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COMUNICATO STAMPA
Il fatto – peraltro di evidenza solare – che la recente epidemia di suicidi tra i piccoli imprendi tori colpisca solo i maschi sta dunque emergendo alla coscienza di qualcuno. Tragedie queste di tipo inusitato che si sommano a quelle storiche – e sin qui mai lette nella prospettiva di genere – quali i suicidi dei disoccupati , dei padri separati , dei carcerati, nonché alla strage senza fine dei morti sul lavoro. Uomini che muoiono in quanto uomini, come in ogni epoca storica e in ogni società.
La presa di coscienza di questo fatto rappresenta in verità una grave minaccia alla credibilità del racconto femminista per cui gli uomini sarebbero i padroni-oppressori e le donne le vittime-oppresse. Come spiegare il fatto che i “padroni” muoiono e le “schiave” sopravvivono? Domanda dirompente che scardina il dogma femminista, pericolo da cui Marina Terragni (ispirata da Valter Binaghi) ha cercato di svincolarsi applicandovi il principio base di quella ideologia: qualsiasi cosa accada nel mondo a danno di chicchessia, la causa va rinvenuta nella malattia planetaria di cui i maschi sono colpevoli e il cui nome è “patriarcato”. Se gli uomini soccombono , per qualsiasi causa e in qualsiasi modo accada, la colpa è loro. Essi sono l’origine di ogni male, nessuno escluso.
Non si può tollerare di riconoscere che là dove ci sono rischi e pericoli (fisici, sociali, economici) ci sono gli uomini – perché non vi è nessun altro – e solo essi ne pagano le conseguenze, a vantaggio di tutti, donne per prime. Non si può tollerare il fatto che gli uomini antepongano la salvezza femminile alla propria né riconoscere in tal modo che le donne hanno ancora bisogno di essi, né che sulle loro spalle gravano responsabilità alla fine schiaccianti che le donne eludono. Men che mai si può riconoscere che oggi, persa la capacità reddituale, il loro valore – agli occhi femminili – precipita. Per uscire da questo incastro non resta che rovesciare il tavolo: sono colpevoli della loro fine.
Così l’immensità incalcolabile del sacrificio maschile viene rivoltata contro i caduti, i morti , i mutilati, i rovinati di tutte le latitudini. Sulle tombe degli uomini non commozione ma – al più – commiserazione, non lacrime ma condanne , non fiori ma sentenze.
Noi uomini delle scriventi associazioni e movimenti maschili, denunciamo senza appello il carattere oltraggioso di quell’intollerabile stravolgimento dove le beneficiarie del sacrificio maschile, della cornucopia di beni creati e costruiti dai maschi al prezzo di rinunce, mutilazioni e morti premature, irridono beffarde al dono generoso che le beneficia senza fine.
Sollecitiamo gli uomini a prendere coscienza dell’attacco morale, politico e culturale in atto da decenni contro il nostro genere e ad agire per la rinascita del valore della maschilità per il bene delle generazioni future.
Al tempo stesso confermiamo la nostra commossa riconoscenza alle generazioni maschili passate e a tutti quegli uomini che ancora persistono, ad onta di tutto, nell’assunzione delle responsabilità, nel sacrificio e nel dono di sé. Sono essi l’axis mundi.
Fabrizio Marchi (Movimento degli Uomini Beta)
Vincenzo Spavone (Movimento Maschile)
Armando Ermini
182 Commenti
Concordo in pieno: Sarebbe ora che alle donne non si
regalasse più nulla, ma di ogni cosa che si offre loro
pretendere – e subito – una contropartita. Ma pretesa da
noi, non proposta da loro. Cosa continuamo ancora ad
elargire una generosità che nel migliore dei casi è da loro
considerata scontata e dovuta e negli altri casi attribuita
beffardamente ad una nostra – da loro supposta – idiozia
innata ed intrinseca. E’ chiaro che il disegno è negare ogni
debito nei nostri confronti. E allora niente più regali e doni.
Che si procurino da loro quello che vogliono. Vedrete che
poi ci diranno che in fondo loro non sono poi così
brave, intelligenti e “superiori”.
Massimo(Quota) (Replica)
“Per finire, cari Uomini Beta: certo che se il vostro gruppo e relativo sito web attira gente come quel maschio violentto e vigliacco che mi ha aggredito ben riparato dietro un nick, e se con lui siete perfino disposti a dialogare e chiosare, io qualche domanda me la farei.”
Quest’ultimo intervento di quel “fiore” della Terragni è veramente irritante per la mala fede che dimostra e sa tanto di presa per i fondelli.
paolo(Quota) (Replica)
Per finire…..
E quando mai ha iniziato …..
Sulle argomentazioni espostogli da più persone non ha assolutamente fiatato. Ne lei ne altre. Se non per frignare.
Esigendo solamente, come giustamente fa notare Rita, il più classico dei tributi del tanto esecrato patriarcato.
Non penso sia il caso di perderci ancora del tempo…
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
La mia ennesima (e spero ultima) risposta alla Terragni:
“Signora Terragni, “quel Massimo a cui lei fa riferimento è intervenuto per la prima volta sul nostro blog dopo essere intervenuto sul suo, ed è stato immediatamente censurato e allontanato, come lei stessa, se fosse in buona fede, potrebbe verificare. Ci sono altri utenti di nome Massimo che intervengono, ma non hanno nulla a che vedere con quello in oggetto.
Ciò detto, se tutto quello che lei ha da replicare alle nostre argomentazioni, dopo giorni e giorni di dibattito, sono queste povere e scontate parole (alle quali ho già risposto con un precedente commento, ma lei fa finta di non sentire e non capire), sono io stesso che chiedo a lei di interrogarsi sulle ragioni per le quali il suo blog e il suo modo di procedere suscitino reazioni scomposte e violente di quel genere.
Ci rifletta, se vuole, anche se non credo che lo farà, per una semplice ragione che il suo ultimo commento mi conferma. E cioè che lei non è intellettualmente onesta. Se lo fosse non avrebbe lei stessa chiosato in questa maniera, nonostante l’abbia anche invitata ad un pubblico confronto.
Risulta evidente che interloquire con persone come lei è del tutto inutile. Lei crede di essere migliore di quel Massimo ma così non è. Lei è solo più astuta, più fredda e più cinica, non perde le staffe, evita accuratamente di entrare in argomento, declina opportunamente il nostro invito a confrontarsi e continua a rifugiarsi dietro la facilissima, banalissima e scontatissima condanna di un comportamento (comunque grave) che lei sa benissimo essere soltanto uno sfogo rabbioso e volgare (tutti i giorni sul web accadono episodi simili). Priva di argomenti (ormai è evidente) continua ad arrampicarsi sugli specchi e ad aggrapparsi a questi mezzucci pur di non affrontarci dialetticamente.
Un’ultima cosa. Con grande educazione, sensibilità e senso dell’ospitalità, aveva “invitato” tutti a proseguire la discussione sui rispettivi blog e a “liberare” il suo, di fatto chiudendo la discussione. Prima lancia il sasso e poi, quando il dibattito non prende la piega sperata, decide di chiuderlo. Perché ora lo riapre? Vuole polemizzare? Noi non ne abbiamo nessuna intenzione. La polemica fine a se stessa non serve a nulla; di certo non a noi.
Non si preoccupi, non mi deve rispondere, d’altronde si è ben guardata dal farlo fino ad ora, adesso sono io che le chiedo la cortesia di proseguire su questa linea. Non avrebbe alcun senso continuare questa sciocca querelle”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Se per caso il Binaghi dovesse leggere qui, vorrei dirgli che i link da lui richiesti li avevo inviati ma che il messaggio è stato poi moderato, immagino proprio per via dei link.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Non ho seguito in dettaglio, per ragioni di tempo, la Terragni-querelle in merito al folle post di “quel” Massimo. Sui pochi elementi a disposizione mi permetto di proporre queste considerazioni a valenza generale che spero risultino utili. Eccole:
Radio Radicale con la sua “scandalosa” pratica dei “microfoni aperti”, se non erro, ha aperto in Italia una nuova era nella comunicazione mediatica e politica e ha consentito, a chi in Italia ritiene sostanza e difesa della democrazia l’ascolto della gente anche quando sgraditissimo e scandaloso nella forma e nei contenuti, di cogliere quanto si muove nella “pancia” del Paese. Un irrinunciabile servizio civile quello di Radio Radicale, anche e proprio per i suoi “microfoni aperti” che hanno spesso anticipato e favorito le profonde modificazione, nel bene e nel male, del costume e dei diritti civili in Italia. E dei cui contenuti estemporanei nessuno, tanto meno a sinistra, si è mai sognato di accusare la Redazione della radio. Scandalizzarsi che uno tra i tanti media come il blog del sito UBeta, riporti anche grida, e anche quelle disumane, che nascono dalla disperazione, e invocare la censura e stracciarsi le vesti, accusare e invocare pentimenti a chi ha dato voce a queste grida informi (attenzione però! è ipotesi assurda che l’uno sia in rappresentanza di centinaia di migliaia e forse assai più che tacciono?), è davvero utile a qualcuno? buttare sotto il tappeto lo sporco ha mai permesso di rendere la casa più abitabile?
La Terragni-protesta, queste Terragni-accuse per un grido scomposto che come tutte le grida, insensate o scomposte o assurde che siano, nasce comunque dal dolore, ricorda, per analogia, la siderale distanza di Maria Antonietta dalla gente del suo tempo e la sua proposta di dare brioches a chi disperato dalla prospettiva della morte per fame urlava ogni sorta di improperi chiedendo pane: ci sono ingiustizie terribili e innumerevoli e quotidiane commesse da uomini contro le donne, ma anche da donne contro gli uomini. E’ da qui che nascono le “urla”. Ripeto: il male non ha sesso ed è utile e salva riconoscere quello che compie anche il proprio sesso.
Ci tengo davvero al bene delle figlie di Eva, e consiglio loro di tenere pertanto un altro atteggiamento quando ascoltassero grida magari scomposte e insensate provenienti dai “microfoni aperti” che ogni giorno si moltiplicano: non stracciarsi le vesti e censurarle, ma cogliere l’occasione per interrogarsi sul perchè di queste grida e di mettersi in discussione, assolutismo femminista, personale, collettivo, e istituzionale compreso.
cesare(Quota) (Replica)
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Marina Terragni – 9 maggio 2012
Per finire, cari Uomini Beta: certo che se il vostro gruppo e relativo sito web attira gente come quel maschio violento e vigliacco che mi ha aggredito ben riparato dietro un nick, e se con lui siete perfino disposti a dialogare e chiosare, io qualche domanda me la farei.
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E’ quasi impossibile trovare qualcosa di più capzioso ed autocontraddittorio di quel “sillogismo”:
“Cara Terragni, se lei è disposta a dialogare e chiosare, come ho visto fare nel suo blog, con gentaglia quale quelli del MUB, spingendosi sino al punto di rivolgersi direttamente a loro come possibili interlocutori, io qualche domanda me la farei. Si rende conto di che gente ha ospitato nel suo blog senza censurala? Roba da denunciala alla polizia postale”.
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Nessuna femminista può sostenere un dibattito aperto, ossia leale. Lo dicono gli attivisti americani da 30 anni.
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La Terragni ha avuto un pretesto aureo (il Massimo) per liquidare tutto e tutti. Ma anche con il …minimo non sarebbe cambiato nulla.
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La “cultura dell’ascolto” è sorda alle parole degli UU.
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Spiace dirlo, ma il dialogo se c’è, bene.
Se non c’è …bene lo stesso.
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RDV
Rino(Quota) (Replica)
Bell ‘articolo davvero
cito sopratutto questo passaggio
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Così l’immensità incalcolabile del sacrificio maschile viene rivoltata contro i caduti, i morti , i mutilati, i rovinati di tutte le latitudini. Sulle tombe degli uomini non commozione ma – al più – commiserazione, non lacrime ma condanne , non fiori ma sentenze.
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quanta verità in queste frasi ,non è da escludere che qualcuno /a ,passato un pochino di tempo ,li possa definire “mezze seghe” (mi scuso per il termine offensivo ,ma era per dare un’ idea )
mauro recher(Quota) (Replica)
Mi sembra che Cesare colga un punto fondamentale. Gli uomini che sbroccano, che urlano un loro stato d’animo, come quel Massimo, sono semplicemente mostri irrecuperabili a qualsiasi discorso civile, o persone la cui rabbia e le cui espressioni decisamente fuori luogo, sbagliate ed assurde, sono tuttavia la spia di un malessere maschile diffuso che cresce, monta e rischia di tracimare? E se questo malessere esiste, ed esiste, è classificabile semplicemente come espressione della “malattia genetica” del maschile, quindi come una sua “normale” e inemendabile espressione, o deve invece essere indagato, non certo giustificato, nelle sue cause più profonde? Ed è meglio, da parte dei movimenti maschili, la censura in nome dell’opportunità oppure, naturalmente senza concessione alcuna sul piano dei principi, tentare di trasformare quella rabbia puramente distruttiva in qualcosa di più lucido, di più consapevole, in un progetto costruttivo e definibile “in positivo” in cui non trovino posto offese, invettive e quant’altro ma si ragioni, si analizzii, si cresca, insomma?
armando(Quota) (Replica)
Beh, quella frase della “misandrica” che non nomino, è fondamentalmente l’emblema dell’ignominia.
La frase inoltre è una contraddizione in termini perchè il suo blog ha attirato lo stesso personaggio di questo blog,e quindi oltre alla pochezza morale evidenzia problemi cognitivi.
La misandrica dovrebbe infilarsi sotto terra e non riapparire più per avere speculato sulle vite di splendide persone che si sono uccise…per dignità, quella che manca alle femministe.
Mi dispiace di essere acrimonioso, ma sono convinto che queste persone vadano trattate per quello che sono, individui che lanciano granate e si lamentano dei sassi, che odiano e alimentano odio per autogiustificarsi. Per decenni abbiamo accettato l’inaccettabile contando su una mediazione di lungo termine; assistiamo oggi alla radicalizzazione di posizioni misandriche che evidenziano tutta la malafede e proiezione buliminca di potere e benessere per le donne che si tradunce in voglia di “uccidere” il maschio, la sua identità, e di dissolvere il patto sociale intergenere.
In ultimo, grazie FabrizioM per il comunicato.
fabrizio(Quota) (Replica)
Ed è meglio, da parte dei movimenti maschili, la censura in nome dell’opportunità oppure, naturalmente senza concessione alcuna sul piano dei principi, tentare di trasformare quella rabbia puramente distruttiva in qualcosa di più lucido, di più consapevole, in un progetto costruttivo e definibile “in positivo” in cui non trovino posto offese, invettive e quant’altro ma si ragioni, si analizzii, si cresca, insomma? (Cesare)
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Ovviamente la seconda. Ma è un percorso che ha i suoi tempi e soprattutto i suoi luoghi. Che come è evidente non può essere il Web o può esserlo solo fino ad un certo punto.
Difatti, come accennava Fabrizio, nelle prossime riunioni di UB, si deciderà di volta in volta il “taglio” delle stesse. E’ un primo passo. L’importante è cominciare, altri ne seguiranno.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Errata corrige: è di Armando, seppur in riferimento al post di Cesare, la frase: “Ed è meglio, da parte dei movimenti maschili, la censura in nome dell’opportunità oppure, naturalmente senza concessione alcuna sul piano dei principi, tentare di trasformare quella rabbia puramente distruttiva in qualcosa di più lucido, di più consapevole, in un progetto costruttivo e definibile “in positivo” in cui non trovino posto offese, invettive e quant’altro ma si ragioni, si analizzii, si cresca, insomma?
cesare(Quota) (Replica)
@ Cesare
Hai ragione. Il problema è che sto fondendo con un problema lavorativo!!
Urge un raffreddamento …..
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Cari ragazzi, ho aggiunto un sanguigno commento alle sciapitaggini terragnesche e al codazzo di improperi viscerali delle sue amichette… Ammetto di essermi espresso un po’ da porchettaro, ma il livello intellettivo e l’interloquire delle nostre nemiche non mi permette di meglio; penso che sciorinare eloquio corretto, cifre e tabelle sia come gettare perle ai porci… del resto altra lingua non hanno; che pena!
http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2012/05/05/imprenditoricidio/
Manolo(Quota) (Replica)
Riporto questa di Volpe Argentata dal forum QM:
***
E che volete che sia un uomo che si spara un colpo di rivoltella alla tempia, il vero dramma lo subisce una donna con minigonna ascellare quando si rende conto che tutti gli uomini per strada o nell’autobus le guardano il culo, nel primo caso abbiamo l’insano gesto di un codardo, nel secondo una autentica vittima del machismo imperante che probabilmente restera’ segnata a vita da quella esperienza e dovra’ ricorrere ad innumerevoli sedute di psicoterapia nel vano tentativo di rimuovere un trauma devastante…..
***
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Un altro “oppressore” che si toglie la vita…
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2012/05/21/Uomo-impicca-Roma_6908269.html
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ci abbiamo fatto l’abitudine…diventaranno notizie da routine quotidiana e a fine anno avremo una nuova statistica da far “valere”, quella degli uomini suicidi, come quella dei morti sul lavoro…tristissimo primato…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/05/22/Imprenditore-difficolta-uccide-Irpinia-_6912015.html
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/05/23/news/cartella_di_equitalia_da_30_000_euro_artigiano_si_suicidia_per_debiti-35790764/?ref=HREC1-3
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Suicidi nelle carceri. Cosa nostra è . Di noi uomini intendo. La mappa interattiva del link e l’articolo, ovviamente, non ne fa cenno. Ma riflettendoci … ce n’era bisogno?
http://www.ilfattoquotidiano.it/mappa-morti-carcere-patrie-galere/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
La cosa “singolare” (si fa per dire…) è che nell’articolo vengono citati i casi di due donne che si sono tolte la vita a fronte di centinaia di uomini. Non dispongo dei dati ufficiali (è un lavoro che mi sono proposto di fare) ma sappiamo che è così.
Questa è l’”informazione”…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Guarda qua ….
http://www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca/index.htm
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Leggete questo post, poi ditemi voi se ha senso discutere con delle donne.
Credo proprio che chi in ambito momas parlava di inferiorità morale femminile, avesse proprio ragione.
@@@@
http://27esimaora.corriere.it/articolo/linchiesta-storie-di-violenza2perche-lho-fattola-parola-agli-uomini/#comments_list
>>
Ragazzi
26.05 | 11:52 elenabby
mi spiace sinceramente per chi non è capace di difendersi da quella che ritiene “violenza psicologica da parte della donna”. Mi dispiace perché capisco che ci sono molti più uomini di quel che si pensa che si crogiolano in questi pensieri, che non sono altro che scuse, invece di risollevarsi da una situazione che si potrebbe benissimo tagliare con un po’ di forza di carattere e un po’ di determinazione. Lo dico con tutto il cuore: alla favoletta delle botte date dalla donna all’uomo non ci crede nessuno, sono argomentazioni che fanno sorridere, purtroppo la realtà della violenza maschile sulla moglie/compagna/fidanzata/amante/prostituta di turno è invece una cosa molto seria e documentata, vedevo ieri sera un video su una ragazza rovinata dall’acido… Italiana non immigrataccia cattiva… Cme se la nazionalità contasse qualcosa… Ragazzi, uomini, maschi, siete fortunati, siete più forti fisicamente e detentori della maggior parte dei patrimoni. Tirate fuori un po’ di grinta dunque, soprattutto non trovate giustificazioni risibili, io per parte mia non giustifico la violenza in nessun caso (come giustificarla?), ripeto non trovate favolette… Nessuno ci guadagna… Affrontate i veri problemi, ed è durissima, e il fatto che la legge sia dalla parte delle donne è l’ennesima lamentela, la legge è equa perché parla di parte debole e parte forte, il fatto che i giudici riconoscano nella maggior parte dei casi che la donna è parte debole è puramente il riflesso della nostra società: donne in posizione economica debole, con bambini o ragazzini piccoli, che devono barcamenassi fra mille cose, come l’uomo è verissimo, infatti le cose si dovrebbero fare e decidere INSIEME… Un po’ di personalità santo Dio…
Marco(Quota) (Replica)
“Credo proprio che chi in ambito momas parlava di inferiorità morale femminile, avesse proprio ragione“. (Marco)
No Marco.
Chi nel momas dice questo i problemi li ha lui. Al di là del femminismo.
Non esiste proprio. Siamo 7 miliardi di individui più o meno divisi a metà per sesso. Ed in ognuno di questi gruppi c’è di tutto. Da una parte, gli uomini, e dall’altra, le donne. Uguali e diversi (no, non è un ossimoro) in nefandezze e grandezze.
Chi afferma questo è solo un sessista. Anche se dalla parte che (in questo periodo) sta soffrendo.
Per quanto riguarda il link e soprattutto il commento che hai postato.
La tua considerazione fatta prima, generalizzando, alla tipa, invece, va a pennello.
Ma d’altra parte… bisogna capirla …. è femminista!!! 😉
ps. Con la tipa ebbi ad interloquire, sbagliandomi, ai tempi della campagna della 27a ora contro, a loro dire, i troll (sandro2 ne sa qualcosa …. 🙄 )
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
quoto il pensiero di Luigi in tutto e per tutto … non c’è da aggiungere altro ..
mauro recher(Quota) (Replica)
Nello stesso spazio (27ma ora) non poteva naturalmente mancare il parere autorevole di Stefano Ciccone, fondatore di Maschile Plurale, ormai vera e propria star del “maschiopentitismo”, una delle figure emergenti di SEL, sicuramente uno dei prossimi candidati (e molto probabilmente eletto) tra le fila di quel partito.
Di seguito le sue perle di consapevolezza maschile:
“Nella stragrande maggioranza dei casi è la donna a uscire con le ossa (o la mente) rotte da conflitti di coppia che degenerano nella violenza, nel chiuso delle quattro mura domestiche. «L’assunto di molti uomini è: io non sono violento, la colpa è sua, è lei che mi esaspera: E dunque la mia violenza è soltanto punizione, vendetta». Stefano Ciccone, 48 anni, fondatore dell’associazione nazionale Maschile Plurale, riflette su relazioni e stereotipi di genere e in particolare sul “rancore degli uomini” (nel libro Silenzi, Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini, edizioni Ediesse). «Un rancore che fa leva su un disagio diffuso, reale e lo interpreta in un modo distorto», aggiunge Ciccone. Il rancore nasce dalle dolorose vicende di separazione, dalla rappresentazione paranoica di un femminismo persecutorio, dal risentimento per lo stesso potere seduttivo delle donne che svela tutta la fragilità maschile».
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Beh … visto che stai parlando del “compagno” 😳 Ciccone (credimi … m’e costata fatica metterle insieme quelle due parole), ti riporto qualche altra perla.
…………………………………………
“La percezione frustrata di un opportunismo femminile che muove il commento di “uomini beta” fino alla misoginia non rivela forse la miseria generata da questa costruzione di potere su cui il maschile ha basato la propria risposta?”
…………………………………………..
“Paradossalmente l’asimmetria di potere tra donne e uomini – asimmetria che si sostanzia sia nel potere maschile di disporre dei corpi femminili ma anche nella rimozione sociale del desiderio femminile e dunque nella negazione di una sessualità femminile autonoma non limitata a sessualità di servizio – viene ribaltata in una lettura rancorosa verso la strumentalità e l’opportunismo femminile. La denuncia della strumentalità e della furbizia femminile nell’uso delle armi della seduzione è nuova occasione di vittimismo maschile.
Come in uno degli “editoriali” del sito “Uomini beta”:
Reciprocità e spontaneità sono due concetti che la grande maggioranza delle donne non sa neanche cosa siano. …..etc. …. etc.
………………………………………..
Colpisce che quello che viene riproposto non è la presunzione di una superiorità (anche per questi uomini evidentemente improponibile in modo lineare) ma piuttosto una posizione vittimistica che, in realtà, permette di denunciare l’opportunismo femminile contrapposto a una superiore etica maschile. Esplicitamente riferibile a questo approccio e al riconoscimento della crisi del dominio maschile è il sito degli “Uomini beta”[14]:
……………………………………………
Tratto dal suo libro, capitolo “Il rancore degli uomini”. Offerto graziosamente dalle FAS
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/05/10/da-silenzi-il-rancore-degli-uomini-di-antifemministi-padri-separati-e-dintorni/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Per Luigi.
@
Una settimana fa ero a una comunione (in prov. di Roma); vicino a me erano seduti dei cugini con le rispettive mogli. A un certo punto si avvicina una tizia che non conoscevo (parente di qualcun altro), con in braccio la propria figlia di neanche un anno. Ebbene, non appena quella donna se ne va, un mio cugino cinquantenne se ne esce fuori con questa frase:”Eh!, comunque è vero che le femmine sono un’altra cosa”… Al che chiedo spiegazioni in merito, che però mi dà prontamente la moglie, dicendomi che “le femmine sono più sveglie dei maschi”, ed aggiungendo che “costoro ci mangiano sulla testa”… Ne è nata una breve discussione, dove ho dovuto contenermi moltissimo, perché ero a un pranzo di comunione del figlio di una mia cugina, figlia di un fratello di mia madre, e pertanto se avessi reagito e replicato a tono avrei scatenato un putiferio, rovinando il pranzo e rischiando altresì di venire alle mani col marito (cioè mio cugino).
Ebbene, delle donne che erano presenti a quella breve discussione, nessuna ha avuto qualcosa da obiettare, esattamente come i loro mariti, i quali (in presenza anche di bambini maschi) si sono guardati bene dal contrastare le affermazioni astiose della cozza che era seduta a un metro e mezzo da me.
Ora, se c’è una cosa che ho potuto appurare da quando ho preso coscienza della c.d. guerra dei sessi (cioè da pochissimi anni), è che questa è una costante fra le donne, le quali, nella quasi totalità dei casi sono realmente convinte di essere superiori agli uomini, esattamente come i nazisti erano convinti di essere superiori agli ebrei.
Ora, certi atteggiamenti e pensieri così diffusi (benché dissimulati), come dovrebbero essere definiti?
Inoltre, nel riferiti a quella elenabby, mi fai notare che costei è femminista. Vero, ma io mi permetto di farti notare che oggigiorno la massa femminile lo è (eccezioni a parte).
@@@
PS: di situazioni contrarie non ho memoria; ovvero, non ricordo di aver mai visto e sentito un uomo fare certe offensive sparate in presenza di donne, neppure per quanto riguarda l’incontestabile superiorità fisica maschile.
Qualcosa vorrà pur dire.
Marco(Quota) (Replica)
Uhmm …. forse la prendo un pò da lontano, però ….
Vedi, quando ho preso coscienza della QM, ci ho riflettuto e meditato a lungo. Ma una volta deciso che era una causa in cui valeva la pena impegnarsi l’ho fatto senza filtri. Intervengo, dove intervengo, con le mie generalità, foto e quant’altro. Per carità, questo non vuole essere in alcun modo un giudizio su chi non può o non vuole esporsi alla stessa maniera, sto solo esponendo le mie motivazioni.
Sai perché l’ho fatto?
Perché la ritengo una giusta causa. E se è giusta (ovviamente secondo me), dell’universo mondo me ne fotte una beata cippa.
Giusta è l’aggettivo più adeguato per la QM. Ma se riconosco a me, a noi, in queste tematiche una sete di Giustizia, per lo stesso motivo non posso fare di tutta l’erba un fascio nell’altro campo (quello femminile). Anche perché altrimenti starei a fare (staremmo a fare) un’operazione uguale ed opposta a quella posta in essere da quell’ideologia sessista e razzista che va sotto il nome di femminismo, anzi di femdominismo.
Sto sbagliando? Stiamo sbagliando? Non credo. Alla lunga è l’unica opzione che può ragionevolmente imporsi. E comunque, come che sia, non riuscirei a vederla in altro modo.
Per quanto riguarda il tuo esempio.
Preliminarmente, non a caso ho parlato di 7 miliardi, cioè di tutti noi. Anche non avendone conoscenza diretta, mi sembra ragionevole pensare che non tutta l’umanità si trovi nelle stesse condizioni nostre. Pur tuttavia esiste ed ha la nostra stessa dignità, non siamo mica noi l’inizio e la fine di tutto. Diciamo allora che questo, il suprematismo femminile, è un problema, forse il problema di questa parte di mondo, l’Occidente e di quelle società che ne hanno assorbito acriticamente ideologie e modelli.
Quindi, arrivando finalmente al tuo esempio.
Si, quel tipo di comportamento lo conosco, l’ho incontrato spesso. Io personalmente non avrei abbozzato. Senza intavolare polemiche, vista la situazione, avrei usato l’ironia e l’autoironia (velatamente sarcastica) per rigirargli la frittata. L’ironia fa miracoli e ti lascia sempre un’uscita d’emergenza.
Comunque non è nemmeno questa, per quanto mi riguarda, la cosa più importante.
L’importante è capire perché succede questo e saper distinguere. In fondo le guerre si vincono cercando di portare dalla tua parte anche chi sta oltre la tua linea del fronte.
Secondo me, senza inoltrarmi in arditi ragionamenti, succede perché negli ultimi 40 anni, incessantemente, tramite ogni canale di comunicazione e formativo non si è fatto altro che ripetere, in tutte le salse, questo concetto. Ha condizionato noi. Figuriamoci a chi era diretto: le donne. E lo si è fissato anche anche nei riferimenti giuridici o quantomeno nella prassi.
Cosa voglio dire?
Che l’ambiente, sociale, giudiziario, etc….. condiziona, eccome se condiziona. E’ il famoso detto “l’occasione fa la donna ladra” (ok, non era cosi, l’ho attualizzato 🙄 ). Non c’è bisogno di essere femminista per rovinare tuo marito se la legge te lo consente. Non c’è bisogno di essere femminista per denunciare un uomo solo perché ti ha guardata e cosi via ….
Sono spesso (e solo) donne che ne approfittano. D’altronde, per quanto deprecabile, è un comportamento perfettamente comprensibile (ma non giustificabile) e diffuso negli umani. Pensi forse che a parti invertite ci comporteremmo molto diversamente (globalmente intendo)?
Ecco, il problema, e che problema, è riuscire a smontare “quest’ambiente” pro-female e trovare un giusto (quanto meno più giusto dell’attuale) punto d’equilibrio. E lo rimarco, ci servono alleate dal fronte opposto.
Sull’ultima tua considerazione, il post scriptum. Hai ragione, a noi ci fotte la cavalleria. Arnese ormai inservibile, ma spero non ontologico alla natura maschile.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Di articoli come questo ne sarebbero previsti altri cinque.
@
http://27esimaora.corriere.it/articolo/ecco-perche-dobbiamo-spingeregli-uomini-a-interrogarsi/
@
Articoli in cui queste donne intrise di femminismo si guardano bene dall’interrogare se stesse e le altre donne.
Marco(Quota) (Replica)
La perla massima (molto zanardiana devo dire): “ Loro non comprendono la violenza maschile come atto razionale contro la donna. Noi lo comprendiamo, ma questo non significa che dobbiamo rifiutarci di aiutarli a “prendere coscienza”.
Atto razionale contro la donna ….. queste sono pazze, non c’è altra parola per definirle. Da notare la sottigliezza: è la violenza maschile rivolta verso la donna ad essere razionale (lo ripeto: pazze, folli). Cosi si parano il culo quando la violenza è agita da loro.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Il commento che ho mandato (grosso modo quello di cui sopra). Che non hanno ancora pubblicato e non so se lo faranno.
……………………………………………………………..
No dico …
27.05 | 22.40 Luigi Corvaglia
Il tuo commento è in attesa di moderazione
ma vi rendete conto dell’enormità di questo passaggio (molto zanardiano secondo me): Loro non comprendono la violenza maschile come atto razionale contro la donna. Noi lo comprendiamo, ma questo non significa che dobbiamo rifiutarci di aiutarli a “prendere coscienza”.
Vi rendete conto?
Notavo la sottigliezza: è la violenza maschile rivolta verso la donna ad essere razionale. Il resto, ovviamente quella agita da donne (che sia fisica, psichica o quello che volete voi), verso gli altri, che siano altre donne, uomini o bambini è irrazionale. Follia, quindi scusabile, quindi emendabile. Questo a casa mia, scusate, si chiama pararsi il didietro.
Vi rispondo con questo passaggio:” Libere dall’Ombra della violenza, scaldate da un sole diverso da quello degli uomini, le donne aprono la bocca. Dicono cose per cui un uomo ucciderebbe un altro uomo. Usano parole come armi distruttive, ridendo. Usano parole sarcastiche: “Morirai solo.” Non sanno, non possono sapere che per un uomo morire solo è la regola. Che un uomo, appena ha l’età della ragione, dà già per scontato di morire solo. Oppure subendo, o infliggendo, violenza. E a questo si prepara.” ( https://www.uominibeta.org/2012/03/06/lombra-e-piero/ )
Comunque non vi farebbe male leggervelo tutto. Il link.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Silenzi, Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini”.
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Che titolo del cazzo: non poteva risparmiarsi il DI e levare il TRA tra parentesi? Cosa voleva dare profondità al suo argomentare agendo sulla sintassi per supplire al vuoto cosmico del suo pensiero? E questo fin dal titolo, non oso sfogliare le pagine. Puro commercio, niente di più e meno che meno.
Ethans(Quota) (Replica)
@ Luigi
Io personalmente non avrei abbozzato. Senza intavolare polemiche, vista la situazione, avrei usato l’ironia e l’autoironia (velatamente sarcastica) per rigirargli la frittata. L’ironia fa miracoli e ti lascia sempre un’uscita d’emergenza.
@@@@
Non ho “abbozzato”, ho replicato, ma senza esagerare, perché sarebbe finita sicuramente in rissa.
E lo sarebbe finita anche se avessi usato l’ironia (che però, dal mio punto di vista, in certe situazioni è inopportuna e “non soddisfacente”). La ragione? Il marito della cozza è il classico “braccio armato” della moglie e delle donne in genere, tostissimo contro gli altri uomini e psicologicamente debole contro le donne.
Un tipo alquanto nervosetto, femminista non perfettamente consapevole, cintura nera di karate e sempre pronto a minacciare (anche sul posto di lavoro) qualsiasi uomo che lo faccia incazzare.
Ora, siccome io non alcuna intenzione di finire in galera,* non ho calcato la mano.
In ogni caso, certi miei pensieri negativi sul sesso femminile, restano e resteranno.
@
>>
@ Luigi
E lo rimarco, ci servono alleate dal fronte opposto.
@@@@
Opinione personale: secondo me nessuna donna può essere realmente alleata di chi porta avanti idee come le mie, le tue, le nostre.
Lo possono essere solo se si portano avanti i leccaculismi di maschile plurale.
@@@@@
* Io non faccio parte di quelli che “porgono l’altra guancia” e nemmeno di coloro che “perdonano”.
Faccio parte di quelli che reagiscono.
Marco(Quota) (Replica)
+2
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/27/cagliari-imprenditore-uccide-schiacciato-debiti-tasse/243071/
Fabriziaccio(Quota) (Replica)
Luigi, nel definire razionale la violenza maschile contro le donne c’è una logica, ovviamente aberrante ma consequenziale alla concezione della violenza come intimamente connaturata all’essenza del maschile.
La violenza, cioè, sarebbe la realizzazione, ovvero la traduzione “in atto”, di ciò che è già “in potenza” nella natura maschile. Quindi una cosa sommamente “razionale”. La follia è in questa concezione davvero sessista e razzista che si espande nella società, purtroppo.
Quando scrivi “Ecco, il problema, e che problema, è riuscire a smontare “quest’ambiente” pro-female e trovare un giusto (quanto meno più giusto dell’attuale) punto d’equilibrio. E lo rimarco, ci servono alleate dal fronte opposto.
Sull’ultima tua considerazione, il post scriptum. Hai ragione, a noi ci fotte la cavalleria. Arnese ormai inservibile, ma spero non ontologico alla natura maschile.”, centri un punto di grande rilevanza.
Come smontare l’ambiente profemale? Solo cercando in infondere nel maggior numero di uomini possibili la coscienza del proprio valore in quanto maschi, sia sul piano personale che su quello storico. L’ambiente è fatto di uomini e donne, e quanti più uomini acquisiranno quella consapevolezza, tanto meno l’ambiente sarà squilibrato. Anche perchè in questo modo, e solo in questo modo, potremmo trovare quell’alleanza preziosa di cui parli con donne non accecate dal mainstream. C’è una regola universale. Chi non si stima non viene stimato dagli altri. Quindi se i maschi non stimano se stessi è impossibile vengano stimati dalle donne. Ne discende che il compito fondamentale di un movimento maschile non può che essere quello di rivolgersi agli uomini con quello scopo (il che non significa affatto negare le proprie magagne). L’antifemminismo viene di conseguenza, come portato logico, ma secondo me non può essere l’obbiettivo principale, perchè rischia di sfiancarci in polemiche sacrosante ma che non fanno alzare la consapevolezza di quegli uomini che non la posseggono, mentre chi già la possiede sa bene di chi parliamo.
Sulla cavalleria, ne abbiamo già parlato, il discorso sarebbe da approfondire, sia sul piano simbolico che su quello storico e di attualità. Ci sarà tempo
armando
armando(Quota) (Replica)
Si lo capisco Armando, capisco la loro “logica”. Ma per quanto io non sia nessuno, non mi stancherò mai di cercare di fargliela esplicitare in “pubblico”. E quanto più il “pubblico” è grande (ovviamente se mi è data la possibilità) tanto più cercherò (e secondo me dovremmo tutti) di farlo.
D’altra parte quello che dici riguardo all’ambiente pro-female e la sua decostruzione è giusto e da me ampiamente condiviso. Difatti se mi dovessi definire, troverei molta difficoltà a definirmi antifemminista. Forse ne consegue di fatto ma, essendo per natura propositivo, non mi piace definirmi come lo specchio di qualcos’altro.
Quello che ho detto finora è in contraddizione?
Solo in apparenza. Cercare di far passare qualche concetto riguardante la QM, instillare qualche dubbio, in ambiti “molto affollati”, e solo in quelli, non è mero sfiancamento polemico con chi ricettivo non lo è per niente. E’ anche quello. Ma è soprattutto raggiungere una platea, ovviamente maschile (ma sono benvenute anche le donne non indottrinate), che allo stato dei fatti, non potremmo raggiungere in altra maniera.
Insomma è tattica, non strategia.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://www.abruzzo24ore.tv/news/Ennesima-vittima-della-crisi-si-impicca-un-salumiere-a-Pianella/84668.htm
Sembra che questo già sconvolgente elenco sia (molto) incompleto, visto che non include neanche i suicidi riportati nei link qui segnalati da Fabrizio Marchi e Luigi Corvaglia.
Seguendo, con sempre maggiore pazienza, i “telegiornali” nostrani e osservando i volti e le espressioni delle manifestanti che ormai periodicamente scendono in piazza per dimostrare anche in occasione dell’ennesimo suicidio di un UOMO – arrivato alla fine delle proprie possibilità economiche e psicologiche (senza regalini e aiutini “rosa” infiniti e a fondo perduto da parte di TUTTE le istituzioni) – che fino a qualche tempo prima e grazie alle SUE capacità e inventive professionali le permetteva di condurre una vita più o meno agiata e appariscente, ho l’impressione che MOLTE di queste “vere vittime” abbiano solo aderite alla nuova tendenza di mettersi in mostra quale gruppo di donne, anzi, femmine, anzi, femminis…? (basta fare un po’ di zapping a qualsiasi ora del giorno su tutto il frivolo palinsesto nazionale per intuire le loro reali motivazioni).
Ho evidenziato la parola MOLTE perché tra loro ci sono ovviamente anche le vedove e figlie che vi partecipano con sincero affetto e dolore e alle quali esprimo tutto il mio rispetto.
Quanti di questi imprenditori e/o mariti e padri hanno avuto il doveroso sostegno morale dalla loro famiglia, soprattutto da quella parte “col cuore”, per sollevarli e forse salvarli dalla loro tragedia? Mi viene più sensato pensare che il loro ultimo, coraggioso, atto lo abbiano determinato proprio MOLTE delle presunte “vere vittime”, espressione da coda di paglia del femminismo e amplificata dalle nostre “giornaliste” che vediamo sguinzagliate nei Tg e che, dalla loro apparenza, mi sembrano professioniste (attempate) di ben altro mestiere che quello dell’informazione.
P. Leo
P. Leo(Quota) (Replica)
Il sito che raccoglie questo tristissimo elenco
http://www.repubblica.it/topics/news/suicidi_per_la_crisi-34742205/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Senza fine…ordinaria amministrazione…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/06/04/Suicida-giovane-imprenditore_6978806.html
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E questo ieri, dalle mier parti…
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_giugno_4/suicida-per-la-crisi-bilancio-201458570020.shtml
Notare bene come nelle statistiche riportate dal Corriere, ci si guarda bene dal menzionare che 3 su 4 di questi suicidi, e forse quest’anno anche di più, sono UOMINI. Provate solo a pensare a parti invertite con 75-80% di suicidi di sesso femminile….bah
fabriziaccio(Quota) (Replica)
Un caso che forse non è filtrato sulla grande stampa
http://lettere-e-risposte.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/06/07/qui-in-emilia-ci-si-suicida-nel-silenzio/
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Qui in Emilia ci si suicida nel silenzio
Cara Rossini,
qui in attesa, fra una scossa e un’altra, c’è tempo anche per suicidarsi. Un uomo di 45/50 anni unico vicino di casa dei miei suoceri due giorni fa ha deciso che era ora di salutare tutto e tutti. Lo ha fatto in silenzio nella sua casa con un nodo scorsoio.
Naturalmente non so il motivo preciso, quello che so sicuramente è che stava perdendo il lavoro e che stava da giorni cercando di vendere terreno e casa lascatagli dai sui (coppia che a suo tempo era già finita sulle cronache, ma è un’altra storia). Di sicuro c’era anche la sua solitudine. Peccato non leggeremo mai, e questo lo sottolineo anche perché nel forum ci sono persone che giustamente “non” trovando riscontri sulla stampa hanno qualche dubbio, la triste fine di Paolo un saldatore specializzato e contadino part time.
Rudi Toselli
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Continua inarrestabile la macabra altalena dei morti sul lavoro e dei “suicidi economici”…i primi, come i secondi, rigorosamente maschili…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/06/08/Cartella-esattoriale-117mila-euro-uccide_7002565.html
Per la cronaca, ho provato a far veicolare il nostro comunicato stampa ma senza successo…Pare proprio che l’ecatombe di suicidi maschili non sia una notizia…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Pare proprio che l’ecatombe di suicidi maschili non sia una notizia…(Fabrizio Marchi)
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Sono una massa di imbecilli, purtroppo, molti di loro ci verrebbero contro, l’uomo si è sempre sacrificato per la femmina: sarà un equilibrio naturale in questo schifo di universo ingannatore, solo andando in fondo alle cose si possono capire alcune verità.
La personalità si forma nell’infanzia quando abbiamo poco intelletto per capire, ed è difficile cambiarla.
Leonardo(Quota) (Replica)
Dalla “destra” non mi aspetto nulla, ma se vi aspettate che dal PD, il maggiore partito della “sinistra”, esca fuori un impegno al miglioramento concreto delle condizioni di lavoro di chi è maggiormente esposto a rischi, beh in bocca al lupo…
L’agenda di Bersani ormai la scive P. Concia, su un modello Obama-Zapaterista
Fabriziaccio(Quota) (Replica)
ma se vi aspettate che dal PD, il maggiore partito della “sinistra”, esca fuori un impegno al miglioramento concreto delle condizioni di lavoro di chi è maggiormente esposto a rischi, beh in bocca al lupo…
Mah … io sto aspettando solo che, sotto la pressione della realtà, prima o poi imploda.
Ho paura però, che prima che questo succeda, riusciranno a tirarci ancora più a fondo. E non parlo solo di questioni di genere.
Comunque, questi qua, prima saranno seppelliti dalla storia, meglio sarà per tutti. E’ solo un guscio vuoto riempito di interessi di lobby, tra cui quella femminista e non hanno un progetto, una tensione ideale verso un cazzo di niente. Pensano solo a galleggiare nel presente, preservandosi come casta politica.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Concordo, dall’attuale “sinistra” non c’è proprio nulla da aspettarsi. Fanno veramente schifo.
Marco(Quota) (Replica)
ma vedi Leonardo ,ti posso portare l’esempio dell’articolo che ho postato di yahoo ,fino a ieri c’erano due commenti ,il mio e di un certo Roberto ,mentre se si parla della fiamma di Belen ,ma anche di calcio ,i commenti erano molti di più ,lo stesso dicasi se si tratta di un stupro o di violenza sulle donne …
Altro esempio ,ieri ho visto la televendita di una rosticceria ,la stessa che avevano comperato i miei ,rilevatasi poi una grande boiata ,eppure perchè vista in tv ,i miei l’hanno comprata …
Gli argomenti che noi trattiamo ,ad eccezione dei padri separati ,quanto vengono presi in considerazione dai media?
Praticamente nulla ,e quindi non esistono ,mentre una rosticceria ,che se vista in un negozio normale nessuno la comprerebbe, nel momento in cui è passata in televisione sembrava che “ne valesse la pena ”
Per me l’unica soluzione che abbiamo è “rompere i coglioni ” sia sul virtuale che sul reale , anche se è difficile, purtroppo.
Voglio dire che i nostri argomenti ,i nostri problemi ,difficilmente vengono presi in considerazione …
mauro recher(Quota) (Replica)
Dicevo che, non meritano (almeno per me) più di tanta compassione (sensibilizzare sull’argomento sì).
E’ pieno di imbecilli in giro che non vanno oltre a: sei cornuto, hai dei problemi sessuali e fesserie varie…basta che non mi infastidiscano, si possono pure ammazzare tutti.
Leonardo(Quota) (Replica)
@ Leonardo –
E’ pieno di imbecilli in giro che non vanno oltre a: sei cornuto, hai dei problemi sessuali e fesserie varie…
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E’ vero, ed al riguardo aggiungo che certi modi di pensare e di agire non hanno niente a che fare col femminismo,* ma sono “figli” di una certa ottusa cultura ben precedente al femminismo, nonché di una innata rivalità fra uomini.
Credo che questa sia anche la ragione principale per cui alcuni vecchi della qm preferiscono abbandonare la lotta o starsene per conto proprio, perché consapevoli dell’imbecillità maschile in materia di donne.
Fondamentalmente sono gli stessi uomini la forza delle donne e del femminismo.
@@@@
* Lo hanno già scritto altri in passato, ma ripetersi non fa mai male.
Marco(Quota) (Replica)
Su Panorama un’intervista al grande E. Borgna.
http://scienza.panorama.it/Lo-psichiatra-Eugenio-Borgna-il-lato-buono-della-paura
****
D: I suicidi per la crisi, la paura del presente: cosa succede dentro di noi?
.
R: È un’altra paura questa che recide il valore che io assegnavo alla vita, agli altri. Per spegnere l’inquietudine scelgo la morte. Walter Benjamin ammoniva: «Guardiamoci da tutti coloro che ci aprono autostrade». Cerchiamo piuttosto i sentieri che aprono vie forse faticose. Sono i sentieri che ci fanno riflettere.
.
D: La donna e l’uomo reagiscono diversamente di fronte alla paura?
.
R:C’è una follia femminile e una maschile. Ogni follia femminile è infinitamente più ricca di interiorità, molto più creativa. La donna ha più alta capacità di analisi interiore. È quasi esclusiva dell’uomo la percezione del fallimento economico. L’uomo tenta il suicidio perché la propria immagine sociale è sfregiata, un’immagine che veniva presentata prima agli altri che a se stessi. Se questo ideale di affermazione, semplificato e unidirezionale, viene meno, ecco che scatta il non senso. Nella donna invece il gesto estremo è spesso causato da una frattura, da una perdita delle relazioni umane. La donna ha slanci luminosi verso gli altri.
***
Gli intellettuali di questa stagione storica?
Dio (li) perdona, io no.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Chissà che spiegazione darebbe di questo il Dott. Borgna: forse un’anomalia di genere…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/07/08/Fidanzata-lascia-va-davanti-casa-lei-uccide-_7160960.html
P.S. l’affermazione di Benjamin è invece valida…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Borgna sul caso Remanzacco? Mi par di sentirlo…
.
Cmq stiamo in attesa ragazzi, a Remanzacco accadrà il simmetrico di quel che accadde qui da me, a 5 km da casa, dove lei lo chiama al cellulare e quando lo vede arrivare si suicida.
Adesso lui è sotto processo. Perché?
Perché la modalità del suicidio prova che lui ne fu la causa.
,
Sono cose che accadono, ma che in un film sia pure di fantapolitica non sarebbero presentabili, perché anche nella fiction un minimo di credibilità ci deve essere.
La realtà reale invece non ha bisogno di essere credibile: può essere assolutamente inverosimile.
rdv
Rino(Quota) (Replica)
Gli intellettuali di questa stagione storica?
Dio (li) perdona, io no.
Nemmeno io. Falsi, bugiardi, ruffiani e masochisti.
armando
armando(Quota) (Replica)
A quanto risulta dai suoi commenti sul motivo per cui un maschio si uccide, Borgna banalizza e in sostanza irride il dolore maschile e umano; e si parla del dolore terribile e insostenibile che porta a togliersi la vita. C’è tradimento e bassezza più grave che il cuore di un uomo e di uno studioso possa commettere? E questo è il male che caratterizza gli intellettuali italiani: aver dimenticato la dignità del dolore umano a prescindere dal genere. Mai si era giunti ad un tale degrado spirituale.
cesare(Quota) (Replica)
Il Dott. Borgna (che pure stimo) è caduto nella trappola del politicamente corretto oggi di moda, per cui bisogna dire che le donne sono ricche interiormente, generose, empatiche, mentre gli uomini sono egoisti e concentrati solo sulla carriera.
Basta vedere qual’è stato l’apporto maschile all’arte, alla filosofia, alla psicolologia ecc. per smentire questa sciocchezza dell’uomo privo di interiorità.
Senza contare poi che l’importanza che un uomo attribuisce all’immagine sociale è causata in primis dalle donne che vi attribuscono un valore enorme (altro che spiritualità e slanci luminosi).
paolo(Quota) (Replica)
“Senza contare poi che l’importanza che un uomo attribuisce all’immagine sociale è causata in primis dalle donne che vi attribuiscono un valore enorme (altro che spiritualità e slanci luminosi)”. (Paolo)
Non c’è alcun dubbio. La spinta all’affermazione sociale, alla carriera, al successo, alla pubblica approvazione, per lo meno per quanto riguarda gli uomini, è direttamente collegata alla necessità di ottenere risultati in campo affettivo e sessuale. Essendo la relazione fra i sessi strutturalmente (e ontologicamente) asimmetrica, gli uomini sono costretti a mettere in campo dell’altro che possa in qualche modo controbilanciare il peso specifico della sessualità femminile. Anche e soprattutto questa corsa affannosa al raggiungimento di una posizione sociale ed economica è una forma di alienazione (che produce falsa coscienza) e di subordinazione, sia nei confronti del sistema che del genere femminile nel suo complesso.
Di natura completamente diversa, ovviamente, è invece la spinta del tutto spontanea alla creatività, alla conoscenza, alla esplorazione, al gioco, alla ricerca, che, se genuina, è completamente svincolata dal paradigma di cui sopra, e libera quindi da qualsiasi forma di alienazione e di ragione strumentale (“faccio questo per arrivare a quello…”), che naturalmente marciano sempre assieme.
Da questo punto di vista, purtroppo, come ho ripetuto infinite volte, il genere femminile (naturalmente la generalizzazione è inevitabile quando si concentrano in poche righe concetti che avrebbero bisogno di molto più spazio e tempo), senza entrare ora nel merito del tasso di consapevolezza (e quindi di coscienza e falsa coscienza) esistente in relazione al ruolo svolto e alla situazione testè descritta, svolge una funzione essenziale nell’alimentare l’attuale sistema dominante capitalistico assoluto, svincolato da qualsiasi altra istanza (politica, filosofica, etica o religiosa) che non sia la sua autoriproduzione.
Continuo a rimanere basito (a dir poco…) di fronte al fatto che, a tutt’oggi, nessun filosofo, pensatore o intellettuale di formazione marxista, si sia reso conto di questo. Lo trovo sconcertante. E trovo ancor più sconcertante che proprio presso questo gruppo di intellettuali (non il solo, sia chiaro, riguarda più o meno anche tutti gli altri, ma gli altri non sono marxisti, quindi, dal mio punto di vista, in qualche modo, sono “giustificati”…) l’interpretazione femminista della realtà sia stata accettata come un fatto acquisito e scontato.
Trovo che tutto ciò sia un paradosso di proporzioni macroscopiche. Quindi le cose sono due: o noi siamo matti o abbiamo avuto una storica intuizione.
Mi consola (si fa per dire…) il fatto che per secoli in tanti sono stati perseguitati solo perché sostenevano verità elementari, del tipo che è la Terra che gira intorno al Sole e non viceversa. L’umanità è stata capace di simili clamorosi abbagli e di vivere nelle tenebre per millenni ma per fortuna ne è uscita. Prima o poi anche la “verità” femminista comincerà a scricchiolare., anche se il contributo in tal senso non verrà dall’attuale generazione di intellettuali, completamente asserviti, di fatto ridotti a cantori di regime (anche quando fanno finta di criticarlo…). Forse la peggiore generazione di intellettuali che ci sia mai stata, dal momento che, allo stato, non rischierebbe la propria vita per portare avanti le proprie idee. Evidentemente la “modernità” capitalistica riesce ad addormentare le coscienze più del terrore.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Poco meno di un’ora fa mi trovavo in un bar, dove oltre a sorseggiare un caffè, stavo ascoltando le notizie di un tg. A un certo punto si parla di “due donne diaboliche” (?) – madre e figlia – che avrebbero cercato di uccidere un uomo (il convivente di una di queste due deficienti-criminali) col veleno.
Beh, anziché condannare tale gesto, le proprietarie del bar si sono subito messe a ridere e ad ironizzare, ed una di loro ha pure aggiunto:
“Oh, che gajardo!”…??!?… *
Questo tanto per evidenziare una volta di più chi realmente siano le donne (parlo in generale) e quanto siano sciocche, superficiali, infantili, insensibili.
Tra l’altro, al pari di qualcun altro che posta ogni tanto in questo blog, non credo affatto che il loro modo di ragionare e di comportarsi dipenda solo dal femminismo e dall’odierna società.
Anche secondo me c’è “dell’altro” nell’animo femminile, che niente ha a che fare con le ideologie e il contesto sociale.
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* Personalmente ho potuto constatare che questo genere di pensieri sono diffusissimi fra le donne e sebbene in misura inferiore, anche fra gli uomini.
C’è però una netta differenza fra i due sessi: mentre le prime ironizzano ferocemente contro gli uomini ma non contro le donne, gli uomini ironizzano ferocemente contro gli uomini ma non contro le donne…
Marco(Quota) (Replica)
paolo:
Senza contare poi che l’importanza che un uomo attribuisce all’immagine sociale è causata in primis dalle donne che vi attribuscono un valore enorme (altro che spiritualità e slanci luminosi).
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Questa è davvero una costrizione sociale e, in parte “naturale” che opprime i maschi, che può portare ad un senso di frustrazione e il suicidio. Ma anche l’omicidio è naturale e, in ogni epoca è stato considerato, almeno a chiacchiere, un crimine.
Leonardo(Quota) (Replica)
Marco:
Anche secondo me c’è “dell’altro” nell’animo femminile, che niente ha a che fare con le ideologie e il contesto sociale.
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Se cosi non fosse, ci correrebbero incontro sorridenti e arrapate e faremmo sesso fino allo sfinimento…
Ma poi, forse, nessuno lavorerebbe più e ci avvieremmo ad uno stato naturale, senza vergogna, un po’ come nel paradiso terrestre:
http://www.artchive.com/artchive/b/bosch/delightc.jpg
Ma torniamo alla realtà grigia.
Leonardo(Quota) (Replica)
Pasolini nei primi anni 70 aveva, con una formula efficace, definito la donna della società dei consumi come un “mito terroristico”.
Purtroppo, gli intellettuali odierni sono mentalmente pigri e un pò vili . Svillaneggiare gli uomini e il maschile va di moda. Se osi mettere in discussione (anche cautamente) le donne e il femminile apriti cielo, ti troverai contro un esercito di arpie (il c.d. sesso pacifico ed empatico) e tanti cavalieri serventi.
paolo(Quota) (Replica)
Si fa poco a ritornare seri ….
http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/07/30/news/si_strangola_con_le_lenzuola_detenuto_suicida_a_lecce-39990559/
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/07/30/news/si_impicca_a_regina_coeli_nuovo_suicidio_in_carcere-40002605/
http://www.asca.it/news-Sicilia_Giustizia__Opg__altro_suicidio_a_Barcellona_Pozzo_di_Gotto-1182434-ATT.html
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Anche in questo caso stiamo parlando di un fenomeno quasi esclusivamente maschile. 😐
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/morire-di-carcere/2131063
ANNI**SUICIDI**TOTALE MORTI
2000——–61————165
2001——–69————177
2002——–52————160
2003——–57————157
2004——–52————156
2005——–57————172
2006——–50————134
2007——–45————123
2008——–46————142
2009——–72————177
2010——–66————184
2011——–66————186
*2012——33————-93
Totale——725———–2.026
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/si-suicidano-anche-le-guardie/2176618
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/morto_operaio_incendia_montecitorio/notizie/214760.shtml
Crisi e tragedie, morto l’operaio che si è dato fuoco a Montecitorio dopo otto giorni di agonia
Angelo di Carlo, 54 anni, vedovo, era disoccupato e aveva grosse difficoltà economiche
…………………………
ROMA – È morto all’alba Angelo di Carlo, 54 anni, originario di Roma ma da anni trasferitosi a Forlì, che l’11 agosto si era dato fuoco davanti a Montecitorio, per protesta contro il suo stato di disoccupazione visto che da anni lottava con la precarietà.Lo si apprende dai carabinieri. L’uomo, ricoverato da allora all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, era rimasto ustionato sull’85% del corpo.
La disperazione e le fiamme. Era l’una di notte quando l’operaio arrivò in piazza Montecitorio, tirò fuori una bottiglia colma di liquido infiammabile e se lo versò addosso, poi con un accendino si diede fuoco. Avvolto dalla fiamme si lancio verso l’ingresso della Camera dei Deputati. I carabinieri, sempre presenti nella piazza, intervennero con gli estintori riuscendo a spegnere quel corpo diventato una torcia. L’uomo venne ricoverato in prognosi riservata al Sant’Eugenio con ustioni di secondo e terzo grado sull’85 per cento del corpo.
L’operaio, vedovo, aveva grosse difficoltà economiche a causa della perdita del lavoro, ed era impegnato in un contenzioso con i tre fratelli per un’eredità. Nello zainetto che aveva con sè c’erano, due lettere, una per il figlio, a cui ha lasciato 160 euro
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ogni tanto, nel panorama musicale di celebrazione dell’amore e della donna, un pensiero anche agli eroi antichi e moderni
Al tempo stesso confermiamo la nostra commossa riconoscenza alle generazioni maschili passate e a tutti quegli uomini che ancora persistono, ad onta di tutto, nell’assunzione delle responsabilità, nel sacrificio e nel dono di sé. Sono essi l’axis mundi
F. Marchi
V. Spavone
A. Ermini
questa è la storia di Luigi delle Bicocche. Sono un eroe – Caparezza
Rita(Quota) (Replica)
@ Rita
A me piace tantissimo questa canzone di Caparezza. Tanto da perdonargli le inopportune (e secondo me “estorte”) dichiarazioni sul 50/50 pugliese.
ps. Se ne ho capito spirito ed intenti ….. grazie!!
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
😮 c’ha fatto Caparezza?
comunque in merito al brano
Possibili letture di questo brano:
-riconoscimento della pressione sociale sull’uomo, (la parte finale “Vivo nella stanza 237, ma non farò la mia famiglia a fette perché sono un eroe”) sembra voler indicare il riconoscimento di un’ “esagerata” pressione sociale che può avere ripercussioni gravi, anzi di fatto già le ha. Tentativo di contro-cultura, per riportare l’uomo all’idea antica dell’eroe che porta il pane per la sua famiglia. Timido tentativo di abbandono della strada della colpevolizzazione del maschio padre di famiglia che picchia la moglie e i bambini e torna a casa a stravaccarsi in poltrona dopo che lo Stato e la Società gli ha assegnato un lavoro sicuro e tranquillo (visione femminista degli ultimi quarant’anni che sta mostrando la corda ampiamente)
– d’altra parte, sono quasi sicura che gran parte delle femministe più o meno attive e più o meno permeate della cultura di cui sopra, contesteranno il mancato riconoscimento dell’eroina femmina precaria che protegge la sua famiglia, porta il pane a casa e in più fa anche i lavori domestici, senza lamentarsi
Rita(Quota) (Replica)
😮 c’ha fatto Caparezza? (Rita)
Questo ha fatto:
e poi anche questo:
Comunque non riesco a prendermela con lui. E’ un cantautore e la canzone, che è dedicata al padre, lascia intravedere lampi di autocoscienza su temi abbastanza scomodi per il mainstream femminista (come argutamente fai notare), ma poi …..
Poi questo ragazzo, quest’uomo, in quale ambiente si trova? Come fa a sviluppare e consolidare consapevolezza su tematiche che comunque lascia trasparire?
Ora, non voglio metterla sulle persone, ma in qualche modo devo. Per farmi capire.
Michele Salvemini (in arte Caparezza) di Molfetta, dichiaratemene di sinistra, si trova immerso fino ai capelli (e si che sono tanti ) in un’ambiente sinistroide dove l’unica campana che suona sempre ed in maniera assordante è quella femminista.
Se noti la tenutaria del canale youtube, che si è premunita di girare e diffondere i video di cui sopra afferma di essere un ex-compagna di scuola di Michele. Non solo, iscritta o non, comunque vicina a SEL è un’avvocata femminista attivissima e abbastanza famosa in Puglia. Basta digitare il suo nome su google associato a Molfetta o Puglia per rendersene conto.
Quindi tornando a noi, se questo è l’ambiente di vita e di crescita di Michele, come faccio a prendermela con lui? Me la posso prendere tuttalpiù con l’afonia dei molluschi maschili di sinistra della mia generazione o di quelli appena più vecchi che hanno tacitato del tutto l’altra campana … ma questo è un discorso che stavamo iniziando a sviluppare in un altro thread ( https://www.uominibeta.org/2012/08/01/68-e-dintorni-brevissima-riflessione-da-continuare/ ).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
D’altronde, adesso che mi viene in mente, la canzone di Caparezza, l’ho messo come sfondo in un video fatto al nostro concerto (primo e unico ) ,ritornando a quello che dice Luigi, è tutto vero, infatti le femministe radical borghesi l’hanno esaltato, e non poco, per una frase “il vero uomo lava i piatti” una cosa del genere… Ma anch’io non riesco a prendermela con lui , per le ragioni dette da Luigi, l’unica cosa da fare è fare controinformazione …
mauro recher(Quota) (Replica)
Il vero uomo è quello che lava i piatti? Bene, allora la vera donna è quella che lavora sulle impalcature, nei cantieri, nelle acciaierie, nelle fogne, nelle fabbriche ad alto tasso di amianto,che percorre migliaia di chilometri con il camion per trasportare merci o medicinali, che si butta a mare per salvare estranei o il marito, che va a rimuovere le macerie a seguito di terremoti s altre sciugure varie.e così via.
Caparè, la vuoi sentire una cosa? ma vaffanculo, va!
Antifemminismo(facebook page)(Quota) (Replica)
Il vero uomo rifiuta di lavare i piatti perché ha una lavastoviglie, che ormai costano poco e durano anni. E se la fidanzata insiste che i piatti vanno lavati a mano per ragioni ideologiche, allora è una povera deficiente e va mollata al più presto.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
da un secoletto buono esiste la plastica. Cento piatti di plastica al discount costano tipo 30 centesimi. Possiamo permetterceli tutti, e vivere senza patemi rivendicatori. Poi li buttiamo nella differenziata, e non dobbiamo vedercela neanche con gli ambientalisti. Non ho mai conosciuto, francamente, una donna che rivendica il lavaggio a mano del piatto come fatto ideologico, ma le vie del signore beta sono infinite (a proposito, il Signore, ab origine, era alfa o beta?).
Già la formulazione “il vero uomo” parte male, perché ognuno è uomo o donna a modo suo, e preferisco non immaginarlo neanche uno scenario in cui c’è una Commissione (l’ennesima) certificatrice di uomitudine o donnitudine.
Il buon Caparezza è un povero diavolo imbevuto di retorica selliana e noglobal, ma anche un brillante e appassionato autore di canzoni-tormentone.
dia(Quota) (Replica)
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Non ho mai conosciuto, francamente, una donna che rivendica il lavaggio a mano del piatto come fatto ideologico, ma le vie del signore beta sono infinite
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Neanch’io ho mai conosciuto, francamente, un uomo che non sappia accendere una lavatrice o che ci metta 3 ore per comprare il latte o che abbia paura del buio, ma le vie delle CasalingheFemministe® sono infinite
Marco Pensante(Quota) (Replica)
il simbolo R significa che è un marchio depositato? allora ogni volta che lo scrivi sono bei soldi.
Che importanza ha chi fa cosa in casa? E’ una questione di accordi presi fra due individui prima di cominciare una convivenza, in cui non bisognerebbe entrare. La cosa sospetta è chi (uomo o donna) si unisce a un altro/a senza neanche chiedersi se la convivenza è sostenibile, o come funziona VERAMENTE l’altro/a. Di qui gli infiniti piagnistei (lui non fa questo, lei non fa l’altro) ipocriti e/o paraculi (fare i martiri è gratificante).
Perché non partire dal presupposto che ogni cosa – anche l’amore, la convivenza e i rapporti con gli altri – richiedono prima di tutto un approccio pragmatico, cioè programmato, meditato e sostenibile? Alle donne che in tanti forum si lamentano dei loro compagni vorrei sempre chiedere: ma non lo conoscevi, prima di sposartelo? Idem agli uomini.
I veri nemici sono, secondo me: retorica, ideologia, ipocrisia, disonestà intellettuale, mancata assunzione di responsabilità individuale. Se scelgo di spendere un capitale in cene e cinemini per portarmi a letto una che alla fine poi mi lascia pure, poi non posso prendermela col governo (femminista) ladro. Analogamente, se scelgo di sposare uno che non muove un dito in casa e ritiene di vivere nel sultanato del Bahrein, non posso sostenere che sia il destino di ogni donna in un mondo patriarcale e scendere in piazza a manifestare conntro “il maschilismo imperante”. Perché donne così e uomini così vanno a ruba sul mercato? A ognuno il suo esamino di coscienza, senza tirare subito fuori il terzo colpevole venuto da marte (patriarcato, femdominismo, ormoni, condanne bibliche, ecc.).
dia(Quota) (Replica)
(p.s. una curiosità OT. Marco Pensante — il traduttore?)
dia(Quota) (Replica)
Sì®
Marco Pensante(Quota) (Replica)
se hai depositato pure il Sì, sei traduttore e miliardario. Bravo!
dia(Quota) (Replica)
Come il suicidio e come i morti sul lavoro, anche le carceri sono un “privilegio” maschile. Il 96% della popolazione carceraria è maschile, e ovviamente il gravissimo problema del sovraffolamento e delle condizioni di vita inumane che ne conseguono tocca esclusivamente i maschi, cosa che tutti conoscono ma pochi riconoscono. Non lo riconosce la Tv di stato, che l’altro giorno mandò in onda un servizio in cui si parlava di “uomini e donne”. Non lo riconosce l’immancabile Sofri, in un pur buon articolo su Repubblica. Buono perchè il tema è di quelli che dovrebbero starci ogni giorno sui giornali, ma non per come è trattato. In tutto l’articolo non una sola volta e nemmeno per caso si accenna al fatto che i detenuti sono quasi tutti maschi. Si parla di “esseri umani “, e l’articolo titola “Quella vergogna degli umani in gabbia”. Scrivere “quella vergogna degli uomini in gabbia” sarebbe suonato discriminatorio, evidentemente, anche se vero. E’ la stessa identica tecnica di manipolazione delle notizie, come per i suicidi o i morti sul lavoro.
Facciamo un confronto: lo stalking e le violenze fra le mura domestiche, ci dicono le statistiche ufficiali (prendiamole un attimo per buone), sono per il 70/80 % maschili. Il che significa che per il 20/30 sono femminili. Ma si parla sempre e solo di violenza maschile sulle donne, e si propongono leggi contro la violenza sulla donne, ignorando il fenomeno opposto. Quando invece la parte svantaggiata è quella maschile ecco che miracolosamente il fenomeno viene presentato come neutro, asessuato. Eppure le percentuali sono molto maggiori di quelle sulla violenza. Riflettano quelli che parlano a sproposito di sessismo antifemminile, perchè quello di cui stiamo parlando è una forma subdola, ipocrita e dissimulata di sessismo linguistico antimaschile.
armando
armando(Quota) (Replica)
@Armando: quando invece la parte svantaggiata è quella maschile ecco che miracolosamente il fenomeno viene presentato come neutro, asessuato.
Magari..o meglio, forse in questo ultimo anno, da quando si sente un po’ di più la voce dei vari attivisti o simpatizzanti del MoMas.
Riporto qui la discussione intera che risale a quattro anni fa (comunque un lasso di tempo culturalmente e legislativamente insignificante) in cui avevo riportato alcuni articoli, sentenze, stralci di risoluzioni del Parlamento Europeo come questa
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A6-2008-0033+0+DOC+XML+V0//IT evidenziando i passaggi dell’attenzione dovuta alle detenutE madri
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=28738357
Rita(Quota) (Replica)
qui evidenzio i “considerando che” .. contenuti nella risoluzione del Parlamento Europeo di quattro anni fa sulla detenzione femminile
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=28738357#entry244459724
Rita(Quota) (Replica)
e dimenticavo questo
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=28738357&st=15#entry339943743
della serie.. viene da “lontano” la comprensione per i colpi di testa femminili e la clemenza dei giudici verso i crimini femminili in certe situazioni
da “Torino gialla e nera” di Renzo Rossotti.
In quel 1884, verso la fine di aprile venne inaugurata l’Esposizione generale Italiana con l’intervento dei reali: il 27 un fulmine colpì il pallone frenato innalzato sopra l’Esposizione. L’Aerostato fu distrutto ma non si ebbero vittime. Le cronache davano spazio a questi eventi e, in particolare all’inaugurazione del Borgo Medioevale lungo le rive del Po. Così venne confinata in poche righe la drammatica vicenda di Paoletta Saltin, pittrice di poca fama, che, nel furore della gelosia, esplose due colpi di rivoltella contro l’amante, Pietro Amurri, restauratore di mobili. L’uomo, padre di famiglia, separato dalla moglie, due figli, morì poco dopo. La donna se la cavò con una pena mite poichè i giudici le riconobbero evidenti disordini mentali. Ebbe più guai l’incauto giocattolaio, con bottega in via Po, che per poche lire aveva venduto la rivoltella alla sventurata …
… omissis
Le donne, mentre reclamavano parità di diritti cominciavano a sparare. …
… omissis
In altre città italiane, si puo’ notarlo scorrendo le cronache, altre donne avevano preso l’abitudine di tenere un revolver, magari elegantemente modellato nella borsetta, talvolta con propositi di vendetta, quasi sempre verso un uomo oppure una rivale.
Mentre il secolo tramontava Torino si appassionò, si era nel 1898, a un altro caso passionale. La quasi trentenne Biniana Bussone, operaia nelle maglierie Bevilacqua, percorreva per recarsi al lavoro il Ponte delle Benne, così chiamato popolarmente. … omissis …. In quello scenario di per sè piuttosto cupo, non molto mutato neppure oggi maturò il gesto di Biniana, quando si trovò in attesa di un figlio da Ermenegildo Canuto con cui teneva una relazione. L’uomo la schernì, manifestò il proposito di lasciarla e subito dedicò le proprie attenzioni ad altre ragazze, attratto soprattutto dalle grazie di una pollivendola. Biniana lo seguì, lo vide con questa ragazza. Si appostò e lo sorprese su una pista da ballo. Tutti la prendevano in giro e le parve di non poter resistere alla vergogna.
Doveva vendicarsi e farla pagare a quell’ometto – il Canuto era mingherlino e per niente attraente – che l’aveva resa madre, facendosi poi beffe di lei.
Biniana si procurò una rivoltella, pare acquistandola a Porta Palazzo da un malavitoso, attese l’amante al Ponte delle Benne, lo seguì sino a che non lo vide incontrare la pollivendola. Allora, furiosa, estrasse da sotto il grembiule la rivoltella e fece fuoco. L’uomo, colpito alla schiena, cadde riverso, la pollivendola fuggì urlando. Una guardia daziaria che si trovava poco lontano fermò Biniana. Portata in carcere, la ragazza pregava tutti i santi affinchè l’uomo se la cavasse, spiegando di aver agito d’impulso, di non aver riflettuto sul gesto che si preparava a compiere. Canuto con il passare dei giorni migliorò e fu dichiarato fuori pericolo. I giudici furono clementi con Biniana, riconoscendo come avesse premeditato il gesto, ma portandolo a compimento in un raptus. La sua detenzione non fu lunga. Si disse, a Torino che il Canuto, ammettendo le proprie responsabilità. l’avesse poi sposata.
Rita(Quota) (Replica)
Il Bollettino dei Suicidi.
(Aggiornato al 23/8/2012)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Se non erro, io conto 123 suicidi di uomini e 7 di donne.
E’ una contabilità, anche se macabra (ma non può essere altrimenti), che deve inevitabilmente farci riflettere, sotto ogni punto di vista. E soprattutto dovrebbe far riflettere i padroni del circo mediatico.
Ma in effetti lo hanno già fatto, dal momento che da mesi è calato il sipario sui suicidi (maschili) per ragioni economiche.
Avrete di certo notato che non se ne parla più, neanche la semplice notizia di cronaca viene comunicata. Nulla. Troppo destabilizzante, sotto ogni punto di vista. Non se lo possono permettere, devono mettere tutto a tacere. “Per evitare l’effetto emulativo”, hanno detto a suo tempo, ricordate?
Criminali. Non trovo altro modo per definire questi manipolatori della verità.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Se non erro, io conto 123 suicidi di uomini e 7 di donne.” (Fabrizio)
Fabrizio, è inutile. Ogni qualvolta lo si fa presente, le femmine rispondono che loro si suicidano di meno perchè sono più forti e coraggiose, mentre gli uomini più deboli e vigliacchi.
Le femmine trovano sempre il jolly per auto-assolversi e/o per auto-esaltarsi.
assodato che io sono uno stronzo,veniamo al dunque..(Quota) (Replica)
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Trovato impiccato 50enne, probabile suicidio
Tentato suicidio nella notte sul ponte Tiziano
Spoleto, disperato per il lavoro beve acido cloridico: è fuori pericolo
Crisi: Coldiretti, centodieci suicidi per problemi economici nel 2012
Nordest, la Crisi uccide ancora: tre suicidi in poche ore in Veneto
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Domanda: ma Ferrara è un giornalista?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Napoli, prof precario si suicida: “Essere senza lavoro era un tormento”
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Tentato suicidio a Ponte Felcino, 43enne si imbottisce di farmaci e la polizia lo salva
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Udine, tenta suicidio operaio rimasto disoccupato: dissuaso dal sindaco
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Guardia notturna si spara dentro l’ospedale
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Celano, due suicidi a pochi metri e in poche ore. E’ giallo
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
SUICIDI E CARCERE
Carceri, i suicidi di detenuti e agenti sono la faccia della stessa medaglia
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Carceri, il Rapporto presentato al Senato: “L’Italia ‘sorvegliata speciale’ dall’Europa”
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
ricordiamo anche che una delle cause dei suicidi in carcere (in Italia e nel mondo) è la violenza sessuale (dell’uomo sull’uomo).
http://www.hrw.org/reports/2001/prison/
diait(Quota) (Replica)
link e riferimenti utili sugli uomini vittime di violenza
http://www.malesurvivor.org/default.html
Interessante la sezione su Miti e realtà (Myths & Facts)
diait(Quota) (Replica)
@ Dia
Si avevo letto qualcosa anche se non in maniera sistematica. Anche perché questo è un problema che in Italia non è nemmeno lontanamente accennato. Per cui devo (ormai sono noti i miei limiti linguistici … sigh) affidarmi alle traduzioni di google.
Ma in Italia è tutto il problema complessivo delle carceri (tolta la lodevole eccezione dei radicali) ad essere ignorato. O quando è affrontato, anche su scala europea, lo è sotto una chiave sessista (come segnalò Rita poco tempo fa):
Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2008 sulla particolare situazione delle donne detenute e l’impatto dell’incarcerazione dei genitori sulla vita sociale e familiare.
Certo per la patria di Cesare Beccaria non è certamente il massimo.
Credo, visto che il problema coinvolge (anche dal punto di vista da te prospettato) in maniera più che largamente maggioritaria gli uomini, che come movimento maschile dovremmo occuparcene. E lo faremo sicuramente.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Naturalmente il problema si ripropone identico nelle carceri femminili.
Qui sotto, infatti, si parla di “sexual abuse behind bars”, cioè del problema dell’abuso di potere e della violenza sessuale nelle carceri, che colpiscono maschi e femmine (ugualmente vittime/carnefici).
http://www.justdetention.org/en/mission_statement.aspx
diait(Quota) (Replica)
certamente Pensante può fare una scrematura dei siti e dei blog americani che trattano questo tema (moltissimi!). Ecco una realtà (la violenza del maschio sul maschio) che un movimento come il vostro non può tacere se vuole avere le carte in regola per criticare l’odiosa omertà femminile sulal violenza DELLE donne su altre donne (piccole e grandi). In quello che ti ho segnalato trovi molti link.
In Italia non viene ancora neppure sfiorato il tema degli abusi sessuali perpetrati sui bambini maschi da adulti femmina. Invece in questi siti trovi centinaia di testimonianze. Un tabù “speciale”, coperto da una vergogna “speciale”, legata a pregiudizi culturali: i maschietti non vengono creduti, oppure si ritiene che l’abuso di una donna su un bambino maschio sia meno grave e abbia meno conseguenze. Se ve ne occuperete vi fornirò dati e video (nessuno italiano, però: siamo nel paese delle sante e martiri).
diait(Quota) (Replica)
Quello che dice diait è vero, siamo nel paese delle sante e delle martiri, ma queste sante e martiri stanno rapidamente perdendo ogni associazione col Regno dei Cieli, trasformandosi a vista d’occhio in DivineCreatriciDiVita® e InfallibiliInQuantoMadri®, nonché SoluzioneAiMaliDelPaesePorcoMaschilistissimo® e MassacrateInQuantoDonne®. I siti anglosassoni sono utilissime fonti di informazione sulle storture create dall’asservimento politico-giudiziario ai dogmi femministi (come il modello Duluth di violenza domestica giustamente citato) e soprattutto demistificazione dei miti, come quello della “inconoscibilità della Donna” (gigantesca balla che qui da noi riscuote ancora grande successo, soprattutto fra gli uomini che “con le donne bisogna saperci fare”).
Purtroppo, e giuro che non lo dico con snobismo ma da un punto di vista totalmente pragmatico, chi non sa l’inglese deve cominciare immediatamente a prendere lezioni, e per il suo bene. Non sapere l’inglese oggi vuol dire essere tagliati fuori da una quantità di informazioni così enorme che è già problematico assorbirle e decifrarle. Nessun essere umano le potrebbe riassumere o scremare. Ma la situazione, per dire, in America, è radicalmente diversa dalla nostra, e casomai è utile per prevedere cosa succederà qui nel giro di una ventina d’anni.
Teniamo ben presente una cosa: che tutto quello che diciamo è considerato falso a prescindere, non viene neppure considerato. Sulla pagina FB dei maschiliplurali continua il dibattito di cui vi ho inviato l’immagine l’altro ieri, vi risparmio i dettagli penosi ma un commentatore definiva “ridicolo” il comunicato di solidarietà di UB su FS (“ridicolo” e basta, senza specificare perché, a dimostrazione di quanto il giudizio sia accuratamente ragionato). Una VendicatriceDiTortiMillenari® sostiene che FS “è passata dalla parte dei padri separati stupratori e pedofili”. Dulcis in fundo, la vendicativa praticante avvocato definisce UB “fascisti che gioiscono delle violenze sulle donne”. Fate un po’ voi. Ce n’è già a sufficienza senza entrare anche nel mondo anglosassone.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
sottoscrivo Pensante, totalmente.
Aggiungerei (scusa, Fabrizio) che se in America le conversazioni online, i libri, gli articoli, i blog, i forum e il dibattito su certi temi esiste, e da un pezzo, lo si deve soprattutto a una cultura pragmatica che privilegia i FATTI. Mentre qui da noi idee e ideologie vincono sempre: e quando i fatti le smentiscono, si dà una riaggiustatina ai fatti, non il contrario.
I maschi americani si attrezzano e sostengono a vicenda, senza ideologismi (cioè senza dover necessariamente aderire a una specifica visione del mondo), documentando i fatti. Ottimi.
diait(Quota) (Replica)
“Dulcis in fundo, la vendicativa praticante avvocato definisce UB “fascisti che gioiscono delle violenze sulle donne”. ……………….. (Marco Pensante)
L’ignoranza (dal Sabatini Coletti-Corriere della Sera: mancato possesso di nozioni o d’informazioni su una data materia o su avvenimenti ecc.) è una brutta bestia. Da cui nessuno è immune. Che può venire mitigata dall’umiltà: di conoscere, d’imparare, etc. …..
Ma quando c’è la prima e manca la seconda solo un concetto può rappresentare quel tipo di persone: l’ottusità.
Riflettendoci un pò …… brucia la critica da sinistra vero? Certo che deve bruciare non poco la stessa esistenza in vita di un movimento maschile come UominiBeta, dichiaratamente di sinistra.
E per finire, cara quasi avvocata: la gente che s’impegna in UB, è tutta gente che ha una sua storia alle spalle, storia che parla per lei (ci renda edotti del suo anti-fascismo magari, perché fino ad ora non se ne rileva traccia) . E non gliene può fregare di meno dei suoi epipeti. Ne tanto meno lei, o altri, ha alcun titolo, ma proprio nessuno, per lanciarli.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“I maschi americani si attrezzano e sostengono a vicenda, senza ideologismi (cioè senza dover necessariamente aderire a una specifica visione del mondo), documentando i fatti. Ottimi”.
L’America (ho detto l’America, cioè gli USA, non l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) è lo stato-guida del femminismo nel mondo: il paese del “femminismo reale” per eccellenza. E questo la dice lunga sull’origine e la vera natura dell’ideologia femminista. Proprio su questo dato che definire evidente è un eufemismo, dovrebbero riflettere tutti coloro (forse ancora la maggioranza) che all’interno del Momas sono tuttora arroccati su analisi (e risposte) a dir poco obsolete del fenomeno femminista.
E dovresti rifletterci anche tu, cara Diat, che sei una fan di quel mondo, filosoficamente fondato proprio sulla cultura del pragmatismo, nonché ovviamente dell’utilitarismo capitalistico (considera che ho sostenuto un esame di storia della filosofia americana, se così può essere definita, e specificamente sul pragmatismo, quindi so di cosa parlo…).
Ed è proprio quel mondo che ha prodotto il femminismo, e non altri. Cito testualmente un passaggio dell’articolo di Preve che abbiamo pubblicato nello spazio dei contributi e che condivido:” Il profilo “femminista”, che nulla ha a che fare con il vecchio e nobile processo di emancipazione femminile del periodo eroico borghese e socialista, tende ad un vero e proprio obiettivo strategico della produzione capitalistica, la guerra fra i sessi e la correlata diminuzione della solidarietà fra maschi e femmine…”. E ancora “Laddove la guerra fra le classi disturbava pur sempre l’economia, la guerra fra i sessi non la disturba affatto”.
Assolutamente d’accordo con la sua tesi. Il femminismo è un prodotto del capitalismo versione “anglosaxonprotestant”, successivamente sbarcato in Europa e adattatosi alla cultura europea, e in particolare in quella della “sinistra” “radical” e “liberal”. Né poteva essere altrimenti, dal momento che si trattava ( oggi è una cosa ancora diversa) di un movimento finalizzato ad un rinnovamento culturale e sociale del capitalismo che si voleva liberare dei vincoli culturali, sociali e valoriali “borghesi” che erano diventati solo zavorra inservibile e in qualche modo ostacolavano la marcia trionfale del dominio della forma merce (intesa in senso lato, quindi anche e soprattutto merce umana, cioè riduzione concettuale e pratica degli esseri umani a merce…), feticizzata, deificata e assolutizzata.
Mi dispiace ora mettere il coltello nella piaga (e spero che nessuno se ne voglia a male) ma tutti gli uomini del Momas che per decenni e fino ad oggi si sono ostinati (per ragioni ideologiche, dobbiamo essere onesti fino in fondo…) ad individuare l’origine e la natura del femminismo nella sinistra, , nel socialismo, nel comunismo ecc. , non hanno capito NULLA di ciò che stava accadendo, del processo che era in corso e che ormai si è ultimato. Non è un caso che oggi (ormai da tempo) il femminismo abbia perso la sua caratterizzazione rigidamente di “sinistra” e sia diventato ben altra cosa. E se vogliamo tornare per un attimo alle cose di casa nostra è proprio questa situazione che costituisce e ha costituito il punto di rottura per donne come Fikasicula. Perché hanno cominciato a capire quello che è avvenuto in questi decenni. Naturalmente loro adesso hanno il problema di rielaborare la loro esperienza e di salvare il salvabile. Tradotto in parole ancora più semplici, devono recuperare e rivisitare l’ideologia femminista, cercando di riproporla in altra forma e sostanza (anche per non cadere in una profonda crisi di identità personale). Operazione, naturalmente, dal mio punto di vista, impossibile (un po’ come i vecchi comunisti, orfani del comunismo novecentesco, che avevano il problema di rielaborare l’esperienza sovietica e del socialismo reale in generale…). Ma questo è un altro discorso che non riguarda né me né noi e che dovranno affrontare loro stesse e senza sconti.
Però questo è il punto vero. La cosa sconcertante è che lo hanno capito anche loro, donne e femministe, ma ancora non lo hanno capito tutti quegli uomini del momas, tradizionalisti, conservatori e neo conservatori, cattolici e liberali di destra, “popperiani di destra”, più i fascisti e i fascistoidi di sempre, gli integralisti e i “reazionari” di tutte le risme (mi guardo bene dal metterli tutti nello stesso calderone ma credo che ci capiamo…), cioè il brodo di coltura del momas fino alla nascita di Uomini Beta. Naturalmente con la meravigliosa eccezione di Rino Della Vecchia che però non è riuscito, ma molto probabilmente se non sicuramente, non ce n’erano le condizioni, a imprimere una svolta.
Ciò detto, proprio per queste ragioni, la situazione per i maschi americani è MOLTO peggiore della nostra. Quindi, saranno anche ottimi (si fa per dire…), come dici tu, ma fino ad ora i risultati non si sono visti. Speriamo di vederli in futuro.
Non solo. Commetti un altro errore fondamentale sostenendo che gli uomini, tutti, dovrebbero mettere da parte le loro visioni del mondo, la loro condizione complessiva, le loro differenze sociali e politiche ecc. per portare avanti la battaglia antifemminista. Capisco, per ovvie ragioni (il tuo orizzonte ideale, completamente diverso dal nostro, quanto meno dal mio), che tu possa pensarla in questa maniera, ma è un errore strutturale perché, come abbiamo ripetuto qualche migliaio di volte, noi non rovesciamo il femminismo come un guanto, non siamo dei femministi capovolti, opposti e speculari, non siamo l’altra faccia della medaglia. E proprio questo è uno dei nostri principali punti di forza, nonchè uno dei punti di maggior critica che noi muoviamo proprio al femminismo, quello cioè dell’appartenenza di genere a prescindere, quello che lo rende un’ideologia inevitabilmente sessista, razzista, politicamente trasversale, e in ultima analisi del tutto funzionale al sistema attualmente dominante (che non è un sistema comunista, per chi non se ne fosse accorto…).
E anche e soprattutto questi sono FATTI, cara Diait. Ti avevo già proposto di evitare discussioni di questo genere è più forte di te. E allora mi costringi a ripeterti che qui la più ideologizzata sei proprio te che non riesci a fuoriuscire da un concetto a dir poco vetusto di concepire le ideologie. Hai bisogno di vedere sventolare bandiere, agitare libretti rossi, neri o verdi, celebrare “ismi” di vario genere (anche se in realtà è solo uno quello che non sopporti), ma non ti accorgi (perché sei accecata dall’ideologia) che oggi la produzione stessa di ideologia passa attraverso tutt’altri binari e si materializza attraverso altre forme. Ma tu da quest’orecchio proprio non ci vuoi sentire…
Ora non ricominciamo la querelle. Se tu batti il tasto ideologico (peraltro rivolgendoti a me direttamente), io ho il dovere, per il ruolo che comunque mi compete in questa sede, di risponderti. Però, te lo dico subito, stoppiamo sul nascere la polemica. Mi pare di aver già chiarito le cose. Ok?
Bene…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi
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Mi dispiace ora mettere il coltello nella piaga (e spero che nessuno se ne voglia a male) ma tutti gli uomini del Momas che per decenni e fino ad oggi si sono ostinati (per ragioni ideologiche, dobbiamo essere onesti fino in fondo…) ad individuare l’origine e la natura del femminismo nella sinistra, , nel socialismo, nel comunismo ecc. , non hanno capito NULLA di ciò che stava accadendo, del processo che era in corso e che ormai si è ultimato.
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Guarda Fabrizio, che c’è stato pure chi certe tesi non le ha mai sostenute, né oggi né in passato.
Anzi, c’è chi già diversi anni fa sosteneva che il femminismo era nato negli USA e non nell’ex URSS.
http://antifeminist.altervista.org/risorse/fantomatico_femminismo_buono.html
Inoltre, perlomeno per quanto mi riguarda, nel periodo in cui ho fatto parte della mailing list (mi iscrissi nel 2005) non ho mai letto post in cui si sosteneva che il femminismo era nato in quei paesi, bensì che per quanto riguardava la realtà italiana ed europea tale ideologia era molto più presente e radicata negli schieramenti di sinistra.
Daniele(Quota) (Replica)
ahahahah! Fabri, stoppiamo dopo un’ora di intervento (tuo)? Ok, stoppiamo.
L’america è lo stato-guida del femminismo nel mondo? Be’, è anche quello dove la regina è rimasta nuda prima, però (vedi proliferare di siti e blog e forum critici). Forse la libertà e lo spirito critico c’entrano qualcosa.
Come tu mi insegnerai, poi, l’America non è la East Coast e l’Ivy League dei Women’s Studies, ma qualcosina di più vasto e articolato.
Il femminismo reale lo andrei a cercare, se mai, nei paesi scandinavi (a forte impronta socialista, oops, riscusa, cioè autoritaria – STOPPIAMO, PERO’).
diait(Quota) (Replica)
(dài, su, si scherza. Stoppiamo la polemica. Anche se in realtà reagisco alle tue lunghissime tirate contro il pragmatismo. Dove io butto lì una battuta, tu ci scrivi un manifesto, suvvia.)
diait(Quota) (Replica)
Ti ho già detto, Diait, che se dovessi sforzarmi di essere sintetico impiegherei il triplo del tempo…In ogni caso, quando mi offri degli spunti interessanti, come in questo caso (perché mi hai dato l’opportunità di affrontare un tema che per me è fondamentale) sono il primo a sfruttarli (te lo avevo già detto, peraltro)
Ciò detto, se la tua analisi è che quello americano non è un “femminismo reale” mentre lo sono quelli scandinavi e socialdemocratici (che comunque non sono situati nell’iperuranio ma nel mondo capitalistico occidentale), allora va bè, alzo le braccia. Qualcuno dice che il mondo è bello perché è vario…sarà…di certo io e te vediamo il mondo con occhi completamente diversi…
C’avesse avuto ragione il grande Hegel, e siamo noi a creare il mondo e non viceversa come diceva qualcun altro? (o forse avevano ragione entrambi?…)… Discorso complesso che chiudo immediatamente…
Ciò detto, una cosa però te la devo dire. Non perché mi ti voglia levare dalle scatole; tutt’al più mi fai perdere tempo e nulla più (e non sempre, per la verità).
Esiste da tempo un blog che si occupa di QM che si chiama “Ragioni Maschili”: E’ molto serio, ben fatto, il suo fondatore è un uomo intelligente e dotato di un notevole bagaglio culturale e molto, molto, ma molto più vicino alle tue posizioni rispetto a noi. Lui per la verità è un tradizionalista, diciamo così, un liberale di destra.- Tu non sei una tradizionalista e neanche tanto liberale (più che altro sei una liberista, ma lo è anche lui…) ma di destra lo sei senz’altro. Scherzi a parte (fino ad un certo punto…), sei posizionata diversamente dal punto di vista filosofico (scusa, eh, non è mia intenzione offenderti…), però, insomma, sei sicuramente molto più vicina a lui che non a noi e in particolar modo al sottoscritto. Sono certo che potresti dare un grande contributo di idee in quel contesto ed essere ancor più utile alla causa, per ovvie ragioni.
Sono convinto che anche da quelle parti sarebbero ben felici del tuo contributo.
Se invece, nonostante ciò, continuassi a preferire Uomini Beta a Ragioni Maschili, bè, allora converrai con me sulla necessità da parte tua di avviare una seria e profonda riflessione a 360°
P.S. dimenticavo il meglio. Lì puoi straparlare non solo del comunismo e dei comunisti ma in generale di tutto ciò che odora anche lontanamente di sinistra, come meglio credi, senza freni né limiti di ogni sorta. Puoi vuotare il sacco, finalmente, senza remore, altro che sassolini, puoi tirar fuori i macigni che hai nelle scarpe e più ne tiri fuori e più sono contenti. In fondo è anche terapeutico…
Meglio di così che vuoi?
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Taranto, 22enne suicida dal grattacielo. In tasca aveva un biglietto per gli amici
Detenuto tenta suicidio, salvato
San Severo, fruttivendolo trovato morto in garage, possibile suicidio
Tentato suicido operai alle isole ecologiche, tutti salvi
Litiga con la compagna e tenta il suicidio col gas
Alessandria: detenuto di 65 anni muore in cella, era in carcere per non essersi sottoposto alla prova dell’alcol-test
In laguna riaffiora un cadavere -Quarant’anni, in avanzato stato di decomposizione. Probabile suicidio
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Tenta il suicidio a Porto Potenza, ritrovato in ipotermia sulla spiaggia di Senigallia. Salvato
Acerno, ragazzo suicida Si è lanciato da un ponte
Realmonte: operaio tenta il suicidio, salvato dal comandante dei carabinieri
Sezze, padre senza lavoro minaccia il suicidio: salvato dai vigili del fuoco
Si barrica in casa e tenta suicidio col gas – I carabinieri salvano anziano 71enne
Non trova un lavoro Si uccide a cinquant’anni
Crisi: Grecia; e’ boom suicidi, +37% in triennio 2009-2011
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Il gene della felicità.
http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2013/01/21/news/parla_con_lei_21_gennaio-51013112/?ref=HREC2-11
“…Come farebbero dunque gli uomini, in assenza di Maoa, a essere felici? Non è chiaro. Quello che sappiamo è che alti livelli di testosterone agiscono negativamente sull’umore, tanto da far pensare che i maschi smettano di essere davvero felici con l’inizio dell’adolescenza. ”
Una delle solite ricerche USA (e getta…).
Ma ne prendo spunto per una notazione: Schopenhauer la pensava (quasi) allo stesso modo, riguardo all’adolescenza maschile.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2013/01/21/news/parla_con_lei_21_gennaio-51013112/?ref=HREC2-11
La domanda per tutte era: qual è la formula della felicità?. Buona salute e tempo per sé stravincono. Ma la sorpresa è un’altra. Al terzo posto le donne italiane, superate solo da russe e polacche, mettono una vita sessuale soddisfacente.
Chissà se questa notizia renderà gli uomini italiani un po’ più felici, malgrado la loro imperdonabile mancanza di Maoa, o un po’ più preoccupati.
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Naturalmente la felicità maschile è subordinata a alla disponibilità sessuale femminile, mentre le donne hanno un loro gene personale per essere felici, sono indipendenti, solo quando fanno l’opera buona di desiderare sessualmente un uomo allora il subalterno può dirsi soddisfatto.
Leonardo(Quota) (Replica)
Trapani, operaio edile disoccupato si suicida: “Lo faccio perché senza lavoro non c’è dignità”
Il biglietto d’addio dentro la Costituzione. “L’articolo 1 dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta a trovarlo?”. Aveva chiesto aiuto a Napolitano e Camusso. Nel foglio l’elenco di chi si è tolto la vita perché senza lavoro: in fondo il suo nome
dal nostro inviato PAOLO BERIZZI
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TRAPANI – Una corda intorno al collo in nome dell’articolo 1 della Costituzione. Un pizzino disperato. L’ultimo. Infilato tra le pagine del libro della Repubblica Italiana. Su quel pezzo di carta, che ha voluto con sé fino alla fine, Giuseppe ha scritto con cura certosina l’elenco dei morti di disoccupazione degli ultimi due anni: se li è appuntati uno a uno, copiandoli dalle cronache dei giornali. L’ultimo nome in fondo alla lista è il suo; poche ore dopo finirà sul verbale dei carabinieri che lo trovano impiccato a una trave sotto casa. Giuseppe Burgarella. A fianco, vergate di suo pugno, due frasi secche. “Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione”.
Guarrato, 1.300 abitanti in provincia di Trapani, sulla strada per Marsala. Nel giardino della villetta dei Burgarella, muratori sindacalisti (Cgil), c’è un gazebo: tavolo di legno, quattro sedie, gli attrezzi. Da quando gli hanno tolto la “dignità” Giuseppe, non trovando altro da fare, ci va ogni mattina a mettere in ordine. Sessantuno anni, è il più giovane dei due fratelli. Ha iniziato da ragazzino segando il marmo, dai 30 in poi sempre e solo mattoni. L’ultimo contratto è datato 2000 (…)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
CRISI: SUICIDI ECONOMICI UNA REALTA’ DA SCOPRIRE – Coordinamento Microimprese per la tutela e lo sviluppo.
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COMITAS (MICROIMPRESE): OLTRE 500 SUICIDI AVVENUTI NEL 2012 AVEVANO ALLA BASE MOTIVAZIONI ECONOMICHE
IN VISTA DI UN 2013 NEGATIVO, SERVE L’APERTURA DI SPORTELLI AD HOC PRESSO LE PREFETTURE O LE CAMERE DI COMMERCIO
Il numero complessivo dei suicidi in Italia non è in aumento rispetto agli anni passati, anzi è in diminuzione. Ad aumentare però sono i suicidi che hanno alla base una motivazione di tipo economico. Lo afferma oggi Comitas, l’associazione delle microimprese italiane, lanciando un allarme alle istituzioni del nostro paese.
Le cifre ufficiali non evidenziano che nel 2012 sono stati più di 500 i suicidi legati a fallimenti, perdita del lavoro, o difficoltà economiche di varia natura che hanno portato a compiere un gesto così tragico – spiega Comitas – Circa duemila suicidi sono genericamente attribuiti a motivazioni psichiche e varie; da un approfondimento su cento di questi è chiaramente emerso che, almeno per il 18% dei casi, la causa economica scatenante e connessa non è stata conclamata anche per pudore delle famiglie. Da qui si può affermare che i suicidi economici potrebbero addirittura superare i 500 casi nel 2012. Un dato particolarmente preoccupante e che non fa ben sperare per il 2013, anno che si preannuncia durissimo per migliaia di piccole e micro attività italiane. Da notare come il fenomeno sia prettamente maschile: pur aumentando in Italia il numero delle donne imprenditrici, i casi di suicidio per motivi economici sono un quinto e prevalentemente legati a donne sole che perdono il lavoro; questo dimostra che le donne hanno maggiore forza e capacità nel reggere i fallimenti economici e lo stato di vergogna da essi prodotto.
Comitas ha rilevato che il 22% delle aziende che falliscono potrebbe essere salvato in un mercato pulito, cioè corretto, dove i pagamenti dei debitori e le sentenze dei giudici avessero tempi certi e accettabili – aggiunge Comitas – Diventa fondamentale quindi la creazione di uno sportello ad hoc, presso la Prefettura o la Camera di Commercio, dove un imprenditore possa rivolgersi per cercare una soluzione prima di sentirsi abbandonato dal mondo e compiere gesti estremi o giungere al suicidio. Non c’è dubbio che una parola amica e qualche idea positiva, se non proprio un sostegno concreto, potrebbero risollevare molte situazioni, evitando tragedie personali (suicidio dell’imprenditore) o collettive (suicidio dell’azienda).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Detenzione Femminile: scarsi numeri e scarso interesse. di Evelina Cataldo
Un confronto tra la detenzione maschile e quella relativa alle donne ha registrato, sin dal passato più remoto, un numero delle seconde nettamente e costantemente inferiore. Ciò viene ricondotto al perdurare di uno stigma di “subalternità” inflitto al loro ruolo sociale e, secondo alcuni studi, a meccanismi di interiorizzazione di istanze genitoriali e sociali che, nell’universo femminile, appaiono maggiormente strutturati al rispetto normativo.
La devianza di genere ha assunto spesso contorni peculiari essendosi palesata in azioni illecite interconnesse con la sfera della morale privata e pubblica. L’adulterio, inserito tra i reati nel Codice Zanardelli del 1889, riverberava l’esistenza di una doppia morale sessuale.
In ambito criminale, inoltre, il ruolo assunto dalle donne, sia per le caratteristiche comunicative che per le doti di collante familiare, si estrinsecava in compiti di intermediazione e, solo raramente, di primo piano. Fanno eco alcuni casi che rientrano nella sfera dell’eccezionalità come l’infanticidio o di particolari serial killers.La storia degli anni settanta ricorda la saponatrice di Montella, Leonarda Cianciulli, più conosciuta come saponatrice di Correggio o altri casi ancora in cui la partecipazione attiva alla criminalità non si è discostata da quella maschile, assumendone addirittura le sembianze; si pensi alle donne che hanno preso parte ad associazioni terroristiche “mascolinizzate nelle pratiche e nell’esercizio dell’illegalità”.
Oggi le detenute in Italia rappresentano circa il 5% della popolazione ristretta. Franco Corleone circostanzia la peculiarità e l’ignoto di questo universo-mondo: “In questi decenni abbiamo inventato mille definizioni di questa istituzione totale ma quella più adeguata per capire il punto di vista della presenza delle donne è l’immagine di una zona d’ombra.” Molte di esse sono madri e ospitano nelle loro celle bambini fino a 3 anni di età.
La detenzione femminile viene concepita ed eseguita nella stessa maniera rispetto alla detenzione maschile. Oggi sarebbe invece opportuno ridiscutere sul tema e sulle difficoltà derivanti dall’adozione di medesimi strumenti di azioni e regolamentazioni previsti per gli uomini detenuti. La custodia attenuata, la maggiore libertà nelle sezioni detentive, la disponibilità del servizio pediatrico, dell’asilo, la possibilità di poter ricevere pacchi o avere un fondo disponibile più ampio rispetto alla regola generale rappresentano solo delle agevolazioni. In virtù dell’importanza della figura materna, anche nella strutturazione della cornice valoriale dell’infante, e rispetto alla portata normativa dell’individualizzazione trattamentale che dovrebbe tener conto anche dell’appartenenza a un genere differente, la risocializzazione delle donne detenute oggi dovrebbe essere riconsiderata come un aspetto da sperimentare attraverso nuove prospettive pedagogiche e supportate da indirizzi normativi sensibili a ciò che Freud aveva definito il “continente oscuro”.
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Ho inserito il link in questo thread perché qui abbiamo parlato con più continuità dell’argomento. E quindi più evidente la strumentalità e le contraddizioni della pseudo-giornalista.
Reinserisco, per comodità, i link più significativi.
Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2008 sulla particolare situazione delle donne detenute e l’impatto dell’incarcerazione dei genitori sulla vita sociale e familiare
La situation particulière des femmes en prison et l’impact de l’incarcération des parents sur la vie sociale et familiale
Morire di carcere: dossier 2000 – 2013
Morire di carcere in Italia – dal 2002 al 2012
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
La richiesta del leader degli industriali veneti:
Suicidi degli imprenditori, il presidente Zuccato ai mass media: «Abbassate i toni»
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Il leader veneto di Confindustria: «Mettete un silenziatore che smorzi l’emulazione, raccontate le storie di aziende vincenti»
di Daniela Boresi
VENEZIA – Una moratoria. Una sorta di alleanza con i mezzi di comunicazione per arginare un fenomeno che preoccupa e fa paura: i suicidi degli imprenditori. Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto lancia dalle pagine del Gazzettino una richiesta che non ha precedenti: «Giornali, abbassate i toni. Mettete una sorta di silenziatore che smorzi l’emulazione». Un fatto scatenante non c’è, è la quotidianità a creare sgomento, uno stillicidio che rischia di minare le forti basi della locomotiva del Nordest.
Presidente cosa l’ha portata a chiedere ai mezzi di comunicazione di fare un passo indietro?
«Ci rendiamo conto che insistere nel dare ampio spazio ai suicidi, e ai suicidi degli imprenditori in modo particolare, è dannoso. E parlo con un forte sentimento di vicinanza e di rispetto per chi decide di togliersi la vita. Spesso la disperazione non è legata solo ad un problema economico, ci sono problemi personali che lo superano, debolezze, a volte stati di depressione veri e propri. E in una persona che vive un momento di fragilità può anche scattare lo spirito di emulazione».
Sono persone che spesso vengono dipinte come eroi, martiri. Questo a suo avviso aggrava l’emulazione?
«Non sono d’accordo con questa definizione. Eroi sono quelli, come l’imprenditrice Mara Borriero, morta nei giorni scorsi sconfitta da un male che l’ha colpita per tre volte e contro il quale ha lottato con tenacia fino alla fine. Ha lavorato fino all’ultimo e ha lasciato indicazioni su come far proseguire l’azienda. Ecco, lei è un eroe. O i giovani imprenditori di Mirandola, terra martoriata dal terremoto, nei quali leggo una forte determinazione ad andare avanti, una voglia di ricostruire e di non arrendersi».
Sono solo questi gli esempi che vorrebbe leggere?
«Non voglio indicare ai giornali cosa scrivere, ma posso chiedere loro di dare vita ad una alleanza. Non possiamo negare di vivere un momento di difficoltà economica e si deve trovare un percorso comune per evitare di fare ulteriori danni. Lancio quindi un invito al mondo della stampa: date meno enfasi a queste notizie».
A suo avviso un articolo o un servizio in tv ha così tanto peso?
«Certo che ce l’ha. Una volta un suicidio finiva in un trafiletto a piè di pagina, con le sole iniziali. Oggi si fanno paginoni. L’altro giorno a Schio, mentre si seppelliva un imprenditore che si era suicidato, un altro si è lanciato nel vuoto. Aveva una condizione personale pesante ed evidentemente aver letto che nella sua stessa città un collega ha deciso di farla finita lo ha influenzato. Non posso non valutare queste cose».
Oltre ad abbassare i toni, come vorrebbe si sviluppassero le sinergie tra imprenditori e media?
«Anche enfatizzando le buone pratiche. Serve a dare fiducia e speranza. Già in questo periodo di notizie positive da leggere ce ne sono poche, la crisi non aiuta. Perchè non raccontare i vissuti di quelle aziende che sono vincenti?»
É la prima volta che il mondo imprenditoriale chiede un intervento con così tanto vigore.
«E lo faccio con la stessa disperazione con cui ho chiesto al presidente Mario Monti di intervenire in Europa per aiutare le aziende in crisi. Non posso non leggere il dolore con cui molte imprese affrontano oggi il loro futuro».
Sabato 16 Marzo 2013 – 11:41 Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Marzo – 11:29
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
La risposta da parte del Corriere del Veneto:
L’EDITORIALE
Sui suicidi per crisi, verità e misura
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Le notizie si danno sempre. Anche quelle più sgradite, dolorose, imbarazzanti, laceranti. Sono figlie della realtà che sale prepotente dalla verità della vita e che bussa ai nostri occhi, alle nostre orecchie, alle nostre coscienze, all’alfabeto professionale di chi le scrive. Le notizie sono una realtà alla quale non si può abdicare. Anche con una robusta scala valoriale un buon giornalista non fa mai la «morale» alle notizie. Non è lui, paradossalmente, che detiene la loro «verità», se non quando le usa ideologicamente o per quel potere – se esiste ancora nella web-civiltà dei media orizzontali – che le manipola e le strumentalizza. Sono esse stesse che chiedono spazio e cittadinanza con la forza della voce dei lettori che nella società di massa ha assunto l’identità e il ruolo dell’opinione pubblica. Le notizie siamo noi. Le notizie sono la democrazia. E’ la doverosa premessa che ci sentiamo di fare rispondendo all’accorato appello del presidente veneto di Confindustria Roberto Zuccato ospitato sabato dal Gazzettino, appello con il quale si chiede ai media di «abbassare i toni sui suicidi degli imprenditori e di mettere un silenziatore che smorzi l’emulazione».
Ed è la premessa con quale noi giornalisti ci confrontiamo ogni qualvolta in redazione arriva la «brutta notizia » – che nessuno vorrebbe arrivasse – dalla geografia disperata di una terra che del lavoro ha fatto una sorta di religione e che una crisi epocale sta mettendo in ginocchio nonostante la forza ancestrale di chi è abituato a non arrendersi mai. Non è la prima vota che riflettiamo pubblicamente sul modo in cui l’informazione si occupa dei suicidi degli imprenditori, anche perché la scia di dolore è lunga e la Spoon River di queste «vittime del lavoro» rischia di rubarci tulle le parole. Ma non è con il silenzio – che del resto Zuccato non chiede – che si può porre fine ad un fenomeno che con la fragilità carsica di un modello messo a dura prova ci sbatte in faccia lutti e contraddizioni. Al netto del compito principale di un organo d’informazione serio e autorevole che consiste nella verifica della notizia, non di rado molto difficoltosa (è un suicidio per crisi? O per depressione? O tutti e due? O la crisi non c’entra affatto?), una volta stabilito che «un altro imprenditore non ce l’ha fatta» è un dovere quasi civico indagarne il perché.
Un suicidio è un atto di «resa» ma spesso è contemporaneamente una denuncia – diretta o indiretta – di una realtà nella quale la causa non è quel sostantivo indistinto chiamato crisi ma anche quella rete di ostacoli, di negligenze, di connivenze e di omissioni che è l’impianto politico-burocratico di un Paese che sta portando al collasso la sua spina dorsale, ovvero il mondo dei produttori. Allora, se è vero (ed è vero) che ogni suicidio è un dramma a sé, è ancor più vero che una catena di suicidi diventa un fenomeno sul quale non si può essere «reticenti». Ciò non significa che ogni suicidio vada spettacolarizzato o riproposto con i canoni della cattiva informazione (che a volte ci appartiene) dove una morte non è vissuta con il rispetto che reclama ma con il cinismo della distanza, la superficialità del racconto, il tradimento di un gesto «privato» che può diventare «pubblico» solo con pathos e misura. Ma nella drammatica ripetizione del suicidio c’è una «verità» che non appartiene alla nostra «scelta», una verità alla quale siamo chiamati ad approssimarci in modo non ideologico. Il mestiere del giornalista è quello di vedere, raccontare, capire, spiegare, approfondire. A se stesso ancor prima che agli altri. Con l’umiltà degli «ignoranti-intelligenti» che trasformano il «grande racconto della vita» nella migliore «narrazione» possibile della scrittura. Con il contributo sempre maggiore di una «comunità di lettori» che il giornale contribuiscono a fare attraverso la loro sensibilità, i loro osservatori, le loro competenze. Proprio uno di loro – il senatore Maurizio Castro – all’ennesimo suicidio ha inviato giorni fa al Corriere del Veneto un intervento «politicamente scorretto» e straordinariamente «vero» nel quale prendeva le distanze da chi definisce gli imprenditori suicidi «eroi» chiedendosi se non siano piuttosto – con il rispetto e il dolore dovuto agli autori di un gesto così definitivo – dei «disertori». Un parere duro e diretto che ovviamente ha trovato molti contrari, ma che pensando al mondo che rimane (mogli, figli, dipendenti, debitori) ha sollevato il velo su una parte di verità ruvida e scomoda. Come tutte le notizie che non vorremmo mai leggere ma che nel loro «silenzio coatto» prima o poi esploderebbero.
Alessandro Russello
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sempre più fallimenti e protesti: in tre mesi chiuse 265 società
“La conferma arriva dal Comitas, l’associazione delle microimprese italiane: «Nel 2012 sono stati più di 500 i suicidi legati a fallimenti, perdita del lavoro, o difficoltà economiche di varia natura che hanno portato a compiere un gesto così tragico. Un fenomeno prettamente maschile, pur aumentando in Italia il numero delle donne imprenditrici».”
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/04/15/news/imprenditore_si_suicida_a_causa_di_problemi_economici-56683227/
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/04/15/news/faenza_l_azienda_in_crisi_lavoratore_si_d_fuoco-56671978/
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
BOLOGNA, STA PER RICEVERE LO SFRATTO: 59ENNE SI UCCIDE CON UN FUCILATA -FOTO
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
http://www.iovivoaroma.it/notizie-de-attualita/suicida-dopo-la-nascita-delle-sue-gemelle-non-posso-mantenerle-foto.htm
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sì, l’Italia ha i nervi a pezzi
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Inutile essere ipocriti, ormai lo sconforto sociale è altissimo: i suicidi per motivi economici sono aumentati 20-30 per cento e cresce a dismisura il consumo di anti depressivi. Ecco cosa rivelano gli ultimi dati statistici, appena pubblicati
(29 aprile 2013)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)