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Un articolo che riporta i dati diffusi dalla Procura di Bologna[1] testimonia come, almeno per quanto riguarda il capoluogo emiliano, i numeri parlino chiaro: in quattro anni (2013-2016) sono stati iscritti 3.220 reati di genere, ma nello stesso periodo ci sono state 1.692 archiviazioni, cioè il 53%.
L’articolo specifica che la metà (non è vero, sono più della metà, nda) delle denunce vengono archiviate al termine della fase istruttoria; questo significa che la maggior parte delle denunce si rivelano infondate.
Se ne deve dedurre che:
- i magistrati inquirenti bolognesi sono tra i più incapaci in Italia, devono cambiare mestiere in quanto non riescono a vedere le atroci violenze subite dalle donne locali
- esiste un larghissimo utilizzo strumentale della falsa denuncia, che quindi all’approfondimento giudiziario si rivela infondata.
Delle due una, non esiste una terza ipotesi.
Perché o le carte denunciano fatti reali, ed allora emerge la colpa grave dei magistrati nel non saperle o volerle sanzionare; oppure i magistrati (donne e uomini) sanno fare bene il loro lavoro quindi la maggior parte delle denunce sono fondate sul nulla e si sgretolano alla prima verifica.
Sarebbe interessante, sulla falsariga di Bologna, conoscere i dettagli sulle archiviazioni anche nelle altre Procure italiane. Verranno mai diffusi dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere?
Anche un altro dato è da considerare, per conoscere i contorni reali del fenomeno “violenza di genere”:
- parte la denuncia, che è solo il primo step;
- poi con le archiviazioni arriva la prima scrematura, vale a dire casi che non vanno ad intasare il lavoro dei già congestionati Tribunali in quanto non hanno i requisiti minimi per un rinvio a giudizio;
- va detto che nemmeno i casi rinviati a giudizio costituiscono la certezza di colpevolezza per il presunto reo e di genuinità delle dichiarazioni della presunta vittima. Com’è noto il processo può arrivare ad una condanna, come ad una assoluzione per il 530 cp, I o II comma.
Ed abbiamo velocemente analizzato solo la prima fase, senza ricordare che di gradi di giudizio ne esistono tre.
Resta un fatto incontestabile: citando continuamente solo i dati relativi alle denunce presentate si ottiene l’effetto di creare un allarme artificiale gonfiando i contorni del fenomeno “violenza”, mentre continua a latitare una analisi approfondita che tenga conto della corpose scremature che, come testimonia Bologna, solo nella prima fase cancellano oltre la metà dei cosiddetti reati di genere.
Chissà come commenterebbe questi dati la Commissione Parlamentare?
1) Stalking choc, una denuncia al giorno. Ma quasi la metà finisce in archivio
Foto: www.robertamori.it (da Google)
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