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18 Set 2015  |  10 Commenti

Le femministe di regime contro Corbyn

Le femministe di regime contro Corbyn

Che l’elezione di Jeremy Corbyn a segretario del Labour avrebbe provocato la rabbiosa reazione dell’establishment blairiano era scontato. Meno scontata l’intensità della campagna di denigrazione partita subito dopo l’elezione. Vecchio, conservatore, nostalgico, votato alla sconfitta elettorale e palesemente inadatto a governare: queste le accuse più ricorrenti.

Peccato che i sondaggi rivelino come a sostenere il vecchio nostalgico siano, in maggioranza, giovani cittadini inglesi infuriati per la sistematica svendita dei loro interessi da parte di un Labour convertito al credo liberista. Quanto all’impossibilità di vincere le elezioni e governare, la sensazione è che, a ispirare tale profezia, sia il terrore che possa essere smentita, come è avvenuto in Grecia (anche se i diktat europei hanno subito rimesso le cose a posto) e come potrebbe succedere fra poco in Spagna.

Su un punto i laburisti di regime però hanno ragione: Corbyn non è un segretario adatto per un partito che da tempo non era più espressione degli interessi delle classi lavoratrici, radicato nelle fabbriche, negli uffici e nei territori, ma un partito di centro che, assieme ai socialdemocratici tedeschi, ai socialisti francesi e spagnoli e ai democratici italiani, ha celebrato i funerali della socialdemocrazia. Ma se Corbyn vincerà la sua scommessa non sarà perché avrà resuscitato la socialdemocrazia, bensì perché avrà dato vita a una nuova forza politica antiliberista, della quale si intravedono tracce anche negli altri “populismi di sinistra” che turbano i sogni degli oligarchi europei.

Al coro di media mainstream, economisti, politologi, esponenti di partiti di destra, centro e sinistra (ad eccezione delle sinistre radicali) si sono aggiunte le voci delle “femministe di regime”. Non mutuo questa definizione da maschietti nostalgici del bel tempo andato, ma da intellettuali femministe come Silvia Federici, Nancy Fraser, Cristina Morini e Anna Simone – per citarne solo alcune – critiche di quel femminismo mainstream che – concentrandosi sui diritti individuali, sull’emancipazione e sui temi del riconoscimento e dell’identità di genere – ha rimosso la lotta per i diritti sociali e per l’uguaglianza politica ed economica. Una svolta che consente al neoliberismo di integrare il discorso femminista sul terreno di una “modernizzazione” culturale giocata a suon di chiacchiere politically correct e quote rosa (non c’è leader di destra che, maschilista fino a pochi anni fa, manchi oggi di esaltare i diritti delle donne). Così i giornali hanno attaccato Corbyn: prima perché non sembrava intenzionato a inserire un congruo numero di donne nel governo ombra, poi perché ne aveva messe più della metà ma in ruoli “secondari”.

Ancorché speciosa, la polemica è interessante perché mette in luce alcuni effetti della svolta appena accennata. Prendiamo, per esempio, l’articolo di Maria Laura Rodotà sul Corriere di martedì 15 settembre. Dopo avere ironizzato sui maschi di sinistra – i quali sarebbero più intolleranti nei confronti del politicamente corretto “perché a loro è stato vietato troppo a lungo di fare i cretini” – l’autrice fa le pulci, oltre che a Corbyn, a Tsipras e al candidato alla nomination democratica Bernie Sanders (tutti colpevoli di circondarsi soprattutto di uomini).

In particolare, ricorda che i sostenitori di Sanders sono soprattutto uomini bianchi di tutte le età (in realtà c’è una consistente quota di giovani di ambio i sessi) mentre le donne (anche le liberal) preferiscono la Clinton perché convinte che il solo fatto di mandare una donna alla Casa Bianca cambierebbe il mondo (anche se le illusioni alimentate dall’elezione del nero Obama insegnano che il potere ignora razza e genere). Poco importa che la Clinton sia notoriamente sponsorizzata da Wall Street, il che rende risibile la sua pretesa di ergersi a paladina della lotta contro la disuguaglianza.

Conta più il genere o il programma? La Rodotà sembra indecisa: da un lato, ammette che il programma di Corbyn “è uno dei più femministi che ci siano”, ma dall’altro sottolinea che “viene proposto da una leadership di cinque uomini”. Meglio la oligarca Clinton del socialista Sanders solo perché è donna? Se qualcuna/o (oddio come sono politicamente corretto!) mi dicesse: meglio la senatrice Warren, perché è donna e schierata su posizioni vicine a quelle di Sanders, potrebbe convincermi ma io, da irriducibile “vecchietto”, continuo a pensare che sia meglio giudicare un leader in base al suo programma e alla coerenza tra il dire e il fare e non alla sua età, razza, genere o gusti sessuali.

Fonte: Le femministe di regime contro Corbyn (Contropiano.org)


10 Commenti

Fabrizio Marchi 11:18 am - 18th Settembre:

Un mio vecchio, caro amico e compagno di lotte e battaglie politiche di una vita, oggi direttore della rivista comunista on line Contropiano, nonché leader della Rete dei Comunisti e di un sindacato di base ormai molto diffuso e radicato a livello nazionale (USB-Unione Sindacale di Base) mi ha scritto per segnalarmi questo articolo di Carlo Formenti pubblicato appunto su Contropiano.
Naturalmente l’articolo può non essere completamente condivisibile in toto da chi, come noi, ha approfondito da tempo determinate tematiche ed esplorato “territori” che gli altri (quasi tutti) non sanno neanche cosa siano (della serie:”Ho visto cose che voi umani…”, come recita la famosa frase di quel bel film che è Blade Runner).
Tuttavia, proprio per questa ragione, mi sembra molto importante e significativo che un giornale comunista, l’organo politico di un’organizzazione politica e di un sindacato, pubblichi un articolo del genere e ce lo venga anche a segnalare.
E’ il segno tangibile (insieme ad altri segnali che da tempo ormai registriamo) che la “classifica si è mossa”, non di moltissimo, ma si è mossa. E, ripeto, il fatto che ce lo vengano a segnalare personalmente, ha un ulteriore significato. Significa che un messaggio è stato lanciato e che, magari parzialmente, qualcuno lo ha raccolto, o comunque ci ha riflettuto, non si è scandalizzato, non ci ha ostracizzati, non ha rotto le relazioni (come hanno fatto altri…) e ha scelto anzi di consolidarle, sia a livello politico (parlo dei rapporti fra L’Interferenza e Contropiano) sia su quello personale.
Non mi pare per nulla poco. Né mi sembra che altri giornali, siti o blog (al di là di quei pochi del Momas), di qualsiasi collocazione o area politica, abbiano mai pubblicato un articolo di quel tipo.
E’ un segnale importante che dimostra appunto, oltre ad una sostanziale apertura (anche personale), che le nostre parole, in anni e anni, non sono cadute nel vuoto, che qualcuno ci ha riflettuto e ha pensato che in fondo non tutto quello che noi sosteniamo è campato per aria.
E questa è già una grande vittoria.

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Roman Csendes 4:44 pm - 3rd Ottobre:

Amici resistenti.
Ai miei tempi, le donne che odiavano gli uomini “in quanto uomini”, erano considerate, dalle compagne del “sesso liberato”, dei soggetti psichiatrici. Che risate, ragazzi!
Oggi, criticare un leader di sinistra perchè si circonda di maschi è considerata un’argomentazione “politica”.
Infantilizzazione, ipocrisia, genitalismo, guerra alla sessualità, fascismo di genere, che dire?
Che l’Occidente ha scelto l’anti-politica!
E le gentildonne, in questa attività ancillare di giustificazione del potere sono serve insuperabili.
E senza memoria.

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Aliquis 9:56 am - 4th Ottobre:

Mi piacerebbe sapere che cosa pensate voi di Uomini Beta del discorso (lettera al maschio violento) tenuto da Gramellini alla trasmissione di Fabio Fazio ierisera. Gramellini ha raccontato una fiaba alla Cenerontola il cui fine è di dire che la donna deve essere libera di fare quello che gli pare; se si sente libera, si concederà in tutto al suo uomo. Non vi è accenno, nella retorica gramellinesca, al fatto che la stessa libertà dovrebbe valere anche per l’ uomo. Violenza e autoritarismo sono sempre e soltanto da una parte, quella maschile; la vittima è sempre la donna. La logica conseguenza di questo modo di pensare a mio parere è che la libertà della donna consiste nella mancanza di libertà da parte dell’ uomo, soggetto in tutto e per tutto alla volontà femminile; se osa ribellarsi commette violenza!
Non ho tempo nè capacità di raccontare la favola raccontata a Che tEmpo che fa; se qualcuno ha visto la trasmissione mi piacerebbe sentire il suo parere.

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Fabrizio Marchi 10:31 am - 4th Ottobre:

Aliquis,

Non vedo mai quella trasmisione che detesto profondamente, così come detesto e disprezzo il suo conduttore. Nei confronti di Gramellini nutro invece una sorta di commiserazione. Fazio è un lucido, cinico e spregevole opportunista, Gramellini invece ci crede, e secondo me è uno che ha anche problematche personali non risolte, nonostante la posizione che occupa; fondamentalmente un castrato.
Mi fido comunque del tuo giudizio. Del resto, da quella trasmissione e da quei due non potrebbe emergere nulla di diverso.

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Aliquis 11:52 am - 4th Ottobre:

Si, disprezzo anch’io quella trasmissione e quei due. Mi ritrovo la sera a guardarla per forza perchè i miei la seguono come per un riflesso condizionato; fosse per me non la guarderei.

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mauro recher 8:24 pm - 4th Ottobre:

Aliquis,

Aliquis ti odio!!! *diablo* , mi hai fatto voglia di vedere la scena in questione (su rai replay) ,che lettera commovente e che storia originale (si capisce che sono ironico ?) e c’era tutta l’armata femminista presente e figurarsi se il buon Gramellini non ne approfittava per fare quello che riesce meglio ,cioè il maschio pentito … niente di nuovo purtroppo ,d’altronde siamo in un programma radical chic

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Roman Csendes 11:28 am - 5th Ottobre:

Sì, i “collaborazionisti” (maschietti pentiti; castrati, come dice molto bene Fabrizio) sono da commiserare. Sì, ci credono, ci credono veramente. E ci propinano anche i discorsetti morali, applicativi, razziologici. E questo fa pensare. La “rosenberghiana” (dal teorico nazista Alfred Rosenberg) Solanas, nel cupo, ma sincero “Mein Kampf” delle misandriche – vale a dire il pionieristico, famigerato SCUM (società per tagliare via gli uomini) – li chiamava gli “ausiliari maschi” del futuro. Ben di rado simile delirio di onnipotenza fu espresso con maggiore chiarezza.
Il futuro è adesso; l’idealtipo Solanas, nella sua miope ferocia, è stato accontentato. Lo è continuamente. Ora!
NOW (National Organization of Women).

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Aliquis 7:35 am - 6th Ottobre:

Non sapevo nulla di Solanas e dello Scump. Si impara sempre qualcosa.

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Aliquis 9:19 am - 6th Ottobre:

Quando si dicono le coincidenze.
Guarda caso, proprio mentre leggevo su Wikipedia di Solanas, sono stato interrotto da una telefonata al mio cellulare da parte di una donna che mi ha rimproverato, ma non solo; mi ha sottoposto ad un vero processo, facendomi un interrogatorio per capire se avevo agito nel modo corretto per procurargli un articolo che non è ancora arrivato.
Questo dopo che suo marito era stato da me; lui non aveva detto nulla.
Sottolineo che in un quarto di secolo di attività al pubblico questi episodi mi sono successi e continuano a succedermi soltanto con le donne.

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Roman Csendes 3:04 pm - 10th Ottobre:

E’quella povera digraziata che ha sparato allo speudo-artista ceco-statunitense Andy Warhol. Rammento un passaggio. Dopo aver descritto in tutte le sue misere salse perchè gli uomini sono ripugnanti e inferiori, la psicotica precisa: “per clonazione verranno fatte solo donne, infine si cesserà di (ri)produrre anche quelle”. Insomma, un nicciano elogio all’autodistruzione. Niente di strano che piaccia alle femministe americame e italiane. Comunque, l’odio della Solanas per i maschi ha trionfato; oggi. In Europa!!!

Il sito Wiki non le rende onore; non aveva alcun talento letterario ma un odio nazista, misandrico, di prim’ordine. L’odio delle infanticide. L’odio che molte incapaci e disturbate paranoiche hanno per il sesso.

Per chi è interessato ai deliri femministi, come espressione di un progetto che, chissà, potrebbe forse interessare qualcuno, un giorno, un’occhiata a: : https://corpografiasessuale.wordpress.com/2012/05/01/manifesto-s-c-u-m-13/

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