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10 Mag 2010  |  89 Commenti

Destra, Sinistra e Questione Maschile

Forse nulla come la Questione Maschile ha la capacità di far entrare in rotta di collisione le contraddizioni della Dx e della Sx. Eccone una, appartenente alla Dx, storica, universale, radicale.

 1- La QM si può affrontare da due punti di vista. O perché si ritiene che con il degrado della condizione maschile ne vada della sopravvivenza della società (Dx) o nel nome di quella che una volta si chiamava giustizia (Sx). Non è detto che siano del tutto incompatibili negli esiti, ma sono e restano due prospettive completamente diverse e, nell’intimo, antitetiche.  L’idea di giustizia è una componente dell’umanesimo,  il cui obiettivo è la riduzione delle sofferenze (inutili), dei condizionamenti sociali, delle dipendenze, dei soprusi e delle tragedie individuali e collettive.  Prospettiva che non presuppone alcuna utopia, né alcun sogno di rigenerazione millenaristica, né la creazione dell’ “uomo nuovo”. Caricature, queste, che oggi vengono usate come forma di dileggio e scherno contro coloro che vorrebbero intervenire sul corso della storia. Anche l’identificazione dell’umanesimo con il comunismo reale (che di fatto ha avuto aspetti intollerabilmente disumani) va nella stessa direzione. Lo scopo è evidente: si tratta di liquidare l’idea stessa che ci possa essere un mondo meno ingiusto. Nella demolizione di questa prospettiva non si tralascia più nulla. Gli umanisti* sono derisi come “anime belle” “falsi buonisti” “infantili utopisti” etc.

Benché le contraddizioni filtrino da tutte le parti ed abbiano dei riscontri nelle profondità dei bisogni, delle paure, dei sogni di ciascuno,  non è difficile capire quale sia la posizione ideal/politica di chi parla. Se mette l’accento sulla rovina  (in corso o a venire) della società e/o dell’intero Occidente si può star certi che si colloca a Dx. Cosa c’è di male? Nulla. Anche la nostra società ha il diritto di esistere, anche l’Occidente ha il diritto di conservare la propria identità** e la propria specificità storica. Dove sta allora il busillis?

In questo: se la salvezza della società è lo scopo non importa a che prezzo venga raggiunto. Non importa chi lo paghi e quanti siano a pagarlo. Non importa la somma dei mali che una partizione sociale, un gruppo, una etnia, una minoranza, o addirittura la maggioranza, devono patire. Non importa se intere  minoranze (o maggioranze) o classi sociali vengano represse, derubate, perseguitate, terrorizzate o semplicemente eliminate. Non importa quante guerre, quante devastazioni e genocidi si debbano perpetrare. Né quanto debba essere manipolata l’informazione, adescato il consenso, deformata la storia, né quante prigioni e camere di tortura debbano essere costruite. Non importa nulla. E a coloro che osano obiettare qualcosa si sputa in faccia il nuovo insulto: “buonista”.

La quantità e la qualità dei mali che si devono perpetrare, sostenere o mantenere  è del tutto indifferente. Il numero dei colpiti pure. Non è per porre termine alla tragedia di intere fasce o gruppi sociali che ci si deve mettere in azione, ma per la società nel suo insieme. Sorge allora la domanda: perché occuparsi della condizione maschile? In questo quadro lo si può fare per una sola ragione: la rovina della società. E’ solo perché si vede/prevede quella rovina che si può porre la QM. Se invece si pensasse che la società può durare e funzionare benissimo anche con i maschi ridotti allo stato larvale, il problema sarebbe risolto. Non ci sarebbe il problema. Di qui la necessità di unire indissolubilmente, di saldare la QM al tema della rovina sociale. Di qui l’insistenza ossessiva con cui gli uomini di Dx (impegnati nella QM) ricordano ad ogni riga che la società si sta sfaldando e che perciò bisogna intervenire e farlo con urgenza. Quindi se la società non minacciasse di andare in rovina, il problema non si porrebbe. Ora, non ci sono dubbi che l’evaporazione del prestigio e del ruolo maschile nell’educazione e nella società sta portando a gravissimi problemi (a danno però degli  stessi maschi presenti e soprattutto futuri).

Tuttavia è lecito comunque porsi la seguente cinica e tragica domanda: davvero il mondo non potrebbe andar avanti senza gli uomini? Siamo sicuri che quel che è stato necessario dalle caverne  sino ad oggi lo sia per sempre? L’idea che il mondo non possa andare avanti senza gli uomini non potrebbe essere una nostra proiezione? Un’ipotesi fondata solo sull’universale bisogno di sentirsi importanti? Siamo sicuri che l’esplosione tecnologica non abbia dirottato l’umanità su una strada in cui non c’è davvero più bisogno degli uomini e che pertanto la loro condizione, il loro stato, la loro esistenza psicologica siano del tutto irrilevanti? Se fosse certo che l’umanità (per ora l’Occidente) può ben durare senza la presenza maschile, dove starebbe il problema?  “Sulla barca ci dobbiamo stare anche noi altrimenti non potete navigare!” “Poveri illusi!  La barca ha il motore a pannelli solari e il pilota automatico col GPS! Perciò potete benissimo andare al diavolo!”.   Se davvero fosse così cosa avremmo da obiettare?

Anzi si può persino ipotizzando (perché no?) che, giunti a questo stadio di evoluzione storica, la salvezza della società esiga proprio l’eliminazione della maschilità dal mondo. Se così fosse, a che titolo ci opporremmo a quel che sta accadendo? Coerentemente – per salvare la società – dovremmo noi stessi dare il nostro contributo, se non  con il suicidio maschile di massa, almeno con la soppressione/repressione di tutto quel che ci fa uomini. A cominciare dagli ormoni. 

Se invece di aggrapparci alla questione sociale parliamo del diritto maschile all’esistenza, allora possiamo prescindere dall’utilità della presenza maschile nella società. Utili o inutili, indispensabili o ingombranti,  qui siamo e qui vogliamo stare secondo le nostre determinazioni (bisogni, pulsioni, sogni, passioni…). E questo infatti è il solo vero movente.

Infatti anche gli UU di Dx che si occupano di QM non sono mossi (al pari degli altri) da preoccupazioni sociali: lo fanno perché essi stessi sono stati toccati (direttamente o meno). Perché adesso …tocca a loro! Adesso sentono che la lesione di diritti elementari, le rapine del reddito, la paura nelle relazioni, le umiliazioni sui luoghi di lavoro, le disperazioni della separazione dai legami più cari e fondamentali, le manette facili, la “tolleranza zero” sono intollerabili. Finché colpivano gli altri, il problema non c’era.

Finché i nostri eserciti vanno a sottomettere e a distruggere  le patrie altrui, non c’è problema. Esso nasce solo quando gli altri vengono a distruggere la nostra e a sottomettere noi. O semplicemente – come facemmo noi altrove –  “si infiltrano” qui, disarmati. Questo è un delitto, quello no.  Questa è la contraddizione insanabile di ogni azione a propria difesa attuata da chi però aggredisce gli altri. Sotto qualsiasi alibi e maschera lo faccia.  C’è dunque una sola ragione, un solo titolo che ci consenta di parlare e agire a nostra difesa: riconoscere agli altri il diritto simmetrico opponendoci nei fatti all’invasione delle terre altrui. Degli orti altrui. Allora siamo titolati a difendere il nostro. 

Un ladro di professione ha accumulato la refurtiva in cantina. Una mattina scopre che gli è stata rubata. Nessuna legge gli concede di rivendicare alcunché. Nessuno di noi gli riconosce neppure il diritto di lagnarsi e di profferir verbo. Da lui, noi tutti ci aspettiamo una sola cosa: che subisca e che taccia.

L’uomo di Dx non sopporta l’imparzialità, non si pone mai dal punto di vista altrui. Non pensa mai “Se io fossi…” Se fossi nero, ebreo, extracomunitario, palestinese, handicappato, apolide, impotente, figlio illegittimo, minatore, disoccupato, espulso di casa, elemosinato dai Francescani etc..  Saper essere imparziali e volerlo essere  e ciò che psicologicamente distingue la posizione umanista.

La Dx nega che qualsiasi sottomesso, qualsiasi inferiore in qualsiasi campo abbia il diritto di lagnarsene, di alzare la testa, di combattere. Le è estranea e fastidiosa la stessa parola: diritto. Liquida le “pretese” dei subalterni come motivate dall’invidia. Un motivo abietto e perciò da non prendere in considerazione. Ma quando viene toccato direttamente, anche l’uomo di Dx trova che lo stimolo alla rivolta non ha a che vedere con l’invidia, ma nasce da altro: ha a che vedere con la vita. Con la pulsione vitale. Con la possibilità di esistere integralmente invece di vivere monchi, castrati e incatenati. Nella dignità anziché nell’umiliazione. Si chiama vita.

2 – Ma ci sono anche altre contraddizioni che la QM costringe ad emergere. Eccone una che le riguarda entrambe. Si sa che la Sx ha sempre correlato i mali sociali a cause sociali. Questo è stato uno dei timbri sul suo passaporto. In ciò la Dx vi ha sempre visto una smaccata forma di giustificazione di quasi ogni reato. Fatti di sangue, furti, rapine, violenze di ogni genere sono sempre state ricondotte dalla Sx a cause sociali. La Dx le ha sempre imputate a motivazioni soggettive da reprimere e punire senza remore. Di fronte alle tragedie familiari, ai suicidi dei padri separati, al barbonismo degli ex mariti, come per incanto le parti si sono invertite. La Sx è improvvisamente diventata cieca e muta. Non si è ancora sentito nessuno di là che abbia osato correlare quelle tragedie alla condizione reale vissuta dai quei disperati. Le radici sociali del fenomeno sono del tutto ignorate. Si è adottata la prospettiva soggettivista: si tratta della reazione violenta di criminali che si vedono togliere il potere sulle donne. Di qui l’adesione alla “tolleranza zero”. Viceversa a Dx si è finalmente visto che a monte di tali fatti ci sono cause reali e nel considerarle non è parso di voler avanzare alcuna giustificazione. A nessuno pare di “sociologizzare” e con ciò “giustificare” i delitti (e la sicura rovina) dei padri separati che danno di matto. Lo stesso dicasi per il bullismo e la microcriminalità dei ragazzi, dove la Dx vi ha colto, giustamente, il segno della mancanza del padre e degli uomini nell’educazione nonché quello della frantumazione delle famiglie dei minori. La Sx invece, qui balbetta o tace.  Una stupefacente conversione della Dx a ragionevolissime e fondate considerazioni socio-ambientali, ed uno scandaloso tradimento della Sx dei suoi antichi fondamenti analitici.

(che usa però ancora ma solo in una direzione: derubricare la violenza femminile).

3 – Ecco invece una clamorosa contraddizione della Sx. Benché oggi venga ricordato in forma caricaturale e beffarda dalla parte avversa, è pur vero che la Sx ha considerato gli umani come sostanzialmente fatti di cultura e perciò decostruibili, ricostruibili e quasi plasmabili, secondo la visione che tutto (o quasi) è  cultura e nulla è natura. Ma questo è proprio l’assunto da cui decolla il femminismo per imporre il suo programma socio-politico e per svuotare a priori di ogni valore il racconto degli uomini su se stessi. Qui trae origine la pretesa di sagomare il modo essere dei maschi ad uso e consumo delle femmine (occidentali & del presente, va chiarito…). Si prende M, vi si sovrappone F e con la forbice della “culturalità” si taglia via da M quel che non si confà ad F. Quel che non le piace, la disturba o semplicemente le risulta incomprensibile. Cosa opporre a questo processo criminale? Se non esistono differenze naturali tra i due, non si vede dove stia il problema: non c’è il crimine.  Si deve subire e tacere (e magari ringraziare di venir ridisegnati nella forma “migliore” e “più bella”). Si rimodellano i maschi, si dà loro la forma che piace a F. L’idea  che tutto sia cultura e nulla natura si ritorce dunque contro mezza società  e anche contro coloro (maschi) che ostinatamente la sostengono. Un’altra contraddizione che la QM fa esplodere. Infatti o si dichiara che esistono differenze naturali irriducibili, vocazioni diverse,  e allora ci si affronta sul piano dei diversi racconti, entrambi veri, oppure si calano le brache rigettando quel che si sente, si vuole, si sogna per adeguarlo a quel che piace a Lei. Per diventare femmine. Altra cosa è invece stabilire dove si collochi il confine tra natura e cultura. Sembrerà strano, ma non vi è alcuna necessità di tracciarlo, di definirne i contorni***.

Benché vasta parte della QM sia affrontabile a prescindere del tutto dai caratteri specifici della maschilità (e quindi dalla questione natura/cultura), la difesa radicale e integrale delle ragioni e della posizione maschile nel mondo esige la sconfessione del dogma culturalista. Si deve prendere atto della verità elementare: gli umani sono una miscela, un coacervo inestricabile di natura & cultura.  Altrimenti non resta che accettare la “rieducazione” e …tacere. Tertium non datur.

La QM smuove però anche ben altre pietruzze sia a Dx che a Sx, e spariglia le carte anche su altri fronti. Ne parleremo.

___________

*Umanisti: sarebbero i cultori degli studi omonimi, ma qui uso il termine nel senso che si è ben capito.

** Identità: termine oggi usato ed abusato, ma per il momento insostituibile.

*** Non credo che interessi, ma a richiesta,  posso indicare alcune ragioni epistemologiche del motivo per cui è impossibile tracciare quel confine. E altre ragioni per le quali, se anche fosse possibile, sarebbe del tutto superfluo (e forse persino dannoso).

RDV


89 Commenti

Alessandro 6:09 pm - 10th Maggio:

Molto interessante l’articolo di Rino. Alcune mie osservazioni sul tema. Da destra la questione maschile è considerata come una defraudazione del ruolo che tradizionalmente l’uomo ha avuto nella società. E’ in un certo senso nostalgia della società patriarcale seppure da riaffermare in maniera più blanda, ossia senza mettere in discussione alcuni portati del pensiero liberale. In questo s’inserisce in una visione tradizionalista-conservatrice della società, che considera alcuni uomini come non interessati alla questione, per esempio quelli extracomunitari, pericolosi perchè in grado di minare la medesima struttura tradizionale al pari delle femministe o postfemministe.
In un certo senso la QM s’inserisce più facilmente, sia pure nella sua versione non “universalistica”, all’interno di una visione di questo genere, ossia “nostalgica”. Le probabilità di successo che questa “soluzione” possiede sono quasi pari a zero. Indietro non si torna, non ci sono i “numeri”.
Da sinistra la questione maschile è, in un certo senso, neonata. Deve tradire tutta la tradizione ideologica su cui in Europa ha costruito negli ultimi 40 anni circa la sua identità. La questione maschile a sinistra è ancora più “eretica” che a destra. Mettere in discussione 40 anni d’ideologia fa apparire quasi dei mentecatti o al meglio degli “originali”. A sinistra la QM è invece “nostalgia” non di ciò che è stato, ma di ciò che dovrebbe essere, è la”parità” che investe tutti i campi, da quello più strettamente relazionale a quello legislativo. E’ una nuova costruzione. Probabilità di successo? Superiori a quella di destra, perlomeno nell’ambito legislativo e formativo, in quest’ultimo ambito, per esempio, ricordare all’uomo la sua dignità di uomo e non di clown di fronte a una o più donne. Probabilità di successo in ambito strettamente relazionale, “sesso ludico” per esempio? Non molte, perchè ipotizzare che da parte femminile si rinunci a tenere in scacco l’altro sesso mi pare utopistico, ciò non toglie che si possa procedere in questo senso.
Secondo me la strada da percorrere è quella apparentemente più ardua, cioè quella che svolta a sinistra, aggiustando molto il tiro, perchè la sfida è di quelle epocali e anche una virgola può risultare decisiva. Inoltre, tra non molto, potrebbe essere la stessa ingordigia di privilegi e prebende a far nascere un certo malcontento maschile. Nella società dei tele-cittadini, però, tutto potrebbe risultare annacquato, o finanche impercettibile. Ecco perchè la sfida decisiva si giocherà anche là, nel piccolo schermo, nei media, dove si possono costruire le dittatture o farle crollare.

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Icarus.10 7:57 pm - 10th Maggio:

Come dissi tempo fa:

“La Sinista è per la visione sociale(e non solo criminale) dei comportamenti coniderati devianti e illegali. Ma allora perchè hanno chiesto e ottenuto la legge sullo Stalking?? Cioè, perchè inquadrare il comportamento considerato “insistente” e “persecutorio” di un uomo lasciato dalla moglie o fidanzata(magari dopo anni e anni di rapporto) in una logica di “dominio contro la donna” e di “violenza fine a se stessa”, e non invece-come dovrebbe essere- nella comprensione(anche se non giustificazione) sociale e umana di una persona, distrutta psicologicamente e moralmente(e talvolta economicamente) per la fine brusca del rapporto, e che quindi come tale cerca invano, e disperatamente, di tentare di riallacciare il rapporto con la ex attraverso telefonate considerate ad arbitrio di lei come “moleste” e “persecutorie”, e tentativi di icontro con la ex, sempre definiti ad arbitrio di quest’ ultima, come “appostamenti” e “pedinamenti”?? Fatto sta che le fikiesikule sedicenti di “sinistra” con questo loro atteggiamento, dimostrano di avere la stessa visione delle destre più reazionarie populiste: i comportamenti devianti o illegali si psiegano solo e soltanto attraverso la volontà fine a se stessa di commettere un’ azione illegale; così, il lavavetri extracomunitario”molesta” gli automobilisti, per il puro gusto di “dominare e molestare” gli automobilisti, e non certo per un tentativo disperato di cercare di guadagnare qualche soldo per sfamare se stesso e la propria famiglia. Cioè, abbiamo sostituito le parole “donne” e “maschi” rispettivamente con “italiani” ed “extracomunitari”. Cosa abbiamo ottenuto? La Lega Nord.”

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Peppe 8:39 pm - 10th Maggio:

Da un punto di vista generico non sono né di destra né di sinistra. Ma per quanto riguarda la QM mi ritengo piuttosto “sinistroso”.
Secondo me la QM è questione di giustizia, di torti subiti da individui di sesso maschile solo perché maschi.
Volevo però precisare che non sono d’accordo sul punto 3. perché anche se volessimo postulare che gli uomini sono “tutta cultura”, come è detto nell’articolo, non c’è nessun motivo valido per cui una parte debba essere plasmata unilateralmente all’altra.
Già l’unilateralità di questo costituisce un’ingiustizia. O si cambia entrambi da ambo le parti e ci si adegua a vicenda oppure non cambia nessuno.

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Marco Pensante 2:20 am - 11th Maggio:

Un dettaglio: stranamente (o forse no?) sono le forze più “progressiste” e “liberali” del nostro paese a invocare mutilazioni, lavori forzati a vita, squartamenti, castrazioni (chimiche o fisiche, a seconda dei casi o di come gira), decapitazioni, sodomie detentive per i colpevoli di abbandono di cani, stalking, sculacciamenti. E al tempo stesso propongono perdono, comprensione, reinserimento per gli assassini (e le assassine come la Franzoni) provati e conclamati.
Niente di tutto questo è bello, ma dov’è la proporzione?
Abbiamo perso per strada qualcosa di profondo, di importante.
Rino O’Brien, come sempre, ci spiega cos’è il bipensiero: ma non diteglielo, negherà che sia bipensiero, negherà di avere voluto spiegare alcunché. Com’è giusto che sia, altrimenti non sarebbe bipensiero.
Io aderisco solo a una prospettiva: uguali in valore, diversi in funzione.
Sul cambiare da entrambe le parti, poi, non sono d’accordo. Nel 2010 siamo a parti invertite. Agli uomini è stato chiesto di cambiare e gli uomini sono cambiati. È inutile fingere che non sia così, inutile e ipocrita dire sì, voi maschi(etti) siete cambiati ma non abbastanza.
Siamo cambiati.
Ora aspettiamo un cambiamento dall’altra parte.
Si adeguino loro, e sappiano che sulla base di questo saranno giudicate. Il passato è passato, non mi interessa nulla delle rivendicazioni, dei piagnistei, delle oppressioni trascorse che servono solo ad avere un salvacondotto per il presente.
Il presente è il futuro.
Da questo si inizia.

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Peppe 9:51 am - 11th Maggio:

La questione è: 1. chi gestisce il cambiamento? e 2. per chi, per cosa, come e perché cambiare?

La Qm deve dare queste risposte: 1. il cambiamento deve essere un fatto libero, privato e personale, lo gestisce il soggetto che ha deciso di cambiare.
2. si cambia per se stessi e non per compiacere chiccessia. Si cambia nella maniera che si ritiene opportuno cambiare e come, quando e se si vuol cambiare.

La questione quindi sta nel diritto di essere come si vuole e non come ci vogliono gli altri, uomini o donne che siano.

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Damien 11:34 am - 11th Maggio:

Io credo che non sia solo una questione di cambiamenti, ma di ruoli. Oggi in molti casi i ruoli si sono invertiti, per quanto mi riguarda le donne sono cambiate, ma hanno assunto solo i ruoli che le aggradano di piu’, rifiutando e delegando gli uomini a tenere queli piu’ onerosi, pericolosi ed usuranti, oltre che impestare la legislazione con leggi e decreti atte a tutelarle oltre il dovuto.

Io i cambiamenti li vedo, generalmente gli uomini sono divenuti ometti, le donne sono divenute ometti con la vulva, gli uomini alpha godono dirigendo lo spettacolo ed i beta puliscono il teatro. sono i ruoli che si sono invertiti o estinti, la società di oggi infatti vuole i ruoli gestiti da entrambi ma non riconosce le identità dell’essere uomo e donna, l’omogeneità della società attuale ha generato i problemi con cui combattiamo, c’e’ da una parte la necessità di reinventarsi, in virtù di una nuova società che vive diversi ritmi e stili di vita, dall’altra la volontà di preservare quanto la natura ha disposto sin dall’inizio, dando agli uomini ed alle donne diverse particolarità che sono di complemento l’uno verso l’altro, l’unione, la valorizzazione ed il riconoscimento di tali diversità e’ alla base di una stabile unione, non riconoscere quanto espresso porta inesorabilmente a strade senza uscita, a generare malesseri ed ad una società cieca e sterile, con buona pace di chi se ne infischia e va per la sua strada, finchè dura, si capisce, salvo arrivare al mezzo secolo e ritrovarsi soli.. vi ho già detto la forma futura di investimento dei prossimi 30 anni? le case di riposo, l’assistenza domiciliare e il divertimento per la terza età! ah!.. non dimenticate di investire sui monolocali che siano al piano terra o muniti di ascensore!!

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Peppe 2:45 pm - 12th Maggio:

Vorrei fare altre precisazioni:

1. una cosa è l’essere e un’altra è il modo di essere. Anche se un uomo si fa operare per diventare “donna” resterà sempre maschio, un maschio modificato, un mutante direi, ma sempre maschio perché ha i cromosomi XY e non XX. Stesso discorso per una donna che si fa operare per diventare “uomo”. Il senso comune si fonda sulle apparenze e spesso è fallace, come per la storia del sole che girava intorno alla terra.
Quindi non è che con la “rieducazione” denunciata da Rino i maschi diventino femmine.

2. Non credo che si punti a far diventare i maschi come le femmine ma servi delle femmine, che è cosa ben diversa. Agli uomini viene sempre e più che mai richiesto di “comportarsi da uomini” quando questo si ritiene faccia comodo alle donne.
Anzi ritengo che è proprio questo “comportarsi da uomini” che oggi ci torna indietro come un boomerang e che, a mio avviso, dobbiamo rigettare rispondendo fieramente “Io mi comporto come voglio!”.

3. Anche il modo di essere delle donne viene modificato e cambiato. Siamo tutti plasmati dal sistema che ci sovrasta, solo che le donne hanno un ruolo più privilegiato: quello di essere agenti del potere, direi quasi delle spie.
Rifletteteci bene: un uomo che torna a casa da lavoro irritato può essere un uomo che inizia a non reggere più il sistema di cose vigenti. Ecco che la moglie telefona alla polizia e questa interviene per ridisciplinare il tizio. Costringere gli uomini a fare i mariti modello in fondo è un modo per farli essere anche dei lavoratori modello, dei cittadini-sudditi modello.
Ecco come le donne si guadagnano il pizzo sui redditi dei compagni: è una sorta di parcella che il Capitale (si, ho detto proprio il Capitale non rompete!) accorda loro estorcendolo al marito indisciplinato da punire per il ruolo di spione che spesso assumono nella società odierna.

4. il fatto che l’uomo possa essere “plasmabile” non vuol dire che debba per forza essere “plasmato” se non ci sono appositi interessi a farlo in una data direzione. E questi se ci sono mireranno a “plasmarlo” anche se non è “plasmabile”. Quindi la questione non sta nella “plasmabilità” degli uomini ma negli interessi che mirano a “plasmarlo”.

Ho sempre detestato i discorsi categorici, secondo me tertium è datum, eccome se è datum! E’ datum anche il quartium, il quintum e via dicendo.

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Simone M. 5:07 pm - 15th Maggio:

La realtà è che non esiste soluzione a tutto ciò.
Gli uomini, per natura, sono portati a competere ed a scannarsi fra di loro, vuoi per le donne, vuoi per il denaro, vuoi per il potere, vuoi per tutto quello che vi pare.
Basti dire che vi scannate pure fra di voi, nei vostri rispettivi blog e forums, dove traspare un disprezzo ed anche un odio verso l’altro da fare paura. Non ci vuole molto a comprenderlo. Io mi chiedo chi ve lo faccia fare…
Tuttavia, per quanto mi riguarda, condivido in toto questa ipotesi di Rino,
“Anzi si può persino ipotizzando (perché no?) che, giunti a questo stadio di evoluzione storica, la salvezza della società esiga proprio l’eliminazione della maschilità dal mondo”
infatti anch’io ritengo che siamo giunti ad uno stadio di evoluzione che non richiede più la maschilità nel mondo.
E, sicuramente, un giorno non richiederà più neppure la presenza della femminilità nel mondo.

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Fabrizio Marchi 6:28 pm - 15th Maggio:

Caro Simone, non so cosa succeda sugli altri siti ma qui nessuno si scanna. Ci si confronta e si discute, spesso animatamente, come è giusto che sia. Il sale della democrazia è proprio questo. Un luogo di discussione senza discussione sarebbe una contraddizione in termini, non credi? E poi, soprattutto, a cosa servirebbe?
Chi ce lo fa fare?, ti e ci domandi. Sarebbe come chiedersi perchè respiriamo…Perchè siamo uomini liberi e consapevoli che hanno deciso di vivere con la schiena dritta…Solo questa mi sembra una ragione più che sufficiente, non trovi?
Fra le righe, nelle tue parole, mi sembra di scorgere una certa disillusione, ed entro certi limiti è anche giusto. Tuttavia credo che non bisogna lasciarsi travolgere dalla rassegnazione, dall’accettazione passiva delle cose. Questo sarebbe un grave errore. La realtà può essere trasformata, magari molto lentamente, ma è possibile. Spetta a noi farlo. E credo che questo possa rappresentare un orizzonte di senso per il quale valga la pena impegnarsi e vivere.
Benvenuto! (è la prima volta che ti leggo)
Fabrizio

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Simone M. 7:21 pm - 15th Maggio:

In questo sito, benché non ricordi dove, ho recentemente letto un post in cui un utente ipotizzava una nemesi maschile: secondo me è una ipotesi azzeccatissima.

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Rino 8:37 pm - 15th Maggio:

Simone:
>
Basti dire che vi scannate pure fra di voi, nei vostri rispettivi blog e forums, dove traspare un disprezzo ed anche un odio verso l’altro da fare paura. Non ci vuole molto a comprenderlo. Io mi chiedo chi ve lo faccia fare…
>
1- Infatti. Si era parlato di “Patto di unità d’azione”. O almeno di “Coesistenza pacifica”. A livello di gruppi questo resiste. Sul piano individuale invece no.

2- Chi ce lo fa fare? Bella domanda. Forse il fatto che ancora non siamo morti. Non del tutto, quantomeno.
D’altra parte se non si lotta, cosa si fa?

RDV

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Peppe 8:41 pm - 15th Maggio:

Io sono giunto alla conclusione che il catastrofismo non è una valida argomentazione.

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Simone M. 9:34 am - 16th Maggio:

Prendere atto del fatto che gli uomini sono soliti disprezzarsi, anche all’interno di gruppi dove invece dovrebbero andare d’accordo (o quasi), è una buona maniera per non crearsi illusioni e consequenzialmente per non prendersi in giro. Essere disillusi verso il prossimo, rende gli uomini meno aggressivi, incazzati e offensivi.

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Leo 12:08 pm - 16th Maggio:

Si, scannarsi per le donne: ognuno le vuole a modo suo, bisogna essere filosofi non pestarsi i piedi a vicenda, non possiamo essere tutti uguali.

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Peppe 4:44 pm - 16th Maggio:

Non solo per le donne, gli uomini si scannano per ogni cosa.

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armando 4:45 pm - 16th Maggio:

Non sono per niente d’accordo sul fatto che gli uomini siano destinati a scannarsi. Si possono portare milioni di esempi di solidarietà fra uomini, e di sacrifici per salvare l’altro, amico, sconosciuto o anche nemico. Il fatto è che nel maschio competizione e cooperazione vivono assieme, più che nelle donne. Le quali, se ci fate caso, fanno lobby solo quando si tratta di scagliarsi contro gli uomini, ma per il resto sono di una competitività fra loro assolutamente spietata e senza misericordia che tenga.
Credo che si debba e possa ripartire proprio dalla solidarietà fra uomini, che non è un fatto di lobbing, ossia di interessi in comune, ma di riconoscimento dell’umanità dell’altro, anche di colui che ha idee opposte alle mie.

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Simone M. 12:00 am - 17th Maggio:

Armando
>>
Le quali, se ci fate caso, fanno lobby solo quando si tratta di scagliarsi contro gli uomini,
>>
E dici niente? Il contrario non esiste.

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ckkb 9:06 am - 17th Maggio:

In questi giorni sfilano a Bergamo trecentomila alpini dell’Associazione Nazionale Alpini; a Milano sfilano centomila bersaglieri dell’ Associazione Nazionale Bersaglieri. Ogni arma, ogni attività civile o sportiva è originata dal maschile e, se maschile, costituisce una associazione che è comunità maschile. Comunità che vive nel tempo ben oltre quello in cui si è effettivamente svolta l’attività: alpini per un anno, alpini per sempre, ecc. Dunque il maschile non si scanna ma costituisce comunità maschili intorno ad un’idea, una missione: la solidarietà maschile che dà vita alla comunità nasce intorno all’istinto di dono maschile. Si tratta di maschi capaci di comunità perchè hanno avuto un padre amato e hanno nel cuore l’amore per il padre, non necessariamente il loro? penso di sì. Quello che stupisce tuttavia è che queste associazioni non prestano oggi la minima attenzione all’attacco che viene portato dalle associazioni femminili, dalla comunità politica e culturale e dai media, ai diritti personali dei maschi e alla loro dignità, al ruolo e funzione di padre. Avvolti dagli applausi popolari, travolti per un giorno dall’entusiasmo e dalla commozione, i maschi che sfilano sono poi quotidianamente oggetto di un sistematico pestaggio morale antimaschile.
Prima o poi un pensierino a come dare una bella raddrizzata a questo modo di far loro festa per un giorno e far poi loro la festa ogni giorno, lo faranno anche loro.

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Leo 12:34 pm - 17th Maggio:

Armando: le quali fanno lobby solo quando si tratta di scagliarsi contro gli uomini.
Simone M: e dici niente? il contrario non esiste.

Anzi, gli uomini si schierano dalla parte delle donne anche quando hanno torto marcio: è una vera e propria mafia, oltre lobby- nazi. Per questo le nazi-invidia-penis hanno privilegi incontrastati.

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Leo 1:19 pm - 17th Maggio:

Artur Schopenhauer 1788-1860: l’onore sessuale si divide, secondo la sua natura, in onore femminile e in onore maschile ed è espressione, in ambedue i casi di un ben inteso spirito di corpo. Il primo dei due è il più importante, perché nella vita della donna la relazione con l’altro sesso è fondamentale……………
Il sesso femminile desidera e si attende tutto da quello maschile…..il sesso maschile invece vuole inanzitutto e immediatamente solo una cosa. Si dovette trovare un istituzione in cui il sesso maschile per ottenere quell’unica cosa, in cambio, dovesse prendersi cura di tutto anche dei figli…Per riuscire ad ottenerlo il sesso femminile deve dimostrarsi unito e mostrare spirito di corpo. Quindi esso si oppone in modo compatto e in file serrate contro il sesso maschile….A questo scopo il sesso femminile si oppone ad ogni rapporto sessuale extramatrimoniale….se una fanciulla avesse commesso tradimento nei confronti di tutto il genere femminile avendo rapporti fuori del matrimonio, viene da esso ripudiata e coperta d’infamia, perché il benessere di tutto il sesso femminile andrebbe distrutto…..
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Aggiornato ad oggi: non la danno se non in cambio di soldi e tutto..

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armando 4:02 pm - 17th Maggio:

Simone. Infatti il problema è che lo spirito di corpo maschile si squaglia quando si tratta di difendere la “categoria” messa sotto attacco, anche quando è un attacco del tutto illogico e falso. E’ come se il maschile si sentisse pietrificato dallo sguardo della Medusa del mito greco. C’ un esempio recentissimo nella stomachevole trasmissione Le pupe e i secchioni, nella quale una pupa ha menato violentemente un secchione senza che questo minimamente accennasse ad una qualsiasi difesa, e men che meno ad una reazione.
Se questo succede per le botte fisiche che sono chiare e riconoscibili, come per il golfista Tiger, ve lo immaginate cosa accade per le botte morali, dissimulabili facilmente con mille capziosi argomenti?
Diacimocelo, è un grande problema questo per il maschile. Perchè sarebbe sufficente non dico una reazione spropositata, ma solo una difesa ferma e decisa, a rimettere le cose per il loro giusto verso. Mistero per me incomprensibile, ed aspetto del maschile su cui lavorare fortemente.
armando

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ckkb 5:11 pm - 17th Maggio:

Nel libro L’eclisse del padre” di Josef Paul Cordes (http://www.itacalibri.it/Template/detailArticoli.asp?Mod=PC&LN=IT&IDFolder=144&IDOggetto=12400),alla domanda posta da Armando, viene risposto che non è una causa misteriosa (con effetto sguardo di Medusa) a bloccare i maschi di fronte all’arbitrio femminile. Bensì è il venir meno del rapporto d’amore con il padre a consegnare i maschi al vuoto interiore. Vuoto che li fa precipitare infantilmente e acriticamente e inermi verso il brutale dominio femminile, di cui i comportamenti delle Pupe vs i Secchioni sono ordinaria pratica in tante case quanto esempio e prova provata sfuggita per caso ( e per questo in via di faticosa gestione politycall correct) davanti a milioni di telespettatori: tv verità dunque per quanto sconcertante e non voluta. Per Cordes non è dunque un mistero il fatto che oggi il maschile dà spettacolo di dipendenza dal femminile. Dipendenza che tra l’altro non ha nulla a che fare con l’istinto di protezione e di dono maschile ma ne è esattamente il suo contrario. Ovvero è querula richiesta di piacere sessuale paradossalmente coniugata alla richiesta di dono e protezione di tipo materno. Il tipico delirio di chi non ha mai tagliato il cordone ombelicale e inconsciamente ciuccia ancora la bella tetta di mammà, e pertanto odia rancorosamente il padre e i maschi. A fondamento di questa dipendenza e delirio è purtroppo una pedagogia fondata sulla assoluta prevalenza del principio materno che oggi, per la prima volta nella Storia, è elaborata e strutturata in legge dai nostri parlamentari maschi (non a caso in tantissimi in pessimi rapporti con il maschile e il femminile adulto e in ottimi rapporti affettivi con il proprio narcisismo e a quanto pare anche con la mamma artificiale ovvero le droghe). Le Mammo-leggi licenziate dai maschi e alla cui applicazione, si dedica di conseguenza con legittima solerzia il Ministero dell’ Interno e il Ministero di Grazia e Giustizia, convinti di imporre per amore o per forza il superiore livello di civiltà che cotanta saggezza parlamentare ha finalmente dopo millenni di infame barbarie inventato. Intanto, per far capire che nulla può ostacolare i principi del progresso, abbiamo orgogliosamente eliminato tanti figli concepiti quanti gli abitanti della regione Lombardia.

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Peppe 7:01 pm - 21st Maggio:

Si vabbé, ok, l’amore paterno e tutto quel che volete sono cose importantissime. Però siamo anche individui coscienti e consapevoli, a un certo punto della vita un uomo ha tutte le occasioni per mettersi a pensare su come stanno le cose e tutti gli strumenti intellettivi per comprenderle, se non a pieno, ma almeno per farsene un’idea.
Quindi c’è anche ben altro che fa in modo che la maggior parte degli uomini percepisca come “giusto” il “dominio femminile”.

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Simone M. 12:13 am - 23rd Maggio:

@ ckkb
Dunque il maschile non si scanna ma costituisce comunità maschili intorno ad un’idea, una missione: la solidarietà maschile che dà vita alla comunità nasce intorno all’istinto di dono maschile.
>>
Su questo non vi è alcun dubbio. Resta però il fatto che gli uomini si disprezzano profondamente, in una maniera nettamente superiore a quella delle donne che disprezzano le altre donne. Ti porto un esempio fra i tanti: gli anziani, quando parlano dei giovani maschi, lo fanno con un astio, con un disprezzo, che non riscontro affatto fra le anziane quando parlano delle giovani femmine.

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Fabrizio Marchi 6:54 pm - 23rd Maggio:

Sono più pessimista di Ckkb e un pochino più ottimista di Simone. Credo che indagare le ragioni che spingono sia gli uomini che le donne a disprezzarsi sia un’operazione psicologica molto complessa che richiederebbe un’analisi seria e approfondita e bene ha fatto Ckkb a sollevarla.
In realtà io credo (chi vi parla è uno che ha fatto diverse psicoterapie e anche una psicoanalisi durata diversi anni) che questa problematica appartenga, come dicevo poc’anzi, sia agli uomini che alle donne. Forse (e senza il forse) le donne sono più brave a dissimulare (avrebbe detto Schopenhauer…), e credo che probabilmente avesse ragione, da questo punto di vista. Ma, per lo meno questo è il mio parere, la problematica è generalmente trasversale. Naturalmente, come in ogni cosa, il contesto e i condizionamenti sociali e culturali ci mettono il loro carico da undici, e quindi è ovvio che in una società dove il “femminile” è celebrato e il “maschile” massacrato è ovvio che gli uomini siano più evidenti nella loro fragilità. E non c’è dubbio che oggi il “maschile” si trovi nello condizioni che ben conosciamo e abbia necessità di ripensarsi e di ridefinirsi completamente. Sarebbe però sbagliato pensare che questa debolezza maschile corrisponda ad una reale forza psicologica da parte femminile. In realtà, come dicevo prima, la “forza” femminile è sostanzialmente data dal contesto e quindi dal ruolo e dalla rendita di posizione che quello le ha conferito. Ma se andiamo ad esplorare nel profondo ci accorgiamo che non è del tutto così. La costante e pressante necessità di conferme da parte femminile (riguarda anche gli uomini naturalmente anche se in forme in parte diverse), a tutti i livelli, ci dice quanto in realtà anche le donne siano fragili dal punto di vista psicologico. Una persona consapevole e relativamente robusta a livello interiore non ha certo necessità continua e costante di conferme, sia che riguardino la sfera professionale o pubblica, sia quella privata, comunque ormai strettamente legata a quella pubblica, anche se la maggior parte delle persone non ha coscienza di questo aspetto e continua a pensare, illudendosi, forse perché non ne può fare a meno, che i due ambiti siano separati.
Da questo punto vista la fragilità femminile, anche se appunto camuffata spesso assai egregiamente, è forse più profonda di quella maschile. “Cerco un uomo che sappia apprezzarmi non per il mio aspetto fisico ma per la mia personalità”, questa è una frase ricorrente che ciascuno di noi si è sentito ripetere per qualche milione di volte nella sua vita. Se però a quel punto quella stessa donna che pronuncia quella frase non venisse apprezzata anche e soprattutto dal punto di vista estetico e sessuale, cadrebbe in una crisi profonda, addirittura spesso abissale, e senza timore di esagerare. E non c’è necessità che siano dieci o cento uomini a non desiderarla dal punto di vista sessuale; è sufficiente che ce ne sia uno che spezzi la catena e il soggetto in questione potrebbe andare molto facilmente in tilt. Quindi un semplice rifiuto, sia pur occasionale, che per un qualsiasi uomo rientra nella normalità e se è relativamente sano dal punto di vista psicologico ci si fa una risata, magari amara, con gli amici, tra una bevuta e l’altra, per una donna spesso può essere l’anticamera di una depressione.
L’esempio potrà essere tacciato di banalità e forse è così ma credo che possa rendere l’idea. Naturalmente ormai, dato il livello di omogeneizzazione e di uniformità in cui il contesto sociale dominante ha ridotto più o meno tutti e tutte, le parti spesso non si distinguono neanche più e alcune problematiche che riguardano le donne appartengono spesso anche agli uomini (meno il contrario però…).
Insomma ritengo che il “disprezzarsi” abbia origini profonde e riguardi tutti gli esseri umani, indipendentemente dal sesso. Ovviamente, come già dicevo, i vari contesti sociali e culturali hanno contribuito in modo determinante ad innestare scientemente un profondo senso di inadeguatezza nelle persone ed è impossibile anche in questo caso distinguere tra natura e cultura (questa, come ben sapete, è la mia interpretazione…). Questa situazione ha però raggiunto dei livelli parossistici nella società contemporanea, essendo fondata su una contraddizione spaventosa, tanto è evidente. Viene richiesta ai membri della comunità (e in questo caso, per quanto riguarda la sfera pubblica, sono gli uomini a subire una maggiore pressione) una capacità di affermazione sociale incredibilmente alta, vengono fissati dei parametri sempre più irraggiungibili, a qualsiasi livello e in qualsiasi ambito dell’esistenza, e tutto ciò non può che provocare un senso di frustrazione profonda e diffusa in un numero sempre più crescente di persone. Tutto ciò si traduce in un senso di inadeguatezza che va a sedimentarsi nella psiche dei singoli individui.
Allo stesso tempo, anche se può sembrare contraddittorio ma in realtà lo è solo apparentemente, la nostra è la società del trionfo della psicoanalisi ormai ridotta sempre più ad officina per macchine scassate da riparare, se ce ne sono le condizioni, oppure da accompagnare nel modo meno traumatico possibile ad una accettazione la meno traumatica e conflittuale del fatto di aver esaurito la propria “capacità” di essere funzionale all’interno del sistema sociale.
In altre parole il sistema ha la necessità di alimentare e di spingere fino alle estreme conseguenze il senso di inadeguatezza, al punto di costruirlo ex novo laddove non sia presente (o scarsamente presente) in un individuo perché ha bisogno di fornire delle risposte a questo che siano funzionali alla sua stessa sopravvivenza, non certo alla risoluzione della problematica psicologica del soggetto in questione.
In tutto questa situazione non c’è dubbio però che le donne abbiano acquisito una molto maggiore solidarietà e consapevolezza di genere, a differenza degli uomini che sotto questo profilo sono completamente disarmati. Non c’è dubbio che da questo punto di vista la fatica degli uomini per riuscire a riconquistare una loro posizione nel mondo sarà tripla.
Naturalmente il tema non si esaurisce certo con poche battute. L’origine del senso di inadeguatezza ben radicato nella psiche di praticamente quasi tutti gli esseri umani del mondo occidentale e/o occidentalizzato ha origini profonde. E non può essere affrontato con una sola chiave interpretativa.
Ci tornerò sopra essendo un argomento assolutamente attinente e complementare alla QM.
Fabrizio

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armando 9:29 pm - 23rd Maggio:

Fabrizio scrive cose non solo vere (ad esempio le richieste contraddittorie del potere, soprattutto ai maschi cui si chiede di rinnegarsi come maschi ma di essere forti come maschi, oppure l’uso distorto della psicanalisi come terapia addattativa), ma da cui scaturiscono importanti deduzioni.
1) Quando tendiamo a vedere l’universo femminile come onnipotente, quasi invincibile nel contesto dato, contribuiamo inconsapevolmente a mascherare le sue fragilità, che ci sono eccome. Contemporaneamente contribuiamo a deprimere oltre il necessario l’universo maschile.
2) La necessità del maschile di ripensarsi e ridefinirsi (aggiungo solo senza rinnegare la sua lunga e gloriosa storia fatta di luci e di ombre), non può che strutturarsi in primo luogo e prima di qualsiasi pur necessario confronto con l’altra metà del cielo, entro la comunità maschile che deve essere riedificata, come pensa Ckkb. Non sono un separatista per principio, a me le donne piacciono, nella loro misteriosità e inafferrabilità. Ma un maschile fragile, insicuro, schiacciato dai sensi di colpa, incline a pensarsi “sbagliato” , non ha nessuna possibilità di uscire integro, o anzi rafforzato nella sua consapevolezza maschile e nell’autostima, dal confronto col femminile. Credo che sia vero anche il contrario, con la differenza fondamentale che oggi, mentre l’identità maschile viene socialmente vista come un disvalore, quella femminile è considerata come un valore in sè positivo. Per questo penso che un certo separatismo sia necessario. Per “prepararsi” all’incontro vero, che non sia nè timoroso nè rancoroso. Ovvio che questo dovrebbe valere anche per le donne, ma questo è un problema che non possiamo risolverglielo noi. Facciano la loro parte, che noi facciamo la nostra preparati, se dovessimo constatare che non sono “pronte” a rimandarlo, l’incontro, ad altra data.

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Silver 11:41 pm - 23rd Maggio:

Armando:
“a me le donne piacciono, nella loro misteriosità e inafferrabilità.”

Caro Armando, anche a me le donne piacciono, solo che a differenza di te e della quasi totalità degli uomini, non le considero né le ho mai considerate “inafferrabili”, men che meno “misteriose”. (*)
Ecco, questi sono due dei tanti “miti” sulle donne, di cui gli uomini dovrebbero cominciare a liberarsi.
___________

(*) Come sono solito dire da quand’ero ragazzo, “togli il ficapower alle femmine, poi vedi cosa resta del loro ‘mistero’ e parimenti della loro presunta ‘superiore astuzia’…”.

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Simone M. 1:16 am - 24th Maggio:

X Fabrizio e Armando
>
Non so quale sia di preciso la realtà di altri Paesi occidentali, sia perché vivo in Italia sia perché ritengo che di Occidente non ne esista uno, bensì due: America ed Europa. Di realtà conosco bene quella italiana, che a mio avviso non è paragonabile a quella di nessun altro Paese industrializzato. Perciò non credo che il disprezzo di sé dell’uomo italiano sia recente, ma affondi le sue radici nei secoli dei secoli. Basti pensare alla irresolubile questione dei “terroni” e dei “polentoni”, che genera disprezzo ed odio a prescindere, soprattutto fra gli uomini, molto più propensi delle donne a scannarsi fra di loro. Mi permetto di rammentarvi che ci sono uomini capaci di ammazzarsi anche per questioni relative ad una partita di calcio. E’ accaduto pure due giorni fa, a Torino. Mai sentito né letto di qualcosa di simile, fra donne.

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Fabrizio Marchi 8:42 am - 24th Maggio:

Purtroppo, e sottolineo purtroppo, condivido quanto dici, Silver. In fondo sarebbe bello se quel mistero esistesse veramente perchè costituirebbe uno stimolo fondamentale, una ragione in più per vivere, per ricercare, per conoscere, per disvelare, per dare e creare senso. E invece così non è, perchè le donne sono esseri umani come tutti, proprio come tutti. In fondo credo che molti uomini non vogliano prendere atto di questo. E da una parte li capisco. E’ come voler mantenere viva un’illusione, che si ha paura a far morire, perchè appunto rappresenta qualcosa che ci aiuta in qualche modo a tirare avanti, a colorare una realtà che spesso, nella sua tragica semplicità, ci schiaccia. E non vogliamo e non riusciamo ad accettarlo. La consapevolezza purtroppo è una brutta bestia. Ci obbliga a fare i conti con la realtà e con l’inevitabile domanda di senso che questa si porta con sè.
Il destino ci ha dato questa bella gatta da pelare…e non possiamo neanche sottrarci…Questa mattina evidentemente ho una particolare vena filosofica…smile

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armando 11:25 am - 24th Maggio:

Solo una precisazione sull’inafferrabilità femminile e sul suo mistero. Nessuna tentazione da parte mia di mettere chicchessia su un piedistallo o di angelicare il femminile. Ho scritto più volte e da più parti che quel bisogno maschile, ancorchè comprensibile alla luce del fatto che sono i maschi ad essersi fatti carico del dolore e della lacerazione dell’uso della violenza (giusta o sbagliata che fosse), è stato nefasto nel momento in cui ha contribuito al sorgere di una falsa coscienza sociale e della falsa coscienza femminile di essere “innocenti”.
Nessun dubbio quindi che le donne siano capaci come gli uomini delle cose più nefaste, capaci di odiare, di fare violenza, di annientare il nemico con tutte le armi a disposizione.
Mi riferivo invece al diverso funzionamento della psiche femminile, al diverso modo femminile di ragionare e approcciare le cose del mondo di cui, secondo me, è necessario avere consapevoleza proprio per non incorrere in una delusione dopo l’altra. Si può dissentire, ma si deve anche tener conto che esistono montagne di studi in merito, e non mi riferisco alle sciocchezze sulla superiorità/inferiorità dell’uno o dell’altro cervello.
armando

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Luke Cage 12:16 pm - 24th Maggio:

L’esasperata competitività e l’insofferenza tra gli uomini è un fenomeno relativamente recente e crescente, secondo me non estraneo ad un processo detto anche “di femminilizzazione” (definizione azzardata ma che rende quello che intendo dire).
La verità è che le donne in quanto “genere” (indifferentemente se sottomesso o prevaricante) hanno una consapevolezza ed un senso di appartenenza “rodato” che hanno ereditato dal femminismo.
Oggi l’essere donna vuole dire appartenere ad una categoria sociale riconosciuta e tutelata indipendetemente da che cosa una donna fa.
Lo stesso non si può dire di un uomo, che in quanto tale viene riconosciuto e considerato solo in base a quello che fa…o non fa.
Tutto ciò badare bene che è considerato legittimo dalla società, quindi anche e soprattutto dai “maschietti”.
Quello che voglio dire è che le dinamiche sociali e culturali si rivelano nel lungo periodo decisive nel determinare e sagomare comportamenti che potevano essere riconosciuti come tipicamente femminili o tipicamente maschili .
L’astio e il disprezzo fra gli uomini deriva quindi dal fatto che i “rapporti di forza” fra i generi in seno alla società si sono capovolti e le donne oggi hanno e quando non hanno tendono ad acquisire una sicurezza ed una forza psicologica rispetto agli uomini confortata e rinforzata dall’attuale regime socio-culturale.
Basta sentire i discorsi che fanno in pubblico ad alta voce, a volte si rasenta involontariamente (?) la parodia.

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Leo 12:27 pm - 24th Maggio:

Volevo scusarmi se il mio atteggiamento è sembrato troppo brusco, in realtà quando si parla di politica e di metterci la faccia mi sento un po fuori dal coro, non sono cosi schierato politicamente e i miei interventi sembrano inutili, il voler marcare i lati negativi delle donne sempre, quindi mi sentivo già un po fuori.
Però in questi casi condivido il discorso sull’illusione e il mistero delle donne che è il loro punto forte, come la religione e gli ideali molti ci credono e sono felici, altri fanno guerre, ma c’è gente come me che preferisce la cruda realtà, anche perché dalla realtà si può costruire qualcosa di concreto, accettare il femminile per quello che è.
Come ha detto qualcuno: non c’è niente di più sorprendente della verità, basta trovarla.

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Silver 12:40 pm - 24th Maggio:

Armando
“Mi riferivo invece al diverso funzionamento della psiche femminile, al diverso modo femminile di ragionare e approcciare le cose del mondo di cui, secondo me, è necessario avere consapevoleza proprio per non incorrere in una delusione dopo l’altra. Si può dissentire, ma si deve anche tener conto che esistono montagne di studi in merito”

Caro Armando, questo è già un altro discorso, riguardo al quale sfondi una porta aperta col sottoscritto.
http://www.riflessioni.it/forum/cultura-e-societa/12022-cose-veramente-il-maschilismo-10.html
“misterxy” sono io.

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Fabio 7:41 pm - 24th Maggio:

(*) Come sono solito dire da quand’ero ragazzo, “togli il ficapower alle femmine, poi vedi cosa resta del loro ‘mistero’ e parimenti della loro presunta ’superiore astuzia’…”. (Silver)
******************
Parole sante, Silver.

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Rino 9:57 pm - 24th Maggio:

In un frequente rovesciamento delle analisi, a contrasto del delirio autocelebrativo femminile, si sente affermare spesso che le DD sanno essere più cattive degli UU e/o che, alla fin fine, sono anche meno intelligenti.

Uno speculare giudizio negativo che ha due difetti, già evidenziati da Fabrizio. Giudizi che non solo hanno un effetto boomerang perché offrono il destro alla liquidazione del Momas come di un club di misogini, ma che sono anche scentrati. Lascio da parte ora la questione violenza/cattiveria.
Passo alla questione intelligenza.
Poche affermazioni – o forse nessuna – suonano razziste e inferiorizzanti come quelle riferite alla inferiore intelligenza di un gruppo umano, in quanto tale. Anzi, questa è la radice stessa del razzismo e quindi anche del sessuorazzismo (non certo il colore della pelle).
Che esistano molte forme di intelligenza è un dato banale in psicologia. Ma la visione classica delle intelligenze come descritte dagli psicologi (es. Gardner) potrebbe essere persino limitata. Non sarebbe male immaginare che le capacità/eccellenze pscicomentali siano almeno pari a quelle fisiche. Così, come vi sono centinaia di discipline sportive, allo stesso modo vi é almeno un pari numero di campi nei quali le capacità intellettuali si possono esercitare. Un sollevatore di pesi non potrà competere con un velocista. Un centometrista non potrà farlo con un fondista. E viceversa. Il ping-pong sembrerà forse parente del tennis, eppure è tutt’altra cosa. Nel mondo multidimensionale della psiche le discipline non saranno centinaia, ma forse migliaia o più.
Il fatto che le scienze siano state create quasi totalmente dai maschi deve dare una indicazione sulla forma mentale ma anche sugli interessi maschili. Indagare sui risultati vuol dire cercare le condizioni che hanno portato a quei risultati. Una delle tante componenti potrebbe essere questa: la capacità di sprecare la vita, di dedicarsi anima e corpo su una scommessa al costo di rinunce brucianti. Scommessa che sarà, il più delle volte, perdente. Capacità che – in sé – non ha nulla a che vedere con l’intelligenza. Proprio Einstein disse: “Non sono particolarmente intelligente, è che mi sono dedicato per molto tempo ad alcuni problemi particolari”. Anzi, un giorno aggiunse: “Ma cosa credete, che io sia un Einstein?!”. Ora, la capacità di bruciarsi è forse essenziale, ma non attiene alle capacità mentali. Dipende da una disposizione emotiva (qui = il corpo come strumento).
Se – ad es – intelligenza è capacità di connettere le cause agli effetti allora sul piano delle dinamiche psicologiche dubito che la donna media possa essere superata dall’uomo medio. La capacità femminile di divinare gli stati emotivi che stanno alla base di comportamenti e affermazioni può essere stupefacente. Denudante. Il che spiegherebbe perché nella narrativa (romanzi, storie familiari etc.) il numero di DD eccellenti sia altissimo (ad es. la giapponese Shikibu Murasaki scrisse già intorno all’anno 1000 un romanzo che è considerato da molti il padre, ossia … la madre, di tutti i romanzi).
In futuro indagini asettiche e imparziali (=prive di risentimenti) cercheranno di chiarire i motivi per cui le scienze regolate dalle norme (scienze nomotetiche) siano di polarità maschile e quelle storico/biografiche (idiografiche) siano di polarità femminile. Diverse intelligenze, attivate/limitate da diverse forze/pulsioni. Diverse e non comparabili. Come non è comparabile il tennis con la vela.

RDV

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ckkb 8:48 am - 25th Maggio:

Il termine “misoginia” è oggi diffusissimo: a ben vedere, è usato per ogni situazione relazionale (e il suo contrario), tra maschio e femmina. Il che lo rende generico. Per capirne di più ho pensato al termine opposto, mai sentito prima, e che però esiste!: ed è “filoginia”. Dal dizionario Hoepli on line dicesi “filogino/a” “chi è favorevole alla donna e ai suoi diritti”. Chiaro il senso dunque del suo opposto: “misogino”. E allora mi sono domandato che termine si usa per “chi è favorevole alla donna e ai suoi privilegi”. Io non lo conosco; e forse manca e spero non coincida con “filogino/a” perchè ne deriverebbe che il misogino è anche “chi non è favorevole alla donna e ai suoi privilegi”. II che sarebbe un guaio: infatti mancherebbe un altro termine ancora a indicare “chi è favorevole alla donna e non ai suoi privilegi”.
E pertanto “chi è favorevole alla giustizia e alla donna “, non avrebbe il termine che lo definisce. Questo termine a mio avviso oggi non c’è.

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Leo 10:11 am - 25th Maggio:

Il tennis non lo puoi paragonare con la vela, ma il tennis maschile e femminile si, la forza fisica è differente e nessuno la mette in dubbio.
A me i paragoni non piacciono, ma sono sempre le donne che li cercano, sono loro che dicono di essere superiori. Postando brani dal trattato sulle donne di Schopenhauer, non volevo dire che un uomo intelligente del passato ha capito che le femmine siano meno degli uomini, ma evidenziare che anche all’epoca venivano esaltate, ed un filosofo (pessimista) ha dovuto far presente questa cosa.

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Silver 5:11 pm - 25th Maggio:

Rino:
“Che esistano molte forme di intelligenza è un dato banale in psicologia. ”
_________
Infatti, ed in proposito aggiungo dell’altro.
Spesso si dice che usiamo solo il 10% delle nostre capacità cerebrali.
In realtà non è corretto affermare che usiamo il nostro cervello solo al 5%, o al 10%, o al 20% per la semplice ragione che non sappiamo qual è il 100%.
Il cervello non è come un’automobile, per cui andando a 15 km all’ora sappiamo che sfruttiamo solo il 10% della velocità potenziale dell’auto che è di 150 km all’ora.
Tuttavia è innegabile che ognuno di noi usa solo in parte le proprie potenzialità.
Ma quanto “pedale” rimane per raggiungere il massimo della “velocità” cerebrale?
La risposta potrebbe rivelarsi paradossale, nel senso che man mano che si raggiunge una certa velocità, rimane sempre abbastanza “pedale” per continuare ad accelerare.
In altre parole uno stesso individuo, sia esso nato e cresciuto in una caverna oppure in un eccellente ambiente culturale, avrà sempre ulteriori possibilità di migliorare le proprie prestazioni mentali.
Sia per capire sia per imparare più cose. Perché?

Vediamo come vanno le cose in pratica.
Si calcola che ogni 15 o 20 anni vi sia un raddoppio della quantità di conoscenze scientifiche.
Questo non significa che ogni 10 o 20 anni gli scienziati (o gli studenti) debbano raddoppiare la loro capacità di imparare o raddoppiare gli anni di studio.
Significa semplicemente che imparano più cose (o cose più complesse) con lo stesso sforzo mentale.
Per esempio, non era più facile prendere una laurea in ingegneria o in medicina 50 anni fa di quanto lo sia oggi. Eppure la quantità di conoscenze che si sono accumulate nel frattempo è enorme.
Mentre il numero degli anni di studio è rimasto lo stesso. In un certo senso si potrebbe dire che un ragazzino di terza media oggi sa più cose sull’Universo, sulla vita o sulla Terra di quante ne sapevano tutti i filosofi e gli scienziati greci messi insieme.
Ciò ovviamente non significa che questo ragazzino sia più intelligente di Aristotele. O che sia mentalmente più sviluppato di lui. Significa soltanto che sa più cose di lui, perché è l’erede di tutta una catena di conoscenze che si sono susseguite.

Analogamente, un ragazzino di terza media dell’anno… 4007 saprà più cose sull’Universo, la vita e la Terra di tutti gli scienziati moderni messi insieme.
Ciò non significa che la capacità del cervello sarà passata dal 10% al 20%, poi al 40%, poi all’80% ecc.
Forse si potrebbe dire che Aristotele ha usato il suo cervello al 100%, tenendo conto dei tempi in cui viveva e delle conoscenze di cui disponeva.
E così tutti gli scienziati e i filosofi che si sono succeduti.
In altre parole, la nostra capacità di imparare le cose, oggi, è facilitata dagli sforzi mentali di tutti coloro che ci hanno preceduti. Li portiamo tutti dentro di noi, per così dire. Non dobbiamo più inventare ogni volta la scrittura, la matematica, la chimica, oppure la ruota.
Partiamo da questi livelli per procedere oltre.

P.S.
“Ciò non significa che la capacità del cervello sarà passata dal 10% al 20%, poi al 40%, poi all’80% ecc.”

Salvo manipolazioni genetiche, ovvio…

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Silver 5:22 pm - 25th Maggio:

Riguardo alla questione del “mistero femminile” (cioè una barzelletta…), leggete cosa scriveva Roberto Gervaso, sul mensile MODA, dell’ottobre 1993.
____________________________

Non ho mai capito le donne: né quando, riamato, le amavo, né quando, respinto, mi tormentavo; né quando, indifferente, subivo le loro sottili, perfide sevizie. Perché non le ho mai capite? Perché, a causa di quella tirannia che il sesso debole esercita su quello forte, nessun maschio, data l’ancestrale inferiorità, potrà mai capire una femmina. E allora, cosa fare? Mettersi il cuore in pace, rassegnarsi al tuolo di testimone di combutte e di trame, di cui, comunque, non si verrà mai a capo.
Piaccia o non piaccia (e a noi non piace) siamo dei guardoni, e non per scelta: per necessità.
Non è colpa nostra se le donne ci accantonano, giocano le loro carte e vincono le loro partite senza mai scoprire i loro bluff.
Io ho cercato con gherminelle, con astuzie non sempre lecite, di uscire da questo “splendido” isolamento, di scavarmi una piccola, umile nicchia nel munitissimo sancta santorum femminile, ma ogni tentativo è sempre stato tempestivamente e implacabilmente rintuzzato. Né avrebbe potuto essere altrimenti, ché la complicità delle donne, come tutte le complicità, implica un’alta dose di omertà. E’ vero che Eva è più linguacciuta di Adamo, ma è anche vero che non parla a vanvera, anche se vuol darne l’impressione. Ogni sua frase, anzi, ogni sua parola, per innocua e convenzionale che sia mira a qualcosa, è diretta contro qualcuno, cioè l’uomo, vittima predestinata di ogni maneggio femminile.
Noi non ce ne diamo pace, e in questo sbagliamo. Non ce ne diamo pace perché delle donne, per volontà celeste, non sappiamo fare a meno, anche se il prezzo di una simile dipendenza è altissimo. A volte, esasperati dalle loro cabale, dal loro razzismo nei nostri confronti, non vorremmo pagarlo, considerandolo non a torto un balzello barbaro e iniquo come quelli impostici dal fisco. Ma alla fine pieghiamo il capo, avvalorando con la capitolazione l’arbitrio subìto.
Il fatto è che se le donne sono, salvo, ripeto, poche, lodevoli eccezioni, sadiche, noi uomini siamo masochisti, oltre che disperatamente indifesi. Da tempo immemorabile diciamo – e sempre a ragion veduta – peste e corna delle nostre compagne; da tempo immemorabile annunciamo rappresaglie e vendette, salvo poi, come conigli, battere precipitosamente in ritirata.
La nostra animosità ci limitiamo a sfogarla in proverbi e aforismi, atti d’accusa che lasciano il tempo che trovano.
“La donna, solo il diavolo sa cos’è; io non ci capisco niente”, sentenziava Dostoevskij; ed Euripide, ancora più perentorio, la definiva “il peggiore dei mali”; per Aulo Gellio “un male necessario”; per Goethe “un piatto d’argento sul quale l’uomo depone mele d’oro”; per Nietzsche “il secondo errore di Dio”.
Mi pare che basti, anche se tutte queste drastiche, quasi cruente censure, alle donne non hanno mai fatto né caldo né freddo. Ma allora: se a noi uomini è negato varcare la soglia del misterioso, tortuoso, insidioso tempio femminile, che ci stiamo a fare in questo mondo? E’ una domanda che ci assilla da quando siamo nati, e che continuerà ad assillarci fino alla morte.
In attesa che questa ci ghermisca, sollevandoci da tante ambasce, vediamo come lenire una simile sofferenza. Le donne, pur dichiarandoci il loro amore, pur giurando e spergiurando di non poter fare a meno di noi, salvo tenerci all’oscuro di tutte le loro macchinazioni e non svelarci mai, e neppure farci intuire, i loro segreti, ci abbandonino, rinuncino per sempre a noi, non accampino più pretese e non rivendichino più diritti. Credono di poter fare a meno di noi. Non saremo certo noi a contestare una simile presunzione. Alla guerra come alla guerra o, piuttosto: messi da parte, da parte resteremo. Non è, intendiamoci, una scelta facile, ma è una scelta motivata, saggia.
Codarda è, invece, quella di accettare lo status quo, cioè prendere atto di una sconfitta e non cercare una rivalsa, pur se nella fuga. Le donne ci trattano alla stregua di paria, considerandoci estranei o, addirittura, intrusi? Non importa: ci assoggetteremo docilmente a siffatto arbitrio, senza neppure alzare il capo.
Ma c’è una terza soluzione, estrema, se volete, ma proprio per questo eroica: un viaggio a Casablanca dove, in una delle tante cliniche specializzate, ci rassegneremo a uno di quegli interventi demolitori che mutano radicalmente il corso della nostra vita. Nella fattispecie, non certamente in peggio. Meditate, uomini, meditate.
Roberto Gervaso

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Silver 7:38 pm - 25th Maggio:

Leo:
“Il tennis non lo puoi paragonare con la vela, ma il tennis maschile e femminile si, la forza fisica è differente e nessuno la mette in dubbio. A me i paragoni non piacciono, ma sono sempre le donne che li cercano, sono loro che dicono di essere superiori.”
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Diciamo pure che tale discorso vale per quasi tutte le discipline sportive. Infatti, se le competizioni fossero miste anziché divise in base al sesso, dello sport al femminile resterebbero solo le macerie…
http://www.dispatch.co.za/1998/01/28/sport/WILLIAMS.HTM
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=13959561&st=30
Per quanto riguarda il resto, i paragoni non piacciono neppure a me, ma il punto è proprio quello che evidenzi: ossia che sono SEMPRE le donne a cercarli.
Da lì l’assoluta necessità di riportarle sul pianeta Terra.

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ilmarmocchio 8:50 pm - 25th Maggio:

Lo sport e’ l’ottima cartina di tornasole delle assurdita’ del femminismo. La pretesa di far valere alla pari prestazioni che in senso assoluto sono ridicole. oltretutto le evidenze anatomiche , fisiologiche, biomeccaniche confermano la netta inferiorita’ fisica femminile in tutte le specialkita’ sportive. Ovviamente e’ improponibile un avvenimento sportivo open. Eppure , periodicamente ritorna fuori questa assurdita’, spesso supportata da cagnolini pentiti . avvilente.

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armando 10:05 pm - 25th Maggio:

Rino a proposito dell’incomparabilità fra capacità femminili e maschili: totalmente d’accordo. Non vorrei sbagliare ma mi pare ci siano studi scientifici che, per quanto io sia abbastanza scettico su certi studi, attestano una diversità attitudinale e di funzionamento fra cervello maschile e femminile, che sembrerebbe confermata anche da ricerche statistiche. Diversità che stabilirebbe una relativa miglior capacità femminile nelle discipline linguistiche e maschile in quelle logico/matematiche. Del resto anche a scuola, ai miei lontani tempi, andava così senza che nessuno si scandalizzasse. E’ solo oggi che questo stesso concetto espresso pubblicamente dal rettore di Harward gli costato un’autocritica in stile stalinista e comunque il posto. Ciò che non finisce di stupirmi e farmi incazzare, è che quando si dice che il maschio è superiore in certe cose, allora apriti cielo, scandalo, sessismo, maschilismo etc. etc., in puro stile policamente corretto. Se si dice invece che la femmina è superiore in altre, allora tutto va bene, e giù omaggi e sviolinate, soprattutto dai maschi, mentre altri tacciono senza coraggio di dire quel che pensano che tuttavia gli si legge in volto.

Silver: ti prego, fammi la grazia di non mischiare i miei concetti, seppure dissenti, con quelli del superpentito Gervaso.
passando invece ad un argomento serio, non sono pienamente convinto di quello che scrivi a proposito del fatto che noi porteremmo dentro il ns cervello tutti gli sforzi precedenti dell’uomo. Credo che trascuri una cosa importante. La cultura in genere, e soprattutto forse la scienza, non è un continuum ma procede a salti di paradigmi che incorporano dei presupposti dati come assiomatici. Il che significa che automaticamente vengono scartati quelli precedenti, e cioè dimenticata la loro linea di ricerca. Voglio dire che mentre si apprendono continuamente cose nuove, altre le si dimenticano. Non si spiegherebbe altrimenti la stupefacente capacità di calcolo astronomico degli antichi che erano privi dei più elementari strumenti tecnologici che possediamo oggi. Non si spiegherebbe nemmeno che certi vecchi analfabeti dei secoli passati, conoscessero a memoria l’intera Divina Commedia, cosa impensabile oggi anche per i più bravi letterati.
Ma basterebbe, per fare un esempio elementare, riflettere sul fatto che un ragazzino di oggi non sa più fare una divisione manualmente, tanto meno estrarre una radice quadrata. C’è la calcolatrice che lo fa al suo posto, e così ha perduto quella capacità. Si potrebbe obbiettare che quella capacità non è andata perduta ma si è trasferita da un’altra parte. Proprio questo è il punto. Un sapere umano che era prima diffuso, è stato in certo senso espropriato e si è polarizzato nelle mani di relativamente pochi soggetti, in questo caso nei programmatori dietro i quali esiste il potere economico, e per loro tramite nello strumento materiale, la calcolatrice, che per chi la usa rimane un mistero profondo. Non voglio fare il populista o il fautore del sapere tutto per tutti, cosa chiaramente irrealistica, ma quando processi del genere diventano diffusi e normali in tutti i campi, una riflessione sul concetto stesso di democrazia reale si impone.
Ancora per Silver sulle donne che cercano il confronto. E’ vero, è così. Ciò denota secondo me due cose.
1) Un irrisolto complesso di inferiorità verso gli uomini, per cui ci si illude di superarli sul loro terreno.
2) Una perdita terribile di senso d’identità femminile. Una donna ben identificata nel proprio genere non sente alcun bisogno di misurarsi con gli uomini in qualsiasi disciplina sportiva. Ha le sue prerogative femminili, ed in quelle sta bene. Esattamente come un uomo ben identificato nel suo genere non prova nessunissima invidia per la capacità generatrice femminile, nè si pone in concorrenza con la donna in fatto di trucchi e imbellettamenti, come invece sta accadendo.
Una delle cose più assurde, stupide, e sbagliate per tutti, è proprio la moda dell’unisex, che favorisce la competizione fra incomparabili, per riprendere quella definizione di Rino, anzichè vedere il lato positivo della differenza, e cioè la complementarietà.
Che le donne si pongano sul terreno maschile è dovuto, come dicevo, ad un complesso d’inferiorità inconffessabile ma reale e opportunamente stimolato dal potere economico e da una cultura (si fa per dire cultura) dominata da un paradigma egualitario in senso sbagliato e deteriore (per me). Che gli uomini accettino, ed anzi si beino quando una donna li supera o le notizie vengono date in modo che così risulti, fa parte del pentitismo, malattia gravissima che colpisce gran parte del genere maschile e che contribuisce grandemente ad aggravare la malattia del femminile. Eppure basterebbe poco, un semplice soffio di vento sotto forma di qualche dato di verità, a mandare all’aria il castello ridicolo che è stato costruito. Ma non viene mai pronunciato. E’ lo sguardo pietrificante della Medusa, dicevo in altra mail. Eppure basterebbe un semplice scudo riflettente per annullare il suo potere. Cerchiamo di fornirlo. Guarirebbe uomini e donne dalla malattia.
armando

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ckkb 9:51 am - 26th Maggio:

Regolamento della Real Marina del Regno delle due Sicilie del 1841 e dei Ministeri delle Pari Opportunità delle Real Marine dei Regni Femministi di Occidente

Art.27. “Facite Ammuina”.

‘All’ordine Facite Ammuina:
tutti li fimmeni che stanno a prora vann’ a poppa e tutti li masculi che stann’ a poppa vann’ a prora:
li masculi che stann’ a dritta vann’ a sinistra e li fimmeni chi stanno a sinistra vann’ a dritta:
tutti li fimmeni che stanno abbascio vann’ ncoppa e li masculi che stanno ncoppa vann’ bascio passann’ tutti p’o stesso pertuso:
chi nun tiene ni fimmena ni masculo, s’ aremeni a ‘cca e a ‘ll à”.

N. B. : da usare per garantire l’uguaglianza, aumentare la sicurezza, migliorare le condizioni di vita e potenziare la produttività del lavoro, a bordo delle navi delle reali marine.

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Leo 11:46 am - 26th Maggio:

Le donne sono ribelli: la natura sembra mettere in evidenza il fatto che le donne nascono schiave degli uomini, da qui la ribellione delle donne e il pentimento degli uomini; è come se a priori in noi ci sia questa immagine della donna sottomessa e dell’uomo padrone, e questo viene da caratteristiche fisiche evidenti. Le donne sono indisponenti, fanno sempre notare che non stanno ai nostri comodi e alla fine succede il contrario, gli uomini ai comodi delle donne.

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Silver 6:24 pm - 26th Maggio:

Questo è un articolo di Edoardo Boncinelli, pubblicato su LE SCIENZE dossier, nella primavera del 1999.
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Le molte facce dell’intelligenza

Tutti sanno che cos’è l’intelligenza, e tutti la sanno distinguere. Una persona intelligente è quella che vede cose che altri non vedono o che le vede più prontamente. L’intelligenza è anche una delle doti
più ambite e all’occorrenza più vantate. Nonostante tutto questo, nessuno finora è riuscito a darne una definizione rigorosa né a fornire un criterio
per misurarla che sia accettato da tutti. Essa rappresenta ancor oggi un argomento di studio e l’oggetto di un’intensa attività speculativa non di rado ideologizzata e convulsa. Mi sembra necessario chiarire alcuni punti.

Terminologia. L’italiano “intelligenza” non è in tutto e per
tutto equivalente all’inglese intelligence. Per noi “intelligenza” significa “spiccata intelligenza” e “intelligente” significa “spiccatamente intelligente”.
L’inglese intelligence è invece una vox media che designa semplicemente la capacità di comprendere di un individuo o di una macchina e che può essere scarsa, media o grande. Gli anglosassoni hanno un Intelligence Service, una Central Intelligence Agency e un’ Artificial Intelligence. Noi non potremmo mai avere un Servizio d’Intelligenza, specialmente affidato a certi burocrati. Occorre tenere conto di questo scarto semantico quando si legge un testo inglese, anche tradotto.

Definizione. Che cos’è l’intelligenza? Anche senza aspirare al rigore, se ne possono dare molte definizioni diverse. Una di quelle che prediligo è: la capacità di vedere connessioni e legami significativi tra cose diverse, anche molto distanti fra di loro. Una conseguenza quasi immediata può essere la capacità di cogliere l’essenza di una situazione, reale o immaginaria, e vederne tutte le implicazioni.
Questo può condurre tanto alla risoluzione di un problema quanto alla capacità di cavarsela egregiamente in certe circostanze della vita. Il problema può a sua volta essere stato individuato come tale da altri o può essere posto ex novo
dall’individuo stesso. La persona di grande intelligenza risolve brillantemente i problemi che le vengono posti. Quella d’intelligenza eccezionale i problemi se li pone da sola.

Molteplicità. Oggi è molto di moda parlare di intelligenze multiple piuttosto che di una sola intelligenza. Può essere. Personalmente preferirei parlare di forme diverse di intelligenza. Nella vita di tutti i giorni riconosco per esempio facilmente persone dotate di un’intelligenza prettamente analitica. Sono quelle che scompongono con molto rigore ogni situazione nelle sue componenti essenziali, come se si trattasse di un gioco di scacchi. Altre persone sono più portate a percepire gli aspetti significativi di una
data situazione nella prospettiva di ricomporli poi in un quadro complessivo, trascurando magari qualche dettaglio. Alcune situazioni richiedono più un tipo di intelligenza, altre un altro. Una domanda aperta è poi se esista un’intelligenza pratica o situazionale e quale sia la componente cognitiva della scaltrezza.

Relazione con altre facoltà mentali o caratteriali. L’intelligenza non può essere considerata una dote isolata anche se spesso non è correlata con il possesso
di altre. Ad esempio non è memoria, ma una buona memoria aiuta. A questo proposito vale la pena di notare che di recente è stato rivalutato il contributo che la memoria e soprattutto la cosiddetta memoria a breve termine, o memoria operativa, di un individuo può dare alla sua intelligenza. Se una delle componenti salienti dell’intelligenza è la capacità di trovare connessioni fra cose diverse, è ragionevole pensare che questa capacità possa anche essere funzione del numero di cose che si possono effettivamente comparare fra
di loro perché presenti alla nostra mente nello stesso istante. L’intelligenza non coincide neppure con la proprietà di linguaggio o con la capacità di esporre le cose con chiarezza, anche se si tratta di doti che vanno spesso di pari passo. L’intelligenza è indipendente dalla forza di volontà e dalla capacità di applicarsi, ma da queste può trarre un grande sostegno. L’intelligenza non coincide neppure necessariamente con l’originalità e la creatività, ma il possesso di doti come queste può condurre alla genialità, un’altra delle tante parole magiche del nostro quotidiano. Possiamo vedere la genialità come la creazione di nuovi e inusitati nessi. In quest’ottica essa può essere considerata come l’esaltazione di una dote ordinaria posseduta un po’ da tutti oppure come l’espressione di una differenza qualitativa, una specie di salto quantico verso l’intuizione di nuove realtà.

Natura e origine. Intelligenti si nasce o si diventa? Ovviamente l’una cosa e l’altra.
Ogni nostra caratteristica fisica o psichica ha una componente ereditaria e una componente acquisita.
Si tratta solo di determinare volta per volta quanta, e quale, è la componente ereditaria e quanta, e quale, è la componente acquisita durante le varie fasi della vita. Certo la grande intelligenza come le grandi doti atletiche richiedono una predisposizione congenita. Non si può diventare un Mennea, un Einstein o un Leopardi soltanto con lo studio, la volontà e l’applicazione, anche se è vero che non possiamo sapere quanti Mennea, Einstein o Leopardi ci sono stati
in giro senza che noi li abbiamo notati perché non hanno avuto l’opportunità di rivelarsi. Se è vero d’altra parte che ci deve essere una certa componente genetica dell’intelligenza, è anche vero che questa non può essere articolata né su un gene, né su due, né su un
numero ristretto di “geni dell’intelligenza”. Non è possibile che esistano i geni dell’intelligenza più
di quanto possano esistere i geni della vita. Esistono però geni che esercitano, per così dire, un diritto di veto sull’intelligenza stessa, come del resto sulla vita, e se alcuni di questi non fanno il loro dovere sono guai seri.
Si continuerà insomma ancora a lungo a parlare dell’intelligenza e della sua misura. Speriamo lo si faccia sempre con intelligenza e soprattutto con misura.

Edoardo Boncinelli

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Silver 6:40 pm - 26th Maggio:

armando
“Ciò che non finisce di stupirmi e farmi incazzare, è che quando si dice che il maschio è superiore in certe cose, allora apriti cielo, scandalo, sessismo, maschilismo etc. etc., in puro stile policamente corretto. Se si dice invece che la femmina è superiore in altre, allora tutto va bene, e giù omaggi e sviolinate, soprattutto dai maschi, mentre altri tacciono senza coraggio di dire quel che pensano che tuttavia gli si legge in volto.”
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Dodici anni fa, su un noto settimanale italiano, mi fu pubblicata una lettera nella quale evidenziavo ciò, oltre ad avanzare dei fortissimi dubbi riguardo alla tesi della “superiorità femminile” tout court.
Allorché, a distanza di due settimane (per la precisione il 30 aprile del 1998), fui contestato da una donna, tal Chiara G. di Teramo, la quale scrisse:
“Il signor ************* nella sua lettera pro maschi ritiene che i migliori risultati ottenuti nelle scuole elementari dalle femmine siano dovuti al fatto che in queste scuole prevalgono insegnanti di sesso femminile. Ma lo sa il signor ******** che i migliori risultati sono raggiunti dalle femmine anche nelle superiori? E lo sa che i risultati dei test favorevoli ai maschi nella abilità matematiche si rovesciano in superiorità schiacciante a favore delle femmine nei test linguistici? E lo sa che, secondo Bruner, uno dei maggiori studiosi americani, ’se la maggior parte dei geni sono maschi, sono maschi per la maggior parte anche i sottosviluppati mentali?’.
Le donne hanno raggiunto risultati migliori in molti difficili concorsi, guidano meglio, mentre la maggior parte dei delitti più orrendi è commessa dagli uomini.
Infine, riporto qui i risultati di recenti ricerche dell’università della Pennsylvania, pubblicati su Science:’La parte del cervello che controlla le emozioni dell’uomo non si è evoluta dall’età dei grandi rettili, mentre nelle donne il processo è raffinato. Gli uomini sono più inclini a esprimere con l’azione i loro impulsi aggressivi, mentre il cervello delle donne suggerisce mezzi più raffinati e simbolici di esprimere un’emozione’ “.
________

(…)

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Marco 7:58 pm - 26th Maggio:

@ armando: Un sapere umano che era prima diffuso, è stato in certo senso espropriato e si è polarizzato nelle mani di relativamente pochi soggetti,
@
Scusa Armando, ma un tempo c’erano moltissimi più ignoranti-analfabeti di oggi, ed anche allora il sapere era concentrato “nelle mani” di pochissime persone (generalmente uomini).

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Strider 12:23 pm - 27th Maggio:

armando
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Diversità che stabilirebbe una relativa miglior capacità femminile nelle discipline linguistiche e maschile in quelle logico/matematiche. Del resto anche a scuola, ai miei lontani tempi, andava così senza che nessuno si scandalizzasse.
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Tuttavia c’e’ da dire che questo era vero fino a qualche anno fa: oggi lo e’ di meno. Scrivo questo perche’, un po’ di tempo fa, mi e’ capitato di leggere un articolo (serio) in cui si evidenziava che attualmente, in Paesi come l’Islanda o la Francia (ma non solo), le ragazze sono mediamente migliori dei ragazzi anche nelle discipline logico/matematiche, al contrario di venti o trenta anni fa, quando la superiorita’ maschile era netta.
Alcuni attribuiscono cio’ all’eccessiva femminilizzazione della scuola e della societa’ occidentale.

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armando 6:11 pm - 27th Maggio:

Strider:”Alcuni attribuiscono cio’ all’eccessiva femminilizzazione della scuola e della societa’ occidentale.”
E’ così.
1) Lo sviluppo psicofisico di maschi e femmine è sfalsato temporalmente.
2) I modi di apprendimento di maschi e femmine sono diversi, appassionandosi i primi quando c’è competizione, le seconde quando c’è più cooperazione.
3) La voglia di applicarsi sui libri è diversa, essendo i maschipiù portati, a quell’età, all’agire ed essendo alle superiori in piena tempesta ormonale. Ma anche da più piccoli i maschi sono naturalmente più irrequieti e agitati.

Ora il fatto che il corpo insegnante si stia sempre più femminilizzando non può non avere conseguenze. Anche con tutta la buona volontà una insegnante femmina sarà portata a privilegiare metodologie d’insegnamento che sono più congeniali al suo genere. Tenderà a capire meno l’irrequietezza maschile considerandola un disturbo al normale svolgimento del programma scolastico.
Queste sono solo alcune ragioni per le quali sarebbe auspicabile avere insegnanti maschi in numero più o meno pari alle femmine fin dalle elementari. Insegnanti in cui i ragazzi potessero identificarsi, insegnanti più capaci di tenere nel modo giusto, ossia equilibrato, la disciplina, e in cui le ragazze potessero avere un termine di confronto con un adulto di altro sesso.
Insomma, se si sostiene che la psicologia maschile e femminile sono diverse, se l’insegnante femmina può essere vista in senso materno e l’insegnante maschio in senso paterno, ne discende che l’equilibrio numerico è importante. In alternativa sarebbe meglio ci fossero classi unisex, affinchè ragazzi e ragazze potessero sviluppare pienamente le loro rispettive capacità.
Grande problema quello della scuola. E grande delitto l’averla lasciata marcire in questo modo, da parte di tutti i governi nessuno escluso.
armando

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Silver 6:02 pm - 2nd Giugno:

Armando
“Che le donne si pongano sul terreno maschile è dovuto, come dicevo, ad un complesso d’inferiorità inconffessabile ma reale”
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Senza alcun dubbio.
Riguardo agli insopprimibili complessi di inferiorità delle femminucce, riporto le parole di Silvana Lazzarino, (*) pubblicate sul Messaggero di oggi, 2 giugno 2010, alla pagina 29.
“… Il mio tennis era solo uno sport, io correvo tanto e giocavo benino, ma oggi la palla viaggia il triplo, ci vogliono muscoli, fisico da atlete, dedizione totale, sacrifici. E ne arriva una su un milione”.
E ancora:
” … In ogni caso le donne sono superiori e valgono di più. Io lo dico da una vita”.
Si riferisce alla semifinale conquistata da Francesca Schiavone (n.9 fra le tenniste), al Roland Garros.
Ora, chiunque si intenda un po’ di queste cose, sa che essere la numero 1 al mondo, fra le tenniste, equivale a NON essere neppure il numero 500 fra i tennisti…
Figuriamoci essere la numero 9.
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(*) Silvana Lazzarino, romana e classe 1933, nel 1954 arrivò in semifinale al Roland Garros, dopo aver battuto la francese Seghers.

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Silver 6:45 pm - 2nd Giugno:

Armando
“Ora il fatto che il corpo insegnante si stia sempre più femminilizzando non può non avere conseguenze. Anche con tutta la buona volontà una insegnante femmina sarà portata a privilegiare metodologie d’insegnamento che sono più congeniali al suo genere.”

Questo è un post che scrissi oltre sei anni fa.
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Nel corso dello sviluppo, due importanti differenze individuano il livello di maturità raggiunto dai bambini rispetto agli obiettivi fissati dalla scuola elementare e contribuiscono a spiegare le loro prestazioni mediamente inferiori rispetto alle bambine.
In primo luogo, i maschi maturano più lentamente delle femmine. In secondo luogo, sono più attivi e sviluppano più lentamente il controllo degli impulsi.

Risulta che questo modello di sviluppo sia in gran parte una questione biologica, influenzato da genitori e insegnanti solo nella misura in cui essi lo incoraggiano o lo contrastano. Attualmente, il pensiero scientifico sulla questione natura-cultura evidenzia il legame inestricabile esistente fra biologia e esperienza.
Il fatto che le femmine maturino prima dei loro coetanei maschi significa che spesso raggiungono le tappe fondamentali dello sviluppo cognitivo prima di loro.

In genere imparano prima i nomi delle cose – per esempio i nomi dei colori – e a contare.
A causa di ciò, le bambine sono più recettive quando, in prima elementare, le maestre fanno i primi seri tentativi di introdurre la classe alla lettura.
Il fatto che molti bambini stiano indietro rispetto alle femmine in queste attività propedeutiche alla lettura si traduce, per loro, in una maggiore probabilità di essere ingiustamente classificati come soggetti con difficoltà di apprendimento nelle prime classi della scuola elementare.

In termini di livello di attività – e con questo si intende l’attività motoria, per esempio nel correre o nel camminare – gli studi che rilevano differenze di sesso fino al momento immediatamente precedente l’ingresso a scuola non sono molti. In altre parole, le differenze di genere interessanti il livello di attività si fanno sempre più pronunciate via via che i bambini si avvicinano all’età scolare. Ricerche recenti indicano che le principali differenze fra maschi e femmine hanno luogo nell’interazione sociale.

Quando sono in gruppo, i bambini si comportano in modo molto diverso rispetto a quando sono da soli e si sentono stimolati dalla presenza di altri bambini.
Come nel caso di qualsiasi differenza di genere, esiste una sovrapposizione fra le popolazioni dei maschi e delle femmine: esistono bambine, per esempio, più attive di molti coetanei maschi. Ma in età scolare, in una classe, l’alunno di sesso maschile medio è più attivo di circa i tre quarti delle alunne, ed è molto probabile che in una classe i soggetti più attivi siano maschi.

Anche le femmine più attive, comunque, non esprimono la propria energia nel modo sfrenato caratteristico dei maschi. Se si esaminano le espressioni estreme dell’attività – per esempio l’iperattività – le differenze di sesso diventano ancora più marcate.
Molte ricerche condotte (negli USA) sull’argomento hanno rilevato come, nei maschi, il disturbo di deficit di attenzione con iperattività (ADHD:Attention deficit-hyperactivity disorder) venga diagnosticato dalle due alle quattro volte più spesso che nelle femmine.

Per esempio, in uno studio su 8258 scolari del Tennessee – tutti alunni di sedici scuole materne ed elementari di un unico distretto eterogeneo – la varietà dell’ADD (Attention deficit disorder) era stata diagnosticata in quasi il 4% dei maschi e in meno dell’1% delle femmine.
Pertanto, negli USA in ogni classe con almeno 25 alunni ci sono buone probabilità di trovare un bambino iperattivo. Il profilo degli scolari di sesso maschile come di soggetti con difficoltà di apprendimento emerge chiaramente a chiunque passi del tempo nelle scuole elementari.

Le stesse ricerche dimostrano che un bambino ha una probabilità quattro volte maggiore, rispetto a una coetanea, di finire dallo psicologo scolastico.
Alcuni ricercatori (sempre statunitensi) hanno ipotizzato che la preponderanza di maschi fra gli alunni con problemi di apprendimento scomparirebbe se le classi fossero composte di maschi di otto anni e femmine di sei; i problemi di apprendimento, infatti,vengono diagnosticati in base alla valutazione delle capacità di lettura a una data età, rapportata al potenziale intellettuale (i risultati del test per la valutazione del QI), sempre alla stessa età.

Per decenni, l’Ethical Culture School di New York aveva ammesso bambine di 5 anni e bambini di 6 all’ultimo anno di scuola materna, riconoscendo la disparità di sviluppo fra maschi e femmine.
Successivamente, a causa delle proteste di una minoranza di genitori di bambini di 5 anni prontissimi per fare il proprio ingresso a scuola, l’istituto modificò questa sua prassi pur continuando a ritenere valido il criterio alla base della sua politica precedente.

Negli Stati Uniti, almeno alcune delle Waldorf Schools – il cui programma è basato sulle arti creative – adottano, nelle prime classi elementari,”un’introduzione visiva” alla lettura al posto degli esercizi più tradizionali impiegati nella maggior parte delle altre scuole.
Una volta il preside di una scuola il cui programma era impostato su un simile approccio alla lettura – in altre parole un approccio che dà meno importanza alla prestazione rispetto a quanto accade di solito – dichiarò:”Se si comincia a insegnare la lettura un po’ prima, sembra che tutti gli alunni maschi abbiano dei problemi”.

Per farla breve, nella media, l’età precoce alla quale si è soliti incominciare l’insegnamento della lettura favorisce le femmine, mettendo al tempo stesso i maschi in una posizione di svantaggio.
Di conseguenza, quando si tratta dei fondamentali obiettivi di lettura della scuola elementare, gli scolari di sesso maschile, in media, non si sentono bravi o apprezzati come le loro coetanee.

In terapia dagli psicologi, spesso i bambini descrivono se stessi come dei perdenti o dei falliti e questo anche quando stanno sviluppando le proprie capacità a un ritmo normalissimo per individui della loro età.
Ovviamente, i soggetti che combattono con autentiche difficoltà di apprendimento affrontano ostacoli ancora maggiori per arrivare al successo scolastico e la loro lotta scoraggiante sul fronte della scuola finisce spesso per caratterizzare tutta la loro vita di bambini.

Però, quando nella progettazione di scuole, programmi, classi e stili di insegnamento, si prendono in considerazione i livelli di attività e i modelli di sviluppo dei maschi normali, tutta una serie di “problemi” scompare alla vista.
Quando, per un bambino, l’esperienza di appartenenza alla scuola è più forte della sua percezione della propria diversità, ecco che il peso della vergogna, dell’inadeguatezza e della rabbia cade, ed egli è libero di imparare.

E questo può avvenire soltanto (o quasi) in una scuola esclusivamente maschile. Quando la cultura scolastica incoraggia il loro coinvolgimento, i bambini reagiscono a un’ampia gamma di opportunità didattiche, sportive ed extracurricolari. Per esempio, in una scuola maschile i bambini copriranno tutti i ruoli – artista, attore, atleta, editor, cuoco, violoncellista, etc. – abbracciando esperienze che spesso, in un ambiente misto, toccano alle femmine.

In un ambiente che riconosca loro una significativa libertà di essere fisicamente attivi, i bambini possono raggiungere un elevato standard di autocontrollo e disciplina. Il preside di una scuola maschile (sempre negli USA) famosa per i suoi elevati standard di condotta osservava come il correre, il fare la lotta e altre benigne espressioni fisiche di energia tipiche dei giovani maschi fossero comuni nella sua scuola, nei “tempi morti” tra una lezione e l’altra o durante le attività più tranquille.

Non tutti i bambini fanno la lotta ogni volta che hanno del tempo libero; ciò nondimeno, il fatto che questo preside accolga positivamente tutta una gamma di comportamenti tipici dei bambini, ritenendoli normali e sani e creando così un ambiente nel quale essi si sentono accettati, è senz’altro di aiuto per tutti.
I bambini traggono vantaggio dalla presenza di insegnanti e figure di autorità di sesso maschile come modelli di ruolo di erudizione, impegno professionale, leadership intellettuale e atletica e competenza emotiva.

La presenza di uomini ha un effetto terribilmente calmante sui bambini. Quando si sentono completamente accettati – quando sentono che le loro capacità e il loro comportamento sono effettivamente normali e che gli altri li percepiscono come tali – i bambini si impegnano in modo più significativo nell’esperienza dell’apprendimento. Queste sono le qualità che fanno di alcune scuole americane solo maschili – con il corpo insegnante in larga misura maschile e il loro programma centrato sulle esigenze del giovane maschio – ambienti di apprendimento particolarmente efficaci per i bambini.

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armando 7:54 pm - 2nd Giugno:

Ma infatti, caro Silver, il furore progressista considera tutto il passato sbagliato, non scientifico, discriminante, oscurantista e cazzate del genere. Tutti gli studi sul cervello e sul sullo sviluppo psicofisico di maschi e femmnine confermano quello che si era sempre saputo. +
La divisione a scuola fra maschi e femmine è una questione di buon senso, non di discriminazione o di sessuofobia come vogliono far credere. Favorisce l’apprendimento di tutti. E’ altrettanto evidente che i maschi risultano oggi più svantaggiati per tutti i motivi che abbiamo elencato. Che non lo si voglia capire, a questo punto, non può non essere attribuito a una volontà punitiva verso i maschi. Come nel caso della sindrome da iperattività, che è molto più importante di quanto si crede. Diagnosticare quella sindrome (con metodi, fra l’altro, del tutto pratici e antisceintifici) significa bollare i ragazzi e sottoporli all’assunzione di psicofarmaci. Farne cioè dei drogati da piccoli e probabili drogati da grandi. Una cosa orribile, un vero delitto, che potrebbe essere evitata con qualche elementare conoscenza sulla realtà psicofisica dei ragazzi e incoraggiarla/incanalarla per sfruttarla a loro vantaggio. Invece si CASTRANO, perchè di questo e non altro si tratta, col consenso di medici, insegnanti, della scuola e delle istituzioni.
armando

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Fabrizio Marchi 9:52 pm - 2nd Giugno:

Non sono affatto d’accordo sull’idea di dividere maschi e femmine nelle scuole. Ai miei tempi ancora eravamo separati (siamo negli anni ’60) e sono certo, per esperienza personale, che questo non mi ha aiutato affatto e anzi ha contribuito ad accentuare il solco, comunque una distanza fra noi e il mondo femminile che di per sé esiste già in natura.
Non sono un esperto, come credo non lo sia nessuno di noi/voi, ma non credo proprio che sia questa la soluzione per favorire la crescita e lo sviluppo equilibrato di entrambi i generi. Non metto in dubbio che ci siano peculiarità e caratteristiche sia maschili che femminili e che sia necessario individuare il modo migliore per farle emergere e valorizzarle. Ma credo anche che se ci possono essere degli elementi positivi nel separare maschi e femmine nell’età della crescita, sono altrettanto certo che questa separazione ne comporterebbe degli altri negativi, molto probabilmente anche maggiori. A quel punto bisognerebbe mettere il tutto sul piatto della bilancia e verificare.
Sinceramente non credo assolutamente nell’accentuazione delle distanze fra i sessi. Al contrario, credo che questa sia foriera di danni psicologici pesanti che si potrebbero riverberare inevitabilmente nella vita adulta. Come ripeto, non sono uno psicoterapeuta dell’infanzia nè un esperto in materia ma in prima persona ho vissuto invece in maniera abbastanza traumatica questa separazione dal mondo femminile in età così giovane. Ricordo perfettamente che per lungo tempo le femmine sono state per me (e per la grande maggioranza di noi) una sorta di pianeta sconosciuto, era stata creata ad hoc una barriera, una distanza, un crepaccio profondo. Addirittura ricordo con grande nitidezza che quando qualcuno di noi veniva punito veniva spedito in una classe di sole ragazze. E ricordo la sensazione di vergogna che provavo (e che provavamo), non perché (come l’eventuale femminista in malafede che legge potrebbe pensare) perché le ragazze erano considerate meno di noi. Al contrario, eravamo additati ai loro occhi come degli “asini”, dei monellacci”, portati nella loro classe per l’orecchio dall’insegnante e di fatto umiliati e sbeffeggiati davanti a tutte quelle bambine che ripeto, per noi erano un mondo sconosciuto, alieno, ma nei confronti delle quali provavamo già una sudditanza psicologica (creata ed accentuata da questa distanza forzosa e da questo inevitabile alone di mistero inevitabilmente che questa stessa provocava) insieme ad una grande attrazione, anche se ancora poco chiara (parlo delle scuole elementari).
Ho fortunatamente cominciato a compensare questa traumatica separazione successivamente grazie alla vita di strada nel quartiere dove sono cresciuto e ai primi contatti con le ragazzine….Ma non è stato facile, per me come per tutti o quasi…E solo allora le cose hanno cominciato a cambiare… Ma non ho alcun dubbio, per quanto mi riguarda, che questa separazione dal mondo femminile, che mi/ci è stata imposta per tutto il periodo che va dalle elementari alle medie abbia prodotto dei danni, non solo al sottoscritto ma anche a tutti gli altri ragazzi.
Credo che la tematica, assolutamente legittima, sollevata da Silver, e che riguarda, diciamo così, una sorta di “criminalizzazione” (la parola è forte ma ci siamo capiti) della maschilità nella fase adolescenziale non possa certo essere risolta con una sorta di “apartheid” in versione scolastica. Saremmo alle solite, come la famosa metafora del marito che si taglia le palle per far dispetto alla moglie…
No, non è questa la strada…Questo è un ritorno al passato, ad un passato che a me non piace e non è piaciuto affatto, e non parlo per ideologia ma perché l’ho vissuto sulla mia pelle come milioni di altri ragazzi della mia generazione e di quelle precedenti. E voi tutti sapete che non sono certo un fan del “politically correct” né degli eroici furori progressisti”…
Ma la strada è un’altra ed è quella del riconoscimento reciproco fra i sessi, delle proprie diversità e delle proprie peculiarità. E’ ovvio che questo presuppone una cambiamento radicale, una vera e propria rivoluzione culturale, che poi deve tradursi in una riforma strutturale del sistema scolastico. E qui sono d’accordissimo sulla necessità di avere personale insegnante maschile in egual misura a quello femminile così come credo che la “femminilizzazione” a senso unico della scuola abbia prodotto dei gravi danni. Non parliamo poi dell’utilizzo degli psicofarmaci per “ammorbidire” i bambini; una prassi vergognosa contro la quale è doveroso batterci con tutte le nostre forze.
Ma questo è un altro discorso che non ha nulla a che vedere con la “separazione” dei sessi. Così come con qualsiasi altra forma di separazione. Ricordo perfettamente, alle scuole medie, la “sezione H” (pensate anche metaforicamente alla lettera che era stata scelta), la famosa “classe differenziale dove venivano collocati i bambini che per una ragione o per l’altra (disagi di vario genere, sociale, familiare, psicofisico, ambientale, spesso appunto non erano neanche disagi ma semplice esuberanza) erano giudicati “non idonei” per stare insieme agli altri ragazzi. Ricordo che avevo quasi paura ad avvicinarmi a quella classe, a quei ragazzi che, inconsapevolmente e incolpevolmente, osservavo come dei “diversi”, dei “cattivi”, degli “handicappati”. E naturalmente lo spauracchio, per tutti noi (che fungeva da ricatto psicologico) era quello di faci finire in “quella” classe. Pensate quante violenze devono subire i bambini…La maggioranza di quei ragazzi della famigerata “sezione H”, guarda caso, provenivano da famiglie povere, disagiate, con problematiche di diverso genere.
Terribile, terribile. E non aggiungo altro. Quindi non parlatemi di separazione, di qualsiasi genere. Per favore.
Avviciniamo le persone, maschi o femmine che siano, ricchi e poveri, italiani e stranieri, “sani” e “disagiati”, estroversi o introversi, “monellacci” e “secchioni”. Anche e soprattutto questo è il compito della scuola.
Si chiama contaminazione e inclusione. Ed è proprio attraverso di queste che si cresce e si apprende la realtà vera del mondo. Scuole per ricchi? Scuole per poveri? Scuole per maschi e scuole per femmine? No, grazie, non ci inventiamo cose “strane”… Leggevo che in Cina hanno da poco promosso, in una grande regione di cui non ricordo il nome, scuole per ragazzi di città e scuole per ragazzi di campagna, perché si sono accorti che c’è una differenza di apprendimento fra i due gruppi. E vorrei vedere, aggiungo io, con lo sviluppo tumultuoso del capitalismo che c’è stato in quel grande paese è inevitabile che si siano prodotti effetti di quel genere. Naturalmente la cosa sta facendo discutere moltissimo e non si è giunti ancora ad una decisione. Per ora la questione riguarda solo quel distretto della Cina. In America è già così praticamente da sempre anche se la cosa non è codificata, e infatti il divario a livello scolastico fra giovani ricchi e poveri è enorme.
Francamente ho un’altra idea di sviluppo e un’altra concezione dell’istruzione e della scuola.
Fabrizio Marchi

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Silver 11:02 pm - 2nd Giugno:

In merito questo è quanto scriveva Rino, il 4 febbraio 2004.
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Tema interessantissimo.

Io la vedo così: fino alle elementari le classi miste vanno bene, poi separati fino alla fine delle superiori.

Quanto al corpo insegnante, esso dovrebbe essere composto in maggioranza assoluta da maschi con una piccola percentuale di femmine di età superiore ai 50 anni.

(Questo per le classi maschili, di quelle femminili mi occuperò… a tempo perso).

Un momento! Intendiamoci: classi separate vuol dire anche e soprattutto Scuole separate, edifici lontani, fisicamente separati e non adiacenti con muri o barriere a fingere una divisione che emotivamente viene invece caricata e portata al parossismo (niente fa sognare e distrae quanto un muro che separa).

Da questo “programma” si capisce qualcosa su come la vedo.

Rino U3

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Silver 11:19 pm - 2nd Giugno:

Fabrizio
“Quindi non parlatemi di separazione, di qualsiasi genere. Per favore.”
Naturalmente siamo qui per discuterne, ed è più che legittimo avere idee differenti al riguardo.

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Silver 12:17 am - 3rd Giugno:

In merito alla separazione o meno dei sessi a scuola, riporto alcune tesi femministe, tratte da NOI DONNE, del settembre 1989.
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1902: per la coeducazione.
Nei primi anni del Novecento, donne e associazioni femministe scesero in campo per difendere il diritto delle ragazze a studiare nelle scuole dei maschi. Infatti la fondazione a Milano di un liceo femminile aveva fornito l’occasione alle forze politiche più tradizionaliste, con una forte campagna d’opinione, di obbligare tutte le ragazze che seguivano gli studi classici ad abbandonare i ginnasi maschili. Tra le protagoniste di questa lotta ci fu l’Unione Femminile Nazionale, che nel 1902 inviò all’on. Nasi, allora Ministro per la Pubblica Istruzione del governo Zanardelli, un appello perché le classi miste venissero mantenute. Due anni dopo, Orlando, Ministro dell’Istruzione del governo Giolitti, rispose riconoscendo valide le ragioni dell’Unione e sostenendo il diritto alla “coeducazione”.
Ecco l’appello dell’Unione Femminile:
“Voti per la coeducazione presentati dalla Unione Femminile al ministro Nasi e successivamente agli altri ministri per la Pubblica Istruzione. L’Unione Femminile, venuta a conoscenza dell’autorizzazione concessa dalla E.V. al Ginnasio Femminile apertosi testé a Milano;
– considerando che detta istituzione costituisce un dannoso ritorno ai pregiudizi del passato che furono vinti con difficoltà e sacrifici;
– considerando che la scuola deve ritenersi anche preparazione alla vita nella quale costantemente sono ravvicinati i due sessi;
– ritenendo favorevole all’educazione dei due sessi la scuola mista che li unisce in un unico elevatissimo scopo e li induce a reciproco rispetto;
– osservando come anche altre nazioni mirino a far cadere sino dalla scuola elementare questa ipocrita barriera che si vuole innalzare tra l’uomo e la donna;
– facendosi forte infine per l’appoggio di insegnanti insigni che con la loro autorità ed esperienza, sostengono i vantaggi della coeducazione e per la sicurezza che la propria proposta trova eco fra gran parte della popolazione colta, se non fra la maggiore;
– fa richiesta perché si provveda in modo più conforme ai desideri di chi mira al progresso, con il ritorno alla scuola mista o quanto meno con l’autorizzazione a optare, in omaggio alla libertà d’azione e di pensiero che ogni nazione civile ha diritto di chiedere.
Milano, 7 novembre 1902.
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1989: per la separazione
“Considero la spartizione delle classi (nelle loro componenti femminili e maschili, per un tempo determinato alla settimana) un passo importante, in quanto sfata la moderna presunzione di aver risolto la questione della differenza sessuale con l’equiparazione delle donne agli uomini, evidenzia una diversità femminile cui dare spazio e tempo perché estragga da sé una sua potenzialità originaria, fondi un nuovo sapere, rompa con la falsa universalità della cultura”.
Così Marirì Martirengo, insegnante di Milano, motiva, nel tracciare il suo percorso per la costruzione di una unità didattica per le ragazze nella scuola media “E. Marelli” di Milano, la decisione di introdurre momenti di separazione per sesso nella classe.
Questa critica alla prassi ormai abituale delle classi miste è d’altra parte comune, con accentuazioni diverse, a molte delle donne docenti nella scuola o nell’università che in vario modo fanno riferimento al gruppo di pedagogia della differenza sessuale di Verona. Il loro obiettivo è dar vita, oltre che a un’elaborazione teorico-politica, al tentativo di stabilire una pratica didattica che renda visibile la differenza sessuale nel mondo apparentemente “neutro” della scuola. Scrive Anna Maria Piussi, docente all’Università di Verona:”Negli ultimi tempi in particolare, la denuncia del fallimento del modello coeducativo, già presente da molti anni nelle analisi femministe internazionali, ha investito le istanze politiche istituzionali di alcuni paesi, nei quali si stanno avviando politiche finalizzate alla revisione del modello coeducativo e alla eventuale separazione scolastica dei due sessi”.
Insegnando separatamente alle ragazze, sostiene a sua volta Veronica Mariaux, dell’Università di Verona, le si libera dal confronto continuo con l’altro sesso ed è possibile procedere, in presenza di un progetto valorizzante, “alla costruzione e alla trasmissione di conoscenza in un registro di libertà femminile…
Nell’educazione separata, le bambine/ragazze non vanno a perdere qualche cosa, ma hanno finalmente la possibilità di trovarsi nella costituzione di un ordine sessuato che permette loro di dirsi come soggetti interi”.
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(Le citazioni sono tratte da: a cura di Anna Maria Piussi, “Educare nella differenza”, Rosenberg & Sellier, aprile 1989.)

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Silver 12:42 am - 3rd Giugno:

Tratto da mente & cervello, n.8, anno II, marzo-aprile 2004 (pag. 54).
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A CERVELLI DIVERSI, SCUOLE SEPARATE?
I risultati delle più recenti ricerche sulle diversità cognitive tra i due sessi hanno stimolato, specialmente negli Stati Uniti, un forte dibattito sull’opportunità di modificare l’organizzazione scolastica, ritornando a classi separate per maschi e femmine (o single sex, come sono definite nel mondo anglosassone), almeno in alcune fasce di età, o solo per alcune materie.
Ecco alcuni degli argomenti a favore di questa ipotesi.
1- Un numero sempre maggiore di ricerche sembra dimostrare che le classi miste, invece di eliminare gli stereotipi di genere, tendono a rafforzarli.
2- In una classe mista, ragazzi e ragazze tendono a uniformarsi ai modelli sociali del sesso a cui appartengono sia nel comportamento sia nello studio delle materie.
3- Nelle classi single sex, le ragazze mostrano un maggiore interesse verso materie “non femminili” come la matematica, la fisica e l’informatica. I ragazzi, dal canto loro, hanno risultati migliori in letteratura, storia e materie artistiche.
4- Nelle classi miste, i preconcetti degli insegnanti sui ruoli sessuali pesano più che in quelle single sex. Alcuni studi indicano che gli insegnanti di materie scientifiche tendono a rivolgersi il 20 per cento in più ai ragazzi che alle ragazze.
5- Ragazzi e ragazze hanno stili di apprendimento diversi. Per esempio, le ragazze imparano meglio le informazioni contestualizzate (la vita dell’autore di una poesia, il modo di vivere dei romani all’epoca di Augusto). Al contrario, i ragazzi tendono ad annoiarsi o a confondersi se non si va dritti al cuore della questione.
6- Maschi e femmine reagiscono in modo diverso anche ai fallimenti scolastici. Le ragazze generalizzano il significato di un brutto voto al complesso delle loro prestazioni scolastiche, i ragazzi lo interpretano invece limitatamente alla singola interrogazione o al singolo compito.
7- I più svantaggiati nelle classi miste potrebbero però essere i maschi. In un liceo di Leeds, per esempio, la percentuale dei ragazzi promossi in tedesco e in francese è passata da un terzo con le classi miste al cento per cento in quelle single sex.

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Rino 7:18 am - 3rd Giugno:

Alcune considerazioni che hanno solo lo scopo di fare brainstorming e non di stabilire verità Ultime.

1 – Ci sono due tipi di apartheid. Quello imposto dai bianchi ai neri (A) e quello che i neri scelgono per sé (es. progetto politico di alcune frange del movimento afroameric.) (B).
Due fatti totalmente diversi, anzi antitetici.
L’autoapartheid è una scelta di separazione con la quale si denuncia lo stato di squilibrio della relazione, si costruisce/ricostruisce la propria forza psicologica, si protegge la propria debolezza, si salva la propria cultura, ci si sottrae a danni e rapine finché la proprio forza non sarà rigenerata etc..

2- Ci sono poi due tipi di proposte: quelle che mirano a realizzarne davvero il contenuto (A) e quelle che invece lo propongono a fini di denuncia (come scenario) -(B) e che perciò trovano “realizzazione” nel puro e semplice fatto di venir lanciate e sostenute, a prescindere dalla loro attualizzazione pratica. Si può dire che le proposte di tipo A sono politiche in senso proprio, quelle di tipo B sono invece culturali.

Adottando la prospettiva B del punto 2 potrebbe diventare sensato sostenere la bontà dell’Apartheid B del punto 1.

Almeno per una stagione storica.

RDV

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ilmarmocchio 8:13 am - 3rd Giugno:

L’argomento e’ di cruciale importanza, quindi la disinformazione prospera. i migliori risultati delle bambine, ammesso che ci siano, risentono di come la scuola valuta le prestazioni. Che le votazioni siano piu’ alte , non significa che l’intelligenza sia maggiore. Questo e’ un artificio per sostenere politiche di discriminazione positiva nel lavoro.Mi spieg con un esempio vissuto personalmente :
facolta’ di medicina e chirurgia , esame di patologia chirurgica ( un esame fondamentale ed impegnativo )
Una studentessa viene interrogata su 2 domande :
ulcera gastrica (quindi dello stomaco)
cancro dello stomaco
Risponde indubbiamente bene e prende 30.
Votoi eccellente.
peccato che ad altri siano state chieste 2 domande su 2 organi o apparati differenti.
Ecco come si fabbricano le medie alte.
Poi, magari, la suddetta studentessa , non diuventera’ un granche’, e ovviamente la colpa sara’ del soffitto di cristallo.
Spesso si dice che i maschi vanno meglio nelle materie scientifiche ( quelle logiche) e le femmine vanno meglio in quelle letterarie ( o intuitive ) , si dicono 2 cose non vere e si preparano 2 inganni.
1° .- nella realta’ gli uomini vanno meglio in TUTTE le materie. Non c’e’ campo dello scibile umano dove le donne equivalgano l’uomo. I grandi della scienza, ma anche della letteratura, dell’arte , di TUTTO , sono uomini. Questo e’ un fatto Sui perche’ potermo discutere , ma e’ un fatto .
Quando si parla di maschi piu’ versatu sulle materie logiche, non ci stanno dando un riconoscimento, ma , neanche troppo velatamente, ci stanno dando dei polentoni, perche’ l’intelligenza principe, quella che fa fare scoperte, che affronta i grandi temi della vita, e che rende conto delle scelte nei campi piu’ svariati , non e’ quella logico statististica, per carita’ importante, ma ancella dfi quella intuitiva, o euristica. Quella che , per essere chiari, viene impiegata nelle scelte in campi incerti ( quasi tutti), e per la quale esistono i ” maghi” ( della finanza, dell’archietttura, del giornalismo , ecc ). Anche della scienza. E anche qui, udite, udite, il maschio e’ superiore. Infatti, i grandi politici sono uomini e i grandi dirigenti sono uomini.
Tralascio per pieta’ il mio giudizio sull’assoluta inconsistenza della psicologia italiana, tarlata dalla politica e comunque su tutti quelle psicologhe che appestano ( ben retribuite) quotidiani e salotti TV.
Valore scientifico zero. la vera psicologia e’ ben altra e i fattoi ci dicono una unica e incontrovertibile verita’ :
sono le donne a dover dimostrare di essere intelligenti quanto gli uomini e non il contrario.
Sulla scuola e’ presto detto : sindacalizzazione e femminilizzazione l’hanno distrutta. Serve oramai a tenere i bambini impegnati 8 ore ,a discapito della loro esuberanza. Chiaro che poi i maschi, che sono portati di pu’ al movimento fisico, ne risentono e cosi’ si inventa il disturbo dell’attenzione e iperattivita’.
generazioni future di drogati .
Sullo sfalsamento temporale dello sviluppo lo sapevano gia’ gli antichi , c he oggi sono sbeffeggiatio , ma iavevano piu’ cervello di noi : le donne maturano e decadono prima, Stop.
Sulla scuola separata, forse vale la pena pensarci: stare troppo mescolati, anestetizza, invece di stimolare. quando poi e’ il momento , l’istinto fara’ quello in cui l’educazione e’ meglkio non metta troppo il becco. Insegnate a un pesce a nuotare: affoghera’!

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ckkb 8:43 am - 3rd Giugno:

Oggi come oggi esiste di fatto la pratica di imporre la presenza della donna in ogni comunità maschile. Quel che è gravissimo, oltre al carattere di fatto imposto, è che a questa presenza viene attribuito il significato e il ruolo di presenza di superiore moralità e superiore eticità, proprio perchè presenza femminile: una presenza politicamente corretta. Molti politici infatti,in questi anni, assumendo il giudizio femminista in merito, non hanno lesinato dichiarazioni in tal senso. In tal modo non si sono minimamente preoccupati di offendere pesantemente istituzioni maschili la cui storia e tradizione erano e sono l’origine, la sicurezza e il fondamento morale ed etico della nazione. Inoltre, così facendo, hanno di fatto costituito questa presenza femminile nel significato e ruolo del commissario politico dei tempi di quando c’era lui (grigio, nero, rosso che fosse). E implicitamente trasformato una riunione di soli maschi in una riunione moralmente ed eticamente negativa, quando non sediziosa. In questi termini la presenza oggi imposta delle donne in ogni comunità maschile corrisponde alla valutazione negativa e quasi al divieto di fatto alla presenza e costituzione di comunità maschili; mentre la presenza femminile finisce per assumere ahimè un senso e una funzione opposta a quella promessa di liberazione con cui si accompagnava in questi decenni. Finisce per assumere cioè una funzione implicitamente di controllo e repressione del maschile.
Il tutto, come se millenni di comunità esclusivamente femminili e maschili, quelle che hanno di volta in volta salvato la civiltà occidentale, non fossero mai esistite. A tal punto la barbarie e l’ignoranza, sull’ onda delle buone intenzioni femministe, si è diffusa ai nostri giorni da criminalizzare la forma comunitaria che è all’origine della stragrande maggioranza delle esperienze storiche di rinascita spirituale, culturale e artistica: la comunità che si costituisce sulla base della separazione tra i sessi.
Un’altra considerazione: il rapporto sereno tra i sessi nasce attraverso una formazione psicologica ed affettiva fin da giovani che è rispettosa dei diversi tempi e modalità di maturazione dei sessi; e questa diversità di maturazione tra maschi e femmine è notevolissima. Per cui che in una certa fascia di età le femmine a scuola stiano con le femmine e i maschi stiano coi maschi è una disposizione che incomincia a prendere piede nelle scuole USA. Indovinate a tutela di chi? a tutela delle femmine.

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Fabrizio Marchi 8:56 am - 3rd Giugno:

Caro Silver, non ho mica detto che non si può discutere di questo argomento, ci mancherebbe. Non ho certo gridato allo scandalo, ho solo espresso la mia opinione. Una opinione, come ripeto, data non da competenze di ordine psicologico o didattico ma dalla mia esperienza empirica e diretta.
Per quanto mi riguarda mi sento di affermare che quella separazione, protrattasi fino all’età di 14 anni, quando sono approdato al liceo, abbia causato dei disagi psicologici e dei ritardi nella capacità di relazione con l’altro sesso, compensati, guarda caso, da una socialità abbastanza intensa nella vita di strada e nel quartiere dove sono cresciuto. Ancora una volta l’esperienza empirica che mi ha tolto da una parte (la scuola) mi ha restituito dall’altra (il quartiere, la strada). Eravamo una torma di ragazzini e ragazzine (un po’ alla Via Pal insomma, però mescolati) e questo ha compensato molto e mi/ci ha consentito di riavvicinarci laddove eravamo stati separati. E io ricordo con una miscela di sensazioni (negative) questa separazione. Specialmente quando ero più piccolo, cioè alle elementari, quando ero ancora molto timido, la separazione non mi ha certo aiutato e anzi ha fornito alimento alla mia timidezza. Fortunatamente, come ripeto, ci ha pensato la vita a “sanare” o comunque, sia pure parzialmente, a colmare questo “buco”. Mi rendo conto, ad esempio, che la vita di strada che ho fatto io, con tanti e tanti altri ragazzi e ragazze della mia generazione, è un’esperienza magnifica e irripetibile per tanti ragazzi di oggi, che passano ora la vita davanti ad una play station , al computer, alla televisione, che non vivono la socialità così come l’ho vissuta io e tanti di noi.
Tornando a noi, o meglio agli interventi tuoi, di Rino e di Armando, so bene che non siete animati dalla volontà di costruire una sorta di apartheid dei sessi, altrimenti non sareste neanche qui…
Tuttavia io continuo a non essere tendenzialmente d’accordo. L’esempio di Rino sulla rivendicazione di una auto separazione da parte di una parte dei neri in America, teorizzata ma mai praticamente attuata, ha in effetti delle ragioni alle spalle e cioè la necessità di ricostruire una consapevolezza sia a livello individuale che collettivo da parte di una comunità razziale (e anche sociale, perché essere neri, specie all’epoca, in America, significava essere anche poveri) devastata da una politica razzista e segregazionista (che aveva finalità completamente opposte a quella auto segregativa teorizzata da Malcom X e dal Movimento dei Musulmani americani).
Come ripeto, non ho certezze nel merito, ma sono tendenzialmente contrario, anche in questo caso, come d’altronde tanti altri neri americani lo erano…Ritengo che anche in quel caso il percorso per ricostruire quella consapevolezza fosse un altro, anche a costo di una lotta dura, del conflitto, di sacrifici enormi da parte della comunità discriminata. E’ anche probabile che non ci sia, come dice anche Rino, una verità ultima. Sono convinto che nella storia della emancipazione dei neri americani, entrambi gli approcci, abbiano portato elementi sia positivi che negativi. Diversa era, e in larga parte è ancora, la situazione in Sudafrica, dove la grande maggioranza dei neri era tenuta in condizioni di oppressione, discriminazione e violento apartheid da parte della minoranza bianca.
Tornando a noi, la mia esperienza personale e il mio modo generale di vedere le cose mi dice che è tendenzialmente sbagliato separare, specie nelle scuole primarie (elementari e medie) maschi e femmine.
Credo che la ricostruzione di una consapevolezza maschile non passi attraverso una politica di separazione con l’altro genere ma con un lavoro, forse e senza il forse più gravoso e difficile, anche di confronto e scontro con questo, come è inevitabile che sia perché fa parte integrante dell’esistenza di tutti e tutte. Il problema è appunto sviluppare la forza e la consapevolezza per sostenere questo confronto, per non soccombere e per sviluppare, all’interno anche di questo confronto, la propria personalità di e le proprie peculiarità come uomini.
Sono naturalmente d’accordo con voi che oggi questo è molto difficile perché, nel caso specifico, la scuola è stata plasmata e addomesticata nella direzione che sappiamo, tuttavia credo che la risposta debba essere quella, anche se molto difficile, di riconquistare con la lotta quei legittimi spazi che ci sono stati sottratti senza lasciare ulteriore spazio all’avversario che già se ne è preso molto più del dovuto. Tradotto in termini ancora più concreti, il lavoro da fare è a monte. Ad esempio cominciare ad affermare con forza che non è affatto vero che il mestiere di insegnante è prerogativa femminile. E questo deve valere sia per i docenti delle scuole superiori sia per i maestri elementari. E naturalmente motivarlo, spiegare le ragioni di questo. Se tutto questo si traducesse in una battaglia politica, sarebbe già una grandissimo passo in avanti. Perché è ovvio che la sola adeguata presenza maschile all’interno del corpo insegnante avrebbe già di per sé una valore enorme.
Andiamo però ora ad analizzare le cause che hanno portato all’abbandono da parte degli uomini di quel mondo. Perché gli uomini hanno gradualmente abbandonato la scuola? Perché sono stati espulsi dalle donne? Non credo. Perché il mestiere di insegnante si è andato via via sempre più dequalificando, perché è un lavoro mal retribuito, mal considerato e, specie al livello delle scuole elementari, materne e medie, considerato un lavoro “da donne”. Dobbiamo dircelo, senza ipocrisie. Sono stati gli uomini ad abbandonare la scuola. Naturalmente il sistema ci ha messo del suo. Nell’era del trionfo del capitale, del mercato, del profitto, della competizione economica, della “tecnica”, è andata gradualmente ma inesorabilmente scemando la passione per andare in una scuola ad insegnare il latino e il greco o la filosofia per 1500 euro al mese ed essere considerati, in molti casi, specie se si è uomini (perché è così e me lo confermano diversi miei amici insegnanti) dei mediocri o peggio dei falliti (anche spesso dagli stessi studenti) che non sono stati capaci di trovarsi qualcos’altro da fare nella vita.
Tremendo ma è così. Ed ecco che il mestiere di educatore, uno dei più importanti per quanto mi riguarda, sul quale uno Stato e una Società Civile Evoluta dovrebbero investire al massimo delle proprie capacità e possibilità, è stato declassato e dequalificato a tutti i livelli. In questo contesto le donne si sono fatte avanti e hanno praticamente conquistato una delle posizioni più importanti, a mio parere.
Credo quindi che la strada sia questa, proprio perché è la più difficile. E’ rimasto scolpito nella mia mente (vedete la potenza dell’insegnamento, dei messaggi profondi) un vecchio detto buddhista che raccontò durante una lezione un professore di filosofie orientali all’università. Mi è rimasto impresso indelebilmente ed è diventato per me una sorta di personale tavola della legge.
Dice il vecchio saggio tibetano:”Ricorda, quando sei di fronte ad un bivio, scegli sempre il sentiero più arduo, è quella la strada giusta, quella della verità e dell’illuminazione”.
E’ dura da digerire ma credo proprio che sia così. E infatti siamo qui ad occuparci di QM, soli, pochi, in salita, sul sentiero più scosceso.
Fabrizio

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armando 11:38 am - 3rd Giugno:

Sulla scuola. Sono d’accordo che non esiste una verità assoluta. Si tratta di mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro. Il contro evidenziato da Fabrizio non è campato in aria, è reale ma potrebbe essere compensato da spazi e livelli di socializzazione fra generi extra scolastici. Il pro, soprattutto in questa fase come evidenziato da altri ma anche in linea generale per la necessità di metodologie didattiche diversificate, per me è prevalente. Il che andrebbe accompagnato ovviamente anche da un riequilibrio del genere del corpo insegnante. A proposito del quale Fabrizio dice una cosa verissima, purtroppo. Gli uomini sono usciti dalla scuola non perchè costretti.
In parte è dovuto anche alla dequalificazione della professione, spesso intesa come “poco impegnativa” dal punto di vista orario e quindi adatta alle donne anche se non molto ben retribuita. Solo in parte, però. A monte esiste secondo me una terribile sottovalutazione dei maschi rispetto all’importanza cruciale dell’insegnamento e in genere di tutte le professioni educative e “relazionali”. Ormai da decenni queste professioni sono state culturalmente svilite a vantaggio di altre (imprenditoria, libere professioni, settore finanziario etc). Il processo è andato di pari passo con quello della sottovalutazione del ruolo paterno nell’educazione dei figli. In entrambi i casi si è pensato che le donne/madri fossero più adatte o sapessero svolgere il compito in modo indentico (quindi neutro) rispetto agli uomini. Errore catastrofico di cui i maschi devono assumersi piena responsabilità. Non è la prima volta che qualcuno sega il ramo su cui è seduto. E’ questo il caso, di cui vediamo ora gli effetti a lungo termine. La rinascita del maschile comprende anche, direi addirittura soprattutto, la consapevolezza della imprescindibile funzione maschile e paterna nella trasmissione del sapere. Prima di tutto del sapere di genere ai maschi giovani, ma seppure in forme diverse anche alle femmine. In questo caso non sarà la trasmissione del sapere di genere (preciso che non intendo con questo termine un insieme di nozioni, ma di atteggiamenti, percezioni, modi di essere), ma il confronto con figure adulte dell’altro genere, il che vale ovviamente anche per le insegnanti nei confronti dei ragazzi.
Uno dei maggiori danni della società moderna o posto moderna o capitalistica che dir si voglia, è stato proprio questo.
armando

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Strider 6:55 pm - 3rd Giugno:

Silver
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Riguardo agli insopprimibili complessi di inferiorità delle femminucce, riporto le parole di Silvana Lazzarino, (*) pubblicate sul Messaggero di oggi, 2 giugno 2010, alla pagina 29.

” … In ogni caso le donne sono superiori e valgono di più. Io lo dico da una vita”.
Si riferisce alla semifinale conquistata da Francesca Schiavone (n.9 fra le tenniste), al Roland Garros.
Ora, chiunque si intenda un po’ di queste cose, sa che essere la numero 1 al mondo, fra le tenniste, equivale a NON essere neppure il numero 500 fra i tennisti…
Figuriamoci essere la numero 9.
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Come sai, a me piu’ che i complessi di inferiorita’ di queste tizie, fanno incazzare i maschi, i quali, ormai, hanno raggiunto livelli di stupidita’ pazzeschi.
Leggevo poco fa degli articoli sul web, riguardo alla finale conquistata dalla Schiavone: ebbene, i commenti piu’ cretini erano proprio quelli dei maschi.
Paragoni senza senso, fra gli atleti italiani e le atlete italiane, neanche maschi e femmine gareggiassero insieme!

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armando 9:55 pm - 3rd Giugno:

Concordo in pieno, Silver. Pur di incensare in qualsiasi modo le donne si dicono cretinate assurde. Come se non fosse automaticamente vero che se in un paese qualsiasi in un qualsiasi sport le donne primeggiano sulle altre donne e non così gli uomini su altri uomini, in un altro paese matematicamente è vero il contrario. L’aspetto più stupido e controproducente di queste ruffianerie cretine, è che gli uomini, anzichè fare il tifo per le proprie atlete, come sarebbe naturale e come anche io ho sempre fatto, alla fine tiferanno contro. Per non sentire più quelle insulsaggini, che però non sono tanto insulsaggini ma servono da un lato ad esaltare dall’altro a deprimere. Sarei curioso di sapere come vengono recepite dagli spettatori o dai lettori. Se le bevono oppure conservano un barlume di logica e di buon senso.
armando

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Alessandro 7:02 am - 4th Giugno:

Non sono molto d’accordo sulla creazione di classi unisex nelle scuole. In verità mai ho riflettuto su questa possibilità, ma mi sa molto di antico, quindi inapplicabile. Dissento sull’utilizzo di differenti metodologie didattiche per i due sessi. La crisi dell’alunno maschio, più che dello studente, nasce dalla mancanza di una guida genitoriale, maschile, forte e consapevole. Sì, forse è dovuta a quella crisi della figura paterna di cui si parla. I ragazzini devono capire che ci sono regole da rispettare, volenti o nolenti, e non sfidare, in questa fase della vita, stupidamente l’autorità. C’è tempo per tutto. L’aspetto però più critico è il diffondersi di un’idea, legata anche alla “mancanza” suddetta( la madre infatti non è in grado di “tenere testa” al figlio maschio), che lo studio sia “qualcosa da donne”, sia femminile. Bisogna che nuovamente venga spiegato, con le buone e talvolta con le “cattive”, al giovane maschio, e qui il ruolo paterno è fondamentale, che lo studio è emancipazione, è possibilità di “trovare” se stessi e la propria, quanto più autentica possibile, collocazione nel mondo, ovviamente utilizzaando terminologie e contenuti adeguati all’età.
Sul perchè ci siano più insegnanti donne che uomini, sono state fatte tante veritiere osservazioni. Sono d’accordo con quanto afferma Fabrizio: non c’è alcun complotto femminista dietro alla scarsa presenza maschile nelle cattedre scolastiche. Io credo che si possa aggiungere il fatto che gli uomini hanno più sbocchi occupazionali, in quanto sono disposti a svolgere qualsiasi professione, dal manager al minatore, quindi la loro presenza è più diversificata, mentre le donne si accalcano in pochi ambiti professionali, nei quali diventano a poco a poco maggioranza.
Comunque il discorso sulla scuola è molto complesso. Posso dire che il post sessantotto è stato dal punto di vista scolastico piuttosto deprimente. La sinistra non è riuscita a proporre un’alternativa pedagogica al modello precedente, mentre la destra, come la cronaca degli ultimi due anni insegna, ritiene che la scuola, pubblica, sia pericolosa, potenzialmente “sovversiva”, e vada quanto più depressa possibile.
Se ragionassi “alla femminista” direi che la crisi indiscutibile della scuola italiana dipende dall’appartenenza di genere di chi vi lavora, ma siccome questo modo di di ragionare è rivoltante, direi che le colpe vanno distribuite tra tanti attori sociali, senza tirare in ballo il sesso di provenienza.

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ilmarmocchio 7:59 am - 4th Giugno:

Gia’ lo sport femminile e’ una parodia di quello maschile.
Con queste scemenze diventa insopportabile

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armando 12:02 pm - 4th Giugno:

Alessandro, che ai maschi debba essere fatta percepire l’importanza dello studio è fuori di dubbio. Ma proprio per raggiungere questo obbiettivo, ritengo che andrebbe fatto leva su ciò che più attrae l’interesse dei ragazzi.
Faccio un esempio (solo un esempio per farmi capire, sia chiaro). Quando ero alle scuole medie inferiori (inizio anni 60), nella classe parallela alla mia c’era un insegnante di lettere (allora si studiava eccome il latino, e in letteratura i poemi omerici) che per stimolare l’interesse dei ragazzi faceva loro mettere in scena i duelli dell’Iliade con tanto di stecche da disegno usate a mo’ di spade atc. etc.
Questo per dire che la propensione al movimento ed anche all’aggressività dei ragazzi, anzichè essere deprecata come oggi (facendo sentire i ragazzi una specie di selvaggi trogloditi a confronto con le “buone maniere” femminili), andrebbe invece valorizzata, incanalandola e gestendola intelligentemente. Anche nella scuola i “valori” e i “caratteri” più specifici del femminile sono visti in positivo, quelli maschili in negativo.
Una domanda da farsi è sul perchè. Secondo me, ma non solo secondo me, oltre ad un clima culturale ginecocentrico, esiste anche un altro fattore. Il maschile è trasformazione, è idee magari un po’ folli ma che mandano avanti la storia, è anche critica e ribellione. Un maschio depresso, magari alcolizzato o drogato, non consapevole di sè e della sua storia e della sua forza, conformista insomma, fa molto comodo al potere (in senso largo, non a questo o quel governo/governicchio), non è pericoloso. Non solo. Un maschio depresso è l’altra faccia del maschio ribelle a prescindere, contro tutti e tutto, ed anche violento. Anch’esso non è affatto pericoloso per il potere (è anzi un ottimo pretesto) ed anch’esso nasce dallo spaesamento e dalla svalorizzazione del maschile Sono entrambi funzionali al funzionamento di questa società. Quello che fa paura è un maschio integrale, non manipolabile, conscio del suo valore, della sua intelligenza. Forte e autonomo, in grado di esercitare la sua forza e autonomia, ma non un violento. Che se ne fotte delle mode, dei conformismi culturali, dei luoghi comuni, dei consumi stereotipati e stupidi, e che se nefotte anche del ficapower, nel senso che non si svende per una scopata. Ecco, io credo che la scuola come è oggi persegua il disegno opposto.
armando

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Silver 12:19 pm - 4th Giugno:

Alessandro
“Sono d’accordo con quanto afferma Fabrizio: non c’è alcun complotto femminista dietro alla scarsa presenza maschile nelle cattedre scolastiche.”
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Infatti io non ho mai parlato di complotti femministi, dietro alla scarsa presenza maschile nelle cattedre scolastiche.
Anzi, se c’è qualcuno che nei confronti degli uomini è, ed è sempre stato molto critico – più di quanto lo sia nei confronti del femminismo -, quel qualcuno sono proprio io.
Colgo l’occasione per farti leggere (sempre che tu non l’abbia già letto) un articolo dell’antropologa Ida Magli, pubblicato su L’Espresso, il 31 ottobre 1996 – pag. 26.
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“MA PUO’ ESSERE UN SEGNO DI CRISI”
“Il maschio è in crisi? Si cade in un macroscopico equivoco se non si traduce questa affermazione nel suo significato reale: l’Occidente è in crisi. Maschi e creatività culturale sono la stessa cosa. Istituzioni, valori, idee, politica, religione, scienza, arte, ossia tutto l’assetto di una società umana – quella occidentale – mostrano ogni giorno di più di essere logori, esauriti. Se ne deduce perciò il contrario di quello che le inchieste vorrebbero far intendere: le donne vanno bene perché il mondo va male. Si può anzi andare oltre, e riconoscere (sempre che io non venga linciata prima) che il mondo va male anche perché la presenza massiccia delle donne nelle istituzioni le conserva in una pseudo-vita che impedisce di cambiarle, di imboccare decisamente la via per uscire dalla crisi. Naturalmente il termine “crisi” va inteso in un’accezione dinamica, non soltanto negativa. Lo stato di crisi sarebbe anzi il più adatto per abbandonare il vecchio modo di essere e crearne uno nuovo, se appunto non ci fosse il contrappeso apparentemente positivo della presenza fattiva delle donne. Una brevissima riflessione su questi temi è indispensabile per capire quello che sta avvenendo. Un lungo e ricchissimo ciclo culturale – quello iniziato con l’Illuminismo e l’affermazione del Soggetto – si è concluso realizzandosi nel suo contrario, nell’annientamento del Soggetto. Si tratta della conseguenza negativa di un percorso concettuale che ha le sue basi nel cristianesimo e che accompagna, con la sua falsità logica, tutti gli errori della nostra storia: far coincidere il simbolico con il concreto. Il socialismo, partendo dall’uguaglianza degli individui-soggetti, ha perseguito (e persegue) un’uguaglianza concreta, “fisica”, che, non soltanto è allucinatoria, ma non può realizzarsi se non con la privazione di qualsiasi libertà, in quanto nessun essere vivente è uguale all’altro. Anche le donne, quindi, giunte all’uguaglianza proprio con il socialismo, si sono ritrovate, come tutti, deprivate della possibilità di esprimere intelligenza, creatività, invenzione di nuovi saperi e di nuove istituzioni. Ma, visto che hanno raggiunto (e stanno raggiungendo) alcuni beni a lungo desiderati e mai posseduti in precedenza, non riescono a criticarli, e non si accorgono dello stato involutivo di quasi tutto quello di cui vengono in possesso. Non esercitano perciò nessuna spinta verso la trasformazione della realtà e hanno rinunciato perfino ai princìpi libertari sbandierati durante il femminismo. E’ come se avessero, invece, infiltrato iniezioni di cemento negli edifici istituzionali traballanti, diventando così la base della “conservazione” in tutti i campi. Le ragazze sono più brave dei maschi a scuola, rivelano le inchieste. Visto, però, che la scuola è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita, i più bravi sono maschi che ne percepiscono il vuoto e la respingono. Tuttavia è difficile anche per loro cambiarla proprio perché c’è la massa femminile a impedirne il tracollo. Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto. Le forze armate sono in crisi? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell’onore, a diventare le più brave della classe. I maschi abbandonano la teologia e l’insegnamento della religione, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla. La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere. Perfino il Parlamento si lamenta che “la sua centralità è a rischio”. Ma i prodromi della sua inevitabile fine erano visibili da tempo al nostro strumento di misura: due donne presidenti della Camera, senza un motivo al mondo salvo il fatto che erano donne. Non sarà che anche il governo, il primo con tre ministri donne…?”.

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Silver 12:27 pm - 4th Giugno:

Alessandro
“Se ragionassi “alla femminista” direi che la crisi indiscutibile della scuola italiana dipende dall’appartenenza di genere di chi vi lavora, ma siccome questo modo di di ragionare è rivoltante, direi che le colpe vanno distribuite tra tanti attori sociali, senza tirare in ballo il sesso di provenienza.”
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Alessandro, fatti una domanda: se la scuola fosse a dominanza maschile, a chi credi sarebbero attribuite le colpe di tale sfacelo? Io dico agli uomini.
Ora, visto e considerato che, tolta l’università, la scuola è un feudo femminile, per quale ragione dovrebbe essere rivoltante mettere le donne di fronte alle LORO responsabilità? Considerando poi che le suddette ritengono di avere una “marcia in più” rispetto agli uomini?

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ckkb 5:14 pm - 4th Giugno:

Le classi unisex, come l’abbigliamento, ci sono già e sono appunto quelle attuali. Oggi, venerdì 13 giugno, su Il Foglio un articolo cita il fatto che l’università più prestigiosa e tradizionalista di GB, ha nella difficilissima prova di accesso l’elemento che la caratterizza come appunto unica nel suo genere (da cui anche l’altissimo livello dei suoi laureati). L’esame ha il suo fulcro in un tema scritto (se ben ricordo) della durata di due giorni. Ebbene in questi giorni il Rettore ha eliminato questa prova. Il motivo è il seguente: regola voleva che la commissione che giudicava lo scritto fosse messa nelle condizioni di non poter sapere il sesso di chi scriveva. Risultato: la percentuale di donne ammesse era troppo bassa: le donne erano più brave nel dare risposte a domande specifiche, ma non a dare risposte indirettamente nella modalità di una trattatazione scritta. Inesorabile, comprovata, invincibile, diversità attitudinale tra maschi e femmine e conseguente inesorabile superiorità qualitativa degli scritti maschili. Conclusione: scarsissima presenza di donne in quella università. Grande e generale costernazione. Che fare? Dopo aver modificato in qualche modo la regola della impossibilità di riconoscere il sesso del candidato onde attivare le quote rosa, il che aveva innalzato la percentuale di ammesse, si è optato per l’eliminazione di quella particolare prova scritta. E, nel giubilo generale, la percentuale di femmine è cresciuta ed è diventata politicamente accettabile. Le conclusioni sono facili da trarre. E mi viene in mente quando alle elementari a mio figlio e ai suoi compagni e compagne, la maestra impose come educazione motoria unisex di fare l’uncinetto. Grazie al cielo intervenne un papà e i maschi tornarono a giocare a pallone.
Ecco non vorrei che nelle nostre scuole, diffodendosi questo principio che è correttamente formativo solo ciò che riesce bene a tutti nella medesima classe, non si potesse più giocare a football perchè alle bambine non riesce bene come ai maschi e si sentirebbero discriminate, e naturalmente viceversa.
Si finirebbe ad avere scuole costruite in base alla lista dei giochi e delle attitudini lecite perchè unisex? O è già così per cui ai maschi della attuale scuola non sanno che farsene?

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Marco 6:25 pm - 4th Giugno:

Anni fa la pensavo come Fabrizio, ossia ero più che favorevole alle classi miste, mentre oggi sono molto più scettico. Premetto che io ho frequentato solo classi miste, perciò non posso sapere con certezza se studiare in classi interamente maschili, sarebbe stato un bene o un male. Istintivamente sono portato a pensare che sarebbe stato peggio, per quanto riguarda le relazioni sociali; ma poi, ripensando a tutto il periodo che va dalle elementari al liceo, mi chiedo se veramente, in quel periodo della mia vita, sia stato meglio o peggio avere delle compagne in classe. Ad esempio, ricordo bene che fra i quattordici ed i diciassette anni soffrivo molto la competizione con le ragazze, perché non mi sentivo alla loro altezza.
Un altro particolare che mi torna in mente, è che la stragrande maggioranza delle coetanee non mi-ci considerava neppure dal punto di vista sentimentale-sessuale, dato che, molto spesso, rivolgevano le loro attenzioni a ragazzi più grandi. Perciò, se devo essere onesto con me stesso, devo dire che la loro presenza è stata sì piacevole per certi versi, ma deleteria per altri, perché fonte di grande frustrazione che in una classe di soli ragazzi non avrei mai conosciuto.

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Fabrizio Marchi 7:44 pm - 4th Giugno:

Vorrei chiarire, caro Ckkb, anche se forse non è necessario, che il fatto di essere tendenzialmente contrario alle scuole separate per maschi e femmine, non significa in alcun modo condividere quei processi di omologazione-omogenizzazione fra i sessi assolutamente aberranti a cui facevi riferimento nel tuo post.
Se vogliamo dirla con una battuta, “che i maschi giochino a pallone e che le femmine facciano l’uncinetto”. Naturalmente anche questo esempio è ormai del tutto fuori tempo e luogo perché credo che ormai quasi nessuna femmina occupi più il suo tempo, specie a scuola, con lavori del genere. Ma insomma ci siamo capiti…
Tornando al tema in oggetto, vorrei aggiungere un paio di cose. La prima è che tendenzialmente io non sono mai per lasciare il campo e l’iniziativa, soprattutto all’”avversario”. A parte il fatto che sarebbe anche poco realistico oggi pensare di ripristinare la scuola divisa per generi, ma non è neanche questo il punto, perché se si è convinti che una cosa sia giusta è bene comunque portarla avanti, costi quel che costi.
Io non ne sono convinto. Non sono neanche del tutto convinto del contrario, perché condivido anche alcune delle considerazioni fatte da Marco nel suo post. Ciò nonostante credo che la questione centrale non sia quella della separazione quanto quella della ricostruzione di una sana ed equilibrata identità maschile. Ma non credo che questo obiettivo possa essere raggiunto tornando indietro nella storia; cosa che peraltro non è mai successa. Si DEVE fare i conti con la realtà e arrivo a dire (audite, audite!) che l’ipotesi di restaurare una scuola divisa per generi sia in qualche modo una ritirata, anche se concepita con le migliori intenzioni. No, non credo proprio che questo sia il “sentiero più arduo” di cui parlavo in altro commento… Credo che lo sia invece recuperare lo spazio perduto e ceduto all’”avversario”. Questo è il vero grande problema che abbiamo di fronte. E non riguarda certo solo la scuola. Se vogliamo il concetto potrebbe essere applicato un po’ a tutti gli ambiti. E che facciamo? Proponiamo gli uffici o le aziende solo per gli uomini e quelli solo per le donne? Voi obietterete che in questo caso parliamo di persona adulte e non di adolescenti nel pieno del loro sviluppo. Vero, ma solo fino ad un certo punto. Perché, vorreste forse dirmi che la compresenza negli stessi luoghi di lavoro di uomini e donne non comporta (anche) problemi di vario genere? (e naturalmente vale anche l’esatto contrario, cioè ambienti unisex).Non ditemi di no perché altrimenti vuol dire che vivete sulla luna, e io ho sulle spalle diciamo circa 25 anni di lavoro in ambienti ovviamente supermisti.
Il problema per me è un altro e cioè come “armare”, dal punto di vista culturale e psicologico gli uomini per metterli nelle condizioni di potersi relazionare ad “armi pari” con questo “femminile”. Ma non credo (al di là della impossibilità della sua realizzazione) che questo possa essere fatto attraverso processi di tipo separatistico.
Diverso, ovviamente, è invece concepire spazi maschili per eccellenza, che oggi non esistono, se non quelli degli ambiti ludico-goliardici della partita di calcetto e della bevuta in birreria. Sto parlando ovviamente di spazi “consapevoli”. Quelli che oggi gli uomini non solo non hanno ma che neanche concepiscono.
Credo che il lavoro da fare oggi sia proprio questo. Anzi, lancio questa idea formalmente, anche se è già da tempo che la sto portando avanti e praticando. E’ necessario lavorare a momenti di incontro esclusivamente maschili. Bisogna promuovere e organizzare riunioni di uomini dove discutere e confrontarsi. Questo lavoro E’ ASSOLUTAMENTE FONDAMENTALE. Dobbiamo partire da questo che deve diventare al contempo un metodo di lavoro e una strategia. Gli uomini non parlano fra loro di queste questioni, sono totalmente disabituati, non riescono neanche a concepirlo. E invece è proprio da qui che bisogna ripartire. Proprio da dove sono partite le donne, le femministe, che l’hanno vista lunga e che sono riuscite a costruire, proprio grazie a questa prassi, una consapevolezza e una solidarietà (di genere, in questo caso) che ha pochi precedenti nella storia. Pensate se solo una relativamente piccola ma significativa parte di uomini fosse in grado di fare questo…
Questo è ciò che propongo ed è a questo che sto lavorando. Ed è quello che suggerisco di fare a tutti.
Fabrizio

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Silver 8:29 pm - 4th Giugno:

Fabrizio
“Perché, vorreste forse dirmi che la compresenza negli stessi luoghi di lavoro di uomini e donne non comporta (anche) problemi di vario genere? (e naturalmente vale anche l’esatto contrario, cioè ambienti unisex).Non ditemi di no perché altrimenti vuol dire che vivete sulla luna, e io ho sulle spalle diciamo circa 25 anni di lavoro in ambienti ovviamente supermisti.”
_______
Di questo se ne è parlato più volte in passato, nelle mailing list, ed al riguardo uno dei più risoluti nel mettere in evidenza le rogne tipiche dei luoghi di lavoro misti, era Ventiluglio.
Per quanto mi riguarda, non ho mai lavorato in ambienti misti, ma solo rigorosamente unisex (o quasi).
Per fortuna, aggiungo.

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Silver 8:45 pm - 4th Giugno:

Oggi è ‘na giornataccia… vado troppo di fretta.
avrei dovuto scrivere “rigorosamente monosex”… embè.

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Fabio C 9:28 am - 5th Giugno:

Ho trovato in rete questo interessante articolo di Claudio Risé.
http://claudiorise.blogsome.com/2007/09/21/classi-miste-o-single-sex/
Al riguardo mi chiedo anch’io quali reali effetti positivi abbia avuto tutta la promiscuità degli ultimi quarant’anni.
Si dice che le classi miste aiutino a socializzare: ma allora per quale ragione i giovani di oggi, nonché un’infinità di uomini e donne più o meno giovani, si “relaziona” tramite internet? Perché fioriscono sempre più le agenzie matrimoniali, per aiutare uomini e donne in difficoltà? Perché nell’era del sesso libero ?!? milioni di uomini si rivolgono alle prostitute, esattamente come cento anni fa? Perché milioni di uomini e donne soffrono di disfunzioni sessuali varie? Perché milioni di uomini italiani sono così sottomessi di fronte alle donne, da sembrare dei cagnolini al guinzaglio?
Perché milioni di uomini comuni percepiscono e descrivono le donne, come degli esseri superiori, sia dal punto di vista intellettivo che sessuale? Perché tutta questa promiscuità ha generato milioni di smidollati, succubi delle donne?

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Fabio C 9:48 am - 5th Giugno:

Adottando la prospettiva B del punto 2 potrebbe diventare sensato sostenere la bontà dell’”Apartheid” B del punto 1.
Almeno per una stagione storica. (Rino)
**************************
Anche se apparentemente anacronistica, sarebbe una buona idea.

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Fabrizio Marchi 12:28 pm - 5th Giugno:

Facciamo attenzione Fabio, altrimenti cadiamo in un errore, una trappola, in cui secondo me è caduta la gran parte del Momas fino ad oggi. Ed è proprio lo stesso errore che gli ha impedito di decollare, perché alla radice c’è un’analisi a mio odo di vedere, sbagliata, o comunque solo parzialmente corretta. E cioè quello di individuare nel ’68 e nei valori di cui questo era portatore la responsabilità prima della condizione maschile di oggi. Quindi anche nel femminismo di derivazione (solo in parte) sessantottina perché, come ben sappiamo, il primo e il più potente femminismo è stato quello americano, nato e cresciuto al di fuori della sinistra (è in Europa che è stato fatto proprio da quest’ultima). Da qui una delle ragioni per cui la QM è stata fino ad oggi uno spazio quasi completamente occupato dalla “destra”, proprio il motivo che ci ha spinto a dar vita agli Uomini Beta.
Mi rendo conto che è ormai improcrastinabile affrontare questo tema con un vero e proprio articolo perché mi accorgo che questa situazione ingenera grande confusione, soprattutto in tanti utenti, sia donne che uomini, che ci leggono. L’ultima è stata proprio Antigone di Femminile Plurale che ci criticava di non conoscere il femminismo e di confonderlo con determinati comportamenti femminili di oggi.
C’è una grande differenza fra le due questioni che non possono essere trattate nello stesso modo. Il femminismo storico, nelle sue diverse componenti, è una cosa; il “femminile”, come si è declinato negli ultimi trenta o quarant’anni, nei sistemi occidentali, dopo l’ondata sessantottina (sconfitta e messa da parte), è un ‘altra. Sono due fenomeni complessi che hanno una genesi molto differente anche se, come diverse volte è accaduto nella storia per altre questioni, hanno finito spesso con l’incontrarsi, con lo spalleggiarsi e con il coincidere. Ma sono due aspetti molto diversi che vanno affrontati nella loro peculiarità evitando di fare commistioni che non aiutano alla comprensione del problema.
Come ho già detto scriverò a breve un pezzo a tal proposito e quindi non entro ora nel merito. Però bisogna fare molta attenzione perché questa è forse la ragione principale per cui il Momas è stato fino ad ora tacciato (in parte a ragione)di essere un movimento conservatore o peggio reazionario, ancorato ad una concezione vetusta, sorpassata e anacronistica e quindi non credibile (oltre che incapace di attecchire e di creare massa critica). E non basta dire “chi se ne frega”, alzare le spalle e andare avanti come se nulla fosse, perché chi si occupa di politica (e la Qm è anche se non eminentemente una questione politica così come lo è stato e lo è il femminismo) non può permettersi di reagire in questo modo. Deve invece interrogarsi sui perché e i percome dei suoi limiti e della sua evidente sconfitta. Così come non può limitarsi a dire che la colpa è delle circostanze che sono avverse. Questi sono alibi.
La mia opinione, come ben sapete, è che la strada sia un’altra. E cioè che sia il femminismo “storico e militante”che il “femminile” post sessantottino di derivazione “capitalistica”, prodotto del e dal sistema (di cui il “femminile” è appunto parte attiva e spesso consapevole), di fatto oggi alleati (anche se le femministe storiche fanno finta di nulla oppure negano, quando non arrivano addirittura a rivendicare…) debbano essere combattuti sul loro stesso terreno. Questo non significa disconoscere riflessioni importanti e necessarie come quelle sulla paternità, sul ruolo del padre (e sul maschile nel suo complesso, aggiungo io, che contiene anche la figura paterna e non viceversa) e via discorrendo. Significa però riuscire ad inquadrarle in un altro contesto, che non è quello all’interno del quale sono state collocate e affrontate fino ad ora.
Naturalmente è proprio per questo che sono nati gli Uomini Beta. Tornerò, spero a breve sull’argomento, perché credo che sia di importanza vitale. “Femminismo” e “Femminile”. Questo sarà il tema (e credo anche il titolo dell’articolo).
fabrizio

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Silver 10:22 am - 6th Giugno:

Fabio C:
“Perché milioni di uomini comuni percepiscono e descrivono le donne, come degli esseri superiori, sia dal punto di vista intellettivo che sessuale?”
______

Di più: qualche sera fa, al tg, c’era un servizio sulla nazionale femminile di rugby; ebbene, a un certo punto, il solito giornalista succube, lecchino e smidollato se ne esce fuori con la seguente frase:
“Ormai, si può dire che in quanto a grinta e forza queste atlete non abbiano niente da invidiare ai colleghi maschi”.
Dico solo che dei rugbisti appena adolescenti, sono in grado di mettere sotto delle atlete adulte…

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ckkb 10:27 am - 7th Giugno:

Caro Fabrizio, la rinascita di comunità esclusivamente maschili in ambito laico è senz’altro un evento indispensabile perchè rinasca in ambito maschile la consapevolezza del carattere specifico dell’agire, del pensare e del sentire maschile. Precondizione a mio avviso perchè riparta la creatività maschile in ogni campo. Non se ne può più di questi maschi che ascoltano in religioso ( e falso) allocchimento le perle di saggezza al femminile (tipo spot sul sapone che lava meglio). Le comunità rigorosamente maschili, a fondamento religioso, hanno una tradizione in Occidente bimillenaria (in Oriente è fin dall’origine dei tempi). Hanno interpretato e interpretano i carismi maschili più vari, e sono ancor oggi ricchissime di presenze, e danno frutti di ogni tipo per l’intera società. Identica dinamica per le comunità religiose femminili. Entrambe vere e proprie radici della nostra civiltà.
In ambito laico, a parte le comunità maschili sportive (comunque in odore anch’esse di illiceità), è da tempo che in Occidente le comunità maschili sono di fatto oggetto di un attacco sistematico, sostanzialmente all’insegna dell’accusa di discriminazione. Contro di esse è stato messa in atto ogni tipo di vessazione: in primis economica, con il ritiro dei finanziamenti, e poi giuridica: condanne in sede civile e penale. Per non parlare appunto della condanna morale: insomma i “dunin de guera” di turno tanto hanno fatto e detto finchè ogni forma di comunità esclusivamente maschile, stata di fatto vietata. Il tutto ricorda davvero il divieto di associazione per tutte le tipologie dei gruppi sociali ritenuti pericolosi nei tempi andati. I maschi oggi sono dunque diventati gruppo sociale ritenuto potenzialmente pericoloso per il potere, per cui nel caso i maschi si riuniscano tra loro la riunione è da evitare? il cuore del maschio contemporaneo ha introiettato come gesto contro la donna e quindi come colpa il riunirsi esclusivamente tra maschi? per cui esige lui stesso il commissario politico donna in ogni riunione maschile? esige lui stesso il controllore donna della sua buona intenzione, affinchè verifichi e segnali che il tutto non prenda una piega non funzionale al sistema di consenso che vede nel consenso femminile la pietra di paragone del lecito e dell’illecito? IL commissario politico donna di straordinaria efficacia nella valutazione e nel controllo dei comportamenti maschili, in ogni riunione ormai c’è già: ne sa qualcosa per esempio l’assessore all’ecologia del Comune di Milano.

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Rino 5:06 pm - 7th Giugno:

Ckkb:
>>
il cuore del maschio contemporaneo ha introiettato come gesto contro la donna e quindi come colpa il riunirsi esclusivamente tra maschi?
>>
Sostanzialmente sì. L’incontro tra uomini è denunciato da decenni come antifemminile in sé e per sé.
E questa insinuazione si è insinuata…

RDV

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Rino 1:53 pm - 28th Giugno:

Il SACRO e la dissacrazione.

Approfitto della ghiotta occasione per anticipare un tema molto importante, quello del SACRO, del perché sia importante e del come e perché il femminismo lo voglia distruggere.

Qui la profanazione dello Spirito Australiano:

http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dal%20Mondo&vxClipId=2524_e84d5e0a-82a3-11df-9406-00144f02aabe&vxBitrate=300

Un po’ alla volta faremo l’autopsia integrale a questo delirio occidentale targato F.

Caso impensabile, dopo un minuto mi imbatto in questo.
Da commentare e criticare, ma il tema è quello lì.

http://antropologia.blog.kataweb.it/2010/06/26/la-trascendenza-va-via-era-informatica-e-nuovi-dei/?ref=HROBL-1

RDV

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Fabrizio Marchi 7:56 pm - 29th Giugno:

La pornostar su Ayers Rock (Australia) come la pubblicità di Richard Gere di non ricordo quale automobile, in Tibet. E meno male che lui è un sostenitore dela causa tibetana…a suo modo evidentemente…Strano che i tibetani non si siano arrabbiati, come giustamente hanno fatto gli aborigeni autraliani, forse perchè i primi sperano nell’aiuto occidentale…
Attenzione però Rino, perchè se dici che il femminismo vuole distruggere il sacro, nel caso in questione, ti risponderebbero che loro sono senz’altro contrarie a quanto avvenuto sulla montagna sacra agli aborigeni australiani e che quello è il risultato di un’operazione commerciale e consumistica (cosa peraltro vera), nonchè di oggettivazione del corpo della donna, utilizzato per fini consumistici ecc. ecc. Deresponsabilizzando naturalmente la pornostar in questione che è una mera vittima di quell’operazione consumistica, di cui ovviamente sia i promotori che i destinatari sono gli uomini…
Quindi da una verità (l’operazione consumistica e pubblicitaria) scaturisce la menzogna (la vittimizzazione e la deresponsabilizzazione della donna all’interno del processo).
Inrteressante esempio di “globalizzazione culturale”, oggi si chiama in questo modo ciò che una volta veniva chiamato colonialismo…E non vedo perchè non dovrebbe tuttora essere definito in questo modo.
Che dire…solidarietà agli aborigeni australiani e pubblico disprezzo per coloro che hanno oltraggiato il loro sacro luogo.
Fabrizio

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Rino 9:04 pm - 29th Giugno:

Fabrizio:
>>
Attenzione però Rino, perchè se dici che il femminismo vuole distruggere il sacro, nel caso in questione, ti risponderebbero che loro sono senz’altro contrarie a quanto avvenuto…
>>
Su questo non ci sono dubbi. Si sa che ogni malefatta di F va imputata ad M, direttamente o indirettamente.
Non siamo forse noi i padroni del mondo?

Volevo far notare un fatto emblematico che da corpo ad un’amara acquisizione: il femminismo ha come obiettivo diretto la distruzione di ogni forma di sacralità, sia in Occidente che in qualsiasi altra cultura.
La difesa del multiculturalismo da parte femminista è ovviamente una foglia di fico. Un depistaggio.

Mi ripeto: la devastazione di ogni forma di sacralità è condicio sine qua non per il trionfo del Mito femminista.
Perciò stiamo in campana, amici, quando assistiamo alla distruzione del Sacro altrui e guardiamoci bene dal far festa quando vediamo Gloria Steinem orinare davanti alle nostre chiese.

Stiamo in campana, specialmente se siamo atei, perché c’è la tentazione di scambiare l’Aldilà con l’aldiqua.

Il Sacro (con la maiuscola) appartiene all’aldiqua.
Sarebbe imperdonabile sbagliarsi.

Ovviamente on en parlera.

RDV

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Alessandro 7:10 am - 30th Giugno:

In effetti le femministe sarebbero le prime a scagliarsi contro questo video, perchè degradante dell’immagine della donna, come giustamente Fabrizio ha sottolineato. Per loro un pò di nudo femminile che non sia mostrato nel chiuso delle mura domestiche è degradante per la donna, la riduce a oggetto, mentre il contrario, l’esposizione del corpo maschile, viene applaudito e considerato un momento di grande evoluzione di costume. In loro l’ipocrisia regna sovrana. Hanno poi una strana concezione della libertà femminile: praticamente tutte le donne dovrebbero uniformarsi al loro vangelo e se non lo fanno, non potendo criticarle, sono pur sempre sorelle, si salvano addebitando agli uomini le colpe del comportamento sbagliato delle sorelle “meno evolute”.
Comunque le femministe, tranne le nuove adepte destrorse, si dichiarano in larga parte pacifiste, ambientaliste, per i diritti dei gay, contro la fame del mondo, per la difesa delle minoranze oppresse…ossia, abilmente, si schierano affianco di inziative anche giuste come copertura e giustificazione delle loro iniziative sessiste e revansciste. Si troverebbero, quindi, in prima linea a manifestare contro l’iniziativa della pornostar, prendendo due piccioni con la stessa fava, perchè lesiva dell’immagine della donna e perchè lesiva di un luogo sacro per una minoranza oppressa. Chi proviene dalla sinistra, senza essere uno dei tanti uomini “rieducati”, conosce le loro strategie. Dobbiamo anche ammettere che se il femminismo oggi ha vinto è anche perchè scaltrissimo, abilissimo nel depistare dai suoi reali obiettivi. Infatti chi può attribuire cattive intenzioni a chi manifesta per la pace, per la difesa dell’ambiente, per la difesa delle minoranze oppresse, ecc.?

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Luke Cage 8:30 am - 30th Giugno:

Acuta osservazione la tua Alessandro,che tra l’altro rimanda all’articolo Il Supermarket del Femminismo di Rino : anche oggi molte femministe contando sull’ignoranza abbinano la loro lotta sessista e di genere ad un più ampio discorso di rivendicazione sociale per i diritti degli emarginati e/o a favore dell’ecologia, spingendo occultamente il messaggio che tutto il male presente nella società è dovuto all’egemonia secolare del genere maschile e che solo con il riconoscimento della superiorità morale femminile si può porre rimedio..

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Luca 8:35 pm - 21st Luglio:

Vi chiedo: ma perché la questione maschile deve avere, per forza di cose, una connotazione politica?
Perché non dovrebbe e non potrebbe trascendere sia la destra che la sinistra? Perché gli uomini che se ne occupano hanno un assoluto bisogno di politicizzarla? Perché non sono in grado di andare oltre gli schieramenti? Perché questi limiti?

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armando 3:11 pm - 9th Agosto:

Mi è ricapitato fra le mani “Storia di Lotta Continua” di Luigi Bobbio (dirigente di quella organizzazione) scritto nel 1979 e riedito da Feltrinelli nel 1988. Sentite cosa scrive quella fonte insospettabile:

“analogo ma con effetti più laceranti è l’impatto del femminismo. I partiti della nuova sinistra per la loro stessa struttura (nettamente maschile) e il loro orizzonte culturale (marxista-operaista) sono istintivamente sospettosi, e più spesso ostili, verso le tematiche radicali della liberazione femminile. In Lotta Continua………..d’altra parte, l’insistenza con cui nella propaganda si aggiunge costantemente l’aggettivo proletarie al termine donne, mostra la sostanziale negazione della problematica femminista in seno al partito. Il salto di qualità avviene nel 1975. La battaglia sull’aborto, posta ormai all’ordine del giorno dalle iniziative del Cisa e dal referendum promosso dal Partito Radicale, diventano per le compagne dei “gruppi” un’occasione di incontro e aggregazione dentro cui tendono a far confluire bisogni più profondi di comunicazione e di ricerca della propria identità”

Quella svolta trova il suo sbocco definitivo al congresso di Rimini del 1976, dove così si definisce il rapporto fra gli operai e le donne:

“le prime invitano gli operai a mettersi in discussione a partire dal loro rapporto sessuale e dalla loro vita e dichiarano che NON E’ POSSIBILE NESSUNA ALLEANZA IN QUESTO MOMENTO FRA OPERAI E DONNE. I secondi tentano un contrattacco; non si rassegnano al ruolo di comprimari, ma la centralità operaia che ribadiscono continuamente significa semplicemente potere agli operai nel partito e manca di qualsiasi riflessione sulla presenza effettiva degli operai nello scontro sociale”.
……………………..Il progetto che esce da Rimini (diffondere la contraddizione fra individui e politica, tra privato e pubblico, tra bisogni radicali e necessità) è un progetto che non ha più bisogno di un partito…………Le stesse compagne, che avevano avuto un ruolo di punta nell’aggredire il vecchio modo di fare politica, non hanno ormai più alcuna ragione per riunirsi in quanto donne di Lotta Continua e tendono a confluire in ordine sparso nell’alveo del mvimento femminista”.

Fin quì il libro di Bobbio. Lotta Continua era una formazione non di massa, ma la sua influenza, nel caso specifico, è stata enorme, perchè il concetto per il quale la contraddizione di genere precede quella di classe, anzi diciamo che la sostituisce nei fatti, è stata fatta propria da tutta la sinistra, e paradossalmente non solo dalla sinistra.
Non aggiungo commenti o altro, perchè la linea di Ubeta che, lo si sa, non condivido pienamente, è chiarissima in proposito. La mia vuole essere solo una testimonianza di come si distrugge un partito, anzi un’intera area politica molto più ampia del partito di provenienza, e di come, reciprocamente, ci si lascia distruggere praticamente senza reagire.
Era ineluttabile?

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individuo microfallico 11:04 pm - 21st Giugno:

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