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03 Apr 2010  |  7 Commenti

Lettera a un uomo di “destra”

Ho deciso di pubblicare, come ho fatto con quel mio vecchio amico e compagno di lotta politica nell’articolo “Lettera ad un uomo di sinistra”, questa risposta ad un altro amico che invece si trova dall’altra parte della barricata. 

Caro……, le questioni che hai posto sul tavolo nella tua lettera mi sollecitano ad una risposta.Se il sistema dominante (che certo non è marxista, o di sinistra, in nessuna,  ma proprio nessuna delle sue declinazioni…) ha adottato e fatto suo un genere, questo non è quello maschile (beta), come ben sappiamo, altrimenti non saremmo qui. Quindi la tua domanda la rispedisco al mittente, cioè a te. Perché il sistema, non certo di “sinistra” (e quindi di “destra”anche se nella sua declinazione liberista, saremo d’accordo,spero, su questo) ha scelto di declinarsi al femminile e di gettare alle ortiche il “maschile” (beta)?

Dammela tu la risposta, che sei oggettivamente (quanto meno un pochino) più vicino di me, ideologicamente e per ovvie ragioni, al sistema stesso. Perché lo chiedi a me che, da marxista, sia pure eterodosso, spurio, eretico, critico, e chi più ne ha più ne metta, sono un critico strutturale del sistema e lavoro con le mie energie migliori al suo superamento (in termini di orizzonti storici e culturali, è ovvio, purtroppo non ci sono oggi le condizioni per un suo superamento concreto)?

Ti rispondo in questo modo perché mi poni questa domanda come se fossi io (inteso come opzione culturale) ad essere responsabile di quanto sta accadendo. Per coerenza dovresti, e dovreste, voi uomini non culturalmente di sinistra, interrogarvi su questo, prima ancora di noi, uomini di sinistra. A meno che non vi stiano bene le cose così come stanno. Ma non mi sembra che vi stiano bene. Però rigettate la “colpa” su di noi, come se a guidare la società e a dominare ci fosse la sinistra, mai stata così debole come in questa fase storica…A me pare che viviate una bella contraddizione. E’ come se non riusciste ad uscire da un labirinto e allora ve la prendete non con chi ha costruito il labirinto ma con quelli che stanno insieme a voi in quello stesso labirinto (che il vostro sistema dominante, non certo noi, abbiamo voluto)

Ho spiegato più e più volte, anche nell’ articolo “destra e sinistra”, come questo stesso sistema (dotato di una intelligenza e di una capacità pervasiva straordinarie, mai conosciute prima d’ora, nei confronti del quale provo anche una certa ammirazione da un punto di vista analitico, non certo etico o ideale,  come modestissimo studioso di filosofia politica) sia stato così intelligente da far suo e da assorbire il femminismo piegando le ragioni e/o le motivazioni di quel movimento ai suoi interessi. A tal punto che anche al sottoscritto viene il dubbio se quel movimento, viste come sono andate le cose, non sia stato esso stesso una creatura del sistema. Non sarebbe certo la prima volta che accadono cose simili nella storia.

Ma non voglio dare l’impressione di cavarmela in corner, come si suol dire…Ammettiamo anche, cosa assolutamente realistica anche se vera solo in parte (perché il primo femminismo e quello più potente, cioè quello americano, con la sinistra non aveva veramente nulla a che vedere…),  che il femminismo sia nato a sinistra. Ciò non cambia nulla della sostanza di ciò che quel movimento ha rappresentato ideologicamente (interclassismo, sessismo, razzismo antimaschile indistinto, privo di qualsiasi connotazione sia di classe che individuale, antimaschile a priori, per definizione, anche al di là delle soggettive responsabilità di questo o quell’uomo), che concretamente ha generato e soprattutto gli interessi di chi ha rappresentato (elite maschili dominanti, nuove elite femminili dominanti e una buona parte, anche se non tutta, della popolazione femminile). Ciò è potuto avvenire, come sappiamo, con una operazione ideologica artificiosa che ben tutti conosciamo. Cioè una specie di copia-incolla fatto dalle femministe della dialettica di classe marxiana applicata al conflitto fra i generi.

E qui veniamo al secondo punto della tua domanda. Io non sono di quelli che crede che esistano delle contraddizioni eterne ed immutabili. Neanche il marxismo, per chi si è cimentato, crede questo, per lo meno in teoria. Altrimenti, sempre filosoficamente parlando, non potrebbe neanche concepire il superamento dell’”ordine di cose presenti” (sempre al momento e nell’epoca di quando si scrive e ci si trova a vivere).  Io non credo, come dici tu, forse, e sicuramente molti altri, che il femminismo sia di sinistra perché non poteva che collocarsi a sinistra. La realtà oggettiva di oggi dimostra il contrario. Il femminismo, o meglio, il post femminismo (cioè ciò che è avvenuto subito dopo la prima ondata femminista), cioè la sua applicazione concreta, ha trovato il suo humus e la sua massima espansione proprio nel sistema capitalistico che la sinistra (sempre nella sua accezione filosofica, non sto parlando di Bersani o Veltroni) vuole superare. Altrimenti non sarebbe sinistra; e infatti Bersani e Veltroni non lo sono (lo affermo senza nessun intento “scomunicante”, sono un laico, solo per chiarezza. Diciamo che è scorretto da parte loro definirsi tali…)

Nello stesso tempo, come trovo sbagliato collocare il “maschile” a destra, in contrapposizione al femminismo collocato a sinistra (falsamente), trovo sbagliato anche il suo contrario.

E’ stato appunto il femminismo, con una astutissima operazione, a collocarsi a sinistra e a relegare il “maschile” a destra. Ci è riuscito, non v’è dubbio, ma questo non significa che il femminile sia di sinistra e il maschile di destra. Come giustamente fa notare Rino nel suo ultimo post, la Cina è un paese ultraliberista (capitalista) eppure è governata da un sistema formalmente comunista. Contraddizione in termini? Niente affatto. La Cina non è un paese comunista. Punto. Questa è solo una finzione. Il PC potrebbe chiamarsi in altro modo, rappresenta oggi di fatto solo la continuazione storica di una tradizione cinese (anche di derivazione confuciana) che oggi vede il potere incarnarsi in una struttura politica dominante che si chiama Partito Comunista. Potrebbe chiamarsi Mister X: sarebbe la stessa identica cosa. Non cambierebbe proprio nulla.

Insomma, è stata un’operazione artificiosa quella di collocare i due generi in modo distinto e separato nelle due grandi opzioni di “destra e sinistra”. Ma se così fosse noi uomini dovremmo essere tutti di destra (mi viene da ridere…) e tutte le donne di sinistra (sorrido sempre di più…).

Ciò non significa che la contraddizione di genere non sia esistita nella storia ma solo che è stata strumentalmente ricostruita dal punto di vista storico da un solo punto di vista: quello femminista. Il che ovviamente non significa che anche quella ricostruzione non abbia delle ragioni, sia chiaro, altrimenti faremmo anche noi un’operazione falsa e strumentale (come la loro) e non utile alla nostra causa.

Ancora. Questa contraddizione non è esplosa prima per innumerevoli ragioni (e non solo perché “le donne erano sempre e comunque le oppresse”). Sarebbe troppo lungo ora affrontarle qui. Oggi è esplosa, perché in effetti le donne l’hanno fatta esplodere per prime, illo tempore. E oggi, per quanto mi riguarda, rovesciando completamente il paradigma femminista, per me quella di genere è una contraddizione strutturale, né più e né meno di quella fra capitale e lavoro (cioè di classe). Sono due questioni ormai strettamente interconnesse, impossibili da disgiungere.

Ora, lavorare al superamento di tali contraddizioni  (mi limito in questo frangente specifico a trattare quella di genere) non significa negare la diversità, anche di natura ontologica, fra uomini e donne, cioè quello che tu nel post definisci, in questo caso, come autonomia del maschile (o del femminile) . Significa operare per eliminare (naturalmente anche qui vale quello che ho specificato poc’anzi, cioè nel senso di un orizzonte verso cui tendere) quelle cause che fanno sì che tra i due generi vi sia una conflittualità insanabile, come oggi è.

A me non spaventa, come a te, l’abito unisex maoista, che non aveva nulla a che vedere con una visione trans gender degli uomini e delle donne ma con una concezione di eguaglianza totale fra gli esseri umani, uomini o donne che siano. In un contesto estremamente ideologizzato, voglio far notare, dove anche per le donne la vita non era affatto rose e fiori. Perché se una donna pretendeva di farsi pagare la cena da un uomo veniva immediatamente sottoposta ad un processo popolare pubblico come elemento piccolo borghese e reazionario, nostalgico dei valori del passato (di destra, questo va detto, perché la cavalleria, signori miei, appartiene a voi, uomini tradizionalisti, non certo a noi…), insomma un nemico del popolo, e le avrebbero fatto fare il giro del villaggio su una carriola con le orecchie d’asino e il cappello da Lucignolo in testa con la gente che la sbeffeggiava…In un contesto, diciamolo (senza nessuna nostalgia per quel sistema, comunque totalitario e quindi, per me, improponibile) dove le donne erano però considerate eguali agli uomini in tutto e per tutto, con pari diritti ma anche doveri (ma sul serio, non come da noi che è una finzione…). Donne ingegnere ma anche operaie, donne dirigenti d’azienda (di stato, in quel caso) ma anche in miniera, donne dirigenti politiche ma anche contadine, e via discorrendo. Questa era la concezione dell’eguaglianza di quel sistema lì (e un’eguaglianza, questa sì, fra i generi, realizzata…). Non avevano in testa chissà quale mutazione genetica dei sessi.  Siamo certi che il femminismo occidentale abbia quel modello di eguaglianza (sacrosanto, per quanto mi riguarda, in questo caso, al di là di quello specifico e più ampio contesto repressivo)? Non credo proprio…

Ciò di cui tu hai paura, e questo posso condividerlo, è proprio di quella mutazione genetica, della distruzione, in seguito ad alchimie da laboratorio e da manipolazioni, della natura stessa dell’ essere maschile e femminile. Insomma temi, giustamente, un intervento violento e invasivo degli uomini (inteso come esseri umani) sulla natura. Ma questo, caso Cesare, non ha nulla a che vedere con la sinistra e i valori dell’eguaglianza, anche dell’eguaglianza fra uomini e donne…

Non a caso lo stanno concependo e anche cominciando a praticare ora che, come è evidente, il mondo non è certo dominato dal comunismo…

Fabrizio Marchi


7 Commenti

ckkb 5:58 pm - 1st Aprile:

Caro Fabrizio, sai che niente è peggio che parlare a chi non vuol sentire. Dirai, non a torto, che appartengo a questa specie di ascoltatori, assai diffusa però. Ciononostante ricorrerò alla tua pazienza come chi non sente ragioni e continua a raccontare le sue, testardamente. Pertanto ti rispondo alla mia maniera, ovvero non rispondendoti di fatto se non presentando per l’ennesima volta, ma in salsa diversa, il mio discorso. Però ci tengo.
Dunque ti rispondo qui, vestendo per un attimo i panni dell’uomo di destra. E rispondo qui senza alcun problema di identità politica perchè nel merito potrei vestire senza alcun problema i panni dell’uomo di sinistra. Sono tentato di dire: magari ci fossero ancora abiti con look così felicemente definiti! l’abito infatti fa il monaco.
E facciamo che impannucciato obtorto collo in stile dx&sx, me ne andassi a spasso cittadino di un regime ipotetico dove una destra inesistente e una sinistra inesistente si fossero alleate su un solo progetto politico: spazzar via ogni riferimento, storico, artistico, spirituale, filosofico e linguistico che avesse il minimo riferimento al maschile. O meglio: dove esista ancora grammaticalmente l’uso del maschile ma al tempo stesso sia inteso che tale uso non ha niente a che vedere con il maschile, con i maschi, se non nella definizione e significato e senso che di maschio ne danno le donne. Un esempio: non maschio che suscita scandalo, ma maschietto, non padre che è padrone, ma genitore, non pittore, infame riferimento alla esclusione dalle arti raffigurative della donna, ma pittore/trice, ecc, ecc. E che l’unico termine maschile nel senso proprio maschile del termine, fossero i termini che al maschile indicano ogni aspetto della vita che possa essere definito come il Male. E persino Il sistema fiscale prevedesse, come proposto in Svezia, la tassa sul maschile-danneggiatore come una volta sui single e che ad ogni testo di Storia fosse premesso la scritta: “Frauenarbeit macht frei” (il lavoro femminile rende liberi). E che pertanto fosse in atto un ricorso a favore delle donne per indenizzi da danni Storici, la cui proiezione nel tempo prevedesse il mantenimento a regime di vita extralusso per il prossimo milioni di anni di tutte le donne del pianeta Terra. A cominciare fin da subito dalle povere divorziate. E che tuttavia le donne per straordinaria genetica generosità lo avessero abbuonato, scontato, comunque a quei delinquenti storicamente criminali genetici di maschi. E che naturalmente, e pertanto, il Bene fosse identificato con la donna e, felice conquista umana, tutto, ma proprio tutto il potere fosse consegnato alle donne. Intendiamoci donne consapevoli di aver per missione estirpare il Male finalmente identificato col maschile. Oltretutto eterno problema teologico finalmente risolto. Con la conseguenza che l’auspicio odierno del New York Times, che ci sia una papessa e l’ordine sacerdotale sia di sacerdotesse, e il culto trinitario interamente al femminile, fosse finalmente realtà effettiva. E che ad ogni persona fosse dato secondo i suoi bisogni e a ciascuno fosse richiesto secondo le sue capacità, o in alternativa a ciascuno fosse data la sua bella fabbrichetta splendidamente affermata sui mercati internazionali, Cinesi contingentati compresi: problemi strutturali risolti alla radice insomma, col piccolo particolare sovrastrutturale di una radicale eliminazione della coscienza maschile e la diffusione dell’unica dimensione morale, etica, giuridica e religiosa al femminile. Per il resto, mariti, devoti e fedeli, padri addestrati secondo scienza alla cura dei figli, lavoratori creativi quanto produttivi, maschi capaci di formidabili interpretazioni ludiche dei piaceri del sesso, questa oltretutto attività preponderante.
Ecco Fabrizio a me interessa trovare, vivere e incarnare le radici, la fondazione e la realtà del maschile in quella dimensione del profondo di sè, del più profondo di sè, in cui virilità e maschilità sono e permangono anche nella condizione, nel contesto, di cui sopra: in interiore homine abitat vir atque veritas.

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armando 11:20 am - 24th Giugno:

A me piacerebbe che si dimenticasse per un momento il passato e le dichiarazioni di appartenenza di ciascuno di noi (non per abbandonarle ma per riprenderle dopo), concentrandosi invece su alcuni aspetti del presente.
La critica dell’omogenizzazione culturale cosmopolita (e quindi non solo etnica ma anche di genere), e la conseguente richiesta di valorizzare le specificità culturali di ogni popolo, e dunque un “differenzialismo” culturale su base rigorosamente antirazzista.
La critica dell’individualismo, e quindi l’accento sugli aspetti solidaristici e comuni…tari o comuni…sti (è diverso, lo so, ma la radice è la stessa).
La critica al consumismo ed alla mercificazione dei rapporti umani come nuovo feticcio delle società “moderne”.
La critica del modello culturale occidentalista che tende a diventare il modello (ed il pensiero) unico.
La critica del modello economico occidentalista che, combinato col modello culturale, produce ciò che Latouche definisce come “deculturazione” dei popoli non occidentali (ma anche aggiungo, delle nostre antiche tradizioni d’occidente).
La critica alla pervasività totale dell’economia in ogni aspetto della vita, fino a ridurre l’uomo a homo aeconomicus.
La critica al materialismo spicciolo che prevale largamente nelle società sviluppate.

Tutti questi temi, sono in sè roba di destra o di sinistra?
Oppure occorre distinguere una dx e una sx che, sia pure con accenti diversi, sono entrambe sostenitrici di quei processi da una dx e una sx (larghissimamente minoritarie) che sono invece critiche rispetto ad essi?
E se fosse così, invece di rifiuti aprioristici a qualsiasi dialogo, non sarebbe meglio approfondire dal punto di vista culturale?
Troveremmo certamente contraddizioni sparse di quà e di là, ma è proprio l’approfondimento di queste contraddizioni, la ricerca della loro origine, che può aiutare anche a pensare una linea di direzione verso il futuro che sia al tempo stesso critica dell’esistente ma anche realistica.
Dopo tutto questo sproloquio, mi accorgo che avrei potuto condensare tutto quanto in poche righe.
Come ci si deve porre nei confronti della modernità, posto che ogni processo culturale ha, sempre, un suo nucleo fondante unitario che “si tiene insieme” da solo e dal quale non si può pescare alcune cose secondo convenienza, perchè ogni cosa rimanda all’altra?
Faccio un solo esempio per farmi capire. La difesa dei popoli in via d’estinzione sotto la spinta della globalizzazione (penso a quelli indigeni delle foreste amazzoniche, o anche all’Africa), implica automaticamente anche la difesa delle loro tradizioni e modi di vivere, qualsiasi siano. Sarebbe contraddittorio difenderli dalla penetrazione dell’economia sviluppata e al tempo stesso proporre (o imporre) loro il nostro modello di relazioni umane.

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Fabrizio Marchi 2:56 pm - 24th Giugno:

Direi invece, caro Armando, che il tuo non è affatto uno sproloquio, anzi, hai posto alcune questioni molto sensate e interessanti e anche in larga parte condivisibili. Tralasciando l’attuale declinazione politica sia della destra che della sinistra che, come sai, non interessa più di tanto se non per nulla nessuno di noi, rimango tuttavia convinto, come ho spiegato più volte, e anche nell’articolo che ho pubblicato sulla homepage, che i concetti di “destra” e di “sinistra” (anche se ovviamente questa è una terminologia moderna che nasce un paio di secoli fa, come ben sappiamo), intesi in senso molto ampio, siano intramontabili.
Naturalmente oggi siamo di fronte a nuove frontiere rispetto alle quali saremo costretti a riposizionarci e non sarà facile (fra le altre, eugenetica, clonazione). Rimango però convinto che determinate categorie interpretative (anche se in questo caso è forse anche riduttivo definirle in questo modo) non potranno mai venir meno. Ce ne occuperemo senz’altro anche perché la realtà ci costringerà a farlo.
Tornando invece a fare un saltino nel passato (proprio quello che volevi mettere da parte), potremmo provare a fare un giochetto (uno dei miei soliti banalissimi “esempiucci” da “Bignamino”), che potrebbe forse aiutarci ad intenderci di più sui concetti di destra e sinistra (intesi sempre nel senso più ampio) e forse potrebbe anche darci una mano a sciogliere i nostri nodi personali.
Il gioco è questo (un po’ come quelli che leggiamo al mare d’estate sui rotocalchi e sulle riviste “rosa”, senza che nessuna si arrabbi…), in fondo poi siamo in estate e un po’ di leggerezza non guasta: chi è di “destra” e chi è di “sinistra”?
1) Gesù Cristo o l’alto clero giudaico?;
2) Spartaco e la rivolta degli schiavi o l’Impero romano?;
3) Thomas Muntzer e i contadini ribelli o i principi tedeschi??
4) I movimenti religiosi e popolari sorti in Inghilterra prima e durante la Rivoluzione del 1640 (fra cui i “levellers”) o il Re e in seguito Cromwell?
5) Il popolo francese che prende la Bastiglia o i suoi “difensori”?;
6) il proletariato rivoluzionario del ’48 in Francia o la borghesia industriale e finanziaria al potere?;
7) i Comunardi parigini o le potenze straniere che repressero quell’esperienza?;
8) gli operai e i braccianti del secolo scorso o gli industriali, le banche e gli agrari?;
9) gli operai, i soldati e i marinai russi di Pietrogrado oppure lo zar e le grandi potenze che lo sostenevano?;
10) i neri dell’Alabama, del Missisippi o del Sud Africa o i bianchi razzisti?;
11) i movimenti di liberazione anticolonialisti o le grandi potenze colonialiste?;
12) i guerriglieri e i movimenti contadini e popolari sudamericani o le multinazionali americane che dominavano in quel continente attraverso i governi militari fantocci da loro sostenuti ?;
13) le masse contadine di nullatenenti guidate da Mao o il sistema di potere che governava in Cina prima della rivoluzione?;
Direi che possono essere sufficienti. Sono 13 domande: chi dà la prima risposta a tutti i quesiti è di sinistra, senza se e senza ma. Chi dà la seconda a tutti è di destra, senza se e senza ma. Poi ovviamente ci saranno le varie gradazioni.
Naturalmente, non mi nascondo dietro ad un dito, se passiamo alla realtà di oggi, il gioco potrebbe farsi più complesso.
Ma questo alla prossima puntata. Intanto rispondiamo a questo…:-)) (chi vuole…).
Ovviamente, Armando, sto scherzando, è solo un gioco… smile non mi sottraggo di certo alla tua riflessione sulla quale tornerò invece presto con più serietà.
Fabrizio

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armando 11:48 am - 25th Giugno:

Nessun dubbio, rispetto alle tue domande dovrei essere classificato di sinistra, alcuni approfondimenti e precisazioni a parte. Ed infatti lo sono stato e non rinnego nulla del mio passato, “semplicemente” lo rivisito alla luce degli esiti del presente. I quali, benchè non riescano a farmi mettere in dubbio le motivazioni e la giustezza delle lotte dei deboli nei confronti dei forti, mi fanno tuttavia pensare che nel lavoro degli intellettuali che hanno tentato di dare corpo teorico e filosofico (e sociologico) a quelle lotte, ci fosse molto di sbagliato. La mia ricerca non è quella di chi è passato a teorizzare e giustificare le ragioni dei forti, ma di trovare la strada vera per far valere le ragioni dei deboli, tenendo conto della natura umana e di un concetto di giustizia, solidarietà e uguaglianza che non significhino appiattimento, spersonalizzazione e omologazione. E dunque, poichè ammetti che oggi il gioco potrebbe essere più complesso, attendo le ulteriori domande o approfondimenti che dir si voglia.

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Lestat 6:18 pm - 28th Luglio:

Domanda di un uomo di destra a un uomo di sinistra: come può un uomo trovare normale il fatto di avere un capo donna? Come può un uomo essere subordinato a una donna, ovvero a colei che in un mondo primordiale, dove vige la legge del più forte, conterebbe quanto il due di coppe?

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Fabrizio Marchi 8:00 pm - 28th Luglio:

Risposta di un uomo di sinistra ad uno di destra: in un mondo primordiale saremmo in parecchi, la stragrande maggioranza, a contare meno del due di coppe, non solo le donne. In un mondo primordiale vige la legge della giungla che forse può essere la condizione ideale per un uomo di “destra”, sempre se è coerente con le sue idee e soprattutto finchè non incontra un altro più forte di lui che gli spezza le ossa e lo sottomette. In quel caso quell’”uomo di destra” ha due alternative: sottomettersi volente o nolente accettando che la sua nuova condizione nel mondo fa parte delle leggi di natura e quindi è giusto che lui, in quanto “inferiore”, sia sottomesso, oppure gettare al macero le sue convinzioni e ribellarsi al potere di colui che lo sottomette.
Che dirti, Lestat, augurati che non ci sia mai nessuno che riesca in qualche modo a metterti i piedi in testa nella vita, altrimenti saresti costretto a rivedere le tue convinzioni ideologiche.
Il sottoscritto infatti, uomo di sinistra, può ribellarsi a chi riesce a sottometterlo proprio perché è coerente con le sue idee, in quanto disconosce l’origine naturale di quel potere che un uomo di destra viceversa deve necessariamente riconoscere, se non vuole cadere in una macroscopica contraddizione con le sue idee e con se stesso.
Tu invece no, se sei coerente te la devi prendere nel culo fino alla fine e non puoi neanche lamentarti. Perché se lo fai vuol dire che sei preda dell’etica del risentimento, che è l’ideologia degli schiavi (non lo affermo certo io ma uno dei tuoi padri spirituali). Quindi, come la metti la metti sei fottuto, a meno che, come dicevo, non ti dica sempre bene e sia sempre domenica, come si suol dire…
Relativamente al riferimento alle donne, quello che hai appena fatto, è un tipico discorso sessista. Personalmente ho avuto dirigenti capaci e incapaci, indipendentemente dal fatto che fossero uomini o donne, così come ho conosciuto uomini in gamba e coglioni così come donne in gamba e coglione. E visto che non dobbiamo più difenderci dalle tigri con le zanne ricurve e dagli artigli di qualche fiera preistorica, potrei anche scegliere di avere una donna piuttosto che un uomo, come docente, dirigente, medico, dentista, avvocato e via discorrendo. La/o valuterei solo in base alla sua capacità e non certo per la sua appartenenza di genere.
Naturalmente, ciò è reso possibile per lo meno in questa parte di mondo, anche dal fatto che non siamo più in quel mondo primordiale a cui facevi cenno, proprio perché fra gli umani, ha prevalso l’idea che forse quel mondo non era proprio il migliore per crescere e svilupparsi. E in qualche modo si sono evoluti. Il viaggio è ancora in corso e troppe ancora se ne vedranno però mi pare di poter dire che qualcosina da allora è cambiata. E chi l’ha cambiata? Quelli che la pensavano come te? No. Quelli che la pensavano come me. L’unica cosa che mi scoccia è che a beneficiare dei risultati ottenuti da quelli che la pensavano come me, ci sono anche quelli che la pensavano e la pensano come te. Mannaggia…
Comunque, mi sa tanto che con queste idee, anche il blog dei Maschi Selvatici ti sta stretto…
Fabrizio

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Rino 8:05 pm - 28th Luglio:

Che differenza c’è tra la lattuga e la verdura?
Una differenza abissale. Non possono essere paragonate.

Lestat.
Nella tua sintetica domanda hai fuso insieme ferro, plastica, creta, alluminio, vetro e poi li ha mescolati con elementi assolutamente eterogenei.

Se non separiamo i piani, le dimensioni, le condizioni, le cause e le conseguenze etc. ogni osservazione diventa impossibile.

Per quanto hai scritto si deve dire che hai data per scontata l’equazione forte=capo, (come altri danno per ovvia questa: intelligente=capo).

Hai parificato le condizioni sociali e psicologiche ancestrali a quelle attuali come base del raffronto.

Hai unificato sotto la parola capo il leader politico e il capufficio. Il condottiero e l’allenatore di periferia.

Etc. etc.

Se mettiamo lattuga e verdura sullo stesso piano, ogni ragionamento è impossibile. La foresta è una cosa, la somma delle piante un’altra.

La mappa è una cosa, il territorio un’altra. Nessuno ha mai confontato territori con territori, ma solo mappe con mappe. Etc. etc. etc.

Che dire poi di Cleopatra?

RDV

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