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04 Dic 2016  |  9 Commenti

Tanto meglio, tanto peggio

So bene che con quanto vado a scrivere molti saranno in disaccordo, anche e soprattutto all`interno dei movimenti maschili.

Vorrei farvi riflettere, cari colleghi, sul fatto che a volte anche gli schiaffoni in piena faccia fan bene. Svegliano.

In questo – breve – articoletto volevo proporre riflessioni inerenti l`istituzione del matrimonio occidentale. E non solo.

Gia` ne avevo scritto altrove, ma qui propongo una sorta di appendice per quelle righe.

Volevo semplicemente rimarcare come, allo stato attuale, il matrimonio, in occidente, sia solo ed esclusivamente un contratto di servaggio e di vassallaggio in cui un uomo, in quanto maschio, si prostituisce e acconsente a diventare uno schiavo, un servo, un cane nelle mani di sua moglie; di quella che, inevitabilmente, finisce per diventare la sua padrona. Sotto tutti gli effetti.

Scrivo cane, ma in realta` mi e` capitato di vedere in molte coppie sposate o conviventi la moglie dare piu` importanza agli animali domestici che non al marito. O ai figli.

Che grandi rivoluzionarie, queste donne. Che eroine: sottrarre il potere al maschio padrone per darlo al cane. Geniale.

Molte, e molti, ne saranno contenti, e se ne usciranno con le solite corbellerie, le solite stupidaggini: per secoli han comandato gli uomini, e l`uomo era il proprietario della moglie, ora e` il caso che sia il contrario. Si, come no.

Ammesso e non concesso (e io non lo ammetto e non lo concedo perche` non e` vero) che le cose stessero davvero cosi`, sarebbe da vedere se queste eroiche rivoluzionarie delle mie ciabatte siano disposte a pagare questo loro diritto di strapotere col dovere che ne consegue, e che noi maschi  non ci siamo mai risparmiati: quello di morire come mosche quando e` ora, o di soffrire come scarafaggi, allor che arrivano guerre, pestilenze, carestie, cataclismi di varia natura. Il dovere di frapporsi fra gli elementi e il resto dell`umanita`, stante il proprio autoeleggersi come migliori.

Le eroine che danno il potere al barboncino vorranno il diritto e rifiuteranno il dovere, come ovvio. Almeno fino al giorno che smetteremo di lasciarglielo fare, ovviamente.

Ma perche` quel giorno arrivi, occorre che molti di noi si sveglino. E per svegliarsi occorre passare attraverso la sofferenza. Tanto meglio, tanto peggio.

E molti di noi, cari uomini, le sofferenze se le meritano. Non, come vorrebbero loro, le donne, le femministe e i loro leccapiedi –  maschi femministi – perche` erano padroni e ora devono pagare i loro soprusi del passato: ma perche` sono zerbini essi stessi, e creano le condizioni, con le loro azioni e le loro parole, affinche` siano schiavizzati anche gli altri che schiavi non vogliono essere.

Molti di noi le sofferenze se le meritano perche` ancora sono cosi` stolti da sposarsi, ad esempio.

Oramai e` evidente che cosa e` il matrimonio: lo scrivevo sopra. Se ancora sei cosi` sciapo da sposarti, a meno che non ti costringano, o a meno che tu non sia riuscito a ottenere condizioni accettabili prima, ma come puoi pensare che io non gioisca, dopo, nel vederti ridotto in miseria, a mendicare?

Si dira`: ma poverini, molti sono nostri alleati, erano solo ignoranti, non sapevano. Non e` una giustificazione. Prima di fare qualcosa di grosso, occorre informarsi. Siglereste un contratto, voi, se non costretti, un contratto che ha il 50% delle possibilita` di fallire, che se fallisce danneggia esclusivamente voi, che solo voi pagherete le spese di quel fallimento e per decenni? Siglereste un contratto dove la vostra parte ha solo doveri e la controparte solo diritti? Un contratto che per una serie di leggi scritte e non scritte la vostra controparte ha poi tutto l`interesse a far fallire?

Se lo fate, poi meritate quel che ne consegue.

Si dira`: si, ma le donne sono abili a fregarti, capitera` anche a te. Hai voglia se son brave: e a me e` quasi capitato, hai voglia.

Considerate che siamo prossimi al riconoscimento di allucinanti leggi dove una convivenza anche di pochi giorni e` equiparata a un matrimonio. Fra poco qualunque sgualdrina ( perche` se fa una cosa del genere e` solo ed esclusivamente una sgualdrina, e non provate e dire il contrario) che passi un weekend di sesso con un tizio a casa del tizio potra` tranquillamente spogliarlo di tutto. In fondo han convissuto per due o tre giorni, no?

Certo, finora e` una mia boutade. Ma diventera` realta`, e questo grazie a coloro che vanno in giro a dire che la violenza e` solo maschile, che accettano di farsi mettere in coda ai cortei dalla Terragni.

Oggi come oggi, se uno si sposa significa che, alternativamente: o non ha capito come stanno le cose o le ha capito e vuole azzardare; oppure ha una concezione cosi` romantica e idealizzata della donna, del femminismo e del matrimonio da non capire piu` nulla – e rientra quindi in entrambe le categorie di cui sopra.

Sono ben contento quando chi si sposa, pur senza  vere commesso alcuna violenza o arbitrio, e magari solo per essersi fatto una scappatella (cosa che le donne non si risparmiano mai, e da millenni, ma che ovviamente nascondono con abilita` e molto piu` di noialtri), finisce alla Caritas. Se non altro, si sveglia. E magari dopo una sberla del genere si comincia a rendere conto di non essere un privilegiato, di non essere un padrone, di non essere il genere detentore del potere. Spesso e` tardi, e l`unica soluzione e` ammazzarsi. O stolto, potevi pensarci prima?

Inutile dire, poi, che se la cosa capita a dei femministi, io non solo sono segretamente contento: io stappo lo spumante.

Il discorso ovviamente non vale solo per il matrimonio. Vale per qualunque cosa. Per qualsiasi tipo di relazione, tranne forse, e neanche tanto, per quella padre /figlia.

Ho letto altrove che quando ci si rende conto della natura intrinsecamente machiavellica delle donne si smette di amarle. La cosa e` inevitabile. E se portata a estreme conseguenze inevitabilmente conduce alla paralisi di una civilta` intera.

Siamo arrivati al punto che anche per una notte di sesso e` raccomandabile filmare tutto. Non solo per avere un documento sulle proprie prestazioni sessuali: ma per avere un documento del consenso avuto dalla controparte.  Viviamo in una civilta` dove anche la tua ragazza, magari dopo anni che vi siete lasciati, puo` accusarti di molestie sessuali e violenza: non deve provare nulla, viene creduta e tu finisci all`inferno, letteralmente. Sarebbe questa una societa` maschilista? Una societa` dove per fare fuori chiunque ti ostacoli e` sufficiente pagare una sgualdrina per farle dire in tribunale che tizio l`ha molestata.   Anche  quando riconosciuta mentitrice, ella non paghera` che in maniera davvero risibile. O non paghera` proprio.

Possiamo arrestare questa tendenza, ma occorre che molti di noi uomini si sveglino.

E per svegliarsi, e per riconoscere chi sono i nemici, coloro che ti sabotano, occorre prendere tanti schiaffi. Fino al punto che quei nemici diventino palesi.

Dico cose dure. Certo; ma ricordatevi che le cose dure induriscono, e che da uomini induriti nascono tempi floridi, non il contrario. Io stesso che scrivo queste cose ci son passato, e corro il rischio di passarci ancora: chi vieta a una mia ex di dieci anni fa di dire che io la stupravo? Se non altro, pero`, io ho capito come funziona. Non saro` cosi` sorpreso quando e se accadra`. E se capita finisco male, ma almeno il Moloch l`ho visto in faccia.

E lo dico; chiamatemi arrogante, ma e` cosi`.

Tanto meglio, tanto peggio, cari amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


9 Commenti

Claudio Manzari 7:20 pm - 5th Dicembre:

…Come al solito … ci metto la firma.
E hai fatto benissimo a sottolineare che la questione non riguarda solo il matrimonio, ma anche la semplice convivenza (non parliamo, poi, se ne nascono figli), ed anche la semplice “relazione in due case”.
Il punto non è tanto la dabbenaggine o superficialità o presunzione di invulnerabilità maschile: il punto è la DIPENDENZA EMOTIVA.
Dispiace che l’abbia ben argomentato (pur nel contesto di un tema fasullo e interessatamente allarmistico) uno che in passato s’è distinto per maschiopentitismo, ma il fatto è che ha smascherato in pieno ciò che noi mascolinisti abbiamo ancora pudore di mettere a fuoco: http://www.tempi.it/giovani-hanno-bisogno-di-maestri-ma-anche-di-profeti-intervista-a-alessandro-meluzzi#.WC9IeWThBDR
http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/femminicidio-una-convincente-diagnosi-del-fenomeno/
Sono il governo, la padronanza di se stessi e la virile rinuncia ai miraggi dei facili ed effimeri piaceri (anche a costo di sentirsi come una generazione sacrificale) gli obbiettivi della vera emancipazione maschile (e non è un discorso “modernista”, ci mancherebbe: semmai è proprio il contrario, la riscoperta di una dimensione spirituale dimenticata e snobbata).

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Daniele 5:07 pm - 8th Dicembre:

Rutilius Namatianus, premesso che sono sostanzialmente d’accordo con te, (*) vorrei semplicemente farti notare che anni fa, su uomini3000, (e non solo) c’era già chi scriveva roba del genere (uno ero io).
Non te lo dico per apparire “più bravo di te”, “più precoce di te”, per polemizzare o chissà cosa (anche perché non avrebbe senso): no, assolutamente.
Solo che dai toni che usi sembra quasi che gli altri quemmisti – compresi quelli di vecchia data, che in alcuni casi neppure se ne occupano più della QM – siano dei poveri ritardati.
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(*) Ho scritto che sono “sostanzialmente d’accordo” con te, e non “totalmente”, perché, ad esempio, per me la cosiddetta “abilità delle donne a fregarti”
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Si dira`: si, ma le donne sono abili a fregarti, capitera` anche a te. Hai voglia se son brave: e a me e` quasi capitato, hai voglia.
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non ha affatto radici nel cervello femminile (implicitamente lasci intendere questo), bensì nella loro fica; ergo, nel desiderio maschile che, soprattutto in gioventù, è decisamente superiore a quello femminile, benché numerosi quemmisti – passati e odierni – siano convinti del contrario (non parliamo poi della massa maschile, che in materia di femmine crede pure “agli asini che volano”).
Togli quello e della presunta “astuzia femminile”, nonché del loro fantomatico (e inesistente) “sesto senso”, non resta praticamente nulla.
A dimostrazione di ciò, basta mettere un gay di fronte a una bella fica, per vedere scogliersi come neve al sole la “natura machiavellica femminile”…
Non condivido del tutto neanche un altro passaggio, ma per il momento mi fermo qui.

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Daniele 5:17 pm - 8th Dicembre:

PS: un passaggio che condivido in toto è questo:
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Scrivo cane, ma in realta` mi e` capitato di vedere in molte coppie sposate o conviventi la moglie dare piu` importanza agli animali domestici che non al marito. O ai figli.
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Questo è verissimo: per molte femmine odierne un cane e/o un gatto hanno molta più importanza del marito/convivente.
I figli, poi, per le donne hanno (quasi) sempre avuto più importanza dei rispettivi consorti.
Del resto, per l’uomo la donna è uno scopo, mentre per la donna l’uomo è un mezzo.

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Daniele 5:35 pm - 8th Dicembre:

Claudio Manzari
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Dispiace che l’abbia ben argomentato (pur nel contesto di un tema fasullo e interessatamente allarmistico) uno che in passato s’è distinto per maschiopentitismo, ma il fatto è che ha smascherato in pieno ciò che noi mascolinisti abbiamo ancora pudore di mettere a fuoco: http://www.tempi.it/giovani-hanno-bisogno-di-maestri-ma-anche-di-profeti-intervista-a-alessandro-meluzzi#.WC9IeWThBDR
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Claudio, un “maschio pentito” è per sempre.
Meluzzi ha lisciato il pelo per anni alle femmine e solo in tempi più recenti ha iniziato a dire qualcosa di più sensato, ma come è vero che nel profondo una femminista resta tale per tutta la vita (non esistono “femministe pentite”…), è altrettanto vero che certi leccapiedi, falsi più di Giuda, non cambiano mai.
E se e quando lo fanno, è solo per mero opportunismo.
Detto questo, vorrei fare notare anche a te, che già Claudio Risé, i maschi selvatici e altri vecchi “pionieri” della QM, evidenziavano ciò una ventina di anni fa (ed oltre).
Perciò è errato affermare che Meluzzi “ha smascherato in pieno ciò che noi mascolinisti abbiamo ancora pudore di mettere a fuoco”.
No, casomai è Meluzzi che ha fatto la scoperta dell’acqua calda, evidenziando ciò che i vecchi quemmisti evidenziavano già decenni fa.

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Rino DV 4:54 pm - 9th Dicembre:

Claudio Manzari,
.
Meluzzi e Hofer commettono un gravissimo errore, cioè un atto di autolesionismo irreparabile.
Entrambi infatti vanno alla ricerca delle radici del “femminicidio”, cioè di un evento inesistente, assumendo che esista e con ciò accreditandolo.
.
“Femminicidio” infatti vuol dire
1- Come fenomeno sociale: è in corso una strage di DD (una “matanza”) alimentata dalla misoginia universale di cui gli autori sono semplici agenti (sicari). “Femminicidio” = genocidio del sesso femminile.
.
2-Come caso individuale: l’omicidio di una D (se ad opera di un uomo) è diverso da quello di una D ad opera di un’altra D.
.
Affermano dunque che il “femminicidio” esiste assumendo ingenuamente la definizione della realtà che viene dal femminismo.
.
Ma si tratta di una ingenuità imperdonabile in figure come i citati. E non solo in loro.
L’inconsistenza ed il carattere manipolatorio del termine incominciano ad apparire chiari persino a qualche 16enne nelle aule scolastiche. Ne sono stato felice testimone https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif .
.
Il “femminicidio” va definito da noi al pari di ogni altra cosa esistente, se e in quanto ci riguarda.
.
Assumendo la definizione della realtà che proviene dal femminismo, siamo subito incatenati e perduti.

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Armando 10:33 pm - 9th Dicembre:

Rino DV:
Claudio Manzari,
.
Meluzzi e Hofer commettono un gravissimo errore, cioè un atto di autolesionismo irreparabile.
Entrambi infatti vanno alla ricerca delle radici del “femminicidio”, cioè di un evento inesistente, assumendo che esista e con ciò accreditandolo.
.
“Femminicidio” infatti vuol dire
1- Come fenomeno sociale: è in corso una strage di DD (una “matanza”) alimentata dalla misoginia universale dicui gli autori sono semplici agenti (sicari). “Femminicidio” = genocidio del sesso femminile.
.
2-Come caso individuale: l’omicidio di una D (se ad opera di un uomo) è diverso da quello di una D ad opera di un’altra D.
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Affermano dunque che il “femminicidio” esiste assumendo ingenuamente la definizione della realtà che viene dal femminismo.
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Ma si tratta di una ingenuità imperdonabile in figure come i citati. E non solo in loro.
L’inconsistenza ed il carattere manipolatorio del termine incominciano ad apparire chiari persino a qualche 16enne nelle aule scolastiche. Ne sono stato felice testimone https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif .
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Il “femminicidio” va definito da noi al pari di ogni altra cosa esistente, se e in quanto ci riguarda.
.
Assumendo la definizione della realtà che proviene dal femminismo, siamo subito incatenati e perduti.

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Claudio Manzari 11:44 am - 11th Dicembre:

Daniele:
[…] la loro fica; ergo, nel desiderio maschile che, soprattutto in gioventù, è decisamente superiore a quello femminile […]

…Naturalmente sottoscrivo in pieno la primogenitura del movimento sulla Questione Maschile, rispetto alla tardiva e parziale resipiscenza di Meluzzi, nella comprensione della dinamica pulsionale, che penalizza enormemente la lucidità critica e la capacità contrattuale maschile.
Tuttavia il discorso di Meluzzi sull'”attaccamento sicuro” (concetto ripreso da studi stranieri che avevo analizzato nel tradurre una ricerca sullo stalking per il Centro Documentazione Violenza Donne) aggiunge dei tasselli interessanti, che vanno oltre la dipendenza sessuale: vi si citano le “madri abbandoniche” (atto d’accusa contro le madri svogliate, cioè le tantissime che mettono al mondo figli solo per non perdere una “chance biologica” o per “autopromozione sociale” nella competizione con le altre).
Cogliendo il pretesto del “femminicidio” (bufala mediatica a uso e consumo dei centri antiviolenza, che mi sono speso a smontare in quattro report annuali qui http://violenza-donne.blogspot.it/2006/12/mistificazioni-e-disinformazione.html Meluzzi parla di partner come “sostitute materne”, concetto che apre a scenari che sarebbe interessante esplorare: p.es., come reagisce la psiche femminile all’esperienza derivata da una “madre abbandonica”? Probabilmente, qui entrano in gioco varianti poco note, come il “conflitto figlia>madre” (forse con una funzione “protettiva” e “rafforzante”), senza tener conto del fatto che, dopotutto, la popolazione femminile è quella che manifesta più patologie psicologiche e fa più massiccio uso di psicofarmaci…

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armando 5:18 pm - 11th Dicembre:

Quando si parla di “sostitute materne”, intendendo che l’uomo nella donna cerca la madre da cui non si è staccato e da cui ancora inconsciamente dipende, inevitabilmente il discorso non può non spostarsi anche sul padre. La sua funzione è sempre stata quella di rompere la simbiosi figlio/madre e quando viene a mancare sono cavoli amari per l’uomo. Dalla possibilie omosessualità alla dipendenza dal femminile. Il femminicidio è ovviamente una bufala vergognosa, ma l’uccisione di donne da parte dei loro uomini è la punta tragica di questa dipendenza, ovviamente l’esatto opposto della sete di potere, che nella strsgrande maggioranza dei casi si traduce nel maschio “zerbino”, nel maschio privo di indipendenza emotiva e perciò succube della donna. La realtà è che questa è una società antipaterna, e perciò antimaschile. O gli uomini capiscono questa realtà o saranno condannati all’insignificanza. Ma tutto questo ha immense implicazioni per la società tutta, per gli uomini, ed anche per i movimenti maschili e le loro (nostre) strategie. Ne riparleremo di nuovo.

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Claudio Manzari 7:43 pm - 13th Dicembre:

armando,
Una neuropsichiatra infantile afferma: “Se l’Uomo-Padre diventa un accessorio le conseguenze sono devastanti”.

La prima figura d’amore è sempre la madre. Perciò il maschio è originariamente eterossessuale, dove per sessualità si intende, non solo la genitalità, ma tutto il movimento desiderante verso l’altro. L’oggetto primario del desiderio è sempre la madre. Dunque, per il maschio è eterosessuale, per la donna è omosessuale, perché la madre è femmina. Quindi il percorso del maschio deve essere quello di separarsi dalla madre per accedere ad un’altra donna. Ciò vuol dire: deve avere risolto il problema con la madre, deve identificarsi con il padre, per poi poter accedere ad una donna differente. Per la femmina, il percorso è diverso. Lei deve rimanere come la madre e cambiare l’oggetto di amore e di desiderio. Perciò son due percorsi differenti, con difficoltà differenti. In questo percorso la femmina rimane a lungo con una parte potenzialmente omosessuale. Che si rivede molto in preadolescenza, quando c’è la tipica fase dell’amica del cuore. Questo accade perché per la donna, il femminile è una figura più facile di accesso. Colei che risponde in maniera più completa al bisogno affettivo di una donna, è un’altra donna. E, infatti, da quel che vedo, l’omosessualità femminile tra le giovani ragazzine, è in forte crescita.

Intanto la cosa che colpisce è che queste ragazzine non ti dicono “io sono omosessuale”, ma dicono “in questo momento io sono innamorata di una donna, magari domani mi innamoro di un uomo, dove sta il problema?”. Loro sostituiscono l’amore con l’aspetto esclusivamente sensoriale e sensibile della relazione, lo idealizzano, cercano una comprensione totale, che ritrovano più facilmente in un’altra ragazza. E poi, ti dicono anche che vogliono avere i figli, ma lo dicono con l’idea che l’uomo non serva, perché “tanto c’è l’inseminazione artificiale”. C’è veramente una grandissima confusione, è una trappola pazzesca. Allora cosa impediva prima che tutte le ragazze nel proprio sviluppo si fermassero a questo punto? Sicuramente una certa educazione e, insieme, un pensiero condiviso, anche sul piano culturale, sul fatto che il completare la propria identità in un senso rispetto ad un altro fosse un valore. Ma se si cancella questo, la confusione nelle nuove generazioni è totale.

La buona identità ha sempre bisogno di due genitori, maschio e femmina. Cioè ha bisogno di una mamma che sappia comunicare con questa figlia femmina, che le faccia sentire il valore dell’essere donna come lei, però lasciandole tutto lo spazio di potersi sviluppare diversamente da lei. E di un padre che le dà valore in quanto donna. Sono essenziali tutti e due. E viceversa vale per il maschio. Poi ci possono essere diverse configurazioni del problema, più dalla parte materna o da quella paterna. Però non serve immaginare problemi enormi: lo sviluppo della sessualità è proprio un percorso delicato e il fatto che non ci sia più una “protezione sociale” data da un pensiero, da una cultura condivisa che dà valore a questo, è terrificante. Ma la compresenza di padre e madre è fondamentale per l’intero sviluppo dell’identità, non solo per l’aspetto sessuale.

Per esempio nell’adolescenza dei figli, le madri sole sono veramente nei guai. Perché in quella fase ci si rende conto benissimo che l’elemento affettivo da solo non ti permette di crescere un figlio. Il quale ti guarda e ti dice: ok, tu mi vuoi bene, ma io faccio quel che pare a me. Allora è evidente che non basta l’affetto per educare. Ci vuole l’amore di due genitori. Perché se manca la madre, al bambino viene a mancare tutto un aspetto di relazione sull’affettività primaria che solo la madre può dare. Se manca il padre al bambino manca quella figura che, proprio perché non l’ha portato in grembo, ha quella distanza affettiva da lui che gli permette, per esempio, di dargli delle regole.
la donna è colei che può permettere alla vita di venire al mondo oppure no. La vita vulnerabile, nuova passa dalla donna: questo è un potere terrificante. Gli uomini possono diventare padri senza saperlo: se una donna abortisce il figlio di un uomo, lui potrebbe non saperlo mai. In secondo luogo, dato che i figli vengono al mondo attraverso il corpo della donna, la prima educatrice del bambino è la donna che ha l’enorme potere di dare un indirizzo alla sua crescita. E anche qui, anche nello sviluppo del bambino, la donna ha il potere di permettere o meno al padre l’accesso al figlio. Per questo dico: il cambiamento è difficile se le donne non si rendono conto tutto questo. Oggi sta crescendo una generazione di donne in cui l’uomo e il padre è un accessorio. Ma le conseguenze di questo sono devastanti.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-vita-e-sviluppoin-principioce-la-madre-18030.htm

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