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Qualche mese fa decisi di iscrivermi ad un corso professionale finanziato dalla regione. Lo faccio ed intanto chiedo informazioni riguardo i candidati. Nel mentre compilo una scheda dove c’è il campo riguardante il mio livello d’istruzione, mi viene detto che la precedenza viene data a coloro che hanno la licenza media e ai disoccupati. Avendo il diploma delle superiori penso che non mi chiameranno visto che ci sono molti che il diploma non lo possiedono, così inizio un altro percorso formativo.
Dopo un paio di settimane vengo contattato dall’ente che organizzava il corso professionale e mi dicono che si può fare un test d’ingresso. Mi metto d’accordo sulla data e arrivo a fare il test. Il risultato è che tra 140 persone ne dovevano scegliere 40 dopo quel test. Ero il 14esimo nella lista con un punteggio di 30/35. “Bene” penso. Manca soltanto il colloquio conoscitivo/motivazionale che selezionerà da questi 40 ammessi 20 che frequenteranno il corso. Vado al colloquio entusiasmato. Insomma, le solite domande: “perchè hai scelto questo corso?”, “cosa vorresti fare nel futuro?”, “che lavori hai fatto in precedenza?”, “quali sono le qualità che bisogna possedere per essere brillanti in questo lavoro?”, ecc. Il colloquio durò più o meno 25 minuti. Alla fine saluto le due donne che si occupavano della selezione e convinto che sia andato bene, inizio a fare i miei piani. Penso che lascerò il percorso formativo attuale e mi indirizzerò in quell’altra direzione visto il risultato positivo sia del colloquio che del test d’ingresso.
Nella data in cui dovevano pubblicare i risultati di selezione mi rendo conto di non essere presente nella lista degli ammessi. Sarà sicuramente andato qualcosa storto o ci sarà stato un errore (penso), non è possibile che io non sia stato selezionato. A quel punto prendo le due tabelle (quella degli ammessi al colloquio dopo il test d’ingresso e quella degli ammessi al corso) e le paragono notando una cosa interessante. 15 dei selezionati sono di sesso femminile. E questo non è tutto. 9 di queste femmine hanno un punteggio più basso del mio. Come si spiega questa cosa? Beh, ho deciso di chiamare l’ente e di chiedere spiegazione:
”Buongiorno, sono uno degli ammessi al colloquio conoscitivo/motivazionale. Vorrei capire come mai non sono stato selezionato per frequentare il corso. Ho notato che nella graduatoria hanno preso persone che hanno ottenuto un punteggio più basso del mio. Com’è possibile che loro siano stati ammessi ed io no, visto che era un colloquio conoscitivo e motivazionale e non di verifica delle conoscenze?”.
Dopo qualche giorno dalla mia telefonata mi richiama una donna e mi spiega la situazione:
“Guardi, non è il primo che si rivolge con questa domanda. Ce ne sono stati alcuni. Diciamo che sono stati selezionati quelli che ci sono sembrati più idonei. In quanto a me, io non ho fatto la selezione, per cui, non posso dirLe com’è andato il Suo colloquio. Diciamo però che c’era una quota riservata alle donne visto che era finanziato dalla regione e la selezione non è stata proprio per meritocrazia pura. Se desidera, organizziamo l’anno prossimo un corso simile e se è interessato posso inserirla nella lista d’attesa.”
Sentito questo le risposi soltanto:
“No, grazie. Se sarò interessato, vi chiamerò io stesso, arrivederci.”
Morale della favola? Perchè fare un test d’ingresso e poi dei colloqui se poi si sa che la maggior parte di quelli che frequenteranno il corso saranno femmine? Per me questa è pura ipocrisia femminista. A questo punto, visto che parliamo di parità, mettiamo le quote rosa pure nei cantieri e nelle miniere, per equiparare le due parti giustamente, visto che ancor oggi anche dopo la cosiddetta emancipazione femminile le morti sul lavoro restano ancora 97% uomini-maschi.
Poi diciamo che le donne sono più brave a scuola, all’università e in genere superiori. Ma se sono così superiori, a cosa servono a loro le quote rosa? Perchè non dimostrano la loro superiorità con i fatti e con le loro stesse forze? Lo dico, nonostante odio questa parola (superiorità) poichè per me ha un gusto razzista.
Cos’è la parità? Se ci sono 10 uomini e 10 donne che frequentano un corso, è parità. Se ci sono 15 donne che frequentano un corso per 20 persone, è parità. Tanto a chi importa se ci sono più donne che uomini?! Se è il contrario (cioè 15 uomini e 5 donne), è discriminazione maschilista! Dov’è finita la meritocrazia?
Care mie, sappiate che un giorno questa “parità” vi si rivolgerà contro, proprio quando arriverà il momento in cui rimarrete sole, senza marito, senza amore, ma sarete sicuramente “indipendenti”. Lottate pure per quest’indipendenza e vedremmo a cosa porterà l’umanità.
Fonte: Storie, Pensieri e Riflessioni
10 Commenti
Cosa dire? Che in questo caso alla discriminazione si aggounge anche l’ipocrisia, sintomo inequivocabile che sapevano bene di fare una porcata, ma per rispetto delle forme non hanno potuto dirlo con chiarezza.
Avrebbero potuto scrivere che c’erano le quote rosa, ma sarebbe stato possibile chiedere l’nvalidazione della prova per manifesta discriniinazione. Se fossero stati un attimino più furbi avrebbero assegnato punteggi maggiori alle ammesse. Disonesto, ovvio. Di fronte a eventuali ricorsi ci poteva essere anche, forse, un’indagine penale. Meglio non rischiare, allora. Si fa ma non si dice. Ipocrisia allo stato puro.
Però, dico. Se era finanziato dalla regione, se i posti riservati alle donne non erano previsti nel bando, se non era esplicitato il fatto che il punteggio ottenuto non sarebbe stato il criterio dirimente per l’assegnazione dei posti, credo sia possibile fare un ricorso. Lo strumento naturale sarebbe il sindacato, ma non ci sperare. mai si metterebbero contro il verbo femminista. Potresti far studuare le carte a un legale e provarci. Costerebbe qualcosa, certo, ma ne varrebbe la pena.
armando(Quota) (Replica)
Se una femminista leggesse quest’articolo direbbe : ” ecco, la solita discriminazione sessista ! Noi donne non abbiamo bisogno di aiuti, ce la sappiamo cavare benissimo da sole. Così la parità dei sessi non si raggiungerà mai bla bla…”
Friedrich83(Quota) (Replica)
Friedrich83,
.
Se una femminista leggesse quest’articolo dovrebbe solamente tacere.
E dovrebbe farlo per un buonissimo motivo.
Il loro “credo” si basa su di un assioma (cioè su di un principio evidente di per sé, e che perciò non ha bisogno di esser dimostrato): l’oppressione bimillenaria costante e indiscriminata (sia che si trattasse di re o di re-ietti) di tutti gli uomini e, rimarco quel tutti, su tutte le donne (re-gine o re-iette che fossero).
Ovvero il femminismo non conosce e ri-conosce la responsabilità personale delle azioni compiute. Riconosce solo una responsabilità collettiva di genere.
Ne consegue che tale assioma gli può benissimo essere ribaltato contro. Sono femministe quelle che hanno proposto le quote e sono femministi di fatto ad averle in larga parte approvate.
Ergo, nessuna femminista può chiamarsene fuori.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Non scherziamo, Friedrich. Quella risposta che hai attribuito ipoteticamente ad una femminista che dovesse leggere questo articolo, non la sentirai mai da una femminista, o se proprio la dovessi sentire da una femminista, riguarderebbe solo la questione delle quote rosa in politica, non di più.. Nessuna femminista o simile, ha mai contestato queste discriminazioni “positive” a favore delle donne, anzi le invocano fortemente come forma di compensazione nei confronti dei “privilegi maschili”.
Se tu rinfacci loro tutte queste leggi che aiutano le donne a scapito degli uomini, loro non ti rispondono come pensi tu, ma, al contrario, ti rispondono dicendo che ci sono queste leggi a loro favore perchè gli uomini sono privilegiati e loro discriminate. E che quindi sono giuste, ma troppo poche, e quindi addirittura ne chiedono ancora di più.
Al massimo ci sono alcune poche femministe che sono contrarie alle quote rosa in politica, ma per tutti gli altri campi, anche loro chiedono e invocano aiuti e quote speciali solamente per donne. Fidati.
Del resto, se una femminista fosse contraria a queste leggi speciali per sole donne, che femminista sarebbe?
Su, non romanziamo il femminismo, non facciamo passare le femministe come persone che sarebbero capaci anche di contestare i loro privilegi. Il femminismo, invece, è: chiedere privilegi per le donne. Piangendo.
E li hanno ottenuti. E continuano a chiederli. E continueranno a chiederli. E continueranno ad ottenerli.
L’Antifemminista(Quota) (Replica)
Mai sentito parlare di “geometrie variabili” o di “politica dei due forni”? Il femminismo la applica di continuo, in modo programmato e scientifico. Ma lo può fare perchè nessuno che ha influenza sulla così detta opinione pubblica, si alza mai in piedi a far loro rilevare tutta l’ipocrisia e tutte le contraddizioni di cui si nutrono continuamente.,
armando(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Certamente, ma la mia ironia era dovuta al fatto che mentre noi usiamo la LOGICA, loro no. Non ce la fanno, o non hanno interesse a farlo.
La logica non è di questo mondo, tanto meno di quello femminista.
Friedrich83(Quota) (Replica)
>>. noi usiamo la LOGICA …Non ce la fanno
Non è un buon argomento, Friedrich, anzi, a mio parere, è addirittura un punto di forza (e di stima) da parte loro, se paragonato a chi usa solo la logica (che è una “servetta” , la verità non è lì).
Pensa, un tuo omonimo, più di secolo fa, disse qualcosa a riguardo: quando l’uomo apollineo (cioè quello che oggi chiameremmo logico/razionale) chiese a quello “selvatico” (e quindi ancora vicino alla verità della vita e degli istinti) quale fosse la cosa migliore per lui, la sua risposta inesorabile fu:
«Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te sarebbe meglio non sentire?
Il meglio per te é assolutamente irraggiungibile (e visto che le cose stanno così, il meglio sarebbe stato n.d.r). non essere nato…(e visto ancora, che ormai sei nato n.d.r), la cosa migliore per te, è morire presto.»
Ai soliti pochi, ma buon intenditori.
Animus(Quota) (Replica)
Animus,
è esattamente quello che intendevo, la mia non era una svalutazione della loro posizione (infatti ho scritto “o non hanno interesse a farlo”). Che non è una scusa per non usare anche la logica , anzi, è necessaria, così come i fatti, dati,statistiche ecc…
Friedrich83(Quota) (Replica)
Da facebook.
A: La differenza fisica e muscolare tra uomini e donne che nessuno nega non è un buon motivo per negare l’uguaglianza sociale, giuridica e professionale o per negare che uomini e donne anche nella loro personalità sono pari intellettualmente e moralmente nel bene e nel male.
B:Se è per questo, non la giustifica nemmeno.
Insomma, “noi” non riusciamo a capire, “l’uguaglianza dei diversi”, chi discrimina di più.
Questo è il vero problema…
A: ma che vuol dire? Uomini e donne hanno corpi diversi, anatomie diverse, muscolature diverse questo è un fatto e sono differenze meravigliose, e allo stesso tempo uomini e donne sono pari moralmente e intellettualmente nel bene e nel male.
E se una donna vuol fare la camionista, l’ingegnere o il soldato è suo diritto averne l’opportunità se lo vuole
B: Va bene dai “A”, se è tutto qui, è un argomentazione degna di un bimbo dell’asilo (non puoi negare che anche un bimbo di 6 anni avrebbe questa “profondità” di pensiero).
Non è colpa tua.
Non rimane che prendere atto, che la storia continua ad oscillare tra l’intelligenza dei tiranni e l’idiozia dei …”puri”.
Sono ormai anni che sostengo che la Qm, come altre questioni, deve la sua esistenza alla discrepanza che c’è tra la consapevolezza dei dominanti e la non consapevolezza dei dominati, all’uso che i primi fanno, delle lacune dei secondi.
A me “A” appare come il punto di Flatland, dove tutto ciò dice è coerente col suo universo (minuscolo/puntiforme), e quindi anche giusto.
Ma il problema vero, non è se ciò che dice sia giusto o meno, il problema è, quanto è grande il suo universo?
Il problema della verità, è un problema di completezza…
Animus(Quota) (Replica)
donna bella = donna stupida (stereotipo maschilista)
ma anche
uomo bello = uomo intelligente (stereotipo maschilista)
Ahhhh … questo maschilismo … origine di tutti i mali del mondo.
Quindi non è vero che il maschilismo favorisce gli uomini. Non quelli belli almeno…
Belli e disoccupati: gli uomini sexy non fanno carriera
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)