanta, viveva in condizioni veramente miserabili che noi non riusciamo neanche lontanamente ad immaginare.
Si moriva come mosche sul lavoro, di stenti, per malattie, anche per una banale influenza, e quindi anche tante donne morivano di parto o di aborto clandestino. Una “mammana” qualsiasi ti ficcava uno spillone nell’utero, ti veniva un’emorragia, il primo ospedale era magari a cento km., e buonanotte ai suonatori, come si suol dire…
Magari non sempre schiattavi però ti beccavi un’infezione, ti ammalavi, e a quei tempi e in quelle condizioni non ti potevi permettere il “lusso” di ammalarti…
E tante donne, magari all’ennesimo figlio, in condizioni di disperazione sociale complessiva, sceglievano di abortire. E’ comprensibile, su, non è un delitto…
Voglio dire, noi non abbiamo e non possiamo avere la percezione di come si vivesse allora, per quanto possiamo sforzarci, perché è una realtà che non ci appartiene, che non abbiamo vissuto, troppo lontana da noi nel tempo. Ma i nostri padri (il mio oggi ne avrebbe 96) e i nostri nonni ce l’hanno raccontata, ci hanno tramandato il loro vissuto e la loro esperienza. Stiamo parlando di gente che si ammalava per denutrizione o mal nutrizione…
La battaglia per l’aborto legalizzato e assistito è nata per dare una risposta a quelle condizioni, non dobbiamo dimenticarlo. Tutto deve essere contestualizzato altrimenti rischiamo di avere una visione parziale.
Poi è ovvio che le cose sono (per fortuna) mutate radicalmente, e la questione dell’aborto è diventata tutta un’altra vicenda (e di tutt’altra natura) che è quella che stiamo affrontando ora. E quindi è giusto rivisitarla alla luce delle trasformazioni avvenute. Sono d’accordissimo. Però, come vediamo, è sempre necessario contestualizzare per avere un quadro di riferimento e una visione più ampia delle cose anche e soprattutto al fine di comprendere al meglio la realtà e di dargli una risposta adeguata.
E’ quindi evidente che oggi la tematica dell’aborto assume altri contorni e altre caratteristiche ed è giusto cominciare ad affrontarle sula base di altri e diversi parametri che hanno portato molti di noi a sostenere la battaglia per l’aborto legalizzato e assistito. Aggiungo che il femminismo si è appropriato in toto di quella battaglia ma in realtà non fu affatto solo una battaglia delle donne o delle femministe (che certo spinsero molto, su questo non c’è dubbio) ma di tutto lo schieramento che una volta avremmo definito come “laico e progressista” (vedete come la realtà muta costantemente e concetti che prima erano considerati in un modo oggi hanno mutato di significato…) che riuscì a conquistare anche il consenso di tanti e tante cattolici e cattoliche. Ricordo che al referendum prevalse il si alla legalizzazione dell’aborto, con percentuali bulgare, se non erro intorno all’80%. Il che non significa che fosse giusto per il fatto che la maggioranza lo avesse approvato ma solo appunto che si costruì un larghissimo consenso proprio perché, a mio parere, i termini della questione erano altri, cioè quelli a cui facevo riferimento prima.
Io la vedo così. Ciò detto, sappiamo che questa è una tematica infinita, che tocca legittimamente le corde più profonde di ciascuno e in modo diverso l’uno dall’altro, e sulla quale, come ripeto, è impossibile giungere ad una sintesi condivisa.
E’ giusto però interrogarsi e riflettere. Su questo non c’è dubbio.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
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Comunque, in merito alla questione dell’aborto e tutto il resto, al cui riguardo la penso in gran parte come Fabrizio Marchi, vorrei far notare che normalmente le femmine sentono e vivono tali questioni come un qualcosa di “privato” nonché di esclusivo, di cui solo loro, le donne, possono parlare, pontificare e dare giudizi morali, ma non perché è stato il femminismo a “insegnarglielo”: no, perché è quello che sentono. Una delle frasi più diffuse è “io so cosa significa portare un figlio nella pancia”, per cui, tu uomo, è meglio che te ne stia zitto (implicitamente ed esplicitamente il succo del discorso è questo). Di norma le esponenti del sesso femminile attribuiscono un ruolo a dir poco secondario all’uomo, ed anche quando si parla di “utero in affitto” partono dal presupposto che le femmine che si prestano a tutto ciò “non sono normali”, quindi sono “malate”. Ragion per cui (restando nell’ambito italiano), secondo l’italiana media se molte americane (fra le quali numerose femmine nere povere)
affittano il loro utero è solo perché “non sono normali”.
L’ipotesi che siano perfettamente normali, che lo facciano per denaro e magari abbiano una morale “diversa” dalla loro (dalla nostra) non le sfiora neppure. Il fatto che certe pratiche siano nate ed abbiano preso piede in paesi come gli USA – e quindi che certe leggi siano espressione di un sentimento collettivo diffuso – per loro non significa nulla. E “guai” a contrastarle, perché saltano subito per aria.
Daniele(Quota) (Replica)
Ah, dimenticavo. Molte femmine sono solite rinfacciare agli uomini il fatto che loro “devono partorire”. Ora, quando si ascoltano frasi del genere, uno si chiede: ma per una donna fare un figlio è realmente una gioia? Il cosiddetto “istinto materno” esiste veramente? Se sì, fino a che punto? Sennò come si spiegherebbero certi continui rinfacci, urla isteriche, offese di vario genere e risatine sarcastiche da parte femminile?
Daniele(Quota) (Replica)
Leggete qua…
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http://de-luca.blogautore.repubblica.it/2013/11/14/se-lutero-in-affitto-e-violenza-sulle-donne/
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Daniela 25 novembre 2013 alle 17:56
In realtà non è la surrogacy che genera lo sfruttamento delle donne nel nostro mondo. E’ il patriarcato. Il patriarcato, in tutto il mondo, a livelli diversi, mette a rischio di sfruttamento (anche) la gravidanza delle donne. Soprattutto le gravidanze ordinarie, quelle che qui idealizziamo e non ci sembrano a rischio solo perchè non c’è passaggio di denaro.
Per questo in quei paesi dove non è possibile a nessun livello l’autodeterminazione della donna sono a rischio di sfruttamento tutte le gravidanze, quindi anche quelle per altri.
Nelle situazioni in cui invece questo sfruttamento non c’è, la gravidanza di una donna (anche quella per altri) può essere un’esperienza bellissima di autodeterminazione. La Gestazione Per Altri, quella etica, secondo me ha qualcosa in comune con l’affido familiare: ti prendi cura per un periodo di un bimbo di cui non sarai mai genitore (e lo sai fin dall’inizio). Quando non ha più bisogno di te lo riaffidi ai suoi genitori. Il fatto che lo stato, nell’affido familiare, dia un sostegno economico alla famiglia affidataria non è il motivo per cui lo fai.
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Daniele(Quota) (Replica)
…. Assurdo! ma come si fa a dire che esista ancora il patriarcato,oggi piuttosto vige un matriarcato assoluto, funzionale alle dinamiche socioeconomiche del capitalismo.
Step(Quota) (Replica)
Step,
Mi pare che sei entrato perfettamente in argomento…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Daniele,
Interessanti considerazioni di Daniele (anche sulla tematica aborto) sulle quali dirò qualcosa più tardi…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La riflessione sull’aborto può oggi partire anche da una prospettiva aggiuntiva e nuova:
1) quella che nasce dagli studi sul dolore del feto, ampiamente dimostrato al punto da far emergere nel partito democratico USA da sempre pro- choise, un importante ripensamento;
2) quello sul dolore maschile (vedi per es. le testimonianze in “La vigna di Rachele” e il libro di Antonello Vanni:” Lui e l’aborto”);
3) quello sulle pesantissime conseguenze psichiatriche sulla donna che rendono paradossale l’inserimento dell’aborto nei diritti a tutela della salute della donna.
L’aborto ci interroga su questi nuovi piani di realtà che aggiungono alla discussione sulla domanda se il concepito sia persona o meno, le domande sul dolore di cui ai punti precedenti.
I maschi devono cominciare a ritenere lecita la consapevolezza del proprio dolore, la riflessione su di esso, e il fermo rifiuto della storica tradizionale silenziosa accettazione maschile del dolore al punto che non se ne può parlare nemmeno a se stessi.
Pertanto circa l’aborto cominciamo ad interrogarci sul dolore che provoca nel maschio che lo accetta, anche in nome e per conto di chi lo fa, come sul dolore provocato dall’aborto nel maschio che lo subisce. Anche i maschi infatti possono per esempio dire alla donna: non sai il dolore che provoca in un maschio aver accettato l’aborto o averlo subito per imposizione della donna protetta dalla legge.
Vogliamo cominciare a smettere di fare i supereroi che alla Tavazzi si pestano i genitali facendo finta di niente, convinti che questa attitudine masochista sia la sostanza della cavalleria e tratto distintivo del maschile?
Cominciamo allora a guardare all’aborto dal punto di vista universalistico che è il rifiuto del dolore che l’aborto provoca, prima di tutto a partire dal proprio dolore, dal dolore subito dai maschi. Se non rimuoviamo il nostro dolore saremo capaci di riconoscere il dolore del feto, e di disvelare il dolore femminile la cui rimozione è arrivata al punto che viene dichiarato principio dello star bene. Se guardiamo ai vissuti di dolore che l’aborto provoca, sguardo che si ottiene solo acquisendo la documentazione sempre più ampia oggi a disposizione, allora la discussione sull’aborto acquista finalmente il piano di realtà.
cesare(Quota) (Replica)
Il prof. Risè ieri alla presentazione di ” Campo maschile” ha parlato di “dolorosa tradizione maschile”. E’ verissimo e noi maschi abbiamo sempre taciuto come se il dolore maschile a parlarne fosse motivo di vergogna. E ci siamo fatti imbonire la testa delle lamentazioni femminili , spesso del tutto prive di fondamento, come se fossero l’unica realtà di dolore esistente e di cui fosse lecito parlare.
Ma io ho conosciuto il dolore silenzioso di mio padre, di mio nonno, di innumere voli altri maschi. Dolori spesso abissali di cui come maschi non proferirono verbo.
Ed oggi mi tocca in sorte di vivere in un tempo in cui ragazzette ancora col ciuccio in bocca e donne adulte come ragazzette irridono a questo dolore e i maschi tacciono. E i gazzettieri un tanto padronale al rigo si accodano nell’irresponsabile esercizio di buttare fango su ciò su cui si fonda ogni sacro sentire ed ogni possibile dignitosa convivenza umana.. Adesso basta fratelli. Il dolore maschile ci legittima a giudicare con verità e severità su tutta l’esperienza umana.
cesare(Quota) (Replica)
Mi tocca di vivere anche un tempo in cui maschi infantili e narcisisti di fronte all’aspro libertario impegno di affrontare la vita, e affrontare la sfida della virtus paterna (l’unica che ha la potenza di coniugare giustizia e misericordia), e reincarnarla in nuove vitali forme, si dedicano al vile e castrante esercizio di sputare sul padre e sui padri della cui virtù non sono in grado nè di fare una pur limitata imitazione nè di averne idea. E sognano le ginocchia materne. E questo desiderio illecito e regressivo camuffamo come il nuovissimo luogo dell’utopia e magari lo chiamano “aver cura” o addirittura ” misericordia”. Poi siccome non sanno più nè chi sono loro come maschi nè chi possano essere le femmine, “accoccolati sulle ginocchia materne”, si concepiscono neutri come adolescenti irrisolti, si scrivono alla teoria Gender e si sottomettono felici alle burocrazie e ai dispotivi normativi espressione feroce del potere oscuro e violento che oggi domina l’Occidente e ha il volto archetipico della Grande Madre, il lato oppressivo e divorante del potere femminile e materno.
cesare(Quota) (Replica)
Daniele,
Quello della mail riportata da Daniele, è un tipicissimo esempio di falsa coscienza. Si adattano, consapevolmente o meno poco importa, i principi a ciò che si sente come conveniente, per salvarsi la coscienza, per non interrogarsi a fondo sulle cose.
Quando alla gravidanza/maternità, è noto (non lo dico mai la psicanalisi) che viene vissuta dalle donne in modo ambivalente. Esiste una componente, insieme a quella d’amore, anche di odio e di ripulsa. Franco Fornari (piscanalista) sosteneva che è il padre a dover bonificare, usa proprio questo termine, il rapporto madre/figlio affinchè prevalga nella prima fase della vita, il codice materno senza il quale per i bambini si prospetta un futuro di anaffezione con ripercussioni su tutta la vita futura. E il padre può fare questa opera di bonifica, dice Fornari, assumendo su di sè il problema e quindi proteggendo quel rapporto.
Ora, è evidente che quando si taglia fuori il padre considerandolo un orpello ininfluente e senza significato, o quando è il padre stesso a non percepirsi nella sua importanza, il pericolo per i figli diventa terribile.
Quindi tutte le chiacchere sull’autodeterminazione femminile nascondono da una parte il sentimento di onnipotenza, dall’altra il rifiuto di riconoscere i propri limiti e la contraddittorietà di cui ogni essere umano è intessuto.
Gli esiti sono nefasti. Uno di essi è lo spostamento e la sublimazione in altro di ciò che non si è voluto riconoscere in se stesse. Si arriva al vero e proprio paradosso che si vuole umanizzare gli animali riconoscendo loro gli stessi diritti degli esseri umani, che non si vogliono gli ogm, ma che non si considera l’aborto sotto il profilo della soppressione di una vita umana e che si ammette ogni sorta di tecnologia volta alla manipolazione del corpo umano, in specie femminile (fec, art. uteri in affitto etc. etc. etc.).
armando
armando(Quota) (Replica)
In realtà non sapevo dove segnalare quest’articolo. Che è a firma Manif pour Tous Italia ma esce su Rinascita.
Dodici domande e risposte sulla famiglia
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Manif Pour Tous ha dato solidarietà a quella madre assassina che ha sterminato le tre figliolette, perchè come si sa le donne sono sempre innocenti, la colpa è sempre dei “maschi”.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=562350673863858&set=pb.548234758608783.-2207520000.1397243175.&type=3&theater
Il Vaticano è femminista.
papa Francesco e papa Ratzinger sono femministi.
i cardinali sono femministi
i preti sono femministi
l’ Osservatore Romano è femminista.
Avvenire è femminista.
Famiglia Cristiana(o Famiglia Uterina?) è femminista.
Giuliano Ferrara(cioè quel buffone “ateo cattolico”) è un femminista(“l’aborto è maschio”, ed ha fatto un elogio funebre ad una feroce femminista della differenza recentemente scomparsa).
E così via.
Sono pochi i cattolici che non si sono lasciati fregare,
Condannano la Teoria del Gender ma non condannano la causa della Teoria del Gender, anzi la approvano: il pestaggio anti-maschile, culturale, sociale, mediatico e istituzionale.
Condannano la criminalizzazione contro i preti in merito al presunto scandalo dei preti pedofili, ma la scaricano sui padri di famiglia, accusandoli di essere in buona parte abusatori di figli: “la pedofilia avviene maggiormente in famiglia”, così ripetono i fessi cattolici, cioè criminalizzando la Famiglia che invece tanto dicono a parole di difendere). Condannano i “laicisti” ma intanto appoggiano l’ infame legge antiprostituzione che porta il nome proprio di una “laicista” anticlericale,Merlin, ignorando che all’ epoca dei papi tradizionalisti la prostituzione in casa non era illegale ma tollerata.
E così via.
Oggi il mondo cattolico ha sposato e approvato il Femminismo della Differenza(quello di Carla Lonzi, della Muraro, della Terragni) perchè crede che sia un valido antidoto contro la teoria del Gender), ignorando da buoni fessi qual sono che se la teoria del gender con la sua visone di “famiglie alternative”(gay, monogenitoriali, convivenze) si sta accreditando questo è dovuto proprio a questa criminalizzazione contro la famiglia naturale( vista come un luogo di “violenza” e “femminicidio”), portata avanti proprio dal Femminismo della Differenza, di cui il pestaggio antimaschile mediatico e istituzionale è espressione.
Pochi lo sanno, ma molti autori ed esponenti cattolici di spicco hanno avviato una forte collaborazione in funzione antigender con alcune femministe della differenza,e alcuni di essi come il cattolico “tradizionalista” Franco Cardini e altri, scrivono libri a quattro mani con feroci femministe della differenza del calibro della Muraro. La moglie di Ernesto Galli della Loggia, poi, nota femminista della differenza, intrattiene ottimi rapporti con il papa Ratzinger. E sull’ Osservatore Romano, vi scrivono redattrici dichiaratamente femministe, come la Armeni e altre misandriche varie.
http://www.corrispondenzaromana.it/vetero-femminismo-sulle-colonne-dellosservatore-romano/
Condannare le conseguenze(Gender) approvando e le cause(pestaggio antimaschile), è simile a tagliare il ramo su cui si è seduti,e pertanto è da inserire nel Manuale della Stupidità.
I cattolici e filocattolici di oggi sono stupidi.E’ ufficiale.
Il Fumo di Satana è entrato nella Chiesa.
Tarallo(Quota) (Replica)
Tarallo,
Non riesco a trovare l’articolo. Me lo puoi indicare meglio per cortesia?
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando, quali articoli? il link di Manif Pour Tous della Sicilia dove hanno dato solidarietà alla madre assassina mi si apre, è su facebook(ma anche chi non è iscritto su facebook, può aprirlo e leggerlo comunque, prova), mentre quello sull’ involuzione femminista dell’ Osservatore Romano, pure mi si apre, è sul sito cattolico Corrispondenza Romana:
http://www.corrispondenzaromana.it/vetero-femminismo-sulle-colonne-dellosservatore-romano/
Tarallo(Quota) (Replica)
Tarallo,
….
Lo confesso, conosco poco quel movimento. Ma a me quello che ha colpito è che quell’articolo sia uscito su Rinascita.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi, rinascita.eu, non è la nota rivista comunista ma una rivista di ispirazione “rosso-bruna”, cioè il “socialismo nazionale” o “sinistra nazionale”,sono di sinistra sì ma anche nazionalisti(a differenza della sinistra “pura” che invece è internazionalista), un fenomeno politico italiano che negli anni ’70 veniva definito semplicisticamente e spregiativamente come “nazi-maoismo”…
Comunque mi ero dimenticato di linkare ad Armando, il post di Manif Pour Tous in cui si manifesta solidarietà alla madre assassina delle tre figliolette:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=562350673863858&set=pb.548234758608783.-2207520000.1397243175.&type=3&theater
Tarallo(Quota) (Replica)
Tarallo
Molte considerazioni di Tarallo fanno riflettere e condivido il giudizio circa la “ingenuità” di tanta parte della gerarchia Cattolica fino ai massimi livelli e della stampa Cattolica nell’allearsi con il femminismo ” buono” al fine di difendersi da quello ” cattivo “. Sono convinto che per il Cattolicesimo, inteso come la fede nel corpus di asserzioni contenute nella professione di fede : ” Il credo” , il femminismo è solo e soltanto il più radicale antagonista mai affrontato nella Storia. E penso che proprio per il carattere radicalmente antagonista di questa opposizione il peggior nemico del Cattolicesimo sia proprio il femminismo ” buono” perché maschera appunto l’inimicizia radicale di cui è portatore il femminismo in quanto tale.
Parlo di antagonismo radicale perché il femminismo entra direttamente nel sistema simbolico della fede Cattolica col preciso intento di mutarlo dall’interno attribuendo al simbolo un significato diverso, ovvero il proprio. Funziona come un virus informatico che assume la forma del sistema logico di cui deve modificare i contenuti. A seguito di questa azione ” infettiva” mai come ora, per esempio, negli scritti dei teologi cattolici in merito alla questione fondamentale, circa l’identità di Dio, fondamentale perché il fondatore del Cristianesimo, il Cristo, si è espresso in maniera inequivocabile svelando l’identità di Padre di Dio, si assiste ad un carosello di definizioni che sembrano avere origine e unica finalità nell’esorcizzare la Rivelazione operata da Cristo circa la paternità di Dio. Di fronte a queste parole di Cristo, pesantissime perché portarle nel Mondo di oggi significa subire persecuzioni, molti teologi e purtroppo anche esponenti della gerarchia, si impappinano, si imbarazzano e raccontano cose inverosimili e quando possono tacciono. Spesso, scandalizzati dalla dichiarazione di Cristo della Sua intimità col Padre, intimità che Cristo svela essere condizione stessa per essere in grazia di Dio e criterio di salvezza, si affrettano ad allearsi col femminismo ” buono” che offre loro la sua soluzione: una ridefinizione dell’identità di Dio alla luce di ciò che oggi è secondo comune ragione e politicamente sostenibile. In generale poi di ciò che ha detto il Cristo come di tutto ciò che nella Scrittura non compiace il Mondo attuale, spesso si manifesta la propensione a sbarazzarsene, con il ricorso alla interpretazione storicistica dei testi sacri e la teoria della Rivelazione continua nella Storia. Il che non deve stupore: Cristo non ha forse formulato la drammatica domanda se ci sarà ancora fede in Lui quando alla fine dei tempi ritornerà?
Aggiungo ancora una volta la speranza che il confronto culturale non sia all’insegna di condanne o scomuniche generalizzate e reciproche ma al contrario si eserciti la capacità di distinguere con precisione ciò che pertiene alla responsabilità di ciascuno con la finalità politica di fare fronte con le forze disponibili.
Per esempio non ha senso attribuire a Manif pour tous come posizione ufficiale un post di commento provocatorio.
cesare(Quota) (Replica)
Tarallo,
Sì, è così, Tarallo, l’area di Rinascita (da non confondere con la vecchia Rinascita, periodico di informazione del PCI e con il quotidiano Rinascita, ormai chiuso da tempo, che era l’organo del PDCI di Oliviero Diliberto) è quella…
Hanno sempre cercato di camuffarsi ideologicamente perché uno dei loro obiettivi è stato ed è il famoso “sfondamento a sinistra”. Poi però finiscono inevitabilmente per sputtanarsi anche perché per quanto possano sforzarsi il “richiamo della foresta” è quello che è…
E’ valso in passato per i vecchi gruppi neofascisti, (Lotta di Popolo, Terza Posizione) e vale ora con Forza Nuova e Casa Pound che predicano il superamento dei concetti di destra e sinistra (un loro cavallo di battaglia ideologico; tema complesso che ovviamente abbiamo affrontato tante volte anche qui) ma poi si schierano con i neo nazisti ucraini di Svoboda e del “Versante destro”.
Il loro presunto anticapitalismo e anti imperialismo (loro lo chiamano antimondialismo) si risolve in un “identitarismo” etnico razzista e all’occasione nelle sprangate agli immigrati e agli extracomunitari.
In Italia, come ho scritto altre volte, non costituiscono un problema, anche se molti giovani, nella totale assenza di una Sinistra degna di questo nome e smarriti in questo mondo ipercapitalista senza nessuna idealità e valore che non sia la spasmodica e devastante corsa al denaro e all’affermazione individuale, sono spinti a trovare una sponda anche in quei gruppi nel disperato tentativo di trovare una propria identità.
Il fenomeno è molto evidente nelle periferie delle grandi città. Penso ad esempio alla realtà romana, che conosco molto bene, dove in alcuni quartieri popolari e periferici come ad es. San Basilio (dove a suo tempo il PCI da solo prendeva il 60% dei voti) la gran parte dei giovani ora sono “fascisti” (ci metto le virgolette non a caso…) così come sono ultras della Roma o della Lazio. Una cosa simile una volta sarebbe stata semplicemente impensabile perché anche il giovane proletario, anche il più “coatto” menefreghista, ignorante come una capra e qualunquista, era comunque, sia pure in un angolo remoto del suo subconscio, istintivamente di sinistra. E questo per tante ragioni che ora sarebbe lungo spiegare che però per brevità potremmo individuare in una sintesi di coscienza di classe, senso di appartenenza alla classe e alla comunità (i due concetti erano sovrapposti), identità individuale e collettiva. A fare da collante ideologico e politico a tutto ciò ovviamente la convinzione di essere comunque parte di un grande progetto di trasformazione del mondo che si incarnava nel Movimento Operaio e negli ideali socialisti e comunisti ma in fondo anche cattolici (in quel mondo la sezione del PCI e la parrocchia erano i due punti di riferimento e in competizione fra loro).
Il capitalismo assoluto ha distrutto tutto ciò. In questo deserto esistenziale che è oggi la “metropoli” capitalista, diciamo così, i gruppi neo fascisti, con un linguaggio e un messaggio solo apparentemente nuovi, stanno proliferando. Ed è del tutto comprensibile perché vanno ad occupare uno spazio lasciato colpevolmente vuoto. Dirò di più, e cioè che da un certo punto di vista, preferisco senz’altro un giovane impegnato a destra (anche se secondo me non ha capito un bel nulla e sta prendendo lucciole per lanterne) e che a modo suo manifesta un suo disagio, una sua volontà di ribellione allo stato delle cose (anche se, ripeto, ha toppato clamorosamente strada…)ad un “coglioncello” (lo dico senza accezione dispregiativa…) che cerca affannosamente di scimmiottare i modelli sociali dominanti.
Personalmente da molto tempo, a titolo individuale, cerco il dialogo (laddove possibile) con quei giovani, moltissimi dei quali, in tempi ormai andati, sarebbero in molti casi finiti in una sezione del PCI o ancor più in un collettivo di quartiere dell’Autonomia Operaia o di qualsiasi altra formazione della allora sinistra rivoluzionaria.
Si tratta ovviamente di smascherare i dirigenti di quei gruppi neo fascisti e di portare alla luce la loro vera ideologia.
P.S. c’è anche doverosamente da aggiungere che la Sinistra di allora non aveva nulla a che vedere con quella odierna quindi è del tutto comprensibile che oggi un giovane possa sviluppare una simpatia per i gruppi della “nuova” destra. Proprio per questo diventa ancora più importante provare a dialogarci…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Tarallo,
Se è quello l’avevo visto, ma come scrive Cesare una cosa è un commento, un’altra una posizione ufficiale. Detto questo non c’è dubbio che anche nella Chiesa esistono crescenti tendenze così dette moderne che intendono abbandonare la tradizionale dottrina, e con essa ciò che la Chiesa ha sempre considerato eterno, immodificabile e indipendente dslle contingenze storiche. Aggiungo, in sintonia con Corrispondenza Romana che conosco e che è anche nella redazione de Il Covile.it (come me), che l’attuale papa è proprio su quella strada. E non certo per la sua attenzione alla povertà ed ai problemi sociali, che è doverosa ma che non può trasformare la chiesa in una qualsiasi agenzia o movimento politico. Quello lo sanno fare meglio altri (o meglio lo sapevano, ed anche questo è significativo).
Armando
armando(Quota) (Replica)
…….
Sottoscrivo totalmente.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Tarallo,
Eh si, ho proprio toppato … *blush* anche se mi suonava un pò strano il tono generale degli articoli, pensavo di avere a che fare con un sito collegato al ex quotidiano cartaceo comunista.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
@Cesare e Armando: Io vorrei tanto sperare che questa non sia la posizione ufficiale di Manif Pour Tous, ma se analizziamo la visione degli odierni movimenti cattolici prolife in merito alla femminilità, alla vita e alla genitorialità c’è poco da essere ottimisti, visto che tale loro visione è tutta incentrata sulla figura materna(quella maschile e paterna assoluta mente secondaria e subordinata a quella materna). Esaltata la donna/madre sul modello e sull’ esempio della Madonna quindi confondendo l ‘idealità con la realtà , il passo verso la concezione dell’ eterna innocenza femminile è breve e conseguenziale(un conto è sperare che le donne siano innocenti e pure come la madonna, un altro conto è invece identificare le donne con questa speranza, come invece fanno i cattolici purtroppo).
Inoltre, purtroppo, nel mondo cattolico questa interpretazione femminista sul rapporto dei sessi non proviene solo dalle aree moderne ma spesso anche dalle aree tradizionaliste, ed è questo quello che più inquieta. Sulla prostituzione sulla presunta “mercificazione del corpo della donna”, molti cattolici tradizionalisti usano gli stessi concetti e discorsi di SNOQ, dell’ UDI, della Terragni.della Zanardo. E ovviamente anche sul “femminicidio” e la “violenza contro le donne”, molti cattolici non moderni sposano questa teoria.
Provare per credere.
@Fabrizio Marchi: Condivido, ma vorrei aggiungere una precisazione in merito al tuo commento. I “rosso-bruni”, cioè i socialisti nazionali, per quanto abbiano alcuni connotati tipici dell’ estrema destra(nazionalismo e ostilità all’immigrazione)non li metterei, politicamente parlando,sulla stessa barca di Forza Nuova, in quanto mentre quest’ ultimi si ispirano chiaramente ai princìpi di base tipici della destra tradizionalista(Dio, Patria e Famiglia) , i “rosso-bruni” invece, come credo tu sappia, su alcuni aspetti tendono sembrano incredibilmente di sinistra,non a caso esaltano figure e personaggi simboli della sinistra estrema, ad esempio Chavez, Castro, ecc. (cose impensabili per quelli come FN). Ecco perchè si autodichiarano esplicitamente di sinistra e socialisti.
@Luigi Corvaglia: Mi spiace averti tolto questa illusione , ma comunque vedo che per fortuna non tutti a sinistra si sono lasciati influenzare da un certo politicamente corretto “femministese” e “omosessualista”, come ad esempio Fulvio Grinaldi(come è stato fatto notare anche qui).
Tarallo(Quota) (Replica)
p.s: a scanso di equivoci, non contesto il cattolicesimo , bensì la distorsione attuata da una certa corrente di pensiero al suo interno che inquadra la donna in un’ ottica innocentista(come se fosse una sorta di madonna) e dispensatrice di vita.
Tarallo(Quota) (Replica)
Bè, visto che si parla di Chiesa cattolica, questa l’ha condivisa un mio amico su facebook:
https://www.facebook.com/photo.php?v=10203513253014597
Di primo acchito potrebbe sembrare irriguardosa ma poi se ci riflettete bene ha una sua profondità religiosa…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Una mattina di tanto tempo fa, mi è venuto in mente di entrare nella Chiesa di S. Luca, per fare una “visita” al Crocefisso.
La chiesa di S. Luca mi piace perché ospita la tomba di un laico della mia città (di cognome fa Tovini) alla cui azione si deve tanta parte dello spirito di impresa dei miei concittadini. Spirito che ha contribuito a fare prospera la mia città. A lui si devono anche scuole, case editrici, ospedali: da noi si fanno beati anche i capitani di industria. E si mandano in giro per il Mondo, “a farsi i cazzi altrui”, migliaia di tipi alla Tovini.
In S. Luca un anziano missionario celebra la Messa e sta facendo la predica. Mi accorgo che siamo in quattro: io e tre vecchine. Dice il missionario:
“i bianchi sono convinti che Dio è alleato con loro perché sono bianchi. Non è così. Dio si allea con i Popoli che si alleano con Lui”.
cesare(Quota) (Replica)
Tarallo,
Anche la chiesa è attraversata da contrasti dottrinali, correnti di pensiero diverse etc. Normale, direi. Quindi non è affatto esente da pericoli, scivolate, compromessi al ribasso e così via.
Fossi uno con una fede solida, direi che anche la Chiesa è soggetta al pericolo di essere influenzata da Satana, ma lascio questo argomento a chi ha più titolo di me.
Ciò che ritengo importante sottolineare è che il cristianesimo si fonda sul rapporto fra il Padre e il Figlio, la cui identità, anche storica, maschile non è in discussione. Questo è il nucleo centrale, da cui si dipana tutto il resto, il che non significa certo che il critianesimo è antifemminile. Ed è nucleo con un significato simbolico immenso, tanto che il femminismo l’ha sempre attaccato come obbiettivo primario.
Credo perciò che occorra difendere tale nucleo, anche dalla sua messa in discussione all’interno dello stesso mondo cattolico il cui esito sarebbe un annientamento dall’interno del cristianesimo. Si va versò ciò? Possibile, ma ancora c’è strada da fare.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Mario Adinolfi non può parlare del suo libro: “Voglio la mamma”: i democratici cui va bene che parli solo chi la pensa come loro; gli altri tacciano, sennò li cacciano.
http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/difendere-la-famiglia-ormai-e-reato/
cesbri(Quota) (Replica)