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14 Gen 2016  |  27 Commenti

Difendimi, stupratore!

Come il diario di Winston Smith, ci sono cose che vanno scritte solo per ricordare il presente, in vista di un futuro in cui la storia sarà cancellata e riscritta, trasformata nel contrario di se stessa. Riassumiamo: pare che a Colonia, nella notte di Capodanno, durante i festeggiamenti di fronte al Duomo, un gruppo di mille profughi abbia stuprato un’ottantina di ragazze tedesche. Dico “pare”, perché quasi subito l’accusa di stupro è stata derubricata sulla stampa e nelle dichiarazioni pubbliche delle autorità tedesche prima a palpeggiamenti, poi a molestie verbali, poi – secondo la nostra Presidenta della Camera – a semplice “mancanza di rispetto” (curiosa inversione della tipica escalation nostrana da questionario ISTAT, dove la critica del marito al taglio di capelli della moglie è considerata violenza domestica). Quindi in molti hanno gridato alla bufala. Non c’è stato nessuno stupro, anzi ce n’è stato uno, ma non ottanta: tutto allarmismo ingiustificato di chi vuole fomentare odio (curiosa inversione della retorica nostrana da centro antiviolenza, dove anche un solo stupro è emergenza nazionale).

In seguito i colpevoli, prima mille rifugiati, diventano una ventina di rifugiati; bufala doppia. Poi però lo stupro c’è stato eccome: responsabile è la popolazione tedesca. Infine scopriamo la realtà: lo stupro c’è stato eccome, e responsabili sono gli uomini. Tutti. Almeno secondo il gruppo “Nuovo Maschile – Uomini liberi dalla violenza”, che in un comunicato sulla sua pagina Facebook scrive: “I fatti di Colonia riguardano tutti noi come uomini; la violenza non è una questione legata allo straniero […] ma è una questione maschile […]. Il silenzio degli uomini nel non riconoscerlo è estremamente allarmante.” Non c’è bisogno di una laurea per prevedere che questa diventerà presto la posizione ideologica preponderante anche tra * femminist* tutt* quant*, visti precedenti illustri come per esempio un articolo di Lea Melandri sul Manifesto. Giuliana Sgrena, sempre sul Manifesto, ribadisce: Inciviltà di genere“. State tranquilli, è solo l’inizio. L’agitarsi frenetico, il boccheggiare in cerca di giustificazioni, puntualizzazioni, distinguo e precisazioni, si calmerà presto per lasciare spazio all’unica versione accettabile degli eventi, che salva capra e cavoli ideologici: quella della colpa maschile generalizzata.

I fatti di Colonia stanno portando alla luce contraddizioni, dissonanze cognitive, false coscienze e ipocrisie da tutte le parti: nessuna esclusa. È evidente che le considerazioni in merito – sul fenomeno dell’immigrazione, sulla politica interna ed estera europea, sull’economia mondiale – sarebbero complesse e riguarderebbero l’intera organizzazione del nostro pianeta. In questa sede, però, parliamo di uno spazio molto più vasto: la Psicosfera. La Psicosfera è il territorio simbolico in cui viene affermato, o negato, il senso della persona. È anche (fra l’altro) il territorio delle accuse da cui non ci si può difendere, della vergogna non emendabile, dei doppi vincoli. Come quelli che da decenni vengono scaricati sugli uomini occidentali: Devi mostrare le tue emozioni, ma se le mostri sei un insicuro e quindi sei indesiderabile. Devi essere libero di piangere, ma se piangi non sei un vero uomo e quindi sei indesiderabile.

Devi difendere le tue donne, ma le donne non sono tue e non hanno bisogno di essere difese da te.

Il giornalista Pietrangelo Buttafuoco è stato il primo a porsi la fatidica domanda: “Perché gli uomini di Colonia non hanno difeso le loro donne?” Altri si sono accodati, come un deputato di Scelta Civica che, dall’alto della sua onniscienza e del suo fisico da sergente istruttore di pratiche automobilistiche, ha definito gli uomini tedeschi “non razza ariana ma razza di conigli”. Altri cavalieri senza macchia si sono uniti al coro sui social media, accompagnati da quelle che per l’occasione rivendicano di essere le loro donne. Tutti d’accordo: se gli uomini non difendono le loro donne, non sono uomini. Sentimento che potrebbe essere condivisibile, se a questi difensori che per le loro donne rischiano la vita o quantomeno l’ospedale si offrisse in cambio rispetto, o anche solo un grazie. Ma subito, nello stesso respiro, gli stessi uomini che hanno il dovere di difendere le “loro” donne vengono chiamati stupratori, pedofili e assassini di donne (in quanto donne, chiaramente). Gli italiani, poi, godono di un particolare disprezzo all’interno della categoria: non si perde occasione per puntualizzare che sono i più grandi consumatori di turismo sessuale del mondo, che sono violenti, ignoranti e maschilisti. Scrive una commentatrice su Facebook: “Come tutte le donne, pure io ho avuto la mia dose di molestie… e tutte le volte sono stati schifosissimi masculi italiani.” Tanto per dare un’idea della lieta atmosfera che rasserena le conversazioni.

Altri specialisti del politicamente corretto – spesso uomini in cerca di consenso – spiegano che gli orrendi bigotti fautori della “famiglia tradizionale” (anche questa è ormai una definizione con mille sottintesi, sempre offensivi) parlano delle “loro donne”, ma le donne NON sono “loro”. Con ciò travisando in malafede il senso di quel possessivo: molti dicono “mio figlio” o “mia figlia”, ma solo un imbecille starebbe a precisare che i figli non sono <i>loro</i>. Il dovere morale degli uomini è quindi di difendere chi sputa loro addosso. Le stesse persone che chiedono protezione, un secondo dopo aggiungono che “la cultura dello stupro è comune a tutti gli uomini”.

Per quanto riguarda ciò che è successo a Colonia, o forse no, ma forse sì ma anche no, tutti dicono che non bisogna generalizzare. E ci mancherebbe. Però dei colpevoli di un reato ci sono. Secondo il principio della responsabilità personale, e senza criminalizzare intere fasce di umanità, sarebbe il caso quantomeno di punire i colpevoli. Invece no. Da più parti ci viene spiegato, sempre perché non bisogna generalizzare, che “la cultura dello stupro è comune a tutti gli uomini”. Anche in questo caso, come molti altri, la vergogna morale è diretta contro gli incolpevoli, facili da umiliare perché sono in grado di provare vergogna. I veri colpevoli, invece, non hanno di queste debolezze, e infatti di fronte a loro le orde furiose delle accusatrici abbassano la testolina e stanno zitte e buone. Chi sono i conigli?

Viene da chiedersi come mai si chieda protezione proprio a coloro che tutto il resto dell’anno sono chiamati violenti, pedofili, stupratori, razzisti, omofobi, misogini, ignoranti, analfabeti. È evidente, o forse no, che questo doppio vincolo – È tuo dovere difendermi, ma io ti disprezzo – ha la funzione di conservare un’onorabilità ideologica. Si esige protezione dai pericoli; la protezione è evidentemente richiesta al più forte dal più debole; il disprezzo verso il più forte evita l’umiliazione di doversi mostrare più deboli.

In sottofondo a tutto questo vi è un principio tacito, ma ben compreso: la forza fisica, quella che viene chiamata “forza bruta”, è implicitamente posta come base delle relazioni nel momento stesso in cui la si definisce inutile, stupida, primitiva. La violenza – naturalmente quella maschile – è al tempo stesso respinta e pretesa. Pretesa, perché riconosciuta come risolutiva e unica fonte efficace di protezione; respinta, perché la sgradevole ma innegabile superiorità della violenza cancella la Grande Narrazione della perfetta eguaglianza dei generi. Una giornalista canadese della rivista onlineFeminist Current propone di istituire un coprifuoco per gli uomini. Per impedire molestie come quelle di Colonia (ma ci sono state o no, allora?) occorre proibire a tutti gli uomini di uscire la sera. La giornalista non si pone minimamente il dubbio di chi possa avere l’incarico di far rispettare questo coprifuoco immaginario, perché nella mente da vispa Teresa anche della femminista più agguerrita regna la totale incapacità di collegare cause ed effetti secondo logica: il mondo delle favole piove magicamente dal cielo, porci maschilisti. Per chiunque altro, la risposta è evidente: altri uomini. Chi, se non gli uomini, può proteggere le donne dagli uomini? E ovviamente proteggerle dalla violenza con la violenza.

I Paladini d’Altri Tempi che urlano “Difendiamo le nostre Donne” (con la maiuscola d’ordinanza) sostengono che è una legge naturale, fa parte dell’evoluzione umana, bisogna proteggere le madri. La vecchia storia del prima le donne e i bambini, insomma. Eppure bisognerebbe chiedersi cosa è “naturale”. Spesso quelli che invocano la “legge naturale” non si rendono conto di quanto poco “naturale” sia lo stato pacifico, civile e ordinato in cui vivono. La stessa nostra democrazia è tutt’altro che un istituto “naturale”. Spesso chi parla di “legge naturale” non si rende conto di quanti dettagli sgradevoli siano inclusi a corredo del concetto. Come tutti i dogmi, anche questo non si può invocare solo per le parti che fanno comodo.

Pretendere la forza fisica degli uomini come riparo di fronte al pericolo, per deridere quella stessa forza fisica appena il pericolo cessa, o lamentarsi che quella forza fisica “opprime”; allo stesso tempo, incentivare a parole la vulnerabilità e disprezzarla non appena emerge. Questo il risultato di un’offensiva pluridecennale nel territorio della Psicosfera. La violenza non è mai cosa su cui scherzare. Ma oggi è abolita perfino la possibilità di razionalizzarla. L’uso della violenza da parte degli uomini è stato giustificato nei secoli facendo appello a ideali più o meno sinceri, più o meno condivisi. I feticci della conquista, le divinità a cui offrire se stessi o altri in sacrificio: la patria, la famiglia, Dio, i propri cari, “le proprie donne”. Oggi agli uomini viene ordinato di commettere o subire violenza, e fin qui tutto normale, se vi pare normale; ma stavolta, e questa è la differenza, l’ordine arriva con l’implicito che non vi sarà alcuna gratitudine per la protezione ricevuta, né un ricordo dopo il sacrificio. E chi non accetta questo non è un “vero uomo”.

Buon anno, stupratori difensori. Ricordatevi che siete sacrificabili come al solito, ma da oggi siete anche schifosissimi.


27 Commenti

Luigi Corvaglia 9:10 pm - 15th Gennaio:

“Devi difendere le tue donne, ma le donne non sono tue e non hanno bisogno di essere difese da te”
.

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Animus 12:07 am - 16th Gennaio:

Luigi Corvaglia: Devi difendere le tue donne, ma le donne non sono tue e non hanno bisogno di essere difese da te

Esattissimo Luigi, le “ns. donne” non sono nostre!
E che cosa sono/condividono allora (rispetto a noi/con noi)?

Boh, non possiamo dirlo, nel senso che ci manca (proprio) la struttura grammaticale per “significarlo”…

Armando forse ricorderà la mia obiezione di qualche tempo fa, su questo tema.

Altra dimostrazione, che è (anche) sulle “lacune del pensiero” (e quale mezzo migliore delle lacune del linguaggio) che il potere porta avanti le sue battaglie …

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Luigi Corvaglia 9:19 am - 16th Gennaio:

Animus,
La frase non è mia ma di Marco Pensante. Nel Post.
.

Animus: Boh, non possiamo dirlo, nel senso che ci manca (proprio) la struttura grammaticale per “significarlo”…

.
D’accordissimo. Mi chiedo: è lo stesso nelle altre lingue? Intendo quelle occidentali quanto meno.

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Animus 4:08 pm - 16th Gennaio:

Non lo so, qua i (linguisti) marxisti dovrebbero essere molto più ferrati, dal momento che è chiaro che il concetto di appartenenza è sfumato e subordinato a quello di proprietà.

Avevo fatto delle riflessioni in merito tempo addietro, sulla’aggettivo possessivo, che racchiude significati molto diversi in una parola sola, mentre dovrebbero esistere, condivisione a parte, tutta una serie di sfumature (ma neanche tanto sfumate) del concetto, solo qualche esempio, cosa ha in comune la “mia” nazione, con il “mio” braccio?

Praticamente nulla, a volte poi c’è ancora commistione tra ciò che si possiede e ciò da cui si è posseduti (la mia fam. ad es., dove il membro non possiede la famiglia ma ne è subordinato alle sue regole, lo stesso vale per le leggi dello stato/nazione) o ancora ci dovrebbe essere differenza di significato tra quello che è solo mio (e non può essere di nessun altro) vedi il mio braccio, da quello che è anche mio, ma può essere anche di altri (il mio braccio è solo mio, il figlio è mio ma anche di mia moglie), tra ciò che è mio perchè ne posso fare ciò che voglio (la mia macchina), da ciò che ò mio, ma non posso fare ciò che voglio (per altri motivi) , etc etc etc.

Insomma, il “mio/a” è uno dei concetti più ambigui, indeterminati e con-fusi che ci siano.

E dove non c’è distinzione e chiarezza, si nasconde sempre un problema…

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Barbara 2:06 am - 17th Gennaio:

Io ritengo di non “appartenere” a nessuno come persona, ma quando si tratta di una collettività è normale usare definizioni come “le nostre donne” o “i nostri bambini” o “i nostri anziani”.

Io difenderei “i nostri uomini”, se ne avessero bisogno. Anzi, guai a chi me li tocca! smile

Firmato: una femminista che ama gli uomini (ne coltivo personalmente due, uno grande e uno piccino hehe). Le femministe vere odiano i soprusi, non i maschi: mica siamo tutte come la Boldrini…

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Armando:-) 12:59 pm - 17th Gennaio:

Ottimo articolo, nel quale è citata Giuliana Sgrena. A parte il carattere del personaggio raccontato mi da una donna che l’ha conosciuta (supponente, col complesso di superiorità, schifiltosa verso gli ignoranti, tutti difetti tipici della sinistra radicale Scic), la Sgrena fu salvata dal sacrificio di Nicola Calipari, l’orrendo maschio poliziotto che la riparo’ col proprio corpo dai proiettili Usa quando fu rapita in Afghanistan . Ma come al solito non c’è da aspettarsi nessuna riconoscenza da certa gente. E il motivo è uno solo. Quellprotezione tanto invocata è quella del superiore che assolda il servo per fargli da guardiaspalla. Ma in questo caso il termine assolda è sbagliato, perché non c’è nessun soldo. La protezione è pretesa a gratis.

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nina 1:50 pm - 17th Gennaio:

1. la notizia probabilmente è una buffala che vuole provocare guerra tra gli europei e gli immigrati nel nome della fica, meglio non rispondere alla provocazione

2. da solito sono le donne anziane a difendere quelle giovani dalle molestie (parlo per esperienza propria) e non gli uomini, gli uomini forse solo se hanno qualche tornaconto personale, o usano lo stupro come pretesto di guerra, che non serve per niente una persona stuprata. A quella serve tranquillità e oblio.

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Nicola 5:00 pm - 18th Gennaio:

Concordo con la prima affermazione di Nina, forse il fatto non è una bufala ma è stato volutamente amplificato ad arte dai media per aumentare la dose di ansia e paura contro gli immigrati, anche perchè in Germania (ma anche nel resto d’Europa) gli avversari di Angela Merkel non si lasciano scappare un’occasione d’oro per poter contestare la sua politica dell’accoglienza. Forse se fossero stati degli uomini tedeschi a commettere queste molestie se ne sarebbe parlato solo per un giorno come di una bravata di quattro ubriaconi e non certo in termini di “stupro di massa”, e tutto sarebbe tornato come prima. Per quanto riguarda le lamentazioni delle femministronze siamo sempre lì: hanno insegnato alle donne che la figa è un bene di mercato da vendere a caro prezzo ed è inevitabile che urlino allo scandalo anche per banali casi di molestie. Ricordo che quando ero alle scuole medie i miei compagni si divertivano a palpeggiare le nostre compagne di scuola, non ho mai visto una di loro andare da una professoressa o dal preside perchè denunciasse l’accaduto o sospendesse i miei compagni, ho rivisto tanto tempo dopo alcuni di loro, sono persone che hanno un lavoro e una famiglia, io non mi sono mai permesso di toccare con un dito le mie compagne e sono diventato uno sfigato con un lavoro ma senza donne nè famiglia…vorrei che qualche femminista mi spiegasse questo strano destino.

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Fabrizio Marchi 5:30 pm - 18th Gennaio:

il mio ultimo articolo pubblicato sull’Interferenza:
http://www.linterferenza.info/editoriali/3137/

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mauro recher 5:03 pm - 23rd Gennaio:

https://femdominismo.wordpress.com/2016/01/23/family-day/ non proprio inerente ma ci vedo dei punti in comune

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mauro recher 8:12 pm - 25th Gennaio:

Devo raccontare un fatto accaduto a mio padre poche ore fa…
Parcheggio interrato del supermercato, si avvicina una ragazza che gli monta in macchina e inizia a provocarlo (mio padre ha 76 anni) ,inizia a tirare fuori il seno gli dice che gli tocca il pene ecc ecc… mio padre ,pur di farla andare via gli da 5 euro ….
Cosa succederebbe se fosse il contrario ?

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Gaudente 8:55 am - 31st Gennaio:

Mauro, puoi mica dirmi dove si trova questo supermercato con posteggiatrice zoccola ?

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mauro recher 9:22 am - 1st Febbraio:

A 100 metri vicino a casa mia a Vicenza
Comunque non sono in vena di battute o altro (non vuole essere riferito a Gaudente ,intendiamoci) molto probabilmente per mia madre non c’è nulla da fare (ne avevo parlato con Fabrizio di questo) e molto probabilmente non potrò essere a Roma a fine mese come non potro essere molto presente su internet (devo fare i turni in ospedale)
Momento duro…

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Animus 3:02 pm - 1st Febbraio:

mauro recher,

Siamo in due caro Mauro, anch’io sto facendo la spola casa ospedale da 2 settimane.
Se ti può consolare (ma primo o poi bisogna farsene una ragione) bisogna pensare che se i ns. vecchi non morissero, noi non saremmo nemmeno nati, nasciamo solo perché, un gg. loro moriranno.

Lo dico , non per alleviare un certo dolore (naturale) ma per sollevare da un certo senso di colpa/”peccato originale” (indotto).
Non essendo induisti (il funerale per loro è una festa), ma eredi di ciò che ancora sopravvive dello spirito cristiano, di più, non possiamo/riusciamo a fare.

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Luigi Corvaglia 4:53 pm - 1st Febbraio:

mauro recher,
Sono momenti duri. Si, li conosco. Li conosco per averli già attraversati (con mia madre prima e circa un anno e mezzo fa con mio padre) e comprendo benissimo. Si, lo sappiamo da sempre che prima poi dovrà succedere, ma quando succede davvero (anche se in età matura, magari sposati e con prole) non siamo mai preparati. Ti sono vicino, anche se solo virtualmente. Spero comunque che tua madre riesca a farcela.

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Fabrizio Marchi 6:10 pm - 1st Febbraio:

mauro recher,

Solidarietà da parte mia e da parte di tutti. Un grande abbraccio! e tieni duro. Non sei solo.

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mauro recher 10:13 am - 2nd Febbraio:

Ringrazio per la solidarietà, e copio quello detto da Luigi ,le speranze sono molto ridotte purtroppo

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mauro recher 7:36 pm - 5th Maggio:

Loro sono 300. Tutti maschi, tutti vestiti uguali, tutti nazisti. Sfilano per le vie di Borlange, in Svezia, a favore dell’intolleranza. Lei si mette lì davanti, alza il braccio, stringe il pugno e rimane impassibile. Tess non si muove, non trema, non urla, non si scompone. Ma li umilia. Perché li spiazza, perché non si piega, perché dimostra, lei da sola, quel coraggio che loro sanno avere solo in branco. In tutto il mondo, lei diventa il simbolo della dignità umana che non si piega. Loro, dei ridicoli nazisti. Grazie, Tess.
Questo pensiero viene dalla pagina di Marco Furfaro ( un esponente di SEL ) io gli ho lasciato questo commento
Essere maschi (tutti maschi) dev’essere il male del secolo
rTess è la ragazza che ha fidato questi “nazisti”

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Fabrizio Marchi 12:21 pm - 6th Maggio:

mauro recher,

Il punto vero è un altro, Mauro. Lo ha potuto fare perchè era una donna. La sua provocazione è stata quindi tollerata, solo per questa ragione…A un uomo gli avrebbero riservato ben altro trattamento…

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Armando 10:39 am - 8th Luglio:

Con riferimento ai nazi e all’eroina glorificata da Sel, ciò che non viene rilevato da nessuno, come opportunamente sottolinea Fabrizio, è che lo ha potuto fare in quanto donna. Questo significa che anche nei peggiori soggetti maschi come i neo nazisti, esiste un senso di protezione verso le donne, o un interdetto ad usare violenza contro di loro. Infatti, come abbiamo sempre sottolineato, gli omicidi di maschi sono molti di più di quelli di femmine. Quindi, un ragionamento logico e consequenziale avrebbe dedotto il contrario da quello del commento dell’articolo del Fatto. Ma logica e ragionamenti razionali non sono nelle corde del giornalismo asservito al mainstream.

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mauro recher 11:09 am - 10th Luglio:

http://www.huffingtonpost.it/2016/07/10/laura-boldrini-femminicidio_n_10912400.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001 uomini siate femministi ..gli ho lasciato questo commento …
Ma perchè mai mi devo unire a delle persone che incitano all’odio maschile ? Non sono cosi masochista da sentirmi dire ogni minuto che faccio schifo solo perchè ho il pene ? Contro la violenza si ,ma in ogni campo e luogo e non devo leggere nei social ,la ferrea e giusta condanna di un uomo che uccide una donna e l ‘applauso e l’approvazione quando succede il contrario, visto che ci siamo il gender pay gap quando c’è, e dell’ 1.6 %

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Dante 5:28 pm - 22nd Luglio:

L’ottimo articolo all’inizio dimostra (se ce ne fosse ancora bisogno) su che razza di putrida base di menzogne, ipocrisia, doppiopesismo, ignoranza e profitto personale si regga la misandria e l’ideologia radical-SHIT. Siccome condannare l’immigrato non si puo’ perche’ va contro i dogmi sacri dei radical shit e allora si condanna tutto il genere maschile (esattamente come i nazisti facevano con i non ariani), anche quelli che hanno dato la vita per “donne” come la sGRENA (il minuscolo e’ voluto). Ho fatto bene ad allontanarmi da questa patetica sinistra che di sinistra non ha nulla ma che e’ fatta di nazifemminismo, teoria gender e xenogenuflessione. Mi fanno schifo

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Aliquis 9:48 am - 26th Luglio:

Di Giulio Regeni non si parla più.
Mi chiedo: se fosse stato una donna sarebbe stato fatto di più? Di sicuro il governo italiano non sta facendo niente.

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mauro recher 11:19 am - 8th Settembre:

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