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22 Mar 2011  |  11 Commenti

Organizziamoci e “controinformiamo”

Fabrizio Marchi 9:17 am – 27th novembre: (….) Dobbiamo cercare di strappare quanto più spazio possibile sui media e in qualsiasi altra sede o circostanza. Questo è l’imperativo categorico. Dovunque c’è uno spiraglio, uno spazio, piccolo o grande che sia, dobbiamo metterci il piede. E tutti devono essere impegnati su questo. Che sia un quotidiano, o una radio, così come un gruppo di discussione su face book, o una chiacchierata con amici, o una mailing list a cui segnalare il sito. Ognuno di noi deve sentirsi impegnato in prima persona per espandere il nostro messaggio per quelle che sono le sue opportunità e possibilità. Fabrizio <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<

Gentile Fabrizio, per prima cosa vorrei ringraziarti per il tuo post “Ho subito violenza. Ma l’Istat non lo sa…”, con il quale hai messo sotto i riflettori alcuni dei traumi psichici che molti di noi abbiamo subìto già in età infantile dal genere che atavicamente doveva incarnare la dolcezza, la grazia e la fonte di conforto nei momenti di sofferenza e che quindi ci hanno formati anche nel subconscio per quanto riguarda le future relazioni col “gentil sesso”. Confermo anche le esperienze positive che, sempre più raramente, la donna odierna è in grado di offrire, e non solo nei confronti dei maschi. Sono entrato nel vostro sito solo da qualche giorno e, pur non avendo letto tutti i commenti dei partecipanti al blog, ho già trovato tantissimi riscontri in ciò che avevo notato ormai da diversi anni in riguardo all’evolversi dell’invadenza femminile e femminista in tutti settori della nostra società. Ho usato il termine invadenza perchè è ciò che percepisco quotidianamente ogni volta che per esempio accendo la tv per vedere un “telegiornale”, comunque ridotto ormai a rotocalco e anche in questo di mediocre qualità. Questa prorompente presenza femminile mi infastidisce non in quanto tale, ma perchè mi pare evidente che la maggior parte delle nostre “giornaliste” abbiano molto più cura nel sfoggiare le loro acconciature, abbigliamenti vistosi e bigiotterie varie, piuttosto che esercitare la loro presunta professione sopratutto nei confronti di un Paese e una società attuale come la nostra. Molto spesso i loro servizi da inviate sembrano fatti con lo stampo: con tono di voce da comare recitano la loro favoletta di chiacchiere superflue, tipicamente al femminile, con scarsa professionalità (ad es. interviste con borsetta o borsone a tracollo, jeans, etc.) e pochi contenuti concreti. Devo precisare che seguo quasi esclusivamente le tv di lingua tedesca o inglese, per questo motivo posso affermare l’abissale differenza tra il “giornalismo” e le “giornaliste” stile casareccio nostrani e/o eredità di Sandro Curzi e la gradevole, impeccabile presenza e sopratutto preparazione professionale delle loro colleghe in buona parte del mondo che, peraltro, non si impappinano ogni volta che devono pronunciare un nome straniero. I “giornalisti” maschi nostrani almeno si limitano “solo” a disinformarci, oltre che a non essere in grado, come le loro colleghe, di pronunciare più o meno correttamente anche i termini inglesi più comunemente in uso. Anche se quanto ho appena esposto potrà sembrare troppo specifico o soggettivo rispetto al contesto generale del sito, penso che anche questi piccoli tasselli possano avere una loro utilità nel comporre il mosaico estremamente complesso dei contrasti tra generi e i risultanti effetti che si evincono dai post che ho potuto finora leggere nel vostro mirabile sito. Infatti, stanco di vedere quotidianamente questa enorme quantità e “qualità” di presenza femminile in tutti i programmi televisivi, sullo schermo (addirittura nel nostro calcio!) e ancor di più dietro le quinte, leggendo i nomi delle collaboratrici che scorrono nei titoli a fine trasmissione ed essendo bombardato quotidianamente dal dramma della disoccupazione e del disagio femminili nel nostro Paese, ho semplicemente voluto constatare se era solo una mia sensazione di fastidio oppure se ciò fosse avvertito anche da qualche altro maschio al di fuori dalla cerchia dei conoscenti e relativi luoghi comuni fine a se stessi. Ho quindi effettuato una breve ricerca su internet e ho fortunatamente trovato, tra gli altri, il vostro sito che (purtroppo) conferma tutto ciò che si sapeva già ma che è sempre rimasto un sospetto volutamente soppresso. Nonostante la mia estrema pigrizia nell’uso della tastiera come mezzo di comunicazione, quando ho letto il tuo appello, che ho riportato in alto, non ho potuto fare almeno di cercare di contribuire modestamente con una mia opinione. Secondo me correre dietro agli organi di informazione implorando quasi per ogni piccolo spazio che bontà loro possano prima o poi concedere alla questione di cui si sta occupando il sito Uomini Beta non porterà lontano a breve o medio termine. Questo è un atteggiamento più consone ai personaggi a cui sono rivolte le tue richieste, le quali comunque subirebbero un qualche “trattamento” accomodante per il sistema che è stato denunciato nei blog. Basandomi ormai non più solo sul mio punto di vista, ma su quel poco che ho potuto constatare leggendo i commenti tuoi e degli altri iscritti al sito, credo che la situazione si sia evoluta al punto da dover intervenire con immediatezza e con determinazione. Mi sbaglierò spero, ma non ho letto ancora nulla in riguardo ad una manifestazione in qualche piazza per iniziare, sopratutto in parallelo ed in concomitanza con le tante manifestazioni ad impronta “femminile”-femminista. Creare una rete di monitoraggio in tutte le città che comunichi ai nostri sostenitori in tempo reale, ogni iniziativa potenzialmente femminista – se il maschio medio è più intelligente della femminista media, dobbiamo imparare ad essere anche più furbi di loro – per organizzare subito una contro-manifestazione vicino alla loro e con i nostri argomenti e le nostre statistiche in massima evidenza. Sarebbe un richiamo sempre maggiore per il cittadino disinformato ma “curioso” e i media non potrebbero più far finta di niente, anzi. Coraggio, in fondo siamo Maschi! P. Leo


11 Commenti

Simone 10:15 pm - 23rd Marzo:

P. Leo
@
Mi sbaglierò spero, ma non ho letto ancora nulla in riguardo ad una manifestazione in qualche piazza per iniziare, sopratutto in parallelo ed in concomitanza con le tante manifestazioni ad impronta “femminile”-femminista.
@

Già, ma organizzarla con chi, considerando che siamo un pugno di uomini sparpagliati in giro per l’Italia?
E fra questi quanti riuscirebbero a superare la vergogna di esporsi pubblicamente?

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Fabrizio Marchi 9:37 am - 24th Marzo:

Il problema non è il numero, Simone – in realtà gli uomini più o meno consapevoli della loro condizione sono potenzialmente molto più numerosi di quanto si pensi – ma la difficoltà emotiva e psicologica di portarla alla luce. Una volta compiuto questo passo, il più è fatto.
A differenza di altre questioni che attengono ad un ambito, diciamo così, più “tradizionale”, come potrebbe essere ad esempio quello della propria condizione sociale, la presa di coscienza della suddetta condizione (di subordinazione), è il primo passaggio, importantissimo e necessario, sia chiaro, ma comunque soltanto il primo di un processo estremamente lungo e complesso che ne richiede tanti altri. .
Nel nostro caso invece, è proprio questo primo passaggio il punto determinante dell’intera questione, da un certo punto di vista direi quasi conclusivo dell’intero processo.
Mentre nel primo caso (questione sociale) l’acquisizione di coscienza è soltanto il primo di una lunghissima serie di gradini, nel caso della QM il primo gradino è paragonabile ad una montagna da scalare (per un principiante) mentre tutto il resto è discesa; la si fa più o meno fischiettando.
E questo perché, mentre la questione sociale è appunto innanzi tutto “sociale”, la QM è innanzi tutto e prevalentemente di natura psicologica , anche se con enormi risvolti pratici, ovviamente. Ma è sul piano psichico e psicologico che si gioca la partita. Acquisire una piena e totale consapevolezza, da questo punto di vista, significa di per sé aver già vinto la battaglia principale, cioè quella con noi stessi (e con quel sistema di archetipi psico-culturali sedimentato a livello psichico)
Pensate solo per un attimo se tutti gli uomini (beta) acquisissero, come per magia, una piena e totale coscienza, e avessero a quel punto la forza e la volontà di esporsi pubblicamente. La QM, da un certo punto di vista, sarebbe già risolta. Perché l’essere consapevoli della propria condizione, da un punto di vista psicologico, ammetterla, riconoscerla, osservarla con gli occhi lucidi dell’Uomo Consapevole e Risvegliato, porta inevitabilmente al superamento di fatto di tale condizione. E’ evidente. E nel momento in cui questo processo da individuale diventa collettivo, il gioco è fatto, la rivoluzione è già fatta, perché a quel punto la trasformazione della relazione con l’altro genere sarebbe inevitabile, una semplice conseguenza del cambiamento di coscienza avvenuto negli uomini, cioè di quella rivoluzione avvenuta a livello psichico profondo che questi hanno compiuto.
Questo è il Grande Leviatano, il Behemoth, la Grande Bestia con cui ci troviamo a fare i conti, prima ancora dei giudici asserviti che mandano in miseria gli uomini e i padri che si separano, delle redazioni dei giornali e delle televisioni che vomitano le loro menzogne, degli uffici di statistica che manipolano i dati e la pubblica opinione, degli intellettuali di regime, dei partiti politici, del sistema mediatico.
Il sistema dominante, che non è un oggetto astratto dell’Iperuranio, ma una realtà effettiva ed attiva estremamente complessa e articolata su diversi livelli, agisce innanzi tutto sul piano psichico e psicologico. Questo è il primo grande, gigantesco scoglio, ed è dentro noi stessi .
Il Drago dalle squame dorate è dentro di noi. Liberiamocene. E chi di noi è certo di essersene liberato insegni agli altri uomini a fare altrettanto.
A quel punto riempire le piazze sarà un gioco da ragazzi…
Fabrizio

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mauro recher 5:45 pm - 24th Marzo:

Sono d’accordo con Fabrizio ….Credo proprio che il problema sia solo psicologico …. Basta dare una lettura ai commenti del video che abbiamo messo in risalto poco tempo fa…Erano monotematici con “sfigato” e “scopa che è meglio” ,ma nessuna critica seria su quello che diceva (magari in modo casareccio) ….
lo stesso credo che se, ,per caso ,si organizzasse una cosa come quella del 13 febbraio ,mancherebbe ancora la coscienza degli uomini …proprio oggi osservavo i miei colleghi al lavoro ,chi in rettifica ,chi alla pressa ,chi al tornio (noi facciamo alberi di motore elettrico ); ma sono questi gli uomini che ,per la Bocchetti, dovrebbero fare un passo indietro ??
Piccola curiosità , i maritati nell’azienda sono la metà ,praticamente solo gli stranieri ,sembra quasi che le italiane siano troppo prese a seguire i maschi alpha smile
concludo con una nota ……
Nel solito blog ho letto di una professoressa che insegna in una scuola “difficile” (istituto professionale) molto probabilmente frequentata da soli uomini …strano che la legge non vieti assolutamente che le ragazze frequentino tali istituti ,evidentemente certi mestieri è meglio che li facciano gli uomini……

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Simone 7:07 pm - 24th Marzo:

@ Simone
Il problema non è il numero, Simone – in realtà gli uomini più o meno consapevoli della loro condizione sono potenzialmente molto più numerosi di quanto si pensi –
@

Personalmente non sono molto d’accordo, Fabrizio, perché a mio parere il numero di uomini consapevoli della loro condizione, potenzialmente o no, non è affatto così elevato.
Per quanto mi riguarda, non ne conosco neppure uno che sia in grado di portare avanti un discorso autonomamente (cioè senza dover essere stimolato da un interlocutore), in merito alla “guerra dei sessi”.
Gli uomini parlano di calcio, di caccia, di pesca, di lavoro, di donne, di prostitute, di politica, eccetera, ma non delle suddette questioni, di cui non sanno praticamente nulla.

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Alessandro 8:52 pm - 24th Marzo:

Ci vuole o tanto coraggio o le spalle ben coperte per esporsi di persona, mettendoci la faccia o almeno il nome e cognome, in senso critico nei confronti del politicamente corretto, in questo specifico ambito. Ed è forse questa la dimostrazione più macroscopica della sostanziale subordinazione del sesso maschile nei confronti di quello femminile in questo preciso momento storico, nell’Occidente progredito. Questo timore nasce sempre dall’atavica paura dell’essere umano: il timore di rimanere escluso, di diventare oggetto di disapprovazione, di ludibrio, di emarginazione, perchè, è bene sottolinearlo, il potere nelle mani femminili non è certamente più tenero di quello maschile, anzi, nei confronti dei suoi “avversari”, può essere più duro ancora. Ancora una volta procedere controcorrente, sfidare il pensiero dominante, che oggi come ieri è uno strumento di dominio e controllo delle masse, richiede spalle molto robuste.

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Marco 9:27 pm - 24th Marzo:

il potere nelle mani femminili non è certamente più tenero di quello maschile, anzi, nei confronti dei suoi “avversari”, può essere più duro ancora.
@@@@@@

Anch’io sono del parere che il potere nelle mani femminili non sia affatto più tenero di quello maschile, ma non lo sopravvaluterei neanche, perché certi atteggiamenti le donne possono permetterseli solo in società devirilizzate come la nostra. Quello che voglio dire è che questo genere di donne deve sempre augurarsi che gli uomini non si sveglino dal loro torpore…

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Rino 9:48 pm - 24th Marzo:

In questi anni molti uomini che hanno fatto capolino nel Momas (o che qualche volta mi contattano direttamente) ci/mi hanno suggerito, chiesto, proposto tante cose. Quasi sempre usando la 2° persona plurale: voi. Perché non organizzate questo? Perché non fate quello? Perché non allestite, non presentate, non diffondete…? Perché non fondate un partito? Perché non andate in piazza? Etc.

La risposta è così banale che si resta persino imbarazzati nel darla: perché non c’è nessuno. Non c’è nessuno. Non vedi amico che non c’è nessuno?

E il motivo per cui non c’è nessuno è quello indicato da Fabrizio. Non manca il sentimento (e ormai anche il risentimento) che davvero qualcosa vada storto, non mancano i magoni né la rabbia. Ma esse covano nel sottosuolo, rumoreggiano nelle viscere senza mai affiorare.

E poiché non ci sono fucili pronti a sparare, poiché non vi è nulla di visibile che ne impedisca l’emersione, non resta che una sola spiegazione: il verboten psicologico, il divieto emotivo, il tabù assoluto.
Un diaframma di granito. Una potenza onnipotente.

Rino

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Leonardo 10:53 pm - 24th Marzo:

Dobbiamo ringraziare il web, appena 20 anni fa eravamo soli, discuterne con altri si capisce meglio il problema, si tira fuori anche un po di rabbia che tenuta dentro ci acceca.

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Fabrizio Marchi 12:23 am - 25th Marzo:

Premetto che questo post non è indirizzato al nostro nuovo amico, P. Leo, nel cui intervento scorgo la sincera volontà di attivarsi (d’altronde non è l’unico a nutrirla), che è presente in tanti, ma che non riesce a trovare dei canali. Mi rivolgo quindi a tutti noi.
Ormai, a quasi un anno e mezzo dalla nascita di UB, credo che sia abbastanza evidente quale sia il mio modo di pensare e di agire. Insomma strategia e tattica, per dirla con dei paroloni. Io credo che si possano avere degli orizzonti e delle idee di una assoluta radicalità (come in effetti è nel mio caso) ma nello stesso tempo agire con grande accortezza e senza perdere mai il senso della realtà. I due aspetti non possono andare per conto proprio ma devono rimanere indissolubilmente legati. Gli estremisti sono coloro che, per varie ragioni, tendono a smarrire quest’ultimo e quindi a produrre delle accelerazioni,destinate inevitabilmente al fallimento, appunto perché completamente scollegate dalla realtà stessa.
E’ vero quanto dice Rino; spesso molti di noi, sicuramente in buona fede, si spingono in avanti, per lo meno a parole, lanciano sfide, manifestano la necessità di esporsi, ma poi tutti si risolve in una bolla di sapone.
Dobbiamo essere onesti, per lo meno fra noi. Ho ripetutamente avanzato la proposta di organizzare un nostro incontro ufficiale. Non ho avuto nessuna risposta, per lo meno pubblicamente sul blog, e solo una per via privata.
Adesso ne avanzo un’altra. Tutti coloro che partecipano abitualmente alla discussione su questo blog, escano dall’anonimato e si dichiarino, con nome e cognome. Badate che non è una sfida o una sorta di lavagna dove segnare i nomi dei più coraggiosi, ma soltanto un modo, forse l’unico, per tastarci il polso. Perché se non siamo capaci di fare questo figuriamoci se possiamo essere in grado di organizzare addirittura delle contromanifestazioni di piazza…
Credo che fare questo possa tornarci utile, in entrambi i casi. Se saremo capaci di firmarci con tanto di nome e cognome significherà che abbiamo compiuto un grande passo in avanti a tutti i livelli e che siamo pronti anche ad un ulteriore balzo, che per me significa l’organizzazione di un incontro. Se invece il mio appello resterà lettera morta, vorrà dire che i tempi non sono maturi e che la discussione sul blog, per lo meno per ora, rappresenta di fatto la nostra unica possibilità di intervenire nella realtà.
Ciascuno rifletta e agisca di conseguenza e in coscienza. Nessuno verrà premiato in un caso o diminuito nell’altro. Non è questo il punto. Il punto non è di natura personale –non stiamo qui a dare i voti – ma di natura politica. E la politica è fatta di rapporti di forza. E se non abbiamo neanche la forza di firmare i nostri commenti su un blog dobbiamo per lo meno essere conseguenti e piantarla di assumere atteggiamenti a volte un po’ sopra le righe.
Fabrizio

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P. Leo 1:55 am - 25th Marzo:

Simone
@
Già, ma organizzarla con chi, considerando che siamo un pugno di uomini sparpagliati in giro per l’Italia?

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Siamo certamente solo un pugno di uomini che
partecipano attivamente al blog, ma sappiamo in quanti ci stanno leggendo?
Anch'io sono entrato in questo sito solo per caso e ho deciso quasi subito di voler dare un mio contributo (cosa mai fatta prima).

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E fra questi quanti riuscirebbero a superare la vergogna di esporsi pubblicamente?

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E chi dice che dobbiamo "esporci vergognosamente"? Chi vuole può anche presentarsi col viso coperto, mascherato oppure col burka.
Può sembrare una carnevalata? Bene – il primo obiettivo da raggiungere è la visibilità. Meglio ancora se la prima manifestazione avvenisse proprio davanti alle sedi RAI, Mediaset e La7. Forse qualcuno dei "giornalisti" maschi si ricorderebbe di tirarsi su le braghe e dirsi: "Io sono un Uomo".

Credo che Fabrizio abbia colto bene lo spirito con cui dobbiamo iniziare a mettere in pratica il nostro obiettivo.
Mi permetto di sintetizzare il suo concetto, usando termini di tragica attualità. Gli "atomi" per attivare un tale processo esistono già. Sparpagliati, appunto. Attraverso una manifestazione tipo quella che ho appena ipotizzato potremmo, forse anche a breve-medio termine, riuscire a formare la "massa critica" per scaturire una reazione a catena. Le femministe, per esempio, come hanno cominciato? E dove sono "arrivate" già venti anni fà, senza internet?
A proposito di internet, quanti sono i potenziali sostenitori della nostra causa che ancora non sono in grado di accendere un computer, a prescindere dal motivo? Quindi, essendo noi una realtà trasparente per i mezzi di informazione, come possono sapere che esistiamo se non ci materializziamo pubblicamente?

Per concludere, mi permetto di esternare una mia impressione che ho avuto nel leggere alcuni commenti, anche in risposta a questa mia lettera. Premetto che sono cresciuto all'estero e che non appartengo a nessun partito o corrente politica alcuna. La politica, pertanto, l'ho sempre percepita e considerata come mezzo di attuazione per le necessità e gli interessi degli elettori e non viceversa, come accade qui da noi, indistintamente dai colori di appartenenza. Quello che ho notato appunto nel blog, è la tendenza nel trattare la nostra causa enfatizzandone gli aspetti filosofici e storici, anche se ben documentati e molto interessanti da seguire ma, a mio modesto parere, poco conclusivi per cercare una possibile soluzione al problema. Non importa tanto sapere se, come, dove, quando e perchè piove, ma come fare per ripararsi. Intanto va bene mettersi sulla testa anche un cartone per la pizza, l'ombrello lo troveremo in seguito.
P. Leo

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Fabio Conti 1:14 pm - 25th Marzo:

Adesso ne avanzo un’altra. Tutti coloro che partecipano abitualmente alla discussione su questo blog, escano dall’anonimato e si dichiarino, con nome e cognome. Badate che non è una sfida o una sorta di lavagna dove segnare i nomi dei più coraggiosi, ma soltanto un modo, forse l’unico, per tastarci il polso. [ Fabrizio]
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Fabrizio, io mi firmavo con nome e cognome già otto anni fa, ma per esperienza so che poi serve a ben poco, perché gli uomini sono quello che sono e pertanto non c’è assolutamente nulla da aspettarsi.
Opinione personale: la questione maschile non ha alcuna soluzione.

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