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Stimolato dai commenti di alcuni amici relativamente alle aperture (o ai “cedimenti”) che la Chiesa cattolica starebbe facendo alla ideologia femminista e genderista, ho ritenuto opportuno esprimere la mia sul tema, con la premessa che non sono mai stato un esperto di questioni religiose e/o vaticane.
Tuttavia, data l’importanza che esse rivestono, bisogna cominciare ad affrontarle.
La Chiesa cattolica, per lo meno lo schieramento al momento maggioritario all’interno di essa (altrimenti non avrebbe prevalso Bergoglio, ora Francesco) ha deciso di avviare un processo di rinnovamento, a mio parere anche abbastanza profondo. Non si tratta insomma del solito restyling di facciata a cui siamo stati abituati.
Da un certo punto di vista (sottolineo, da un certo punto di vista), saluto la cosa senz’altro positivamente. Alcuni segnali ma anche e soprattutto alcuni passi politici (che delineano una vera e propria strategia) compiuti da Francesco sono da accogliere senz’altro come molto positivi.
Basti pensare, per dirne una (e non da poco), alla sua risoluta opposizione alla possibilità di un intervento militare della NATO in Siria, quando sembrava che questo fosse inevitabile. Francesco non ha esitato a schierarsi in modo netto contro quell’intervento, e a mio parere, quella posizione ha avuto un peso nella decisione da parte dell’amministrazione USA di rinunciare o di posticipare un’azione militare in Siria.
Vi invito a riflettere sull’importanza e sul significato politico di quella posizione assunta da Francesco che non va in nessun modo sottovalutata. E’ vero che anche Woityla si schierò contro la guerra e l’invasione dell’ Iraq ma è anche vero che si era in un’altra fase storica; il crollo del muro di Berlino era ancora fresco, l’Iraq di Saddam aveva comunque occupato il Kuwait (anche se il Kuwait è solo un finzione politica…), e gli USA erano relativamente all’inizio di quella che sarebbe andata sotto il nome di guerra preventiva.
Woityla, dopo il crollo dell’URSS, a cui aveva lavorato con grande dovizia (non è un segreto per nessuno che il suo pontificato abbia giocato un ruolo decisivo per destabilizzare il sistema sovietico e sia stato voluto proprio per lavorare in quella direzione) aveva il problema di recuperare ruolo e spazio per una Chiesa che per decenni, diciamoci la verità, si era sostanzialmente appiattita sulla sua funzione anticomunista e antisovietica, fino a coprire le peggiori porcherie commesse in nome della lotta al comunismo come, fra le altre, l’appoggio esplicito alle dittature fasciste in tutto il Sudamerica e in diversi altri paesi europei e asiatici, la copertura di trame internazionali di vario genere e le piogge di denaro sporco e riciclato per finanziare movimenti anticomunisti in tutto il mondo e in particolare nei paesi del blocco sovietico.
Da questo punto di vista Bergoglio, se da una parte sta sicuramente seguendo il tracciato già aperto da Woityla, sta però facendo un salto ulteriore (magari solo per ragioni oggettive e cioè il fatto che il comunismo è ormai un fatto relativamente lontano nel tempo), perché la sua azione politica e pastorale non è condizionata da quei frangenti storico-politici e la sua critica all’attuale ordine sociale ed economico mondiale (capitalistico) non è pervaso da quell’anticomunismo viscerale di cui era pervaso Woityla (quando parlo di anticomunismo non mi riferisco in questo caso solo all’ostilità per il regime sovietico, che potrebbe anche essere giustificabile da un certo punto di vista, ma per tutto ciò che odora di socialista), che arrivò a sconfessare i vescovi cattolici che avevano appoggiato la rivoluzione e il successivo governo sandinista (che di certo non era stalinista e apparteneva a tutt’altra cultura e storia rispetto a quella sovietica), a benedire il boia torturatore Pinochet (scusate il linguaggio sicuramente enfatico che non è da me, ma in alcuni casi è necessario dire le cose per come realmente sono per poterle rappresentare al meglio) e di fatto ad abbandonare l’arcivescovo Romero al suo destino e soprattutto ai suoi assassini (i famigerati squadroni della morte, cioè bande di criminali e fascisti prezzolati dalla CIA) facendogli mancare l’appoggio politico e spirituale del Vaticano.
L’azione politica e spirituale (ideologica…) di Bergoglio si muove su un altro binario, dove la critica all’ordine mondiale non è, come dicevo, contestualmente accompagnata da quell’enfasi ideologica anticomunista (in senso lato, quindi non solo antisovietico…) e antisocialista che caratterizzava invece il pontificato di Woityla. L’attenzione per i poveri (cioè la maggior parte della popolazione del pianeta) da parte di Bergoglio affonda le radici in una storia, nelle sue origini (la chiesa latinoamericana è un fenomeno molto complesso, ma in generale è sicuramente molto diversa da quella romana…) e in una tensione spirituale (ideologica…) di diverso tipo che si traduce anche in azione, cioè in prassi, molto più di quanto non fosse per la Chiesa di Woityla.
Ora, tornando a noi, cosa sta succedendo, a mio parere? Succede che in questo sforzo di rinnovamento, a mio avviso auspicabile e anche positivo (per lo meno per quanto mi riguarda), la Chiesa sta prendendo lucciole per lanterne e di fatto sta cadendo nella stessa trappola in cui è caduta tutta la ex Sinistra.
E cioè nello sforzo di dimostrare di essere progressista e aperta alle istanze di rinnovamento e non retriva e reazionaria, sta cominciando a sposare anch’essa le ideologie femministe e genderiste senza rendersi conto (il che è grave, anche e soprattutto dal punto di vista analitico e interpretativo) che proprio quelle sono le ideologie più funzionali a quel sistema capitalistico che invece dall’altra parte la Chiesa stessa ha cominciato a sottoporre ad una critica tutto sommato abbastanza radicale, anche se non da un punto di vista socialista o tanto meno marxista, ovviamente.
Questa è la grande contraddizione che sta vivendo la Chiesa, ed è la stessa di cui è stata “vittima” la Sinistra (ora ridotta a “sinistra”…). E io non escludo affatto e anzi ritengo del tutto verosimile, che quelle ideologie siano servite e servano fra le altre cose proprio ad indebolire e a scompaginare fino a distruggere quelle strutture che seppur in forme e modalità politiche e storiche completamente differenti, hanno rappresentato e potrebbero tuttora rappresentare un ostacolo sul cammino trionfale del capitalismo assoluto (anche quelle, come la Chiesa cattolica, che a suo tempo hanno favorito o comunque non ostacolato la sua ascesa e con il quale hanno stretto per lungo tempo una sostanziale alleanza finalizzata alla difesa, al mantenimento e alla riproduzione del dominio sociale).
L’ideologia femminista, sotto questo profilo, è uno strumento formidabile, una vera e propria arma di distruzione psicologica di massa, perché va ad intervenire sul terreno psichico e psicologico, minandolo alla radice. E’ una sorta di virus che va ad infettare l’hardware, paralizzandolo completamente.
Sotto un certo profilo, l’ideologia femminista, di fatto la nuova religione secolarizzata, il nuovo “Spirito dei Tempi”, “Verità” assoluta che nessuno osa sottoporre a critica e tanto più mettere in discussione (a parte una manciata di, non so come definirli, coraggiosi? Impavidi? Folli? Nuovi eretici? Tutte queste cose insieme? Non è ora questo il tema…), assolve a quella stessa funzione a cui ha assolto per secoli la religione (con la differenza che prima, nonostante i roghi, le torture e le pene corporali, molti osavano criticare, a differenza di quanto avviene oggi..). Quella cioè di occupare l’intero spazio psichico delle persone al fine di paralizzarle, da un certo punto di vista con gli stessi criteri e strumenti metodologici. Il senso di colpa, infatti, sotto un certo profilo, accomuna sia il Cristianesimo che il Femminismo. Con la differenza che per il primo è l’intera umanità ad essere colpevole (per effetto del peccato originale), mentre per il secondo solo il genere maschile.
Mi rendo conto di stare semplificando e banalizzando fino all’inverosimile e mi guardo bene dal mettere sullo stesso piano questi due fenomeni storici, sociali e spirituali/ideologici così profondamente diversi l’uno dall’altro, né tanto meno voglio ridurre la storia del Cristianesimo (grande, terribile, tragica e contraddittoria, potremmo dire, come anche quella del Comunismo, pur in considerazione di tute le loro differenze…), ben più lunga e complessa di quella del Femminismo, al solo senso di colpa (del resto anche il Femminismo non è riducibile al solo senso di colpa..).
Ciò che mi interessa in questa sede è evidenziare come da un certo punto di vista un determinato modo di procedere sia stato storicamente funzionale ad uno stesso disegno e ad uno stesso scopo, che è stato ed è (oggi nel caso del Femminismo e in generale dell’ideologia politicamente corretta) quello di produrre falsa coscienza e di imbrigliare le coscienze dal punto di vista ideologico/psicologico.
Per tante ragioni che abbiamo spiegato innumerevoli volte e sulle quali non torno, questa funzione è oggi stata assunta in toto dall’ideologia politicamente corretta, cioè dalla nuova religione secolarizzata del sistema capitalistico dominante, di cui il Femminismo/Genderismo è parte integrante e fondamentale.
Il paradosso è dunque proprio questo. Ed è un paradosso che apre una riflessione ancora più grande, e cioè: dove sta andando e vuole andare la Chiesa? Vuole continuare ad essere alleata e complice del sistema politico dominante pur ritagliandosi in questa specifica fase storica il ruolo di voce “critica”, o vuole porsi (sarebbe la prima volta nella sua storia) come una reale ed effettiva istanza alternativa al potere costituito, oggi il sistema capitalistico assoluto?
Perché nella strategia dell’attuale pontificato la questione è di fatto posta sul piatto, per chi vuole leggere fra le righe, indipendentemente da quale sia la volontà o meno degli attuali vertici vaticani. Questa strategia potrebbe sortire diversi effetti. Perché da una parte l’intenzione e la speranza di chi governa attualmente la Chiesa è quella di irrobustirla, proprio sposando o comunque facendo proprie alcune delle istanze che provengono dalla cosiddetta “società civile”.
Dall’altra questa stessa strategia (che è una sostanziale e affannosa rincorsa allo “Spirito dei tempi”…) potrebbe invece portare ad un ulteriore indebolimento della Chiesa stessa, annacquando, diciamo così, quella che è o dovrebbe essere la sua missione.
Difficile dare una risposta.
Resta il quesito: la Chiesa ha compreso che cosa è realmente l’ideologia politicamente corretta o non lo ha ancora compreso? Nel primo caso saremmo di fronte ad una strategia lucida, l’ennesima, che vedrebbe il potere “spirituale” sostanzialmente alleato del potere temporale (anche a costo del suo suicidio…).
Nel secondo caso non ci resterebbe che prendere atto ancora una volta della straordinaria intelligenza e capacità pervasiva del sistema dominante e della sua ideologia (e quindi anche del femminismo).
14 Commenti
In base a quello che ho potuto constatare in questi anni leggendo una vasta mole di siti, interventi e articoli cattolici e parlando e dialogando con un gran numero di cattolici militanti duri e puri, la dottrina del Gender è fieramente e tenacemente avversata nel contesto cattolico. Su questo aspetto non vedo il rischio di cedimenti. Il problema è però che la loro analisi critica, per quanto robusta e prolifica, è gravemente deficitaria, e quindi destinata al fallimento, perchè non riesce o meglio non vuole affrontare e denunciare la vera origine di tale dottrina, cioè il Femminismo,preferendo quindi individuare e denunciare una falsa causa di tale dottrina, e cioè il marxismo. E questa è una menzogna(al di là del fatto se uno sia marxista o antimarxista).
Insomma, i cattolici di oggi, non solo hanno hanno stravolto la causa con l’ effetto, individuando nel gender la causa della distruzione della famiglia(e invece è la conseguenza, l’effetto),ma a tale fallace causa(gender) hanno individuato, a sua volta, un’altrettanta fallace causa(il marxismo). Un disastro.
E così hanno abbracciato mortalmente le femministe della differenza: non combattere il pestaggio antimaschile, ma il marxismo. Non sanno questi ignari sprovveduti che le differenze di genere riconosciute dal femminismo della differenza non sono quelle vere,cioè quelle naturali, ma quelle stabilite artificialmente da tale perversa e criminale ideologia di morte e distruzione secondo una divisione tipicamente nazista dell’ umanità tra oppressori(uomini) e vittime(donne),tra inferiori(uomini) e superiori(donne).
Questa sarà il loro cavallo di Troia.
Tarallo(Quota) (Replica)
Il marxismo non entra nel merito di ciò che è “il proprio” della Chiesa e cioè la sfera del soggetto e della sua interiorità da cui poi il presidio e l’egemonia della “psicosfera” (secondo il termine di Rino). Lo sottovaluta e di fatto se ne disinteressa come “falsa coscienza”. Tutto il contrario del femminismo che considera la “psicosfera” “il suo proprio”. E nell’ambito de ” il proprio” femminista tutto, ma proprio tutto, è la negazione perfettamente simmetrica del corpus dottrinale cristiano/cattolico. Pertanto non è il marxismo il nemico mortale della Chiesa ma il femminismo. E già il femminismo ha sviluppato una narrazione teologica femminista che non ha più nulla a che fare con la narrazione vetero e neotestamentaria. E’ talmente opposta che in alcune declinazioni protestanti del cristianesimo si è cominciato a modificare i testi sacri della tradizione perché antifemministi: o l’un testo o l’altro. E tuttavia potenti correnti di pensatori e religiosi cattolici si dimostrano da tempo disponibili a dar corso ad un processo di ibridazione tra narrazione cristiano/cattolica e narrazione femminista.
Penso che la Chiesa stia correndo un grande terribile rischio: allontanarsi gradualmente dalle parole del Suo Fondatore, convinta di approfondirne il senso, fino a perderLo.
Terribile evenienza che come rischio possibile è citato proprio nel Vangelo
cesare(Quota) (Replica)
Sono, e chi potrebbe aver avuto dubbi, sulla stessa linea di Cesare, con una precisazione importante. Il marxismo, non interessandosi alla psicosfera (che preferisco definire invece, come Pasolini, domande di senso), è di una terribile parzialità lasciando completamente libero il campo diciamo per capirsi, “culturale”, a chi lo vuole occupare e lo ha fatto benissimo. Non solo, ma essendo del tutto scoperto su questo lato si è lasciato permeare, fino a mettere sullo sfondo le sue ragioni originarie. Non il marxismo in quanto tale, naturalmente, ma chi ad esso si riferiva. Il paragone di Fabrizio fra ciò che è accaduto nella sinistra e ciò che, forse, sta accadendo nella Chiesa, apre un interrogativo. Posto che si tratta di entità molto diverse, perchè si sta verificando tuttavia un processo analogo al loro interno?
Per la sinistra ex marxista ho già tentato di dire che la causa è nella debolezza e nella parzialità strutturali (dal punto di vista antropologico) del marxismo. Per la Chiesa il problema nasce nel momento in cui tende a farsi “terrena” ovvero a guardare più al sociale che allo spirituale. E’ vero che non potrebbe dimenticarsi del sociale senza diventare (come è stato almeno in parte), ancella del potere, ma non può nemmeno, nel considerarlo, dimenticare che la sua essenza e il suo scopo sono altri, pena ilo stesso pericolo, non è un paradosso, di divenire ancella dello stesso potere che si è “aggiornato” e “ammodernato”.
Alla fine, anche se è difficile capirlo per chi della Chiesa vede solo l’aspetto sociale e terreno, quello di Giovanni Paolo II è stato proprio un potente sforzo di tenere insieme i due aspetti, anche rischiando l’impopolarità come quando si recò a Santiago. Woitylia, non appena caduto il comunismo (che negava l’antropologia cristiana, e quindi non poteva non essere un nemico mortale) ebbe subito a dire che ciò non aveva affatto risolto i problemi, perchè anche il capitalismo, oltre alle problematiche sociali, negava quella stessa antropologia nonostante lo facesse in modo più sottile e mascherato. Crinale difficile, perchè la Chiesa per esercitare influenza e perseguire il suo scopo spirituale, deve necessariamente farsi mondo, essere cioè Auctoritas ed anche, in certa misura, Potestas (oggi sempre meno) o comunque confrontarsi, venire a patti, con le Potestas (Schmitt insegna). Nel farlo ha sbagliato spesso perchè su questo terreno è per definizione fallibile, ma la strada da percorrere era comunque quella. Il mio timore è che la si abbandoni in nome di un vago pauperismo e buonismo alla moda, il cui sbocco è analogo a quello della sinistra dimentica delle sue origini, e con ciò cedere ad un falso modernismo culturale funzionale a chi lo sappiamo bene.
armando
armando(Quota) (Replica)
Il termine “psicosfera” è stato introdotto da Fabrizio ed è ottimo perché ricomprende tutto (conoscenza e valori – ragione e sentimento)
Io usai “etosfera” perché intendo che il dominio di tutto dipenda dai valori cui – purtroppo- la conoscenza è ancella (la conoscenza dipende dai sentimenti collettivi e dalle forze sociali in azione in ogni stagione storica): si vede ciò che si è costretti a vedere.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Faccio delle modeste considerazioni. Come sappiamo (e come giustamente ripreso da Fabrizio), nella famosa “lettera aperta al popolo americano”, attribuita a Putin dal NY Times (per altro, ricevuta, cioè acquistata, da un’agenzia di PR utilizzata dal Governo di Mosca che si trova su suolo americano; la Ketchum Inc.) che l’ha pubblicata, il leader della Federazione Russa ha indicato il Ponteficie come un leader mondiale “contro la guerra”. Da laico non ho commenti da fare se non di tipo politico, e da qui comincerei per poi toccare diverse e delicate questioni. Mi sembra (modestamente è la mia opinione) che: a) ci sia un avvicinamento strategico (socio-economico e propagandistico) tra Federazione Russa e Città del Vaticano, impensabile solo una decina di anni fa; con conseguente allontanamento dalle comunità cattoliche statunitensi, in particolare irlandesi; b) la CDV dà l’Occidente per “perduto”; nel senso che, a parte pochi gruppi di protesta, sul tempo breve non c’è nulla da fare; battesimi in decremento percentuale, pochi gli avvicinamenti; genderismo e femminismo la fanno, e la faranno, letteralmente da padroni, la Chiesa ne prende atto anche perchè “sta” in Occidente; 3) ed allora, poichè, mutatis mutandis, si sta parlando del primo papa gesuita della storia e poichè i gesuiti, a parte Roma e qualche avamposto storico in cui conservano importanti HQ, hanno sensibilmente ridotto la loro presenza in Europa, la linea strategica che seguiranno dalle nostre parti, pare possa essere quella di pura “sopravvivenza”. Si tratta, con parole e gesti volutamente “polisemici” (o, se volete, ambigui) di gestire l’esistente, di starci dentro, di non farsi rincalzare. Non so se tutto ciò corrisponda ad un vero e proprio cambiamento dottrinale o derivi da esso. Non ho la competenza per poterlo affermare. Di certo è un modo per rendersi “meno distinguibili” dal mainstream e così facendo, difendersi (piuttosto che attaccare e/o farsi attaccare) da gruppi di pressione con cui la Chiesa non ha alcun interesse a scontrarsi. Si tratta di aggiustamenti pragmatici (formalmente di “adattamento”), auto-difensivi epperciò determinati da pragmatismo e puro calcolo delle forze in campo. Aspettando che “la tempesta” semantica ed anti-antropologica globale cessi. Ben sapendo, come sa Bergoglio e, prima di lui (e meglio di lui, secondo me, lo sapeva) Ratzinger, che questa destrutturazione assoluta del sociale (con i frutti deteriori che si porterà dietro) non finirà tanto presto. Stimando a caso, neanche fra una cinquantina d’anni. Certo, alcune prese di posizione potranno ingenerare confusione nelle aree di potere dei chierici ed anche, più sotto, tra il gregge. Ma, lo dico con rispetto per i credenti, è il prezzo da pagare per rimanere nelle “follie” del Secolo. Allo scopo quindi di mantenere una posizione da Protagonista (in mezzo ad altri protagonisti ben più forti, sia chiaro). La parola d’ordine è, nel popular-code da adottare: camuffarsi. Il vecchio “nicodemismo” insomma. “Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi”, è un passo attribuito al Salvatore, che ogni cattolico conosce bene. Direi, dal punto di vista di un credente che la Chiesa bergogliana sta facendo una cosa non dissimile: buon viso a cattivo gioco, con l’abito dal colore più neutro possibile. In questa “arte della presentabilità” (preventiva ed aggressivamente passiva), bisogna riconoscerlo, i Gesuiti (da Loyola in poi) sono i veri maestri della comunicazione sociale all’interno della Tradizione Cattolica. E hanno (dal loro punto di vista) ragione: la Chiesa è solo uno “sparring partner” al tavolo da gioco dei potenti. Questo mix di conservatorismo ed abilità espressiva a cui assistiamo è il solo modo performativo per rimanerci, a “quel tavolo”. Per non perdere in visibilità. Le terre di conquista, o almeno, di consolidamento, invece, stanno altrove: in Sud America (dove va fronteggiata la “minaccia statunitense” degli Evangelici, cresciuti, tra Brasile ed Argentina in maniera impressionante); e qui Bergoglio spera di influire in maniera profonda, nel sospirato obiettivo di far cambiare direzione alla “barca della conversione”; e in Africa, dove continua il confronto con l’Islam (con un grande punto interrogativo) ed il rapporto bipartisan con protestanti ed anglicani. E la Cina? In teoria è “territorio vergine di caccia”; ma non si hanno dati tali da poter supporre che ci sarebbero, per entrambi, considerevoli vantaggi nell’instaurare un menage strategico di una certa rilevanza: insomma una “special relationshiip”. Nel nome di interessi comuni dello stesso “peso specifico” di quelli che ci sono, evidentemente, con la Russia putiniana.
“Viva Uomini Beta!”
Amici resistenti, caro Fabrizio, mi scuso per la lunghezza.
Roman Csendes(Quota) (Replica)
Parlavo ieri con un monaco benedettino di una comunità monastica il cui monastero è immerso nei boschi, fra le montagne, in alto, nella solitudine totale. Sua questa osservazione:
la Chiesa cattolica ha oggi il problema di essere identificata con l’Occidente e l’Occidente non fa che dare scandalo al sentire di miliardi di persone.
cesare(Quota) (Replica)
Roman Csendes,
Analisi interessante. Rientra, fra l’altro, nella tradizione della Chiesa che, in quanto Auctoritas (spirituale) ha sempre teso ad avere una sponda (sintetizzo e mi scuso per l’inesattezza) nella Potestas (statuale). Insomma un agire politico della Chiesa per poter stare nel mondo senza esserne emarginata: alleanza con la Russia di Putin, mimetizzazione in Occidente. Riguardo a questa parte del mondo dico che può anche essere che sia come dici tu. Diciamo anzi che aupisco sia così, ovvero che le intenzioni siano le migliori. Tuttavia ne dubito (consenti anche a me di essere un po’ gesuitico). Ma soprattutto colgo un pericolo immenso: che in questo modo non si faccia più alcun argine neanche fra i fedeli stessi della Chiesa, indotti così ad accettare le idee del “mondo” desacralizzato. Ora, da un punto di vista squisitamente politico (quindi a prescindere dal credere o meno) , mi pare che una Chiesa i cui fedeli siano colonizzati da una parola altra, e proprio nei luoghi fulcro della modernità (capitalsitica) sia di una debolezza micidiale, anche proiettando il tutto sullo scenario planetario. Il papa, sta a Roma e non a Mosca, e questo credo conti. Non sarebbe meglio, mi interrogo, cercare di stare al tavolo con posizioni ferme piuttosto che eternamente sulla difensiva finendo per ammettere ciò che gli altri, in evidente malafede, vogliono? Insomma, il popolo dei credenti ha pur sempre bisogno di qualche certezza, e se è la Chiesa a toglierlele lo manda nel mondo senza alcuna arma, a farsi infilzare.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Roman Csendes,
Figurati, puoi scrivere quanto vuoi…anzi, hai fatto delle considerazioni molto interessanti sulle quali mi pronuncerò nel prosieguo del dibattito…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La Chiesa conquistò l’Impero di Roma con il sangue dei suoi testimoni.
cesare(Quota) (Replica)
Amici resistenti,
caro Cesare, caro Fabrizio,
la “patata bollente” della Chiesa riguarda una teologia che comprenda i Gay? A mio parere questa impostazione del problema, che è sociale prima che dommatico, inverte il rapporto fra causa ed effetto. Il vero “nodo gordiano” non riguarda la “variatio” gay, riguarda il peggioramento dei rapporti-uomo donna; che, storicamente, antecede il neo-qualunquismo favorevole alla cultura delle “famiglie arcobaleno”. Se, e solo da poco tempo, la Chiesa Cattolica (seppur, con molta litigiosità e faziosità femminile al suo interno) ha preso atto che, per correre in aiuto della famiglia mononucleare, ed etero, occorrerebbe rivalutare il ruolo maschile – come padre e riferimento simbolico – ciò significa solo che questo è l’ultima questione che l’isituzione avrebbe voluto affrontare. Il motivo? Perchè, nel senso comune, non è la bisessualità, ma l'”inferiorirà intrinseca maschile” ad aver trovato giusitifazione umanistico-ideologica (pseudo-antropologica) nel contesto dei comportamenti ritualizzati e dei consumi simbolici di massa. Anzi, gli stessi maschieitti (per non finire in qualche ospizio, anzitempo) sembrano rassegnati ad auto-definirsi inferiori, per “nascita”, adeguandosi con “timore e tremore” all’assioma “pan-genderista” imperante. Quest’asimmetria, oramai vigente, nel rapporto donna-maschietto, come diavolo può essere elaborata e trovar spazio pedagogico in una teologia organica, che riscuota, oltretutto, l’approvazione della cultura mediatica? “Gesù è inferiore alla Madonna”, si potrebbe partire da lì? Non ci può essere, evidentemente, una teologia cristiana “decostruzionista”. Il “decostruzionismo”, inoltre, altro non è che (epigoni europei a parte) una dottrina dell’ingegneria sociale Usa, proodtta nelle Università per esportare un “suo modello” ideologico di (in questo caso) alterazione dello sviluppo sociale. Un vero e proprio “gerere bellum” (“portare il dissidio nel campo avverso”). Se, in passato, il comunismo internazionale aveva come riferimento (pur tra molte discussioni) Mosca, il genderismo attuale ha, come riferimento (con nessuna perplessità, questa volta), le pittoresche Agorà ultra-borghesi delle città della Costa Orientale Usa e, dall’altra parte, dei “laboratori sociali” di San Francisco e L.A.. Epoche diverse – ideologie espansionistiche diverse! Una “teologia femminista” (ci ha provato Mary Daly, con i risultati misandrico-nazisti che qui conosciamo tutti) andrebbe bene solo fuori dal contesto cristiano. In ogni caso, come si può collaborare “cristianamente” con religiose, intellettuali cattoliche, scritrici credenti che, al pari delle attiviste misandriche a-religiose più popolari ed intransigenti, credono che l’uomo sia “inferiore”? In politica si usa “contare i propri”. Se la Chiesa cercasse di capire con “una chiamata” chi, sull’argomento della questione di genere, stia realmente dalla sua parte, avrebbe amare sorprese. La misandria ha conquistato l’immaginazione, il “cuore” (diciamo così) ed il narcisismo egodistonico della maggior parte delle donne occidentali, dentro e fuori qualsiasi chiesa. Per cui, ripeto, la strategia di Bergoglio mi sembra adeguata: “mimesi linguistica” in Occidente; strategie di espansione “tradizionale”, riservate alle terre non ancora contaminate dal Verbum Americanum del “Bellum omnium contra omnes”. Cioè, la misandria. Ancillare alla parusia del “Capitalismo assoluto”.
Roman Csendes(Quota) (Replica)
“E cioè nello sforzo di dimostrare di essere progressista e aperta alle istanze di rinnovamento e non retriva e reazionaria, sta cominciando a sposare anch’essa le ideologie femministe e genderiste senza rendersi conto (il che è grave, anche e soprattutto dal punto di vista analitico e interpretativo) che proprio quelle sono le ideologie più funzionali a quel sistema capitalistico che invece dall’altra parte la Chiesa stessa ha cominciato a sottoporre ad una critica tutto sommato abbastanza radicale, anche se non da un punto di vista socialista o tanto meno marxista, ovviamente.”
….
A conferma: Le Chiese cristiane contro la violenza alle donne. Un evento a Novara e uno a Roma
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“… incontro con la teologa femminista Elizabeth Green …” dunque teologia femminista.
Teologia vera, buona e giusta.
RDV(Quota) (Replica)
certo, come no? Ci voleva Francesco. I papi precedenti erano insensibili, anzi, quasi quasi, sotto sotto, quella violenza così estesa, così pervasiva da far apparire l’Italia come un immenso lager, la approvavano. Ma per favore…
armando(Quota) (Replica)
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See, vabbè, adesso, andiamo noi a spiegare ai Guru della congregazione per la dottrina della fede “il bene e il male”, cosa deve fare per non “sbagliare”, e le cose delle quali “non si rendono conto”.
Forse Fabrizio, dimentica che la Chiesa ha solo qualche migliaio di anni più di lui, e che è l’istituzione più vecchia del mondo,e questo, perchè “si rende conto” di cose, con qualche centinaio di anni d’anticipo, che gli uomini comuni a lei contemporanei, non riescono nemmeno ad immaginare.
Insomma, per me vale la frase, “ci si ingannerebbe completamente se si supponesse un qualsiasi difetto d’intelligenza nelle guide del movimento cristiano”.
Chi pensa che non sia così, ovvero crede che la Chiesa “sbagli non sapendo di sbagliare”, che sia “ingenua”, significa che l’ingenuo è lui..
Animus(Quota) (Replica)