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26 Apr 2016  |  2 Commenti

Controllo mediatico, costruzione del consenso e ruolo dei social network

Come molti di voi già sanno, per circa una settimana, la pagina Facebook del nostro giornale è stata oscurata dagli admin di FB, tutti gli articoli sono stati cancellati e ci è stato impedito di pubblicare. Al momento sembra che tutte le normali funzioni siano state ripristinate ma non è da escludere ed è anzi assai probabile che questa odiosa forma di censura si ripeta più o meno sistematicamente nel tempo.

E’ altresì probabile se non certo che questa situazione sia stata determinata dall’attacco di gruppi di cosiddetti “troll”, cioè provocatori organizzati, che hanno segnalato a FB presunte e ovviamente false violazioni da parte nostra delle regole e del codice etico e comportamentale (istigazione all’ odio razziale o alla violenza, al sessismo, materiale pornografico ecc.) dello stesso FB il quale, a quel punto, ha bloccato automaticamente la pagina “incriminata”.

Sarebbe però un grave errore pensare che FB non abbia alcuna responsabilità per quanto accaduto e che il sistema risponda soltanto a degli algoritmi, a dei programmi che agiscono in automatico. Non c’è neanche necessità di indagare per dimostrarlo, basta la logica.

Riuscite forse ad immaginare le pagine FB del New York Times, del Washington Post, oppure della Repubblica o del Sole 24 Ore, oscurate in virtù della segnalazione da parte di gruppi di “troll”?

Non è neanche concepibile, sappiamo tutti che ciò è impossibile. Ergo, quanto ci è accaduto conferma che i social network (così come grandi imprese quali Google o Amazon) non sono affatto piattaforme “neutre” ma luoghi preposti al controllo sociale e alla costruzione del consenso. Qualcuno dirà:”Lo sapevamo già!” Vero, ma molti invece non lo sanno, e allora è bene spiegarglielo.

Per molto tempo, in tanti hanno pensato che la rete e i cosiddetti “social” potessero rappresentare un luogo per l’appunto neutro, una sorta di gigantesca agorà libera dall’occhio del “Grande Fratello”, per usare una celebre metafora, cioè dell’apparato mediatico preposto al controllo e all’occupazione della sfera psichica degli individui, cioè a quella vera e propria  “colonizzazione dell’immaginario”, come è stata definita da alcuni http://www.linterferenza.info/contributi/colonizzazione-dellimmaginario-e-controllo-sociale/ . Nell’attuale contesto storico infatti, il controllo di questa sfera è fondamentale, molto più che nelle epoche passate.

La peculiarità di questa moderna forma di dominio è infatti la sua altissima capacità  di condizionare e controllare l’esistenza degli individui a qualsiasi livello, non tanto nella sfera pubblica quanto soprattutto in quella privata, la quale a sua volta condiziona la prima. In pratica non esiste un solo anfratto della vita umana che sia sottratto al suo controllo, né potrebbe essere altrimenti.

E’ la natura stessa di questo genere di dominio “assoluto”, la sua peculiarità e la sua complessità che rendono necessaria questa modalità di controllo così estesa e pervasiva sulla vita degli individui, soprattutto del loro foro interiore e della loro sfera psichica, quella che da tempo ho definito per brevità come “psico-sfera”.

Questa forma di controllo così sofisticata e, come dicevo, altamente pervasiva, è la caratteristica delle forme moderne di dominio. Infatti le tirannie e i sistemi dispotici e totalitari della storia passata e recente non avevano la necessità assoluta di controllare ogni angolo, anche il più profondo e remoto, della vita degli individui, per la semplice ragione che il contratto sociale, cioè la relazione fra il sovrano e i membri della comunità o se preferite, i sudditi, era in ultima istanza fondata sui rapporti di forza, cioè sul tasso di terrore che il primo era in grado di ingenerare ed esercitare sui secondi al fine di ottenere la loro obbedienza e il rispetto delle leggi e dell’ordine sociale e politico costituito.

Ma quelle forme di organizzazione sociale e politica risultano oggi inadeguate a governare e a gestire società complesse come quelle capitalistiche occidentali (e simili…) attuali le quali, per sopravvivere e autoalimentarsi, hanno bisogno di meccanismi sociali, culturali e psicologici estremamente più complessi del semplice esercizio della forza che strutturalmente non può essere sufficiente a mobilitare forze, energie e risorse produttive, sia in termini quantitativi che soprattutto qualitativi, necessarie ad alimentare l’intero sistema. L’analisi di queste dinamiche finalizzate al controllo sociale e psicologico e alla mobilitazione delle energie sarebbe troppo complessa e ci porterebbe troppo lontano rispetto all’oggetto di questo specifico articolo. Affronteremo il tema in altro momento.

La domanda, per ora, è la seguente: potevano la rete e i social, frequentati ormai da centinaia di milioni e forse da miliardi di persone in tutto il mondo,  restare al di fuori di tale controllo? La risposta è: no, ovviamente.

E’evidente quindi, tornando all’incipit dell’articolo, che chi sarà sottoposto a controllo,  censura o peggio oscuramento da parte dei social network non saranno certo i grandi media ma quelle forme più o meno diffuse di dissenso e di criticità che trovano la loro espressione nella piccola e piccolissima editoria, nei vari giornali, siti e blog che popolano la rete e i social.

Anche qui però un ragionamento va fatto. Non tutti questi siti o blog sono considerati pericolosi dal “sistema”, e infatti vengono lasciati fare. Sulla rete e sui social c’è praticamente di tutto (dalla floricoltura al bondage), e naturalmente anche siti e blog dichiaratamente fascisti oppure, viceversa, dichiaratamente comunisti. In moltissimi di questi casi, non scatta però nessuna forma di censura. Ciò è dovuto al fatto che, al di là dell’ovvia e radicale diversità che intercorre fra questi siti (non è certo nostra intenzione mettere sullo stesso piano i blog neofascisti o neonazisti e quelli comunisti), la maggior parte di questi (ma non tutti, ovviamente) vengono considerati innocui e, in effetti, a mio parere, lo sono. Perché? Ci si chiederà.  Perché al di là dei proclami e delle esternazioni ideologiche spesso altisonanti non vanno, non individuano e non portano allo scoperto quelli che potremmo definire come i veri e propri pilastri ideologici del sistema dominante. In tal modo, finiscono per essere addirittura folkloristici. E non c’è nulla di più innocuo di una manifestazione ideologica fine a se stessa che non riesce a cogliere il cuore delle questioni.

Anche se in molti/e ci tacceranno di immodestia e di presunzione, altri/e di aver smarrito il senno, noi pensiamo invece (oltre al fatto di essere forse dei potenziali kamikaze, nella speranza che questa affermazione non venga interpretata alla lettera ma per quello che è, cioè in senso ironico …) di aver centrato alcuni di quei pilastri ideologici, veri e propri  dogmi che, proprio per l’importanza che ricoprono nella gerarchia interna all’apparato ideologico politicamente corretto dominante, non devono essere neanche affrontati, non se ne deve neanche parlare, se non nelle forme e nelle modalità consentite, cioè per sottolinearne la giustezza e addirittura l’oggettività.

Questi due dogmi, mattoni fondamentali dell’ideologia politicamente corretta attualmente dominante, sono il sionismo e il femminismo. Abbiamo approfondito il tema in questo articolo Chi non ci è permesso criticare  http://www.linterferenza.info/editoriali/chi-non-ci-e-permesso-criticare/

Riteniamo, con un margine di sicurezza decisamente ampio, che l’attacco che abbiamo subito e che ha portato alla censura di FB nei nostri confronti provenga da ambienti collegati alle sudette ideologie. Come infatti abbiamo spiegato nell’articolo sopra linkato, è socialmente e politicamente consentito professarsi comunisti, anticapitalisti, antimperialisti e antifascisti – e noi dichiariamo apertamente di esserlo – senza che ciò comporti necessariamente delle conseguenze dal punto di vista professionale, politico e anche personale. Viceversa, la critica radicale al Sionismo (o meglio, all’ideologia dell’Olocausto eletto a  Male Assoluto di tutti i tempi con conseguente condanna al Senso di Colpa Inestinguibile, fine pena mai; l’alibi con cui Israele copre ideologicamente le sue criminali politiche neocolonialiste) e al Femminismo (cioè all’ideologia dell’ “Olocausto” che si sostiene essere stato perpetrato dal genere maschile ai danni di quello femminile fin dalla preistoria ad oggi), comporta inevitabilmente l’ostracismo, l’emarginazione sociale, la preclusione di ogni possibilità di carriera, la chiusura di ogni spazio professionale e politico, specialmente in ambito mediatico, accademico e politico, anche e soprattutto nell’ambito della sinistra, sia quella “liberale e riformista” che in quella “antagonista”.

L’Interferenza è un giornale composto da persone con una formazione e un approccio marxista (su questo non c’è dubbio), sia pure non conformista e/o non ortodosso, per lo meno secondo il canovaccio classico con cui vengono identificati gli “ortodossi” e i “non ortodossi”. Tuttavia, forse proprio perché non conformisti e non incastonati in questa o in quella corrente (o conventicola), quindi “eretici”, abbiamo esplorato quei territori che, a nostro parere, una Sinistra troppo intrisa di economicismo e sociologismo, non ha mai indagato.  E abbiamo fatto o riteniamo di aver fatto alcune interessanti e al contempo scomode scoperte. Proprio quelle che noi riteniamo abbiano provocato e molto probabilmente provocheranno ancora l’oscuramento della nostra pagina su Facebook.

Mi sembra giusto, a questo punto, concludere questa breve e scomoda riflessione (come del resto tutte le nostre riflessioni) con questa frase attribuita a Voltaire:“Per capire chi ti comanda, scopri chi non ti è permesso criticare”. Facendo questa operazione, il cerchio si stringe.

Fonte: http://www.linterferenza.info/editoriali/controllo-mediatico-costruzione-del-consenso-e-ruolo-dei-social-network/

 

 

 

 


2 Commenti

Fabrizio Marchi 7:23 pm - 26th Aprile:

Il mio ultimo articolo pubblicato sull’Interferenza…

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Dante 5:46 pm - 22nd Luglio:

Pero’ se su Facebook si segnalano le numerose pagine nazifemminsite il “caro” social dice che esser rispettano le regole…. E io sono per la non censura affinche’ la gente legga direttamente da quelle pagine la schifezza del nazifemminismo
Chi ha bisogno della censura? Chi ha apura della verita

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