preload
01 Lug 2013  |  212 Commenti

Un’emergenza democratica

Ormai da anni è in corso nel nostro Paese una campagna mediatica martellante e sistematica finalizzata ad accreditare la tesi che in Italia sia in atto un genocidio del genere femminile, altrimenti detto “femminicidio”.

E’ una tesi di emergenza priva di qualsiasi fondamento. In Italia ogni anno le donne assassinate sono circa 120/130, a fronte del triplo o del quadruplo degli uomini, pari ad una quota di 5 ogni milione.

Di queste, solo la metà e anche meno vengono uccise in ambito familiare ed affettivo, le altre perdono la vita in circostanze delittuose quali rapine, sparatorie, ed altri reati comuni in cui peraltro restano vittime, ed in numero assai maggiore, anche gli uomini.

E’ ovvio che ogni vita violentemente soppressa, di donna o di uomo, è una tragedia. Considerazione che non deve impedirci di osservare la realtà con lucidità. Questa ci parla dunque di una percentuale minima per un paese di 60.000.000 di abitanti. Nessun analista eleverebbe questi numeri a “fenomeno”, tanto meno da trattare con misure o leggi straordinarie. Secondo l’OMS, il numero delle donne uccise in altri paesi europei è fino a tre (Francia, Germania o Svezia) o anche quattro volte superiore (Finlandia).

Altri dati ONU del 2012 confermano che l’Italia è il paese più sicuro per le donne, secondo solo alla Grecia.

Si tratta dunque di una vera e propria manipolazione della realtà. Il punto più alto di questa offensiva mediatico-politica è stato toccato quando si è giunti a sostenere che la prima causa di morte per le donne sarebbe la mano omicida degli uomini. Basta il buon senso per capire che un simile dato è assolutamente inverosimile.

Eppure è stato detto che “ne uccide più l’amore che il tumore”, ossia che 120 sia un numero più grande di 18.000; slogan coniato dagli “esperti” di comunicazione che trova puntuale eco su tutti i media. La stessa Amnesty International si è vista costretta anni fa a smentire questa “notizia”, diffusa da fonti non ufficiali e non scientificamente verificata.

In questo clima, costruito artificiosamente, si è arrivati alla ratifica della Convenzione di Istanbul, la quale afferma esplicitamente che i maschi violenti sono i sicari dell’intero genere maschile ed esecutori di delitti di cui tutti gli altri uomini beneficiano colpevolmente, compresi quelli che ripudiano e non hanno mai praticato violenza.

Convenzione incredibilmente ratificata all’unanimità da entrambe le Camere. Bisogna diffidare delle votazioni unanimi e senza un vero dibattito; quando si vota nello stesso modo dall’estrema destra all’estrema sinistra c’è qualcosa che non va. La democrazia non si fonda sull’unanimità ma sul principio di maggioranza e minoranza, e quando si vota senza neanche un deputato che metta in discussione un qualsiasi aspetto, bisogna preoccuparsi perché significa che la democrazia è in una situazione di grave sofferenza.

Anche solo da un punto di vista statistico non è possibile che nessuno/a membro della Camera abbia avuto una minima critica da opporre, sia pur tecnica, nei confronti di quella Convenzione che peraltro (è bene ricordarlo) è stata rigettata da molti Paesi europei, tra cui la Danimarca, paese di solide tradizioni democratiche. Dobbiamo chiederci come e perché sia stato possibile: semplicemente, chiunque avesse osato contraddire la Convenzione sarebbe stato accusato del crimine più orrendo, quello di coprire politicamente chi “uccide le donne in quanto donne”, alla stregua di chi copre o giustifica l’assassinio di un ebreo o un nero in quanto tali.

Riteniamo colpevolmente fuorviante condannare la sola violenza maschile verso le donne e non la violenza in tutte le sue forme e manifestazioni, da chiunque venga esercitata.

Con l’approvazione di tale Convenzione viene ufficialmente sancito che “la violenza contro le donne è di natura strutturale, in quanto basata sul genere” e che essa “è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.

Viene così sancito che la violenza è esercitata a senso unico dagli uomini sulle donne al fine della loro sottomissione. L’ipotesi contraria (che anche gli uomini subiscano violenza dalle donne) non è nemmeno presa in considerazione né contemplata, in spregio ad ogni dichiarato proclama di condanna del sessismo.

Con tale Convenzione viene di conseguenza a cadere anche il falso concetto di “violenza di genere”, una foglia di fico che ne camuffa ipocritamente il contenuto reale; da oggi non ha più senso parlarne perché già derubricata come “violenza maschile”. In questo modo la tesi, o meglio l’architrave ideologico del femminismo più oltranzista, sessista e razzista, diventa legge di Stato.

Ciò è lesivo della dignità maschile e discriminatorio.

L’approvazione della Convenzione è il lasciapassare per future leggi sessiste, antidemocratiche ed anticostituzionali che verranno approvate a breve, con l’obiettivo, tra gli altri, di sterilizzare il conflitto sociale e di dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica, in particolare dei lavoratori e delle lavoratrici, dalla realtà di una crisi economica che sta producendo sempre più diseguaglianze e ingiustizie sociali dagli effetti devastanti ed intollerabili. Opporsi a questa deriva illiberale e liberticida è dovere di ogni sincero democratico e di ogni sincera democratica.

E’ nostra intenzione rivolgerci a tutti/e coloro che hanno a cuore il futuro della nostra democrazia per una mobilitazione comune contro questa deriva politica, culturale e civile, che rischia di far tornare il nostro Paese agli anni più bui della sua storia.

Firmato:

Riccardo Achilli

Gianluca Marco Adamo

Valeriano Agrillo

Silvio Albanese

Massimo Alberti

Giuseppe Albertini

Giuseppe Alfonso

Lorenzo Altobelli

Bruno Arduino

Andrea Badiali

Pietro Barba

Gabriele Bartolucci

Adriano Bergamo

Pasquale Binelli

Maurizio Boero

Stefano Borselli

Cesare Brivio

Fabio Brotto

Gianluca Calà

Stefano Camuncoli

Stefania Canterini

Diego Caprile

Alessio Cardinale

Giovanni Carducci

Giovanni Caridi

Raffaele Caruso

Roberto Castelli

Marco Casula

Antonio Cipriani

Lucia Civitella

Paola Conforti

Diana Corsini

Luigi Corvaglia

Maurizio Dabalà

Rino Della Vecchia

Diego De Matteis

Salvatore Di Martino

Gianmaria Di Silvestro

Renato Dragonetti

Emanuela Elisei

Armando Ermini

Domenico Esposto

Gianluca Farris

Antonella Flati

Benedetta Fortini

Elio Francesconi

Silvio Franzini

Ada Fusco

Giorgio Gallino

Giannino Garbin

Sabina Gatti

Donatella Ghisu

Andrea Giordano

Manuel Giovannelli

Alessandro Giuliani

Giovanna Glionna

Giuseppe Grasso

Carlo Iazzolino

Giuseppe Iraso

Ruggiero La Ferlita

Giulio La Torre

Gianluca Lo Cirio

Luigi Lombardo

Daniela Lorusso

Pasquale Lorusso

Leonardo Lorusso

Claudio Manzari

Carlo Manzoni

Fabrizio Marchi

Maurizio Marchisio

Sandro Marroni

Vincenzo Mastriani

Franco Mauceri

Raffaele Mele

Roberto Micarelli

Danilo Monteduro

Fabrizio Napoleoni

Fabio Nestola

Sean Nevola

Alessandro Olivieri

Maurizio Orlandi

Oliviero Orsi

Antonio Palumbo

Matteo Palumbo

Pantaleo Palumbo

Giuseppe Pasqui

Maurilio Pavese

Valentina Pazienza

Luca Pennati

Marco Pensante

Pasquale Perrotta

Giuseppe Petrozzi

Fabrizio Piludu

Antonio Pizzola

Maurizio Podio

Ciro Pollio

Andrea Poma

Luigi Puddu

Jan Quarius

Renato Rapino

Lorenzo Raveggi

Mauro Recher

Mirko Recher

Francesco Ricci

Angela Ritucci

Gianluca Ritucci

Lucio Ritucci

Rosanna Ritucci

Vincenzo Ritucci

Nicandro Romano

Rosanna Romano

Massimo Rosini

Giacomo Rotoli

Nadia Rufini

Valencia Saba

Elio Salvadori

Antino Sanzone

Rosa Savino

Edmondo Sena

Doriana Serci

Michele Serra

Paolo Sgorion

Antonio Signoriello

Doe Silver

Vincenzo Spavone

Tommaso Stefano

Luca Steffenoni

Francesco Toesca

Cosimo Tomaselli

Venere Trotta

Leonardo Vannimartini

Rita Vergnano

Stefano Zecchinelli

Carlo Zeuli

 

 

 

 

 


212 Commenti

romano 5:39 pm - 11th Aprile:

  (Quota)  (Replica)

Luigi Corvaglia 7:16 pm - 22nd Aprile:

Quest’articolo di De Maglie, estraneo alle consuete tematiche “di genere”, devo dire che mi ha sorpreso favorevolmente.
Crisi, come fare la rivoluzione se devo pagare il mutuo?

  (Quota)  (Replica)

Mauro Recher 5:56 pm - 26th Luglio:

Parte di un commento giuntoci in privato circa i video della Dott.ssa Morana:
“…E’ vero che ormai stanno facendo girare uno “psico virus” (sul femminicidio)…
Da un pò di anni a questa parte, nei corsi di formazione per agenti della Polizia di Stato, tra le tantissime materie, giuridiche e non, che si studiano è stata inserita una nuova materia…….”LA VIOLENZA DI GENERE” ….. Al mio corso le lezioni erano tenute da un Ispettore (donna) con la massima soddisfazione del direttore della scuola allievi agenti (donna) …….come se la “violenza di genere” fosse diversa da tutti gli altri atti violenti e andasse combattuta in modo diverso.
Non sto nemmeno a dirti che, in ambito formativo, è una materia estremamente inutile.
Questa è l’ ennesima dimostrazione di quanto sia vero ciò che dice la psicologa nel video”
commento trovata su una pagina facebook che fa riferimento a dei video molto interessanti che credo di avere già postato (forse) smile

  (Quota)  (Replica)

cesare 7:15 pm - 27th Luglio:

Certo che una rivoluzione come quella femminista i cui rivoluzionari sono agenti della Polizia di Stato e i testi rivoluzionari sono insegnati nelle questure e sono costituiti da teorie sessiste, suscita davvero grande stupore: un fatto mai visto prima in tutta la Storia. E i “rivoluzionari”, gli insegnanti e teorici sessisti? pagati con le tasche di tutti! Compresi gli “oppressori”.E gli “oppressori” chi sono? proprio coloro che in tutta la Storia non hanno fatto che proteggere le donne dal tremendo sforzo di creare risorse per la sopravvivenza, convinti a furor femminista di essere per natura l’incarnazione della violenza.
Fratelli, però come non dire: che grandissime furbacchione!

  (Quota)  (Replica)

cesare 7:38 am - 28th Luglio:

Furbacchioneria che ha nella eterna “lagna” femminile, che non ha a che fare col dolore femminile, uno dei punti su cui fare leva per imporsi ai maschi. I maschi non riescono a resistere alla “lagna” femminile e fanno qualunque cosa, persino follie autolesioniste, pur di farla smettere. Riusciranno un giorno a resistere alla “lagna” femminile, a distinguerla dal dolore femminile cui far fronte come ad ogni dolore umano, cosi che il bianco resti bianco e non sia il Nero e viceversa su richiesta di una irresistibile “lagna”? Non ci sono riusciti fino ad oggi, speriamo ci riescano da oggi in poi.

  (Quota)  (Replica)

cesare 3:43 pm - 28th Luglio:

Ecco magari imparare a reagire così, simbolicamente sia chiaro, e solo psicologicamente ben s’intende, e con grande sum-patia, e doverosi distinguo, e con sorridente ironia, e invocanti la benevola comprensione, e se del caso pentiti in anticipo, (sissamai fratelli):
comunque rispedire “lagnosa e lagna” alle mittenti:

  (Quota)  (Replica)

Enrico Rossi 9:28 pm - 30th Luglio:

Quando i numeri assoluti sono molto bassi, sono soggetti ad ampie fluttuazioni statistiche.
Comunque è una buona notizia, vediamo adesso come se la rigirano.

  (Quota)  (Replica)

Luigi Corvaglia 10:42 am - 1st Agosto:

Da oggi siamo ufficialmernte nel medioevo prossimo venturo: La Convenzione di Istanbul in vigoreMa dov’è finito il piano antiviolenza

  (Quota)  (Replica)

cesare 11:21 am - 5th Settembre:
Armando:-) 1:29 pm - 5th Settembre:

Poveri e,sicuramente erano depresse causa mariti o fidanzati cattivi

  (Quota)  (Replica)

Rino DV 12:23 pm - 30th Settembre:

http://www.lastampa.it/2014/09/30/cronaca/bimbo-rapito-il-pap-ha-inventato-tutto-ZZN6JpPM99xV9xw33ItY0H/pagina.html

“Si era perso alla festa, ho avuto paura che mi togliessero la patria potestà”.

Un padre smarrisce il figlio e ciò basta per farlo tremare al pensiero di perderlo per sempre ad opera degli SS (Achtung banditen: Servizi Sociali) e della Femmagistratura, agenti operativi del FemDom.
Timore fondatissimo. Mosso dal quale si è imbattuto in altri, per fortuna minori, mali.
E’ cmq finito in mezzo ai guai.
Un altro padre da bastonare.

RDV

  (Quota)  (Replica)

Lascia un commento Cancel reply

* Richiesto
** Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico
Markup Controls

 

Aggiungi un'immagine